Le avversità possono essere delle formidabili occasioni. (Thomas Mann)
Per meglio comprendere i segreti dell'economia e la visione che abbiamo della società senza farci condizionare passivamente dalle mode o dagli opinionisti, può aiutare il "gioco" che segue.
Come se fossimo a scuola, trattasi di un compito scritto. Dedicarsi con sincerità e attenzione su cosa si pensa per ognuno dei cinque punti che seguono. Facendosi aiutare dal web, provare a leggere o vedere filmati sul tema relativo al quesito posto. Fare in modo che le cinque risposte siano esaudite singolarmente, e infine controllare che non abbiano contenuti conflittuali tra loro. Il tutto limitarsi a vederlo esclusivamente in chiave macro economica e non politico o sociale. Più numeri si vedono meglio è. Vi si aprirà un mondo, in particolare a chi non ha cognizioni strutturate di economia.
Terminata questa fase "economica", se poi si vuole capire il vero significato nobile della politica, e cosa davvero crediamo senza abbracciare un fede alla cieca, allora rivedere di nuovo le singole risposte per ogni domanda, approfondirle ancora meglio pensando questa volta a cosa si può fare per realizzare quanto dichiarato in chiave economica. In tal caso, immaginarsi scenari sociali, curare nei dettagli una coerenza logica e strutturale delle risposte nel loro insieme, e di conseguenza, provvedere a vedere in che modo agire per fare cosa si pensa. Nella vita di tutti i giorni, partire da se stessi per essere coerenti su quanto si è dichiarato, aiuta a migliorare se stessi e il proprio progetto politico.
Passiamo alle domande chiave:
1) informarsi su cosa sia il bilancio di uno stato in senso generale, capirlo in senso generale non è complicato. Successivamente, vedere la ricchezza totale a disposizione del nostro Stato e le spese che facciamo per produrre ciò che vendiamo. Si faccia a tal proposito una seria ricerca in internet con l'intento di indagare su quali voci di spesa e quali di entrate ci hanno portato ad ottenere il totale della nostra ricchezza disponibile; fatto questo, vedere quanto di questi introiti arrivano per vendite fatte fuori dalla CEE, quanto ne arrivano dalla CEE, e quanto ne gira Italia. Non diventeremo mai ministri dell'economia, ma ciò che emergerà farà riflettere non poco.
2) a cosa serve il fisco, come è nato, quali vantaggi per i cittadini di uno Stato? Poi fare un confronto tra il fisco in Australia e Nuova Zelanda, quello negli Stati Uniti, in Cina, Russia, Europa, ... Italia. Riportare solo le poche cose ritenute essenziali. Questo è un test di sprovincializzazione.
3) cosa vuol dire politiche monetarie e distribuzione della ricchezza (vantaggi e svantaggi); approfondire i costi della politica e delle burocrazie, paragonandoli a quelli degli altri Paesi del mondo. Si ... si apre un mondo! Le domande chiavi per google possono essere: politiche monetarie, distribuzione della ricchezza, costi della politica in Italia, poi in Europa, USA ecc. Wikipedia, entra spesso in soccorso.
4) vedere infine: investire in ricerca scientifica e in nuove tecnologie; trovare risorse energetiche alternative e non dannose; rilanciare un nuovo sviluppo anche in nuovi settori. In Italia non abbiamo materie prime tali da soddisfare i nostri bisogni, tale quesito aiuta a far riflettere sul tema.
5) sbirrazzirsi infine per trovare nuovi modelli economici che sappiano rispettare equità e rispetto della natura, dell'arte (anche perché siamo un paese a grande vocazione turistica). Test che sensibilizza e aiuta a sviluppare attenzione e piena consapevolezza dei processi mentali di ognuno, riguardo il tema in oggetto. Il lavoro complessivo, permette un pensiero autonomo basato su dati e informazioni.
Non è detto che la realtà possa anche essere nel tempo un collage tra più di una di queste riflessioni, ma al momento non é dato sapere, dipende da noi! Se seguite le indicazioni date fin qui, potete ragionare con la vostra testa di economia e politica, tenendo conto che ognuno di noi, ciò che percepisce non è mai del tutto corretto. Solo con attenzione e mente consapevole, in tal modo si possono tuttavia avere strumenti per un confronto con gli altri, ed essere sempre propositivi e attenti a come la realtà si forma momento per momento.
Un viaggio in Cile
Tra villaggi globali, difesa del web, economia del bene comune, importanza educativa fin da bambini del controllo dei processi della propria mente, cinque addestramenti e diktat economici di riferimento, sembra essere sempre più chiara la mappa del filo conduttore che si intende portare avanti in questo blog. Prima di continuare ad addentrarci in questi meandri tanto discussi e discutibili, legati a questa scienza sociale, definiamo ora alcuni principi che si ritengono basilari.
Anadando a consultare i cinque addestramenti di Tich Nhat Han (vedi post 43), vediamo in che modo, tanti di questi discorsi finora trattati in questo blog, siano in perfetta sintonia con i cinque postulati di base di Manfred A. Max-Neef, un'economista cileno, che propone un'economia basata su un valore fondamentale dove in nessun caso, un interesse economico può andare a di là del rispetto della vita.
Ecco i suoi assiomi:
1) l'economia deve servire l'uomo e non viceversa;
2) lo sviluppo riguarda la persona e non gli oggetti;
3) la crescita è differente da sviluppo, e lo sviluppo non richiede necessariamente la crescita;
4) nessuna economia è possibile senza considerare gli equilibri di cui ha bisogno l'ecosistema;
5) l'economia è un sotto-sistema di un sistema più grande ma finito che è la biosfera.
Il modello di Max Neef, sta trovando applicazione nel mondo sia nelle culture e nei villaggi indigeni del Sud America, sia in alcuni comuni e aziende Scandinave, sia nel Nord America e persino in Italia.
Il motivo per cui nasce l'economia, è perché essa serva alle persone. La nostra fine intelligenza invece, ha fatto in modo che le persone servano all'economia. La vita è ormai piena di continui rumori mentali, ridondanze e sovrastrutture che nei secoli si sono cumulate. Oggi tante leggi costruite ad hoc per pochi non servono più. Anzi abbiamo addirittura alcune idee di sviluppo economico, che sono ormai sicuramente dannose per la società, più di quando si possa immaginare.
Tanto per cominciare: 1) il libero mercato non esiste più, o almeno, tanto libero per la gran parte degli operatori, certamente non è come si vorrebbe far ancora credere. 2) è un disastro se uno Stato non sa essere un equidistante arbitro tra economia e società. Lo stato pseudo imprenditore fa fallire la società; lo Stalo che si illude che il mercato faccia tutto da solo, impoverisce il suo popolo e diventa facile preda di speculatori e approfittatori. 3) è indispensabile avere una chiara politica industriale, una visione di collocamento internazionale e un elevato livello culturale medio della popolazione. 4) impensabile credere che si possa vivere in equilibrio senza eliminare continuamente sprechi.
Questo ultimo punto quattro è importante saper trattare. Se da oggi in poi, tutti i popoli di tutto il mondo decidessero per assurdo, di consumare (in stile zen o stile francescano) solo quello che realmente serve, il sistema economico attuale, con tutti i suoi fronzoli e merletti inutili, a mio avviso crollerebbe in ventiquattro ore. Ma in tal caso, la povertà, davvero non esisterebbe più? Ho qualche serio dubbio, osservando il mondo che ci circonda.
Il packaging di un qualsiasi prodotto, è da un lato qualcosa che non serve e va poi immediatamente gettato nei rifiuti, ma per un altro verso, si riesce ad immaginare quanti posti di lavoro crea e quanto prodotto interno lordo produce? È vero ma anche il costo dei rifiuti ha il suo peso! Cosa vuol dire spreco in una società moderna?
Tentare di vivere meglio con meno non è la soluzione di tutti i problemi, ma avere una cultura che si impegni a ridurre al massimo gli sprechi inutili non guasterebbe. Basti sapere che solo di alimenti, finiscono in discarica 1,19 milioni di tonnellate di prodotti, che per renderli a suo tempo commestibili, si sono impiegati 1.226 milioni di metri cubi di acqua. Giusto qualche numero per avere un monito di buon senso a fare maggiore attenzione.
Ad esempio, lo spreco alimentare è a questo punto da considerarsi marginalità in circolo che crea ricchezza; ulteriore esempio di lotta alla disoccupazione; produttività diversamente consumata, o follia? Il tema è delicato. Quante persone già vivono e guadagnano grazie all'inutile che c'é nella nostra vita?
Diventare in alternativa tutti francescani o zen chiaramente non è una risposta. Ma i disastri che stiamo regalando alle nostre foreste, alle nostre acque, alla flora, alla fauna e in generale agli ecosistemi sono abbastanza visibili e seri direi. Politici ed economisti, continuamente ci parlano di «sviluppo sostenibile» ma cosa loro intendano è per i più un mistero. Credo che ci sia bisogno dell'intelligenza di tutti perché si stanno trascurando non poco gli ecosistemi del nostro pianeta, i quali, si sono conservati fino ad oggi attraverso equilibri molto delicati. Noi con indifferenza, ultimamente stiamo sconvolgendo in pochi decenni, quanto è avvenuto lentamente in milioni di anni!
Se non faremo qualcosa per invertire la rotta, ci possiamo solo attendere gravi danni per le generazioni future. Non ce ne frega delle generazioni future poiché a loro l'arduo compito della soluzione del problema? Noi tutti abbiamo i nostri problemi da affrontare, con le future generazioni poi si vedrà? Ottimo, se è così allora scusate, non credevo di dover ragionare in questi termini. Allora ha ragione Woddy Allen: ma i posteri cosa hanno fatto per noi?
Sono tra quelli che crede che difficilmente possa esistere crescita infinita, volentieri vorrei essere smentito. Ma studiando, approfondendo, leggendo, confrontandomi ecc., ho capito che non può esistere uno sviluppo illimitato nel tempo. Il pianeta ha le sue risorse, queste se utilizzate si trasformano in nuove cose da riutilizzare in maniera diversa, ma poi si arriverà ad un punto dove qualcosa mancherà. Noi facciamo parte di questo pianeta e da esso dipendiamo ci piaccia o no, conviene quindi fare i conti su come convivere nel migliore dei modi.
Se tutti vogliamo tutto e subito, è un disastro che parte da un'emulazione, dovuta al fatto che pochi pretendono e ottengono con facilità tutto e subito. Ma visto che per tutto si intende in particolare cose che devono essere prodotte utilizzando le risorse della terra, chiediamoci con sincerità: la terra, ha risorse per tutti i nostri capricci?
Facciamo finta che non ce ne freghi nulla dei paesi dove muoiono di fame bambini, donne, e dove gli uomini muoiono a 20 anni. I pochi eletti (miliardi di persone) davvero pensano di risolvere tutto il loro benessere senza danneggiare anche le loro stesse future generazioni? Bisognerebbe forse iniziare ad immaginare di andare a vivere su un altro pianeta ospitale almeno quanto la terra (sembra che ve ne siano anche se a distanze siderali dalla terra). Gli scienziati allora, è bene che continuino a darsi da fare. Una domanda: ma se si lascia andare certi discorsi e non si è presenti e partecipi dei movimenti culturali e degli sviluppi della scienza e delle tecnologie, un ipotetico domani ... chi andrà dove?
Due ragionamenti tornando sulla terra
Intanto, altri pianeti a parte, siamo tutti sempre più vittime di arzigogolati algoritmi finanziari e si naviga a vista, dando poco valore all'economia e al lavoro. Piaccia o no, questi al momento sono i fatti. Ma in questo contesto, la grande finanza da sola a cosa e a chi serve? Facciamo poi finta che tutti i tipi di rifiuti che produciamo servano alla terra e all'aria che respiriamo, davvero come a noi piacerebbe che fosse, la nostra salute sia di ricchi e sia dei poveri ne avrà benefici? Tutto ciò può essere un elisir di lunga vita? Tutto ciò ci deve dare una spinta a dare il meglio di noi in ogni ambito? Mi piace lavorare positivamente su questi fronti! Cambiare quindi cultura, cosa vuol dire in realtà? Cosa comporta?
Dalla rivoluzione industriale in poi, l’uomo si è progressivamente concentrato solo ed esclusivamente su come, e se ridurre la povertà. Da sempre esiste chi appartiene all'élite, e consuma "con più classe", rispetto a chi consuma prodotti di massa. Questi dono due mercati e due mondi paralleli che per diversi motivi, ogni tanto si incrociano tra di loro su prodotti che condividono. Entrambi questi mercati, devono ora rivedere tante cose della loro storia e riprogrammare insieme il loro futuro.
Il problema di rivedere la crescita continua, so che non è cosa di poco conto sia per le conseguenze tecniche gestionali per le aziende, sia per problemi di occupazione, e più in genere per tutto ciò che scaturirebbe a livello micro e macroeconomico nel mondo. Di positivo abbiamo (tra le tante cose) che attualmente esistono tecnologie e modelli interessanti che potranno essere impiegati per limitare l'impatto delle nostre ossessioni compulsive per azioni consumistiche e non favorevoli sull'ecosistema. C'è un però. Affinché tali modelli risultino essere funzionali, si rende necessario un cambiamento del sistema economico e sociale che dovrà rivedere i valori dal suo fondamento sia del mercato, sia del profitto e sia della obsoleta visione della competizione. Bene, altra carne al fuoco.
A tal proposito, tantissimi uomini da anni, parlano di un'economia che debba avere come scopo ultimo quello di perseguire la felicità di ogni individuo sia nella soddisfazione dei bisogni primari materiali, sia di quelli relazionali e spirituali ancora sconosciuti ai consumatori medi. Questi signori, puntano a localizzare al massimo la produzione e a valorizzare risorse territoriali e scambi interregionali a basso tasso di inquinamento. Tali impegni, sono visti per rivedere i concetti di solidarietà. Si basano nel tentare di diminuire gli sprechi, sono ben orientati a vedere nuovi mercati nel riciclo creativo dei rifiuti, fatto attraverso processi produttivi anche molto articolati. Costoro, in tal modo pensano di creare nuovi mercati e organizzare efficienti sistemi sociali nel rispetto degli equilibri tra pubblico e privato.
Conclusioni
C'è tanto da rivedere in una nuova visione dei mercati e dell'organizzazione del lavoro. Nel mondo produttivo delle grandi imprese che condizionano governi e popoli. Si pensa poco al bene comune e quasi nulla all'ambiente, si vive nell'illusione di uno sviluppo infinito secondo vecchi e passate idee di mercato. C'è tanto da fare, tanto per cominciare, l'organismo decisionale tecnicamente specializzato, non è tra i buoi che tirano il carro. Non è neppure più tra gli azionisti, che teoricamente dovrebbero essere i cosiddetti padroni.
Con la finanza e le borse, essendo tanti i piccoli azionisti che non hanno però di fatto rappresentanza, chi comanda non sempre è così visibile. Chi decide è il sistema in sé. I pochi manager che girano a turno le varie imprese e che guadagnano cifre da capogiro, hanno obiettivi di breve termine solo per se stessi.
La loro visione è legata alla durata del loro mandato, proprio come in politica, si decide solo in funzione delle prossime elezioni! L'organismo decisionale tecnicamente specializzato nelle imprese, spessissimo non è neppure il consiglio di amministrazione che serve solo a trombati della politica e a gente inutile. I C.d.A. ormai sono sempre più dei veri rami secchi per la nuova realtà.
Chi decide è un equilibrio fatto di tantissime minuscole professionalità che tecnicamente, per esperienza e per conoscenze, muovono automaticamente i motori delle macchine che producono beni e servizi che automaticamente arrivano a chi in questo gioco ha il compito di acquistare e consumare. Ma con quali soldi?
Tutti consumiamo qualcosa che da qualcuno è stato prodotto. Quindi a cosa serve tutta questa sovrastruttura di parassiti pseudo responsabili di qualcosa? Quali valori e ruolo sociale devono avere se proprio non se ne può far ancora a meno di loro? Con manager così come funzionano oggi, con politicanti che degli statisti non hanno neppure il minimo decoro formale, l'interesse generale è morto, il lungo termine per la gran parte delle aziende a causa di tanti pseudo manager è ormai relativo. Partendo da qui, si riesce ad immaginare quanti spazi vi siano per un uomo primitivo del futuro?

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