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domenica 26 ottobre 2014

78 - dai valori ai progetti

PLa speranza cessa di essere felicità quando è accompagnata dall'impazienza. (John Ruskin)

   

I valori. A volte se ne parla, a volte si danno pericolosamente per scontati, tuttavia quando trascurati facendo un progetto insieme ad altri, prima o poi, sono loro che creano le basi dei dissidi o dei successi. Nella vita, possono essere rappresentati come le correnti dei mari, che silenziosamente tutto condizionano in superficie. Nulla può essere realizzato insieme ad un'altra persona, senza che vi siano valori pienamente condivisi. 

Vediamo i segreti e i mille significati che tutto da solo nasconde il termine "valori". 

Il valore può riguardare le particolari doti intellettuali e morali di un uomo/donna, può indicare anche un alto grado di capacità professionale, ed esprime l'energia del coraggio nell’affrontare avversari, nemici o avversità. Comunque sia indica forza, capacità fisica e psichica. 

Come si fa a non dar peso a questi aspetti racchiusi tutti in una parola sola, prima che una qualsiasi persona pensi "di affrontare un viaggio" verso qualunque destinazione della vita, organizzativa o altro?

Nelle argomentazioni economiche è un termine che lo si usa quando si fa riferimento a un bene. In questo caso si distingue tra valore d’uso, e valore di scambio. Tuttavia, qualsiasi valore sia di un bene, esso dipende sempre dai valori che danno alle cose i valori delle persone. Sempre in economia, esiste addirittura una teoria del valore, quante vite sono dipese e da questo concetto dipendono ancora? 

La cosa che deve far riflettere, è che il termine valore indica anche Il pregio sia esso di un’opera d’arte o dell’ingegno. È un termine di così ampio respiro che tutto condiziona. Un bene. indipendentemente dal prezzo, può valere in tanti modi quante sono le sfumature della vita. Esso può uncrementare eo decrescere, in base a considerazioni varie che possono esseremateriali, storiche, tecniche o estetiche.

I valori hanno il principale potere di soddisfare determinate esigenze soggettive, e per questo lanciano messaggi potenti per "urlare" a chi attenzione ed empatia, il significato che la mente sviluppa per dare importanza a una persona, una idea, una cosa, materiale (il valore di un bene) o astratta (il valore della vita) che sia. Il valore può dare validità o meno ad un documento di un certo tipo, anche nel linguaggio giuridico assume varie sfaccettature. Non indica nulla tutto ciò? Davvero non conta soffermarsi un attimo per fare attenzione ai valori di una persona o quelli prevalenti in una qualsiasi organizzazione !?

Persino in filosofia il termine ha svariati significati, tutti universalmente riconosciuti come degni di nota. Dal punto di vista dei comportamenti sociali, i valori sono le condizioni che determinano la base della storia di un popolo. Si capisce una cultura, cenrcando di vedere le azioni per quelle che sono, tentando di capire attraverso quali elementi significativi una collettività reputa desiderabile alcune cose, idee o stili di vita, e inaccettabili altri. Quante informazioni si possono ottenere poi, osservando cosa fa e in che modo cerca di risollevarsi una società quando attraversa una crisi dei valori? Lo stesso chiaramente dicasi per organizzazione, gruppo o individuo.

Insomma, questo concetto lo ritroviamo un po' ovunque, incluso, in matematica, fisica, musica e varie altre manifestazioni umane. In ogni ambito assume sempre miriadi sfumature e migliaia sottili significati, come mai quando si decide di fare un lavoro insieme ad altri o realizzare un progetto, raramente si affronta questo tema? Tante volte lo si fa, ma solo lasciandosi ingannare dalle apparenze.

Un valore è una concezione di ciò che è desiderabile, non di ciò che è desiderato, sfumatura questa che da un punto di vista motivazionale e comportamentale, non è cosa da nulla. Esso caratterizza in maniera distintiva un individuo o un gruppo per come si agisce abbiamo detto ma perché? Perché sono i valori che influenzano la scelta dei mezzi e dei metodi di ogni azione. Tuttavia essi però non appartengono all'assoluto e sono interconnessi alla realtà sociale, e questo non è un piccolo dettaglio.

I valori hanno una caratteristica particolare, anche se ben celati, escono fuori come lava da un vulcano, in particolare nei momenti vacillanti della vita. Debolezze umane, paure, indole e visione della vita, in questi casi non hanno dove nascondersi. I valori sono potentemente interiorizzati dall'individuo, sono una parte del telecomando dell'inconscio. 

Se trasgrediti, essi non a caso producono senso di colpa, disagio o disorientamento. Possiedono anche una dimensione affettiva, cognitiva e selettiva molto forte. Influenzano chiaramente, anche la capacità di scelta e l'orientamento dell’agire sociale. Non so, non so propria vpcisa altro aggiungere per chiarire il perché non bisogna trascurare assolutamente la condivisione dei valori in un gruppo che nasce per un fine qualunque. Quando non si è capaci pur sapendo tutto quanto fin qui riportato, è perché manca consapevolezza, codici di lettura, o perché si è schiavi delle emozioni?

Quando due o più persone insieme, condividono dei valori in modo trasparente, possono crearsi degli obiettivi da cui far scaturire ogni tipo di progetto, e quindi grazie anche a questo, conseguentemente con cura su un piano condiviso, tutto diventa più facile. La vita insegna, che lavorando bene su questi aspetti dalle fondamenta, la costruzione di qualsiasi architetto diventa stabile nel tempo. 

Una volta analizzati i valori, questo non basta però per "fare" qualcosa, o lasciare il segno attraverso qualcosa. Vediamo altri fattori e altre caratteristiche che devono essere prese in considerazione per mettere insieme un team, per autodeterminare un disegno attraverso pensiero, parola, e azione, dopo che esso ha costruito le sue fondamenta.

Un team deve avere qualcosa in cui credere, lavorare o cimentarsi. Il "cosa" seleziona tra chi condivide gli stesi valori, un interesse comune sul qualche concentrarsi. Il "perché" dà senso alle cose e benzina al motore. Il "come" fa realizzare la natura della capacità di adattamento alla realtà. "L'obiettivo", non fa perdere la via, dovendo navigare tra gli ostacoli e le debolezze umane.


Il “Cosa”

Di cosa parliamo? Quale "cosa" tratto. A volte qui è facile perdersi. La "cosa" aiuta a creare confini contigui per far nascere passione ed interesse. Definisce il mondo che si vuole indagare. È pura intenzione di un disegno che per essere realizzato, dà anima e potenza agli obiettivi che si andranno poi a creare. Cosa desidero, cosa devo scoprire, cosa mi interessa, cosa devo portare a termine? ... Cosa voglio nella vita? Cosa voglio da quella persona, ma anche prodotto, bene, o organizzazione? 

La cosa che mi interessa però, è una infinitesima parte del mondo che racchiude in sé una sua precisa complessità. Meglio non dimenticare mai questo aspetto. Essa per maturare, ha sempre bisogno di un giusto tempo, di interesse profondo, preparazione e competenza specifica e specialistica. 

Vedremo tra poco, che mentre un "obiettivo" può avere solo scostamenti dai risultati, ed esso può solo essere raggiunto o meno, la "cosa" invece è l'incognita. Essa è il mistero, chiede aiuto al suo amico obiettivo per perfezionarsi e progredire. Ma una "cosa", tuttavia vive e prende firma nel tempo, solo quando alimentata da un "perché"


Il “Perché”

La prima domanda da porsi quando si studia una "cosa" è la seguente: "perché devo raggiungere questo obiettivo per capire questa cosa o variabile di essa”? La seconda è: "quali sono le motivazioni che mi spingono ad andare in questa direzione?”. Se in una "cosa" non vi sono almeno 10 valide motivazioni, ci sono due sole spiegazioni:

1) Quel traguardo, in fin dei conti, è solo un gioco della mente ... e quindi è bene sapere subito che non ha nessun valore! In tal modo, é bene riconoscere che la candela della vita, sta solo consumando il suo tempo senza nulla illuminare o significare.
2) Stai inseguendo il traguardo di qualcun altro. Il disegno non è tuo. Forse hai paura di qualcosa? Forse non sei cresciuto/a ed hai bisogno di essere accompagnato/a? Ti sei mai fermato/a e chiederti a che punto sei, quanti anni hai trascorso, cosa di importante hai segnato nella tua vita?


Il “Come” quel che chiude il cerchio

Questo è la galassia della strategia, vive di piani e di azioni. Ama mettersi in gioco con la realtà momento per momento. Una volta delineate le azioni di massima, il "come" ama l'aria aperta e il collegamento permanente con tutto ciò che interagisce e si muove nella realtà di tutti i giorni. 

Il "come" ha bisogno solo di energia, intelligenza e buon senso. Sa che le cose possono anche aggiustarsi cammin facendo. Esso agli inizi va sempre pianificato, ma mai in maniera molto dettagliata, altrimenti diventa solo inutile speculazione mentale. Anch'esso come per il cosa, perché è come non deve perdere mai di vista la mappa dell'obiettivo.

Ma chi è questo obiettivo? A questo punto, da qui, il passaggio all'obiettivo è di rigore e quasi naturale.
Trattarli tutto da solo è ora il momento giusto.


L'Obiettivo

In ogni progetto, idea o cosa importante nella vita, definire gli obiettivi è il primo passo da fare. In questa azione che sto compiendo o che devo compiere, qual'è il mio obiettivo? 

Avere un obiettivo chiaro aiuta la mente a razionalizzare le energie e a non disperdersi su cose inutili. Avere un obiettivo chiaro con chi si condividono valori per realizzare un disegno, porta armonia e determinazione di gruppo. Senza obiettivi vuol dire essere una zattera in un oceano, che mentre nel tempo vaga, il mare la consuma, il sole la brucia, la corrente la porta dove vuole, e fulmini e tempeste neppure la considerano.

L'obiettivo comunque sia, ha le sue regole. Adora la logica pura, la matematica e la determinazione; non ama poca attenzione e poca perseveranza; è snob, vuole sentirsi valorizzato e apprezza essere in compagnia di pochissimi altri amici obiettivi. Sa di avere un ruolo in una squadra fatta di intenzionalità, motivazione, chiara visione. Si sente forte quando è governato da una mente lucida. Un obiettivo per essere chiaro, deve essere un "numero" di "qualcosa" che ci poniamo di raggiungere entro un "tempo" definito. Non basta, per realizzarsi, strumenti e metodi devono essere adeguati e sempre trasparenti.

Un esempio di obiettivo concreto: “Raddoppiare il fatturato in 12 mesi concentrandosi in particolare sull'area x passando da... a ...; a tal fine nella zona y bisogna passare da ... a ... ecc. Per cui entro il primo trimestre bisogna agire in modo che ..., entro il secondo trimestre ... ecc. Mensilmente gli strumenti e i metodi idonei a verificare gli scostamenti dal trimestre sono ... Il team di riferimento costruito ad hoc e addestrato in modo attento, (per ogni zona) è composta da...".

Gli obiettivi devono essere limitati, ed è bene che siano meditati e scritti con accuratezza. Più sono chiari, più splendono nella mente, più facilmente diventano realtà. Quando si realizzano, subito dopo, preferiscono progredire più che fermarsi. In ogni affare dell'esistenza umana, quando "qualcosa" che ha un senso prende forma, ciò avviene grazie ad un "perché" che si concretizza solo se vi è un preciso obiettivo. La sua strategia segue sempre la via del "come". 

La via: Cosa, perché, come. Tre punti chiave che persone che condividono gli stessi valori intendono prima o poi rispondere. Nasce finalmente un vero progetto.


Il progetto

Ogni persona di ogni genere e razza di qualsivoglia cultura, a qualsiasi età, appena dopo la pubertà, agli inizi confonde sogno e azione, poi si perde tra sogni e progetti più o meno immaginati, più o meno realizzati. Una cosa è certa. Tutti i grandi uomini e le gradi donne della storia dell'umanità, il loro "cosa" presto è diventato progetto a cui dedicarsi con vera passione.

I progetti possono essere di ogni ordine e grado, tutti sono di grande valore, e vanno dalla spiritualità all'ingegneria nucleare, o all'astrofisica, tutti attraversano ogni scienza umana, scientifica e tecnica. Chi dice di non aver un progetto, chi non tenta almeno di realizzarne uno secondo la sua coscienza, non c'è problema, se vive in qualche modo, è perché la sua vera natura e/o le forze dell'inconscio in qualche maniera lo guidano, e lui/lei alla fine chiama tutto "destino".

In ogni campo un progetto identifica il mix di attività da svolgere, e come esse debbano essere tra loro correlate. Questo è il vero fulcro del lavoro, e il modo di capire le sottigliezze di queste correlazioni che rende mirabile o meno un progetto. Ciò richiede, esperienza, competenza e determinazione. Senza una visione di dove si vuole andare, rende vana e inutile ogni meravigliosa idea.

Formato un team che condivide i valori e che ha una sola intenzione per raggiungere un fine comune, definito il cosa, il come, il perché e gli obiettivi, abbiamo ora i presupposti per costruire un progetto comune che sappia tener conto di come gestire risorse umane, tecnologiche ed economico finanziarie. 


Cosa vuol dire progetto?

Un progetto per manifestarsi, ha bisogno di avere chiaro innanzitutto il "cosa", e ciò di cui esso ha bisogno per essere realizzato. A tal fine, è bene vedere il tutto come un naturale complesso di attività interdipendenti, che deve assolutamente prevedere:

1) le risorse umane, tecnologiche e finanziarie disponibili, diversamente si progettano solo sogni;
2) obiettivi che siano chiari e raggiungibili, per non far quadrare i conti solo sulla carta;
3) vincoli temporali, poiché tanti sono coloro che amano progettare senza mai nulla realizzare;
4) vincoli economici per ogni azione, tanto oer stare con i piedi per terra;
5) oggetti e/o i servizi da rilasciare ben definiti e descritti in documenti quali capitolati e/o contratti;
6) articolazioni del progetto in fasi, in cui sono definite le interfacce, i vincoli esterni e le responsabilità.
7) le diverse attività di ogni risorsa umana.

Terminata questa parte, apparentemente facile e intuitiva, si avvia finalmente la pianificazione del tutto che definisce con cura e attenzione:

1) le date di partenza/termine di ciascun'attività in modo che vi sia responsabilità e visione del tempo da parte di tutti, e far si che ognuno sia consapevole del suo ruolo;
2) l'assegnazione delle risorse alle attività su cui è articolato il progetto per poi monitorarle nel tempo e tentare di migliorarle dove è quando possibile;
3) le interdipendenze tra le attività del progetto per vedere se fluiscono sempre in modo armonico e congruente alle finalità del progetto;
4) l'esplosione fino a un sufficiente livello di dettaglio delle attività, in maniera da non perdere di vista il budget e i miglioramenti continuativi da ricercare sempre;
5) le date di rilascio dei principali oggetti intermedi, in maniera da standardizzare o meno i processi per iniziare ad abbattere tempi e costi di produzione del servizio/prodotto;
6) la data di completamento del progetto, che deve sempre essere il fato guida;
7) un insieme di strumenti per controllare l'avanzamento del progetto rispetto agli obiettivi, sia in termini di tempo che di costo da valutare ancora come disponibilità eventuale;
8) mappatura dei rischi e relative azioni cautelative,
9) standard di qualità di ogni azione e prodotto finale.


Analizziamo ora i fattori di successo di un progetto. 

Per  garantire il successo del progetto, è necessario disporre di risorse umane adeguate in termini di levatura professionale e numerici, ma chiaramente anche le tecnologie i metodi e gli approcci culturali devono essere chiari ad ognuno nel proprio ruolo. 

Economia e finanza guai a trascurarle per ogni minima sciocchezza fin dagli inizi, la chiarezza per tutti riguardo il contesto e il settore a cui si riferisce il progetto non devono mai essere sottobpvalutati, così come evidenti a tutti devono essere anche i requisiti e le prestazioni dei prodotti e/o servizi che deve assicurare il progetto alla fine.

Prima dell'inaugurazione dell'inizio del tutto, è bene che siano evidenti le relative responsabilità nella distribuzione dei compiti: ognuno deve ben sapere chi fa cosa, attraverso quali strumenti e in quanto tempo. Poi al management e alla sua esperienza toccherà saper trovare di volta in volta, spunti giusti per ognuno, metodi e tecniche, tattiche e strategie per far si che tutto segua la giusta rotta.

Nasce a questo punto l'esigenza di organizzarsi per mettere a punto il tutto. Pur condividendo gli stessi valori, da qui in poi, ognuno ora per dare il meglio di sé, vuole esprimere le proprie attitudini. Più fattori entrano in gioco e il disegno del proprio destino si realizza!!

domenica 19 ottobre 2014

77 - tra mutamento e tecnocrazia nel lavoro

In ogni cosa è salutare, di tanto in tanto, mettere un punto interrogativo a ciò che a lungo si era dato per scontato. (Bertrand Russell)

   
Il mutamento è un processo che coinvolge tutti ed é un concetto col quale bisogna saper convivere. Ha la potenza di tener sempre in allerta la mente, insegna a riformulare idee, credenze e modelli che condizionano visione, valori e norme. L'intelligenza qui deve imparare a prendere contatto con la realtà, sviluppando consapevolezza del qui e ora. Solo così, crescita individuale e di conseguenza sensibilità sociale sono garantite.

Fin dagli inizi di questo blog, ogni qualvolta si è cercato di leggere un fenomeno, si è sempre partiti da una visione delle cose che analizza il tutto come un organismo composto da elementi che interagiscono tra loro. Il mutamento fa parte di questo disegno. Esso implica una serie di variazioni del sistema, che dipendono da un cambiamento continuo di ogni elemento che compongono il sistema stesso. Ogni piccola variabile che prende una strada diversa condiziona il tutto.

Il principio che regolamenta il tutto, è quello di causa ed effetto, tale impostazione si ispira al modello sistemico. Questo modello di riferimento dice che il mutamento è continuo e  avviene sempre in precisi ambiti delimitati che volendo (questo è il bello), possono essere individuati. L'impatto conseguente di ogni piccolo cambiamento, investe in qualche modo prima o poi la totalità della società.

Noi siamo minuscole variabili che costituiscono la società. Le persone agiscono all'interno di una rete interconnessa plasmabile. In tale contesto, è possibile analizzare meglio i fatti, il loro mutamento, e cosa muove un ambito organizzativo o anche socioculturale. Per far ciò, è opportuno sottolineare le differenze e le contiguità che sono presenti tra gli stati osservati e ragionare come degli scienziati che fanno ricerca. Questo ci permette di individuare le possibili azioni-causa che possono aver facilitato o stimolato la trasformazione. 

Purtroppo, invece siamo più portati a re-agire solo emotivamente (e spesso mossi da paure inconsce) ad ogni cosa che ci sorprende nel bene e nel male. Grazie al comportamento del ricercatore, possiamo invece definire l’eventuale impatto globale derivato di un fenomeno osservato e in tal modo descrivere l’influenza del cambiamento. 

Attraverso questo metodo, possiamo anche meglio individuare i cambiamenti primari che hanno causato il mutamento nell’ambito definito. In questo quadro di riferimento, durante l’analisi di un fenomeno, è importante però che vi sia sempre un'attenta individuazione di tutte le azioni che sono da cogliere come vere cause e portatrici di cambiamento. 

Eseguire tale metodologia, impone chiaramente un'educazione e una cultura orientata allo studio di tutto ciò che invita la mente a concentrarsi sullo sviluppo della logica e della natura umana, e richiede altresì, capacità di osservazione e capacità di ascolto. Bisogna esercitare la consapevolezza in ogni azione possibile, e con distacco ed equilibrio, bisogna conoscere al meglio le proprie convinzioni e valori, pensando tuttavia, che esse sono frutto di un percorso personale e quindi per nulla verità.

In ogni società di qualsiasi cultura, oggi tra economia incerta, grande finanza e orientamento al bene comune relativo, occorre meno emotività per evitare il trionfo delle follie umane. Mi piace analizzare il tutto, utilizzando la metodologia di cui sopra, mettendo al centro delle osservazioni di ogni considerazione, solo le migliori azioni dell'uomo, e da quel punto vedere cause ed effetti. 

Per azioni migliori che prendo in esame, intendo in particolare quelle positive che portano benefici oggettivi a sé stessi e agli altri. Non mi dilungo qui su quali siano per me, ma invito ognuno a immaginarne una e poi svilupparla attraverso le logiche qui presentate. Ciò serve in particolare, per migliorare ogni relazione, organizzazione e progetto condiviso.

Così facendo, individuando le migliori azioni degli uomini, talvolta si riesce a cogliere il meglio tra le cause ed effetti di quanto accade in una società, organizzazione o persona che sia. In tal modo si possono vedere come le derivate di quelle azioni interdipendono tra loro, e anche in che modo si disarticolano i continui mutamenti delle diverse variabili. Credo che utilizzare tale approccio su ciò che non funziona o che porta disequilibrio e sofferenza, sia semplicemente inutile.

Persone, piccole organizzazioni e grandi gruppi, tutte hanno qualcosa di buono da cogliere e coltivare,  così facendo si capisce cosa curare, e si capisce meglio che ruolo hanno le cause, e magari come implementarle e monitorare nella rete dei sistemi. Tutti spunti per sviluppare pensiero positivo e analisi, che alimentano e fertilizzano il meglio in noi è anche l'intuizione. Con una attenzione e sensibilità a questo approccio, migliora anche lo star bene con se stessi. Non è poco!

Il rischio di cadere nell'ingenuità potrebbe essere alto, ma il buon senso, la cultura, l'esperienza nel tempo ... e la vita, di solito aiutano quantomeno a non immergerci nelle cose più grandi di noi. Si richiede il dover imparare ad avere costante presenza mentale, forte motivazione, perseveranza e determinazione. I tre principi in pratica che tutto possono e che tutto alimentano. 

Spesso il concetto causalità inserito in una dinamica fatta di mutamenti continui che inter dipendendo tra loro, aiuta anche ad evitare pericolosi conflitti che possono nascere nelle persone, nelle distanze generazionali, in quelli di genere, ma anche familiari, e quindi di conseguenza spesso anche sociali. 

Per avere un punto di partenza corretto, è importante che tale approccio sia sempre circoscritto a qualcosa di ben definito. Per mettere l'uomo al centro in modo generico è cosa pericolosa. Individuato un punto zero di inizio, è bene poi considere il movente, le intenzioni e le motivazioni che spingono a fare una certa indagine in quel preciso ambito di una precisa azione. 

Causa ed effetto, diventano una catena di riflessioni alcune delle quali straordinariamente utili e funzionali per comprendere i fenomeni, navigando tra intuizioni e processi logici. Attraverso tale approccio migliora anche sensibilità e creatività.

Per evitare errori madornali, per interpretare la società ad esempio, (forse per deformazione professionale) trovo eccellente limitarmi ai comportamenti che si hanno, vedendo come causa l'atteggiamento verso i consumi, e come effetto, punti di forza e di debolezza della nostra società nel relazionarsi a beni e servizi disponibili.

Certamente tale approccio è condizionato molto dai miei studi e dalla mia professione. Tuttavia  trovo utile ciò, anche per meglio leggere altri elementi non solo legati al marketing e ai comportamenti organizzativi di strutture più o meno complesse.

Pongo l'attenzione sul modo che si ha di comportarsi nei consumi, perché questi, per come cambiano, ci aiutano a tentare di capire meglio come si muove una società ormai in perenne e continua transizione tra vecchio e nuovo, dove il nuovo diventa obsoleto non più nei secoli, ma nei mesi nella migliore delle ipotesi. 

Quando si parla di cambiamento, non tutto in una società muta nello stesso tempo e alla medesima velocità. Ogni cosa segue un proprio sviluppo, e mentre ciò accade, momento per momento essa condiziona ed è condizionata dal tutto. 

Quando purtroppo capita che la mente umana non è veloce nell'accettare tale processo del mondo, facilmente perde lentamente equilibrio e identità, e lentamente inizia il suo conto alla rovescia per incontrare tempi e leggi della morte a livello individuale, delle guerre a livello sociale.

Come il cambiamento modifica la mente umana in maniera profonda anche nel breve termine, lo studio dei comportamenti dei consumi lo dimostra in più circostanze. La scienza umana che si occupa di tale fenomeno, è una branca della sociologia. 

In Italia questa scienza  si sviluppa intorno agli anni '60, e il sociologo Alberoni fu uno dei primi a riconoscere che i beni vengono acquistati e consumati certamente per la loro utilità materiale e convenienza economica, ma innanzitutto per il significato che essi assumono per chi li acquista. 

Tale idea ha aiutato molto le aziende a rielaborare e posizionare meglio i loro prodotti/servizi sul mercato. Conoscere l'uso che i consumatori intendono fare dei prodotti, riuscendo a leggerli all'interno dei rapporti sociali per lui importanti, delinea in maniera più chiara in che modo segmentare il mercato. 

Nelle aziende, conoscere l'arte del posizionamento dei prodotti aiuta tantissimo. Questo approccio è utilissimo per ridurre ogni margine di errore di funzione e forma di un unbene. Tante volte evita di far fare investimenti a vuoto solo per essersi innamorarti di un'illusione. 

Nel mercato, gli oggetti devono essere inseriti funzionalmente nelle pratiche sociali e devono essere sempre portatori di precisi significati da utilizzare al fine di creare, sostenere o rendere efficaci le relazioni sociali che il soggetto ha o vuole attivare. 

Uno degli ambiti di studio preferiti dalla sociologia dei consumi è di solito la moda. Essa tra le tante riflessioni e valutazioni, indica anche valori, gruppi di appartenenza e determinano anche tendenza alla differenziazione o al conformismo di una persona.

Per questi studiosi, gli oggetti attraverso il loro significato, diventano azioni sociali che ogni soggetto compie agendo sulla base delle aspettative di reazione degli altri. Dato che l'interazione sociale è il punto focale di ogni persona (fosse solo per sentirsi di appartenere ad un gruppo). Questo è ciò che spinge in tanti, a fare acquisti talvolta irrazionali. Il mondo del marketing e quello della comunicazione in senso ampio del termine, insieme utilizzano da sempre in modo sofisticato questi studi. 

Individuata una causa e osservando l'insieme delle cose, notiamo che a dir il vero, le conseguenze di tutto ciò, comportano non pochi problemi. Se contemporaneamente ci troviamo nel bel mezzo di un bombardamento di informazioni che ci invoglia a fare acquisti, e nel frattempo crisi economica a e disorientamento sociale prevalgono, cosa non funziona in questa follia?

Quante volte abbiamo fatto acquisti inutili o di oggetti con lo stesso contenuto di utilità ma con prezzi enormemente maggiorati solo per gratificare il proprio ego, o per esibirne l'uso al fine di comunicare il proprio status reale, pseudo tale o solo immaginario?  Cosa comporta questo comportamento acquisito ad ogni livello psicologico, economico, sociale e politico?

Ogni cittadino è un soggetto che ha una sua esistenza in quanto consumatore di beni e servizi. In realtà, a conti fatti, sempre più nel tempo, delle persone hanno poca importanza le aspirazioni, le necessità, i sogni ecc. quello che conta sono solo i 'bisogni' meglio se indotti, purché generino consenso o consumo. Chiaramente, la modellazione di questi bisogni non può essere lasciata al caso, essa deve diventare la principale funzione del sistema economico se vogliamo che tutto giri per il meglio. Ma come creare le cause e condizioni affinché tutto ciò accada in modo equilibrato?

Intorno a questi temi sono nate tantissime professioni, mestieri e aziende che hanno operato al fianco delle industrie manifatturiere e di servizi. Ma ora, da un bel po' di soldi ne circolano pochi e di bisogni se ne creano ancora tanti. 

Non solo, mentre un tempo vi erano imprenditori che mettevano cuore e anima nei prodotti che creavano e potevano raggirarsi in piccoli ambiti, oggi con la globalizzazione dei mercati ma non della cultura, sempre più, tante aziende sono già scomparse o stanno per farlo, e tante altre si cono accorpate o sono state acquistate per la legge dei grandi numeri, ma limitando però circolazione di denaro diffusa per agevolare poi i bisogni indotti.

Non basta, in Europa ad esempio, abbiamo addirittura dei funzionari a Bruxelles, che dicono come fare una pizza e in che modo omologare tra loro  i prodotti di un'auto certa tipologia, senza che questi signori, magari abbiano mai mangiato una pizza o visto un formaggio. Tutto ciò però, mentre deve vivere anche un'industria che diffonde una cultura della diversità, della personalizzazione, dell'abito su misura, ecc. Insomma un bel casino più che interdipendenza!


Cosa vedo accadere nel mondo produttivo

In questo post, invece di concentrarmi sui consumatori, intendo vedere invece la realtà da parte delle imprese e del mondo dell'economia reale e del lavoro. 

Questo mutamento socio economico lancia nuovi segnali. Di fatto, oggi sempre più i processi di quelle aziende esistenti perché innovative, o perché abili a trovare specifiche nicchie di mercato, se sono solide e competitive, lo sono o perché estremamente flessibili, o perché sempre più robotizzate o nella "peggiore" delle situazioni informatizzati al massimo. 

Tutte però, piccole o grandi che siano, sono diventate talmente complesse, che è impensabile che una sola persona sia in grado di detenere le conoscenze necessarie per guidare ed indirizzare l'intero processo produttivo. Ciò comporta vantaggi da un lato e problemi dall'altro. I vantaggi hanno ache fare con una maggiore partecipazione e responsabilità di tutti, i problemi sono tali perché spesso invisibili come tali, ma nel tempo sempre più presenti.

Ad esempio, nei modelli organizzativi prevalenti, il potere tende sempre più a passare dall'imprenditore, all'insieme di persone con competenze e professionalità specifiche, che però portano a creare anche centri di potere dove si prendono decisioni fondamentali che orientano l'attività. Ripeto, questo accade da sempre tra i colosso, ma ora sempre più anche nelle piccole e medie imprese solide sui mercati.

Questi signori e signore ambiziosi/e, spesso con visioni parziali dettate solo dalle loro specifiche competenze settoriali, pur non rischiando con i propri capitali, in compenso possono tenere in pugno o addirittura ricattare una proprietà di impresa; come governarli? Non solo, questi a chi rispondono? 

Un cda con azionisti non ha alcuna chance di governare nessuno, e puntando loro al solo profitto nel breve, non possono sempre apprezzare un piano di lungo termine. Una società per azioni con tanti piccoli azionisti poi, meno che mai può neppure immaginarsi cosa voglia dire governare dei tecnocrati spesso in lotta tra loro. Che fare? Da chi dipende quindi l'economia reale? Dalla politica? Ottimo allora siamo messi davvero bene ora!

La tecnostruttura come l'ha definita Galbraith, è autoreferenziale per sua natura, essa risponde solo a se stessa e con criteri che si stabilisce da sola. Non solo, questa non solo non risponde a logiche di profitto di lungo termine, ma purtroppo, a parte i commerciali, per tanti di loro, neppure i profitti di breve termine sono così visibilmente importanti. A tanti di loro, interessa solo il garantirsi sicurezza e sviluppo del loro potere. 

Conosco  addirittura in piccole e medie imprese, semplici impiegati che potrebbero ostacolare grandi progetti. Tutto questo, solo perché piccoli tecnocrati di basso livello, ora possono in piccolo, ambire a diventare anch'essi tecnocrati come nelle grandi compagnie! La follia nella follia! Qualcuno potrebbe dire che però nella piccola e media impresa non sempre le cose sono così. È vero, non sempre, di sicuro però, sempre meno, mentre piccoli tecnocrati si moltiplicano.

Se il mutamento continuo in ogni area della vita privata, professionale e sociale è una legge imprescindibile, se l'economia è in crisi ma solo quando non si innova e le tecnologie condizionano sempre più i processi, nuove visioni vanno adeguatamente pensate, anche per chi opera in  piccole nicchie di mercato che possono dare grandi opportunità a tanti. 

A livello macro, se contraddittoriamente il marketing spinge a consumare e la cultura che si vuol far passare è la revisione dei comportamenti d'acquisto, mentre contemporaneamente però in ogni dove "grandi e piccoli burocrati crescono",  classe media perde sempre più una sua identità e i mercati dei ricchi sono solo quelli che (anche chi non può permetterselo) tutti inseguono, che fare?

Ci sono due aspetti a mio avviso da considerare, che possono essere di supporto. Uno è qualitativo che ha a che vedere esclusivamente con la selezione di soci e personale che abbiano la medesima condivisione dei valori nel realizzare un progetto condiviso, chiarendo i comuni intendi. Un secondo aspetto, riguarda invece la condivisione attenta dei piani industriali e dei progetti di organizzazione, con relativa ingegnerizzaazione di responsabilità, poteri, deleghe e funzioni. Nel prossimo post, intenderei approfondire questo tema.

domenica 12 ottobre 2014

76 - strategie in nuove menti

grandi gruppi di persone non sono mai responsabili di quello che fanno. (Virginia Woolf)



Applicazioni e tipi di  strategie

È utile sapere come acquisire una mentalità strategica, questo ci serve ogni qual volta ci si ritrova, anche nella vita di tutti i giorni, a dover controllare e utilizzare risorse al fine di assicurare e perseguire degli interessi importanti i cui risultati non possono essere lasciati al caso. 

Da sempre nel mondo del business si fa riferimento al concetto militare di strategia. Oltre alla ricerca operativa toccata nel precedente post, vediamo che in particolare nell'organizzazione e nel marketing, non mancano termini comuni alle atmosfere belliche: obiettivo, "conquista" di nuovi clienti, target, team, tatticismi, monitoraggio del territorio, ecc. 

Quando si parla di strategia si pensa a un piano per controllare e utilizzare persone, mezzi e risorse finanziare, con l’obiettivo di assicurare i vitali interessi di una particolare area di affari. Una chiara visione e una precisa missione danno poi anima ad ogni struttura di qualsiasi genere.

Uno dei più grandi problemi di tante piccole e medie imprese, è quello di avere strategie improvvisate, senza una vera analisi di alcuna variabile tranne quelle del solo "fiuto", del saggio buon senso, ma senza una vera visione di insieme della complessità dei mercati e delle organizzazioni, che purtroppo spesso nascono gradualmente, in modo incontrollabile nel tempo.

La strategia agisce sempre in una cornice nella quale occorre specificare la parte forte e la parte debole interna della propria struttura. Cosa ad esempio, non di rado viene molto sottovalutata nelle piccole e medie imprese, in particolare se familiari. Tutto ciò, indipendentemente dal grande valore che molte di loro, spesso hanno in particolari nicchie di mercato.

Alcuni bravi e coraggiosi imprenditori, quando pensano alla strategia, ho notato che a volte con poco equilibrio, si concentrano quasi esclusivamente solo sul marketing o hanno l'ossessione della riduzione dei costi. Troppo amanti del loro prodotto, costoro agiscono quasi sempre pensando poco ad un'accurata analisi complessiva e particolareggiata dei continui mutamenti esterni ed interni. 

Molte azioni a volte sono più tattiche che strategiche, e non di rado prendono forma partendo da intenti e motivazioni troppo emozionali, o peggio ancora solo egoiche. Non sempre vi è giusta attenzione e cura a considerare con metodo opportunità e minacce dell’ambiente esterno. Cosa comunque di questi tempi sempre più complessa da fare.

Solo in modo discontinuo si valutano forze e debolezze interne, come strumento per monitorare gli andamenti delle decisioni prese. Fatturato e margini, di solito sono le due uniche variabili considerate. Ma per fortuna, ultimamente sempre più imprese stanno capendo nel tempo, l'importanza straordinaria dell'impostazione di un buon progetto di controllo di gestione. Il primo degli elementi da considerare per elaborare piani strategici strutturati.

Il fine ultimo nel sistema economico aziendale, è quello di trovare un vantaggio competitivo attraverso il quale un’organizzazione deve creare una posizione di vantaggio nel proprio mercato di riferimento. Solo fatturato e margini, non bastano, non basta neppure credere di avere un buon prodotto e basta.

Questo modo di agire, è frutto di un "continuum mentale" del proprio modo di essere e di vedere il mondo e la vita. In tal modo tante volte, vita privata e professionale perdono i loro labili confini, e ciò non sempre è un bene sia per la vita, sia per la strategia aziendale

Michael Porter, guru del management moderno, sostiene, che una strategia competitiva ha un suo reale valore quando è in grado di essere differente per qualcosa dai suoi concorrenti. Le differenze tra due organizzazioni sono le basi del vantaggio competitivo di chi poi vince nel lungo periodo.

Il modo di essere differenti dai concorrenti è un assetto strategico di non poco conto. Spesso in tante aziende in crisi, la causa principale del declino, è proprio nella mancanza di attenzione su questi punti fin qui citati. Da qui in poi, non si controllano più man mano sempre più fattori e solo la fortuna aiutava un tempo. Nell'era contemporanea, però anche la fortuna ha cambiato vesti. Ha altri sguardi.

Da qui spesso nascono poi crisi subdole non sempre subito prevedibili ad occhio nudo e del solo intuito. In Italia ad esempio, molti spunti per evitare e superare le situazioni di crisi, le troviamo anche nel diritto d'impresa. Ma quanti approfondiscono tale tema? 

Diciamo subito una cosa importante, un imprenditore non avrà mai successo con la sua azienda, limitandosi a copiare gli stessi prodotti o servizi del suo rivale. Peggio ancora se pur competitivo non innova illudendosi dell'eternità delle cose. Egli vince solo differenziandosi in qualcosa che rientra in un particolare significativo di un prodotto o servizio che viene ben percepito da almeno un segmento o nicchia di mercato. Il vero lavoro da fare, sta nel come distinguersi. Per dirla in una frase, potremmo sintetizzare che il primo scopo, deve essere quello di distinguersi per non estinguersi.

La fantasia e l'ingegno italico aiutano tanti per svariati motivi. Questo è un punto di forza inimitabile. Ma  il successo nel tempo ha le sue rigide regole. Esso può realizzarsi solo se il mercato percepisce e vede concretamente una maggiore efficienza organizzativa, o in un modo concreto, capisce bene e meglio ciò che diversamente dagli altri si fa in modo originale, innovativo o diverso.

Per assemblare con equilibrio e intelligenza una strategia, pensiero, piano e azioni, abbiamo sempre bisogno di una leadership preparata (orientata all'economia più che alla finanza che non va trascurata) che deve essere capace e possedere competenze specifiche, determinazione e concretezza. Le aziende tuttavia è bene ricordare che non sono cose astratte. Sono innanzitutto persone.

Un’organizzazione con una strategia fragile, ha persone fragili. Questa normalmente la si riconosce perché di solito la vedi andare da una direzione a un’altra seguendo le illusorie differenti opportunità che di volta in volta si presentano. Questo campare alla giornata in modo "organizzato", comporta rischi, non pochi sprechi e bassi risultati.

Non solo, ciò crea spesso un clima interno di lassismo, dove ognuno internamente si crea il proprio pericoloso piccolo orticello. In tal modo si perde il controllo, aumenta solo stress e frustrazione. Abbiamo così un peggioramento lento della qualità della vita lavorativa, della crescita professionale e dell'autostima. Una strategia vera non può sottovalutare tutti questi temi fin qui trattati. 

Quando si parla di qualsiasi forma organizzativa, servono quindi strategie con un comune obiettivo condiviso all'interno, valori comuni, una visione chiara del mercato all'interno del quale si opera, una precisa idea che esattamente sia in grado di lavorare servizi e prodotti precisi per il mercato che si intende servire e un gruppo di persone capace di saper convivere e creare un buon clima aziendale.

Le strategie possono essere orientate al basso costo, al servizio verso il cliente al fine di creare una relazione orientata alla sua soddisfazione e poi fidelizzazione, o alla qualità del prodotto o servizio offerto. Come orientarsi bisogna deciderlo, sapere, esserne convinti e comunicarlo a tutti innanzitutto all'interno della propria struttura.

Questi orientamenti strategici, possono essere uno la conseguenza dell’altra, chiaramente tutte possono integrarsi tra di loro, creando formule vincenti in termini di competitività. Punto di partenza però, è creare una leadership intorno a una delle tre componenti da trattare come “focus naturale", e successivamente, bisogna poi cercare di migliorare le altri due aree meno caratteristiche.

In un mondo sempre più tecnologicamente avanzato, si necessita sempre più di persone capaci di saper condividere valori in una logica di team. Questa deve possedere un'elevata professionalità specifiche e specialistiche, con competenze mirate. 

Senza dubbio però, ognuno deve imoarare anche a possedere e gestire una struttura mentale atta ad essere attenta alla realtà per quella che è, sia del mondo condizionato, sia di quello più interiore. Insomma sempre più si richiede una nuova predisposizione mentale ad affrontare anche la vita.



Una nuova mente in una nuova epoca e nuove tendenze culturali

Da sempre, facciamo davvero di tutto per non goderci questo viaggio di sola andata che è la vita. Nell'era contemporanea, questa caratteristica atavica, semplicemente si è evoluta diventando solo più sofisticato il modo di farci spesso da soli del male.

Il correre nella convinzione di essere in tal modo efficienti, spesso è uno spreco di tempo nell’illusione di non perdere tempo. Oltre un milione di suicidi al di sotto dei 35 anni. Sono senza dubbio più dei morti di un conflitto. Netto è l'aumentato di antidepressivi. Non aiutano nè al Paese e tantomeno alle persone insicurezze, solitudini e follie di varie intensità e tenore

Siamo in un clima dove si sa ormai che per la società siamo nati solo per consumare e per cercare di far girare quanti più soldi possibile. Tutto ciò, al solo fine di mantenere in piedi modelli socio economici più o meno illusoriamente stabili che di volta in volta qualcuno si inventa. 

Mentre ciò accade, la pubblicità incita ai consumi più sfrenati, ma parallelamente ci sono sempre meno soldi da spendere e da trovare a tutti i costi. La cosa più pericolosa che avverto, è che c'è sempre meno attenzione alla consapevolezza dei propri bisogni reali e comuni.

Così facendo, tutti tendenzialmente ci preoccupiamo della nostra vita senza pensare più di tanto al futuro in modo equilibrato, e non per questo si è in armonia in modo cosciente nel presente. Forte è la tendenza a chiudersi nelle proprie paure del proprio piccolo mondo, e così si tira a campare. 

Tra grandi progetti, diverse illusioni, e tante incertezze il più delle volte, si tenta dignitosamente di tirare a campare. Manca proprio un modello che sappia tener conto dei vantaggi sia individuali sia collettivi.

Oggi più che mai serve rivisitare una visione della vita più consona ai tempi. È importante per questo anche andare un po' dietro nel tempo per non sentirsi tropo unici. Senza scomodare i presocratici che amo particolarmente, non sarebbe male rileggersi e rielaborare i concetti di ciò che di utile hanno pensato, detto e fatto i nostri avi. Questo potrebbe essere di grande supporto. Vediamo qualche esempio solo per prendere qualche spunto.

Su queste riflessioni, molto interessante è stato il lavoro svolto dal Premio Nobel per l'economia John Charles Harsanyi. Ma prima di introdurci nel suo approfondimento teorico, una piccola premessa è di rigore. Parliamo di utilità e di benessere individuale e collettivo.

Il filosofo e giurista inglese Jeremy Bentham già agli inizi dell'Ottocento, definì l'utilità come ciò che produce vantaggio e che rende minimo il dolore e massimo il piacere. Il pensiero del giurista e filosofo inglese ha il suo fascino, ed ha influenzato non poco il diritto anglo-americano nel bene e nel male. È stato il primo ad interessarsi anche dei diritti degli animali.

La consapevolezza degli squilibri socio-economici, causati dallo sviluppo industriale dell'Inghilterra della seconda metà del settecento, trovò espressione anche in Bentham. Lo studioso è oggi considerato l'iniziatore dell'utilitarismo. 

Egli si concentra in particolare sul principio della «massima felicità per il massimo numero di persone» . Cosa non male da associare al concetto di felicità interna lorda per sostituire il prodotto interno lordo. Argomento già citato in questo blog, a proposito dell'iniziativa dell'imperatore del Butan (Paese e cultura che comunque, non può essere da noi replicata con non leggerezza) . Ma ora torniamo a noi.

Bentham ritiene che la morale deve basarsi sui fatti reali e non su valori astratti. Giusto per chiarire, ricordiamo che nell'etica utilitaristica, la "felicità pubblica" si pone quale valore sovrano. Per giunta, vedremo meglio in seguito, per questo modello di riferimento, piacere e dolore sono fatti quantificabili tali da poter essere assunti come criterio dell'agire. 

Bentham si spinge fino a formulare un calcolo quantitativo che ci permetta di conoscere le conseguenze dell'agire. Egli quantifica la felicità prodotta, per indirizzarci solo verso quelle azioni che massimizzino il piacere e minimizzino il dolore. 

Ciò che conta per il filosofo giurista inglese, sono solo le buone azioni che promuovono felicità sia per il singolo, sia la collettività. Non trascurerei di questi tempi tale pensiero, considerando chiaramente i limiti che può avere ogni pensiero in sé.

Siamo in un'epoca incompiuta, tutti cercano il piacere singolorarmente, rari sono coloro che puntano a promuovere anche la felicità di tutti. Ma solo il benessere comune attenua le singole ansie. Questo è vero anche se volentieri in molti amano parlarsi addosso giusto per appagare, ego, gioco mentale e pseudo cristianità. Oggi si parla molto di bene comune, ma egoismo e altruismo tendono a confondersi non poco creando solo tanta solitudine subdola o manifesta che sia.

Per Bentham, le leggi devono avere il compito di incoraggiare le azioni buone e devono essere in grado di favorire l'utile impedendo e sanzionando quelle che ostacolano il bene di tutti. Non proseguirei più di tanto, ma volentieri inviterei a leggere qualcosa di questo signore e dei suoi discendenti, chiaramente, considerando sempre, che in ogni cosa come sempre amo dire, vi è sempre sia bene, sia male.

Da qui, i conseguenzialisti. Trattasi di studiosi mossi dall'idea che le motivazioni di chi agisce con fare  morale, non hanno nessuna importanza. Per questi, ciò che conta sono i risultati. Essi ritengono che se un'azione morale non ha rilievo effettivo non conta. Ripeto, per questi signori, il dovere di chi agisce moralmente, deve essere solo quello di raggiungere il massimo della felicità per tutti. 



Dal pensiero all'economia

Classe dirigente e politici in genere, non farebbero male a fare qualche inutile riunione o assemblea in meno, e forse, leggere un po' di più qualche classico, non dico sempre, ma almeno quando perdono tempo per facezie. In ogni modo, so bene che il potere fa solo sentire super umani anche ai mediocri. Cosa è accaduto da questo pensiero? Che un economista ci ha pensato su.

Harsányi è un economista e filosofo ungherese naturalizzato statunitense, è stato premio Nobel nel 1994 per le sue ricerche basate sulla teoria assiomatica del comportamento razionale, ispirata dalla ormai famosa teoria dei giochi più volte citata in vari post di questo blog. 

Il maggior contributo di Harsányi, sta nell'utilizzare modelli matematici utilissimi per approfondire meglio il comportamento razionale umano, quando in condizioni di rischio e di incertezza. Questo, solo per massimizzare l'utilità  prevista. Tali modelli, sono poi stati applicati ai giochi non cooperativi di Nash. 

Nei giochi non cooperativi analizzati dal grande matematico, sappiamo che le azioni, dipendono dall'interazione delle decisioni prese da due o più soggetti con interessi conflittuali. Questi "giocatori", a loro volta, dipendono tuttavia anche dall'informazione in possesso che ognuno di loro possiede circa le intenzioni e le strategie degli avversari. 

Ciò implica insomma, che se tutti si concentrassero su un'analisi della realtà in modo più "logico scientifico" tutte le strategie porterebbero al benessere dei più, con infiniti vantaggi individuali e collettivi. Non è proprio una passeggiata addentrarsi in questi viatici, ma spero di aver dato almeno il senso dell'idea e il grande obiettivo di fondo.

La cosa affascinante dei modelli approfonditi dall'ungherese economista e filosofo, è che questi suoi studi servono chiaramente a dare maggiore peso alla teoria etica basata sui principi della tradizione utilitaristica. Egli meticolosamente, cerca in tal modo di conciliare gli aspetti individuali delle preferenze morali dell'individuo, con quelli universali derivanti dai principi di razionalità e utilità sociale.

Ma non basta a mio avviso solo concentrarsi su questi affascinanti modelli. Credo che l'individuo debba imparare ad usare meglio il suo cervello. Credo che l'istruzione debba essere sempre più allargata alle più ampie fasce sociali possibili, credo che questa debba essere di grande qualità. 

Sono convinto che il prodotto interno lordo di una nazione dei tempi moderni, sia fortemente correlata alla elevata cultura media di un popolo. Saper usare la oropria mente serve.



Agire ritrovando nuovi equilibri

Pensare solo a noi stessi, e rinchiudendosi nel proprio piccolo mondo, porta la mente a diventare  sempre più chiusa e infelice. Da qui, il passaggio all'ottusità è brevissimo. 

L'antidoto alla prigione di questa base dell'infelicità, non è l'obbligarsi a frequentare altri per star bene con sé stessi, cercando di non pensarci. Quello che c'è da fare è esattamente l'opposto.

Il vero lavoro consiste nell'imparare a individuare e concentrarsi sui pensieri positivi e cercare la stabilità relazionandosi con attenzione e responsabilità alle cose e alle persone, affrontando i problemi nel qui e ora. Di solito, molti dei nostri pensieri non hanno senso di per sé, tuttavia prendono consistenza solo a  causa del turbinio delle emozioni che muovono ogni cosa in noi, diventando prima decisioni e poi azioni. La strategia potrebbe essere addirittura una cultura di base del benessere in pratica.

Essere consapevoli delle proprie intenzioni non è un lavoro facile, ma è fondamentale per lavorare con i pensieri in modo concreto. Sono le intenzioni che poi diventano base delle motivazioni di pensieri positivi o negativi che siano. Quanti vantaggi ragionare in tal modo per elaborare strategie!

Le intenzioni muovono i pensieri, alcuni di questi in modo più o meno consapevole diventano chiare motivazioni di un disegno che si vuole realizzare, e il tutto è alla base di tutti i cambiamenti in cui diciamo di credere. Ma come poi attuate tali cambiamenti?

Le condizioni esterne (beni e persone) non possono essere considerati sostegni solidi strategici. Nella migliore delle ipotesi possono essere supporti bene o male utilizzati. Pur essendo importanti, non bisogna fare affidamento solo su di loro, ma sono solo cose che bisogna saper gestire con armonia. 

La mente non migliora naturalmente, essa migliora solo attraverso la cura che le si dà. Per cambiare i pensieri negativi che sono figli della paura di fondo che può essere nascosta o meno, non basta solo lasciarli andare. Una volta riconosciuti bisogna curarli e cambiarli e ci vuole impegno e perseveranza. Per iniziare, conviene partire dai più semplici, e pian piano arrivare a cambiare anche i più complessi

C'è una certa continuità di pensieri che continuamente sotto forma di voci e immagini tempestano la nostra mente. Riconoscendo l'inutilità di alcuni di loro, impariamo ad eliminarli, senza individuarli, non  possiamo curarli e coltivare quelli positivi. 

OPer far ciò, è importante fare molta attenzione ed avere una giusta distanza emotiva da tutto quanto passa nella mente. Acquisire un atteggiamento riflessivo nella vita, serve per questo, imparare ad ascoltarsi, serve a questo. Imparare dalla solitudine, aiuta molto per tutto questo.

Cercando di capire da dove arrivano le delusioni, i risultati negativi di un'azione, le sofferenze, bisogna quindi avere una visione e saperla misurare andando oltre le condizioni esterne, a volte basta chiedersi: quali sono le cause e le condizioni create da noi stessi, che hanno portato a quei risultati ?

Per iniziare, si potrebbe partire dal fermare i pensieri ricorrenti, facendone oggetto massimo di attenzione e di equilibrato distacco emotivo. Se si è poco sereni chiedersi: perché sono così? Quale pensiero sta alimentando il mio stato d'animo negativo ? Dopo averlo individuato chiedersi: perché lo sto alimentando, dove mi porta tale atteggiamento? Più semplice a dirsi che a fare, ma la mente è un muscolo che va allenato.

È importante saper riconoscere il nostro modo di pensare. Bisogna saperlo fare continuamente cercando tuttavia di non chiudersi mai nel proprio piccolo mondo. Le cause delle negatività sono i dovute sia a fattori esterni, ma più spesso, sono dovuti a cause interne.  

Per avere capacità strategiche, risultati, e per alimentare le condizioni di equilibrio, è impossibile ostacolare i fattori esterni. Si perde solo tempo prezioso. Dobbiamo imparare a cambiare il nostro modo di pensare per evitare ogni causa di inutile sofferenza. 

È possibile cambiare la mente. Se la si subisce passivamente nasce il caos. Bisogna bisogna saper valutare oggettivamente se c'è qualcosa da rivedere o ritenere semplicemente falso ogni giudizio, e farlo senza restarci male.  Anche quando un pensiero è giudicato positivo, bisogna saper vedere se è vero o falso prima di gioirne 

Imparare a pensare bene di se stessi in modo concreto, vuol dire capire bene i propri bisogni e pensieri positivi. Serve per saper aiutare anche altri. Se si può eliminare una causa di un problema individuato, allora provare a risolverlo, diversamente, lasciar andare. 

La meditazione analitica, la preghiera in senso profondo e non rituale, lla capacità di auto analisi delle proprie emozioni, sono strumenti utili che aiutano a sviluppare la comprensione dell'oggetto e dell'intelligenza, inoltre, tutto ciò, affina preziosissime qualità contemplative.

Quando si è preda di pensieri negativi, si intorpidisce la mente e la vita. Il torpore avvicina al buio. Tale causa, è la base di una mente ottusa e non motivata. 

La Libertà di pensiero prevede regole, e quindi importante è imparare ad avere un modo corretto di pensare. Pensare ciò che di vuole in maniera disordinata e confusa non aiuta al l'equilibrio della mente. 
I veri ricchi sono coloro che facendo crescere i loro progetti, parallelamente fanno crescere il loro equilibrio interiore senza mai perdere attenzione alla cura e conoscenza profonda della mente. 

Se cresce solo ricchezza economica senza che cresca anche quella mentale, non vi è pace e contatto reale con l'essenza delle cose. Tutto ciò che è desiderio non è negativo, si fa tuttavia esclusione  per  attaccamento e desiderio compulsivo, che è sempre dannoso. L'elaborazione interiore e l'attenzione alla realtà, aiutano a far comprendere il limite tra perseveranza e ostinazione 

Pazienza, stabilità emotiva e ricerca continuo dell'equilibrio, sono tre aspetti chiave della saggezza di ogni cultura. Anche per chi ha fede in una credenza, estraniarsi dalla realtà con solo preghiere, sutra, mantra e ritiri vari di diversi generi, non servono se poi nella realtà quotidiana non si sa adattarsi con equilibrio e stabilità. 

Ogni cambiamento, ogni strategia ben meditata con visione e obiettivi chiari sono cose realizzabili. Basta però sapere che solo la motivazione è alla base di tutti i cambiamenti in cui diciamo di credere. La sola cultura senza pratica, fa correre il pericolo di perdersi ancor più rispetto a coloro i quali da soli, osservano la loro mente per migliorare. 

Studio, miglioramento continuo in tutti gli ambiti e impegno costante, devono camminare sempre di pari passo. Senza attenzione continua ai processi mentali, si continua a convivere con la sofferenza. Attenzione alla reputazione, agli elogi e all'adulazione sono cose che portano a ingenuità e gravissimi errori comportamentali. Il voler essere decantati porta ingenuità e ad essere strumenti di approfittatori 



Alcune domande per concludere

Riflettere con attenzione su cose, oggetto, persona o pensiero. Porsi sempre le seguenti domande: Come appare a me? Come appare ad altri? Come realmente è in questo momento ciò che analizzo? Quali emozioni (gioia, tristezza, entusiasmo o, ecc) mi possono condizionare nel bene e nel male?

Queste trovo che siano le domande da approfondire davvero con i criteri dell'oggettività. Sono analisi da fare sempre con attenzione e scrupolo. Vediamone qualcun'altra.

Cosa fa essere l'altro/a o la cosa così esclusiva e preziosa? Perché dò tanta enfasi e non penso ad altro navigando nel regno delle illusioni? È attaccamento per cosa o rifiuto di vedere cosa ciò che sto analizzando? Quanto c'è di proiettivo e di attaccamento nel vivere irrazionalmente qualcosa? Avere un progetto chiaramente, indirizzo meglio ogni analisi.

La motivazione è alla base di tutti i cambiamenti in cui diciamo di credere. Per analizzare bene la realtà, ci sono due elementi base che non bisogna trascurare. Sono l'interconnessione tra le variabili che condizionano le cose momento per momento, e che nulla è immutabile nel tempo. 

Tali supporti, aiutano orientare la nostra mente nella direzione di quella conoscenza. Motivazione e i due punti chiave dell'analisi appena descritti, sono indissolubili poiché l'una alimenta l'altra. Il resto è solo rapporto vita e tempo.

sabato 11 ottobre 2014

75 - nuovi modi di vivere

IU = intelligenza umana;  IA = intelligenza artificiale; RO = ricerca operativa; TG = teoria dei giochi; S = strategie. Scienze sempre più interconnesse tra loro, che aprono nuovi mondi che comportano nuovi modi di vivere e di condividere nell'era contemporanea. Riflessioni e ricerca di nuove visioni.

                      

Il complesso organismo del cervello umano, strumento attraverso il quale si sviluppa tutta la nostra "ragionevolezza", creatività, e le relative emozioni, ha come fine quello di soddisfare i nostri bisogni, e quello di governare il corpo nel miglior modo possibile, per assicurarne quanto meno la sopravvivenza. 

L'intelligenza artificiale invece, non ha ancora al momento un corpo inteso in senso lato, con una mente ed emozioni con i quali fare i conti. Essa esiste, ma considera solo gli aspetti razionali e operativi, e riguardo ciò, sta sostituendo sempre di più l'uomo prevalentemente nei lavori ripetitivi. 

Ha un grande futuro, ma per progredire, ha bisogno di essere continuamente programmata dai nostri ingegneri, e al momento non riesce ad essere autosufficiente e ad autoriprodursi ancora. Per quanto concerne l’interazione con l’ambiente e vari altri aspetti di visione tipicamente umani, siamo ancora messi  malaccio. 

Ha tuttavia però già un grande potere. Anzi, se non facciamo attenzione, e se non si crea una adeguata cultura, tanto per cominciare addormenterà pian piano nel tempo la nostra capacità di pensare, ragionare e calcolare impigrendo una elevata quantità di umani. 

Cosa diventerà il nostro cervello umano in futuro grazie alla sua enorme capacità di adattamento e duttilità, in che modo  si evolverà e affinerà nella nuova realtà, e quali vantaggi e svantaggi ne ricaveranno le diverse culture del pianeta, è una cosa che mi affascina ma che non riesco ad immaginare.

I futuristi più emotivi, appaiono "leggermente" impauriti, e preoccupati del futuro, vivono il tutto con una certa ritrosia o a volte .... con una visione apocalittica del futuro. Vanno rispettati, ma nulla di più. 

Economisti, sociologi e psicologi, insieme agli altri scienziati umani, si limitano a fare scenari più o meno verosimili. Quando le analisi sono basate su sani criteri metodologici, possono solo aiutare ad armonizzarci con i tempi attraverso il qui e ora. 

Ingegneri e scienziati legati in qualche modo a queste nuove esplorazioni del mondo scientifico e tecnologico, pian piano vanno avanti con andamento più o meno lento. In tal modo, mano nella mano, velocemente tutti in qualche maniera ci proiettiamo nel futuro.

Intanto, da un lato abbiamo l'uomo che da sempre combatte con le sue sofferenze, dubbi e timori tra mille problemi etici e umani, e dall'altro abbiamo tecnologie che corrono senza mete limitate, grazie a modelli teorici, fisici e matematici che stanno rivoluzionando ogni sapere. 

Sul piano geopolitico e socio economico, l'intelligenza umana sta solo complicandosi la vita come è nella sua natura. Non riuscendo a dare risposte organizzate e funzionali pensando al bene comune, naviga a vista, con una classe dirigente più o meno confusa su cosa fare e senza essere capace di dare risposte veloci, ad un tempo che abbrevia ogni ciclo di vita di ogni nuova scoperta e invenzione

Scienza e tecnologie, molte cose le hanno già stravolte all'intelligenza umana anche di chi cerca di non subire passivamente il destino, e ora tante altre ancora ne stravolgeranno ogni giorno sempre di più ad ogni essere vivente di ogni ordine, fede, cultura e grado socio economico.

Di fatto, sia a livello di convivenza, sia a livello economico, non parliamo politico, ma anche spirituale e psicologico, molte cose che un tempo sembravano fondamentali e vitali, oggi non lo sono più, o nelle migliori ipotesi sono continuamente stravolte. In tanti per questo sono disorientati poiché ciò che a suo tempo hanno imparato, oggi non è che tutto serva sempre nella maggioranza dei casi. 

Evolversi continuamente, dove prevedere è sempre più difficile, diventa sempre più strategico per non estinguersi. Siamo gente in continua transizione epocale, dove ogni nuova "era" nasce e termina in troppo breve tempo rispetto ai nostri avi del passato.   

Le persone di ogni società di ogni cultura, oggi con le proprie strutture, economie, aziende e nelle varie classiche forme di comunità, tutte insieme e disordinatamente, inseguono il mondo alla meno peggio, spesso senza che neppure sappiano più, per andare dove. 

Il rapporto col danaro sta cambiando anch'esso e questo mette tanti in crisi. Non vi sono più le certezze che per molti sembravano acquisite "per sempre" dagli anni 50/60 in poi. Rispetto al passato recente, lentamente è sempre più difficile proteggere i piccoli patrimoni, e sembra che l'incertezza di tutto la faccia da padrona un po' ovunque, in maniera diversa, un po' per tutti.

Le prime macchine della rivoluzione industriale dell'Ottocento, sono nulla rispetto alle tecnologie contemporanee. Molti elementi sembrano farci ripiombare pian piano agli inizi del novecento. Ma un nuovo mondo sembra tuttavia far sperare in un nuovo corso. Cosa pensare ad esempio di Geordie Rose quarantenne canadese, "creatore" del primo computer quantico. 

Rose ha fondato la D-Wave società nata per la realizzazione di questo nuovo modellino. Rivoluzionerà il mondo dell’informatica? Cambierà in modo totale nuovi modi di lavorare e convivere? Qualcuno intanto pensa che si tratti di un bluff. Caso mai lo fosse, io lo vedo come minimo un nuovo segnale del futuro immediato, e un nuovo segnale di quanto si sia capace di correre nell'era contemporanea.

Questo nuovo giocattolino, si preoccuperà di risolvere elaborazioni complesse in tempi molto più rapidi di quelli che conosciamo già adesso. Il suo funzionamento primario, anziché basarsi sul principio dei bit, si basa sul quantum bit. Una figata che chi non è addentro ai significati, al momento gli basti sapere che tecnologicamente non è cosa da poco. Stravolgerà ogni capacità di calcolo di ogni cosa.

A cosa deve servire e perché tanta attenzione da parte delle grandi aziende, in particolare da google & C. ? Un giorno, dovrà servire a risolvere ed elaborare contemporaneamente e più velocemente, più problemi interrelati tra loro, con diversa e alta difficoltà. Mica male o cosa da nulla per multinazionali, governi, finanza, militari & C.

Affinché questo nuovo "passatempo" funzioni a dovere, deve arrivare prima a risolvere tuttavia un problema tecnico di non poco conto. Ha bisogno di mantenere una temperatura interna che deve essere pari a 150 volte in più del freddo dello spazio interstellare. 

Risolto questo dettaglio, quando i grandi sistemi (aziende, stati e militari) lo avranno poi utilizzato a dovere, perfezionato e adattato al meglio ognuno per le proprie esigenze e per le soluzioni dei loro obiettivi e problemi, dopo qualche tempo, presto lo vedremo nelle nostre case con qualcosa da fare, da farci fare, o da fare per noi, al fine di farci pensare sempre meno e controllarci sempre più.



L’intelligenza umana si evolve al ritmo ... "moderato, vivace  con andamento forte"

Il cervello nel corso dell’evoluzione, è diventato sempre più complesso, acquisendo funzioni e azioni sofisticate come l’attività comunicativa e il pensiero astratto e simbolico, senza però mai separarsi dall'atavica finzione di proteggere l'intelligenza pratica ma anche affettiva e corporea.  

L'interdipendenza tra uomo e ambiente è continuo e parallelo. Ogni variazione della specie interdipende dalla variazione dell’ambiente e viceversa, e ogni mutamento ambientale ha richiesto e richiede un'inevitabile adattamento della specie. Ma noi pare che con l'ambiente non è che ultimamente vi sia tanta corrispondenza di amorevoli sensi.

Cosa c'é di nuovo? Gli aspetti più recenti dell’Intelligenza umana sempre più nel tempo si stanno sviluppando in maniera sempre più sofisticata attraverso la comunicazione e questo ci sta cambiando tutti. Per questo ci stiamo avvalendo sempre più di più mezzi tecnologici che abbiamo via via creato e perfezionato, e che del corpo sono un potenziamento e un'estensione. Con questi mezzi ora dobbiamo iniziare a convivere in maniera nuova e consapevole. 

L’intelligenza artificiale comunica con noi in maniera molto complessa e sofisticata ma trascurando tuttavia l’intreccio inscindibile con le emozioni pur potendole condizionare. Del resto la tv pur non essendo così intelligente (in particolare negli ultimi decenni) condiziona e dirige non poco le masse. Per cui il problema già esiste, e anche da tempi direi.

L’Intelligenza artificiale ci ha fatto scoprire che possono esistere attività cognitive diverse da quella umana, che anche se prive di consapevolezza e di componenti emotive e affettive aiutano a prendere molte decisioni davvero straordinarie. Non solo, l'intelligenza artificiale, ci ha anche permesso di riflettere sull’Intelligenza umana e ce ne ha fatto scoprire, per differenza e analogia, molte caratteristiche che prima ci sembravano ovvie e quindi ci sfuggivano. 

In particolare ci ha fatto capire l’importanza del corpo che nei tempi moderni o si esagera a curare solo per la sua bellezza, o lo si dimentica. In particolare ci sta facendo rapportare con le  emozioni in modo maturo e consapevole. Sicuramente sta facendo riflettere ai più sui problemi spesso irrisolti della coscienza. 

Si ritiene che tecnologia in genere e informatica, stiano sempre più replicando il pensiero razionale umano nel suo complesso, e sembra che riescano a farlo sempre meglio nel tempo. Ma allora, se prendiamo ad esempio scienze come la ricerca operativa, e le teorie dei giochi per elaborare strategie coerenti, quali vantaggi ulteriori possiamo ottenere?



Ricerca operativa

La ricerca operativa si occupa di analizzare i problemi attraverso modelli matematici al fine di individuare la migliore scelta possibile. È una disciplina che aiuta a risolve problemi complessi di economia e finanza, di ingegneria, e di scelte strategiche militari. È utilizzata nella progettazione di servizi, nei sistemi di trasporto e nelle problematiche ad alto contenuto tecnologico. 

Possiamo dire che di fatto riveste un ruolo importante nelle attività decisionali in genere, permette di operare le scelte migliori per raggiungere un determinato obiettivo rispettando vincoli imposti dall'esterno e di norma non facilmente controllabili da chi deve prendere decisioni. 

Ottimizzare alcuni aspetti operando all'interno di scenari complessi, trovandosi con attività e risorse limitate, a volte può risultare davvero difficile agire senza considerare i vantaggi offerti dalla Ricerca Operativa. Vediamo nello specifico di cosa si occupa e cosa può fare

Attraverso la ricerca operativa, si possono individuare aree critiche e costruire soluzioni ad hoc sviluppando algoritmi e piani di azioni specifici, individuando soluzioni funzionali per la messa a punto delle soluzioni più articolate di problemi complessi. Tali supporti, si possono rivolgere anche a piccole e medie imprese, dove spesso non è possibile investire grossi capitali in avanzate ricerche di ottimizzazioni di processi e risorse. 

Gli obiettivi tipici definiti nei modelli della ricerca operativa, li possiamo avere ad esempio nel trovare la massimizzazione dei profitti e la minimizzazione dei costi e dei rischi; poi grazie ai suoi modelli posiamo trovare anche l'ottimizzazione dell'utilizzo delle varie risorse nei processi produttivi e nella ricerca del miglioramento dei problemi relativi alla gestione dei turni di lavoro. 

Altri temi aziendali sono legati legati all'ottimizzazione del valore dei prezzi di vendita, per tentare di far incrementare i profitti generabili con un limitato uso di risorse. Si può vedere in che modo il valore percepito di un prodotto può variare in differenti segmenti di mercato, e si possono prendere decisioni quando siamo in presenza di un'alta stagionalità o con alti picchi di domanda.

Questa scienza, non a caso nasce da esigenze militari di ordine strategico e tattiche, nel corso della seconda guerra mondiale furono impegnati, nel Regno Unito, in Canada e negli USA, oltre 700 scienziati specializzati su questo tema. Oggi è particolarmente attiva nel settore dei trasporti aerei, ferroviari, stradali ed urbani.

Bisogna ammettere che tale scienza da sola, potrebbe ridurre i margini operativi di problemi che spesso politicamente sono risolti con pericolosa creatività, utile più a far nascere occasioni di corruzione che altro. Abbiamo quindi possibilità di evitare non dico tutti gli sprechi (poiché a volte l'iper razionalità può creare altri tipi di problemi nel campo sociale e politico) ma sicuramente tutte le esagerazioni che oltrepassano i limiti umani.



Giochi, giochini e teoria dei giochi

Se un computer quantico futuristico usando l'intelligenza umana, fosse programmata per risolvere problemi di ricerca operativa e strategie razionali, vedi teoria dei giochi di Nash, quale tipo di società ci attenderebbe? Quali tipi di modelli organizzativi una realtà economica dovrebbe considerare? E con quale tipo di economia dobbiamo fare i conti?

La teoria dei giochi si occupa di situazioni in cui più decisori interagiscono. Esempi di situazioni di questo tipo sono: due individui che giocano a scacchi; la compravendita di una casa; la regolamentazione di mercati oligopolistici ecc.

Tutti questi scenari appena elencati hanno alcune caratteristiche comuni: I decisori hanno tutti un controllo parziale sulla situazione e l'esito dell'agognato successo, dipende dal complesso delle decisioni prese da tutti i decisori coinvolti. Una legge della natura, ci dice che le valutazioni dei diversi decisori dipenderanno da voti elementi quali percezioni, interpretazioni ecc. che daranno esiti diversi tra loro.

A volte sono contrapposte, ma tipicamente si ha sia una divergenza che una convergenza di interessi. Partendo dall'assunto che i decisori coinvolti siano persone in grado di comprendere la situazione che stanno fronteggiando, sicuramente questi, si sono creati ognuno un proprio schema mentale. La Teoria dei giochi chiaramente assume di avere a che fare con decisori infinitamente intelligenti e devono essere persone con il potere di poter sottoscrivere accordi vincolanti.

Nel caso in cui i decisori abbiano il potere se menzionato, ci troviamo nell'area dei giochi cooperativi, diversamente, i giochi non possono essere cooperativi. Questa premessa determina il punto di partenza analitico. Infatti, i modelli utilizzati sono diversi nei due casi. 

Quelli utilizzati per studiare i giochi cooperativi sono molto più sintetici di quelli utilizzati nel contesto dei giochi non cooperativi. La possibilità di accordi vincolanti permette di ottenere un esito efficiente, diverso invece lo scenario in cui ci si trovi nel contesto dei giochi non cooperativi

La Teoria dei giochi, è diventata anch'essa il linguaggio di base per le strategie legate alla microeconomia, scienze sociali e politiche, scienze giuridiche, sociologia, antropologia, psicologia ecc. Ma cos'è in sé la strategia? Essa è quell'arte dove persone, aziende, organizzazioni e Stati prendono decisioni attraverso la messa a punto di linee generali di condotta. Queste possono essere prese dopo una ricerca operativa o meno.

Essa serve per raggiungere obiettivi precisi e si manifesta in varie operazioni comportamentali condivise. Il suo fine è quello di arrivare alla vittoria nel modo più rapido e meno dispendioso possibile. Anche qui, strumenti utili ci permettono di agire in modo razionale considerando variabili umane, sociali e politiche che possono agire all'interno di limiti che possono essere misurati. 

Come mai quando si parla di politica ad esempio, tutti dicono e parlano di tutto, in pratica tutti hanno qualcosa da dire, ma ... puntando solo sulla scienza della comunicazione? A tal proposito vedi post 32 "libertà propaganda e comunicazione". Torniamo a noi.

La strategia è un'arte insita nella natura dell'uomo più che in ogni altro essere vivente, è stata una caratteristica che ci ha distinto fin da sempre. È servita prima per difendersi dagli altri animali più forti, più veloci o più grandi. Poi è stata determinante per difendersi o attaccare altri uomini per conquistare terreni, sbocchi sul mare, o luoghi ricchi di materie prime e fonti d'acqua.

Nel tempo è diventata man mano un'arte curata in particolare da pochi, che l'hanno utilizzata sempre meglio, per prendere il potere e governare le maggioranze. Ogni comunità, può esistere solo se in grado di avere una cultura condivisa, risorse economiche e territori con confini prestabiliti difesi da una strategia. 

La strategia, oltre che negli ambiti militari, anche in economia e gestione aziendale, tratta la capacità di raggiungere obiettivi importanti predisponendo, nel lungo termine e con lungimiranza, i mezzi atti a tale scopo. Trattasi in pratica in una serie di mosse studiate per vincere un nemico, un avversario o dei concorrenti. 

Senza una strategia non può esserci organizzazione e viceversa, e ogni tipo di organizzazione, per fare strategia deve avere un codice etico e valoriale unico nel quale riconoscersi. Questo serve per trovare risorse, intelligenza e impegno per una vera condivisione di un obiettivo comune.

A parte libri e studi mirati, non mancano i supporti informatici e nuove tecnologie adatte ad analizzare le cose in maniera più esatta per ridurre sprechi e malesseri, insieme a ingiustizie e strategie per un bene comune. 

Ma considerando le riflessioni riguardo questo post, a volte divertito penso: l'intelligenza artificiale, così iper razionale e fredda, chissà, forse adoperando tutto il sapere umano senza emozioni, forse avrebbe addirittura più buon cuore dei tanti che devono trovare come muoversi tra i mille piccoli interessi privati con la scusa delle pubbliche virtù tanto ben vendute quando serve.