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domenica 19 ottobre 2014

77 - tra mutamento e tecnocrazia nel lavoro

In ogni cosa è salutare, di tanto in tanto, mettere un punto interrogativo a ciò che a lungo si era dato per scontato. (Bertrand Russell)

   
Il mutamento è un processo che coinvolge tutti ed é un concetto col quale bisogna saper convivere. Ha la potenza di tener sempre in allerta la mente, insegna a riformulare idee, credenze e modelli che condizionano visione, valori e norme. L'intelligenza qui deve imparare a prendere contatto con la realtà, sviluppando consapevolezza del qui e ora. Solo così, crescita individuale e di conseguenza sensibilità sociale sono garantite.

Fin dagli inizi di questo blog, ogni qualvolta si è cercato di leggere un fenomeno, si è sempre partiti da una visione delle cose che analizza il tutto come un organismo composto da elementi che interagiscono tra loro. Il mutamento fa parte di questo disegno. Esso implica una serie di variazioni del sistema, che dipendono da un cambiamento continuo di ogni elemento che compongono il sistema stesso. Ogni piccola variabile che prende una strada diversa condiziona il tutto.

Il principio che regolamenta il tutto, è quello di causa ed effetto, tale impostazione si ispira al modello sistemico. Questo modello di riferimento dice che il mutamento è continuo e  avviene sempre in precisi ambiti delimitati che volendo (questo è il bello), possono essere individuati. L'impatto conseguente di ogni piccolo cambiamento, investe in qualche modo prima o poi la totalità della società.

Noi siamo minuscole variabili che costituiscono la società. Le persone agiscono all'interno di una rete interconnessa plasmabile. In tale contesto, è possibile analizzare meglio i fatti, il loro mutamento, e cosa muove un ambito organizzativo o anche socioculturale. Per far ciò, è opportuno sottolineare le differenze e le contiguità che sono presenti tra gli stati osservati e ragionare come degli scienziati che fanno ricerca. Questo ci permette di individuare le possibili azioni-causa che possono aver facilitato o stimolato la trasformazione. 

Purtroppo, invece siamo più portati a re-agire solo emotivamente (e spesso mossi da paure inconsce) ad ogni cosa che ci sorprende nel bene e nel male. Grazie al comportamento del ricercatore, possiamo invece definire l’eventuale impatto globale derivato di un fenomeno osservato e in tal modo descrivere l’influenza del cambiamento. 

Attraverso questo metodo, possiamo anche meglio individuare i cambiamenti primari che hanno causato il mutamento nell’ambito definito. In questo quadro di riferimento, durante l’analisi di un fenomeno, è importante però che vi sia sempre un'attenta individuazione di tutte le azioni che sono da cogliere come vere cause e portatrici di cambiamento. 

Eseguire tale metodologia, impone chiaramente un'educazione e una cultura orientata allo studio di tutto ciò che invita la mente a concentrarsi sullo sviluppo della logica e della natura umana, e richiede altresì, capacità di osservazione e capacità di ascolto. Bisogna esercitare la consapevolezza in ogni azione possibile, e con distacco ed equilibrio, bisogna conoscere al meglio le proprie convinzioni e valori, pensando tuttavia, che esse sono frutto di un percorso personale e quindi per nulla verità.

In ogni società di qualsiasi cultura, oggi tra economia incerta, grande finanza e orientamento al bene comune relativo, occorre meno emotività per evitare il trionfo delle follie umane. Mi piace analizzare il tutto, utilizzando la metodologia di cui sopra, mettendo al centro delle osservazioni di ogni considerazione, solo le migliori azioni dell'uomo, e da quel punto vedere cause ed effetti. 

Per azioni migliori che prendo in esame, intendo in particolare quelle positive che portano benefici oggettivi a sé stessi e agli altri. Non mi dilungo qui su quali siano per me, ma invito ognuno a immaginarne una e poi svilupparla attraverso le logiche qui presentate. Ciò serve in particolare, per migliorare ogni relazione, organizzazione e progetto condiviso.

Così facendo, individuando le migliori azioni degli uomini, talvolta si riesce a cogliere il meglio tra le cause ed effetti di quanto accade in una società, organizzazione o persona che sia. In tal modo si possono vedere come le derivate di quelle azioni interdipendono tra loro, e anche in che modo si disarticolano i continui mutamenti delle diverse variabili. Credo che utilizzare tale approccio su ciò che non funziona o che porta disequilibrio e sofferenza, sia semplicemente inutile.

Persone, piccole organizzazioni e grandi gruppi, tutte hanno qualcosa di buono da cogliere e coltivare,  così facendo si capisce cosa curare, e si capisce meglio che ruolo hanno le cause, e magari come implementarle e monitorare nella rete dei sistemi. Tutti spunti per sviluppare pensiero positivo e analisi, che alimentano e fertilizzano il meglio in noi è anche l'intuizione. Con una attenzione e sensibilità a questo approccio, migliora anche lo star bene con se stessi. Non è poco!

Il rischio di cadere nell'ingenuità potrebbe essere alto, ma il buon senso, la cultura, l'esperienza nel tempo ... e la vita, di solito aiutano quantomeno a non immergerci nelle cose più grandi di noi. Si richiede il dover imparare ad avere costante presenza mentale, forte motivazione, perseveranza e determinazione. I tre principi in pratica che tutto possono e che tutto alimentano. 

Spesso il concetto causalità inserito in una dinamica fatta di mutamenti continui che inter dipendendo tra loro, aiuta anche ad evitare pericolosi conflitti che possono nascere nelle persone, nelle distanze generazionali, in quelli di genere, ma anche familiari, e quindi di conseguenza spesso anche sociali. 

Per avere un punto di partenza corretto, è importante che tale approccio sia sempre circoscritto a qualcosa di ben definito. Per mettere l'uomo al centro in modo generico è cosa pericolosa. Individuato un punto zero di inizio, è bene poi considere il movente, le intenzioni e le motivazioni che spingono a fare una certa indagine in quel preciso ambito di una precisa azione. 

Causa ed effetto, diventano una catena di riflessioni alcune delle quali straordinariamente utili e funzionali per comprendere i fenomeni, navigando tra intuizioni e processi logici. Attraverso tale approccio migliora anche sensibilità e creatività.

Per evitare errori madornali, per interpretare la società ad esempio, (forse per deformazione professionale) trovo eccellente limitarmi ai comportamenti che si hanno, vedendo come causa l'atteggiamento verso i consumi, e come effetto, punti di forza e di debolezza della nostra società nel relazionarsi a beni e servizi disponibili.

Certamente tale approccio è condizionato molto dai miei studi e dalla mia professione. Tuttavia  trovo utile ciò, anche per meglio leggere altri elementi non solo legati al marketing e ai comportamenti organizzativi di strutture più o meno complesse.

Pongo l'attenzione sul modo che si ha di comportarsi nei consumi, perché questi, per come cambiano, ci aiutano a tentare di capire meglio come si muove una società ormai in perenne e continua transizione tra vecchio e nuovo, dove il nuovo diventa obsoleto non più nei secoli, ma nei mesi nella migliore delle ipotesi. 

Quando si parla di cambiamento, non tutto in una società muta nello stesso tempo e alla medesima velocità. Ogni cosa segue un proprio sviluppo, e mentre ciò accade, momento per momento essa condiziona ed è condizionata dal tutto. 

Quando purtroppo capita che la mente umana non è veloce nell'accettare tale processo del mondo, facilmente perde lentamente equilibrio e identità, e lentamente inizia il suo conto alla rovescia per incontrare tempi e leggi della morte a livello individuale, delle guerre a livello sociale.

Come il cambiamento modifica la mente umana in maniera profonda anche nel breve termine, lo studio dei comportamenti dei consumi lo dimostra in più circostanze. La scienza umana che si occupa di tale fenomeno, è una branca della sociologia. 

In Italia questa scienza  si sviluppa intorno agli anni '60, e il sociologo Alberoni fu uno dei primi a riconoscere che i beni vengono acquistati e consumati certamente per la loro utilità materiale e convenienza economica, ma innanzitutto per il significato che essi assumono per chi li acquista. 

Tale idea ha aiutato molto le aziende a rielaborare e posizionare meglio i loro prodotti/servizi sul mercato. Conoscere l'uso che i consumatori intendono fare dei prodotti, riuscendo a leggerli all'interno dei rapporti sociali per lui importanti, delinea in maniera più chiara in che modo segmentare il mercato. 

Nelle aziende, conoscere l'arte del posizionamento dei prodotti aiuta tantissimo. Questo approccio è utilissimo per ridurre ogni margine di errore di funzione e forma di un unbene. Tante volte evita di far fare investimenti a vuoto solo per essersi innamorarti di un'illusione. 

Nel mercato, gli oggetti devono essere inseriti funzionalmente nelle pratiche sociali e devono essere sempre portatori di precisi significati da utilizzare al fine di creare, sostenere o rendere efficaci le relazioni sociali che il soggetto ha o vuole attivare. 

Uno degli ambiti di studio preferiti dalla sociologia dei consumi è di solito la moda. Essa tra le tante riflessioni e valutazioni, indica anche valori, gruppi di appartenenza e determinano anche tendenza alla differenziazione o al conformismo di una persona.

Per questi studiosi, gli oggetti attraverso il loro significato, diventano azioni sociali che ogni soggetto compie agendo sulla base delle aspettative di reazione degli altri. Dato che l'interazione sociale è il punto focale di ogni persona (fosse solo per sentirsi di appartenere ad un gruppo). Questo è ciò che spinge in tanti, a fare acquisti talvolta irrazionali. Il mondo del marketing e quello della comunicazione in senso ampio del termine, insieme utilizzano da sempre in modo sofisticato questi studi. 

Individuata una causa e osservando l'insieme delle cose, notiamo che a dir il vero, le conseguenze di tutto ciò, comportano non pochi problemi. Se contemporaneamente ci troviamo nel bel mezzo di un bombardamento di informazioni che ci invoglia a fare acquisti, e nel frattempo crisi economica a e disorientamento sociale prevalgono, cosa non funziona in questa follia?

Quante volte abbiamo fatto acquisti inutili o di oggetti con lo stesso contenuto di utilità ma con prezzi enormemente maggiorati solo per gratificare il proprio ego, o per esibirne l'uso al fine di comunicare il proprio status reale, pseudo tale o solo immaginario?  Cosa comporta questo comportamento acquisito ad ogni livello psicologico, economico, sociale e politico?

Ogni cittadino è un soggetto che ha una sua esistenza in quanto consumatore di beni e servizi. In realtà, a conti fatti, sempre più nel tempo, delle persone hanno poca importanza le aspirazioni, le necessità, i sogni ecc. quello che conta sono solo i 'bisogni' meglio se indotti, purché generino consenso o consumo. Chiaramente, la modellazione di questi bisogni non può essere lasciata al caso, essa deve diventare la principale funzione del sistema economico se vogliamo che tutto giri per il meglio. Ma come creare le cause e condizioni affinché tutto ciò accada in modo equilibrato?

Intorno a questi temi sono nate tantissime professioni, mestieri e aziende che hanno operato al fianco delle industrie manifatturiere e di servizi. Ma ora, da un bel po' di soldi ne circolano pochi e di bisogni se ne creano ancora tanti. 

Non solo, mentre un tempo vi erano imprenditori che mettevano cuore e anima nei prodotti che creavano e potevano raggirarsi in piccoli ambiti, oggi con la globalizzazione dei mercati ma non della cultura, sempre più, tante aziende sono già scomparse o stanno per farlo, e tante altre si cono accorpate o sono state acquistate per la legge dei grandi numeri, ma limitando però circolazione di denaro diffusa per agevolare poi i bisogni indotti.

Non basta, in Europa ad esempio, abbiamo addirittura dei funzionari a Bruxelles, che dicono come fare una pizza e in che modo omologare tra loro  i prodotti di un'auto certa tipologia, senza che questi signori, magari abbiano mai mangiato una pizza o visto un formaggio. Tutto ciò però, mentre deve vivere anche un'industria che diffonde una cultura della diversità, della personalizzazione, dell'abito su misura, ecc. Insomma un bel casino più che interdipendenza!


Cosa vedo accadere nel mondo produttivo

In questo post, invece di concentrarmi sui consumatori, intendo vedere invece la realtà da parte delle imprese e del mondo dell'economia reale e del lavoro. 

Questo mutamento socio economico lancia nuovi segnali. Di fatto, oggi sempre più i processi di quelle aziende esistenti perché innovative, o perché abili a trovare specifiche nicchie di mercato, se sono solide e competitive, lo sono o perché estremamente flessibili, o perché sempre più robotizzate o nella "peggiore" delle situazioni informatizzati al massimo. 

Tutte però, piccole o grandi che siano, sono diventate talmente complesse, che è impensabile che una sola persona sia in grado di detenere le conoscenze necessarie per guidare ed indirizzare l'intero processo produttivo. Ciò comporta vantaggi da un lato e problemi dall'altro. I vantaggi hanno ache fare con una maggiore partecipazione e responsabilità di tutti, i problemi sono tali perché spesso invisibili come tali, ma nel tempo sempre più presenti.

Ad esempio, nei modelli organizzativi prevalenti, il potere tende sempre più a passare dall'imprenditore, all'insieme di persone con competenze e professionalità specifiche, che però portano a creare anche centri di potere dove si prendono decisioni fondamentali che orientano l'attività. Ripeto, questo accade da sempre tra i colosso, ma ora sempre più anche nelle piccole e medie imprese solide sui mercati.

Questi signori e signore ambiziosi/e, spesso con visioni parziali dettate solo dalle loro specifiche competenze settoriali, pur non rischiando con i propri capitali, in compenso possono tenere in pugno o addirittura ricattare una proprietà di impresa; come governarli? Non solo, questi a chi rispondono? 

Un cda con azionisti non ha alcuna chance di governare nessuno, e puntando loro al solo profitto nel breve, non possono sempre apprezzare un piano di lungo termine. Una società per azioni con tanti piccoli azionisti poi, meno che mai può neppure immaginarsi cosa voglia dire governare dei tecnocrati spesso in lotta tra loro. Che fare? Da chi dipende quindi l'economia reale? Dalla politica? Ottimo allora siamo messi davvero bene ora!

La tecnostruttura come l'ha definita Galbraith, è autoreferenziale per sua natura, essa risponde solo a se stessa e con criteri che si stabilisce da sola. Non solo, questa non solo non risponde a logiche di profitto di lungo termine, ma purtroppo, a parte i commerciali, per tanti di loro, neppure i profitti di breve termine sono così visibilmente importanti. A tanti di loro, interessa solo il garantirsi sicurezza e sviluppo del loro potere. 

Conosco  addirittura in piccole e medie imprese, semplici impiegati che potrebbero ostacolare grandi progetti. Tutto questo, solo perché piccoli tecnocrati di basso livello, ora possono in piccolo, ambire a diventare anch'essi tecnocrati come nelle grandi compagnie! La follia nella follia! Qualcuno potrebbe dire che però nella piccola e media impresa non sempre le cose sono così. È vero, non sempre, di sicuro però, sempre meno, mentre piccoli tecnocrati si moltiplicano.

Se il mutamento continuo in ogni area della vita privata, professionale e sociale è una legge imprescindibile, se l'economia è in crisi ma solo quando non si innova e le tecnologie condizionano sempre più i processi, nuove visioni vanno adeguatamente pensate, anche per chi opera in  piccole nicchie di mercato che possono dare grandi opportunità a tanti. 

A livello macro, se contraddittoriamente il marketing spinge a consumare e la cultura che si vuol far passare è la revisione dei comportamenti d'acquisto, mentre contemporaneamente però in ogni dove "grandi e piccoli burocrati crescono",  classe media perde sempre più una sua identità e i mercati dei ricchi sono solo quelli che (anche chi non può permetterselo) tutti inseguono, che fare?

Ci sono due aspetti a mio avviso da considerare, che possono essere di supporto. Uno è qualitativo che ha a che vedere esclusivamente con la selezione di soci e personale che abbiano la medesima condivisione dei valori nel realizzare un progetto condiviso, chiarendo i comuni intendi. Un secondo aspetto, riguarda invece la condivisione attenta dei piani industriali e dei progetti di organizzazione, con relativa ingegnerizzaazione di responsabilità, poteri, deleghe e funzioni. Nel prossimo post, intenderei approfondire questo tema.

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