I grandi gruppi di persone non sono mai responsabili di quello che fanno. (Virginia Woolf)
Applicazioni e tipi di strategie
È utile sapere come acquisire una mentalità strategica, questo ci serve ogni qual volta ci si ritrova, anche nella vita di tutti i giorni, a dover controllare e utilizzare risorse al fine di assicurare e perseguire degli interessi importanti i cui risultati non possono essere lasciati al caso.
Da sempre nel mondo del business si fa riferimento al concetto militare di strategia. Oltre alla ricerca operativa toccata nel precedente post, vediamo che in particolare nell'organizzazione e nel marketing, non mancano termini comuni alle atmosfere belliche: obiettivo, "conquista" di nuovi clienti, target, team, tatticismi, monitoraggio del territorio, ecc.
Quando si parla di strategia si pensa a un piano per controllare e utilizzare persone, mezzi e risorse finanziare, con l’obiettivo di assicurare i vitali interessi di una particolare area di affari. Una chiara visione e una precisa missione danno poi anima ad ogni struttura di qualsiasi genere.
Uno dei più grandi problemi di tante piccole e medie imprese, è quello di avere strategie improvvisate, senza una vera analisi di alcuna variabile tranne quelle del solo "fiuto", del saggio buon senso, ma senza una vera visione di insieme della complessità dei mercati e delle organizzazioni, che purtroppo spesso nascono gradualmente, in modo incontrollabile nel tempo.
La strategia agisce sempre in una cornice nella quale occorre specificare la parte forte e la parte debole interna della propria struttura. Cosa ad esempio, non di rado viene molto sottovalutata nelle piccole e medie imprese, in particolare se familiari. Tutto ciò, indipendentemente dal grande valore che molte di loro, spesso hanno in particolari nicchie di mercato.
Alcuni bravi e coraggiosi imprenditori, quando pensano alla strategia, ho notato che a volte con poco equilibrio, si concentrano quasi esclusivamente solo sul marketing o hanno l'ossessione della riduzione dei costi. Troppo amanti del loro prodotto, costoro agiscono quasi sempre pensando poco ad un'accurata analisi complessiva e particolareggiata dei continui mutamenti esterni ed interni.
Molte azioni a volte sono più tattiche che strategiche, e non di rado prendono forma partendo da intenti e motivazioni troppo emozionali, o peggio ancora solo egoiche. Non sempre vi è giusta attenzione e cura a considerare con metodo opportunità e minacce dell’ambiente esterno. Cosa comunque di questi tempi sempre più complessa da fare.
Solo in modo discontinuo si valutano forze e debolezze interne, come strumento per monitorare gli andamenti delle decisioni prese. Fatturato e margini, di solito sono le due uniche variabili considerate. Ma per fortuna, ultimamente sempre più imprese stanno capendo nel tempo, l'importanza straordinaria dell'impostazione di un buon progetto di controllo di gestione. Il primo degli elementi da considerare per elaborare piani strategici strutturati.
Il fine ultimo nel sistema economico aziendale, è quello di trovare un vantaggio competitivo attraverso il quale un’organizzazione deve creare una posizione di vantaggio nel proprio mercato di riferimento. Solo fatturato e margini, non bastano, non basta neppure credere di avere un buon prodotto e basta.
Questo modo di agire, è frutto di un "continuum mentale" del proprio modo di essere e di vedere il mondo e la vita. In tal modo tante volte, vita privata e professionale perdono i loro labili confini, e ciò non sempre è un bene sia per la vita, sia per la strategia aziendale
Michael Porter, guru del management moderno, sostiene, che una strategia competitiva ha un suo reale valore quando è in grado di essere differente per qualcosa dai suoi concorrenti. Le differenze tra due organizzazioni sono le basi del vantaggio competitivo di chi poi vince nel lungo periodo.
Il modo di essere differenti dai concorrenti è un assetto strategico di non poco conto. Spesso in tante aziende in crisi, la causa principale del declino, è proprio nella mancanza di attenzione su questi punti fin qui citati. Da qui in poi, non si controllano più man mano sempre più fattori e solo la fortuna aiutava un tempo. Nell'era contemporanea, però anche la fortuna ha cambiato vesti. Ha altri sguardi.
Da qui spesso nascono poi crisi subdole non sempre subito prevedibili ad occhio nudo e del solo intuito. In Italia ad esempio, molti spunti per evitare e superare le situazioni di crisi, le troviamo anche nel diritto d'impresa. Ma quanti approfondiscono tale tema?
Diciamo subito una cosa importante, un imprenditore non avrà mai successo con la sua azienda, limitandosi a copiare gli stessi prodotti o servizi del suo rivale. Peggio ancora se pur competitivo non innova illudendosi dell'eternità delle cose. Egli vince solo differenziandosi in qualcosa che rientra in un particolare significativo di un prodotto o servizio che viene ben percepito da almeno un segmento o nicchia di mercato. Il vero lavoro da fare, sta nel come distinguersi. Per dirla in una frase, potremmo sintetizzare che il primo scopo, deve essere quello di distinguersi per non estinguersi.
La fantasia e l'ingegno italico aiutano tanti per svariati motivi. Questo è un punto di forza inimitabile. Ma il successo nel tempo ha le sue rigide regole. Esso può realizzarsi solo se il mercato percepisce e vede concretamente una maggiore efficienza organizzativa, o in un modo concreto, capisce bene e meglio ciò che diversamente dagli altri si fa in modo originale, innovativo o diverso.
Per assemblare con equilibrio e intelligenza una strategia, pensiero, piano e azioni, abbiamo sempre bisogno di una leadership preparata (orientata all'economia più che alla finanza che non va trascurata) che deve essere capace e possedere competenze specifiche, determinazione e concretezza. Le aziende tuttavia è bene ricordare che non sono cose astratte. Sono innanzitutto persone.
Un’organizzazione con una strategia fragile, ha persone fragili. Questa normalmente la si riconosce perché di solito la vedi andare da una direzione a un’altra seguendo le illusorie differenti opportunità che di volta in volta si presentano. Questo campare alla giornata in modo "organizzato", comporta rischi, non pochi sprechi e bassi risultati.
Non solo, ciò crea spesso un clima interno di lassismo, dove ognuno internamente si crea il proprio pericoloso piccolo orticello. In tal modo si perde il controllo, aumenta solo stress e frustrazione. Abbiamo così un peggioramento lento della qualità della vita lavorativa, della crescita professionale e dell'autostima. Una strategia vera non può sottovalutare tutti questi temi fin qui trattati.
Quando si parla di qualsiasi forma organizzativa, servono quindi strategie con un comune obiettivo condiviso all'interno, valori comuni, una visione chiara del mercato all'interno del quale si opera, una precisa idea che esattamente sia in grado di lavorare servizi e prodotti precisi per il mercato che si intende servire e un gruppo di persone capace di saper convivere e creare un buon clima aziendale.
Le strategie possono essere orientate al basso costo, al servizio verso il cliente al fine di creare una relazione orientata alla sua soddisfazione e poi fidelizzazione, o alla qualità del prodotto o servizio offerto. Come orientarsi bisogna deciderlo, sapere, esserne convinti e comunicarlo a tutti innanzitutto all'interno della propria struttura.
Questi orientamenti strategici, possono essere uno la conseguenza dell’altra, chiaramente tutte possono integrarsi tra di loro, creando formule vincenti in termini di competitività. Punto di partenza però, è creare una leadership intorno a una delle tre componenti da trattare come “focus naturale", e successivamente, bisogna poi cercare di migliorare le altri due aree meno caratteristiche.
In un mondo sempre più tecnologicamente avanzato, si necessita sempre più di persone capaci di saper condividere valori in una logica di team. Questa deve possedere un'elevata professionalità specifiche e specialistiche, con competenze mirate.
Senza dubbio però, ognuno deve imoarare anche a possedere e gestire una struttura mentale atta ad essere attenta alla realtà per quella che è, sia del mondo condizionato, sia di quello più interiore. Insomma sempre più si richiede una nuova predisposizione mentale ad affrontare anche la vita.
Una nuova mente in una nuova epoca e nuove tendenze culturali
Da sempre, facciamo davvero di tutto per non goderci questo viaggio di sola andata che è la vita. Nell'era contemporanea, questa caratteristica atavica, semplicemente si è evoluta diventando solo più sofisticato il modo di farci spesso da soli del male.
Il correre nella convinzione di essere in tal modo efficienti, spesso è uno spreco di tempo nell’illusione di non perdere tempo. Oltre un milione di suicidi al di sotto dei 35 anni. Sono senza dubbio più dei morti di un conflitto. Netto è l'aumentato di antidepressivi. Non aiutano nè al Paese e tantomeno alle persone insicurezze, solitudini e follie di varie intensità e tenore
Siamo in un clima dove si sa ormai che per la società siamo nati solo per consumare e per cercare di far girare quanti più soldi possibile. Tutto ciò, al solo fine di mantenere in piedi modelli socio economici più o meno illusoriamente stabili che di volta in volta qualcuno si inventa.
Mentre ciò accade, la pubblicità incita ai consumi più sfrenati, ma parallelamente ci sono sempre meno soldi da spendere e da trovare a tutti i costi. La cosa più pericolosa che avverto, è che c'è sempre meno attenzione alla consapevolezza dei propri bisogni reali e comuni.
Così facendo, tutti tendenzialmente ci preoccupiamo della nostra vita senza pensare più di tanto al futuro in modo equilibrato, e non per questo si è in armonia in modo cosciente nel presente. Forte è la tendenza a chiudersi nelle proprie paure del proprio piccolo mondo, e così si tira a campare.
Tra grandi progetti, diverse illusioni, e tante incertezze il più delle volte, si tenta dignitosamente di tirare a campare. Manca proprio un modello che sappia tener conto dei vantaggi sia individuali sia collettivi.
Oggi più che mai serve rivisitare una visione della vita più consona ai tempi. È importante per questo anche andare un po' dietro nel tempo per non sentirsi tropo unici. Senza scomodare i presocratici che amo particolarmente, non sarebbe male rileggersi e rielaborare i concetti di ciò che di utile hanno pensato, detto e fatto i nostri avi. Questo potrebbe essere di grande supporto. Vediamo qualche esempio solo per prendere qualche spunto.
Su queste riflessioni, molto interessante è stato il lavoro svolto dal Premio Nobel per l'economia John Charles Harsanyi. Ma prima di introdurci nel suo approfondimento teorico, una piccola premessa è di rigore. Parliamo di utilità e di benessere individuale e collettivo.
Il filosofo e giurista inglese Jeremy Bentham già agli inizi dell'Ottocento, definì l'utilità come ciò che produce vantaggio e che rende minimo il dolore e massimo il piacere. Il pensiero del giurista e filosofo inglese ha il suo fascino, ed ha influenzato non poco il diritto anglo-americano nel bene e nel male. È stato il primo ad interessarsi anche dei diritti degli animali.
La consapevolezza degli squilibri socio-economici, causati dallo sviluppo industriale dell'Inghilterra della seconda metà del settecento, trovò espressione anche in Bentham. Lo studioso è oggi considerato l'iniziatore dell'utilitarismo.
Egli si concentra in particolare sul principio della «massima felicità per il massimo numero di persone» . Cosa non male da associare al concetto di felicità interna lorda per sostituire il prodotto interno lordo. Argomento già citato in questo blog, a proposito dell'iniziativa dell'imperatore del Butan (Paese e cultura che comunque, non può essere da noi replicata con non leggerezza) . Ma ora torniamo a noi.
Bentham ritiene che la morale deve basarsi sui fatti reali e non su valori astratti. Giusto per chiarire, ricordiamo che nell'etica utilitaristica, la "felicità pubblica" si pone quale valore sovrano. Per giunta, vedremo meglio in seguito, per questo modello di riferimento, piacere e dolore sono fatti quantificabili tali da poter essere assunti come criterio dell'agire.
Bentham si spinge fino a formulare un calcolo quantitativo che ci permetta di conoscere le conseguenze dell'agire. Egli quantifica la felicità prodotta, per indirizzarci solo verso quelle azioni che massimizzino il piacere e minimizzino il dolore.
Ciò che conta per il filosofo giurista inglese, sono solo le buone azioni che promuovono felicità sia per il singolo, sia la collettività. Non trascurerei di questi tempi tale pensiero, considerando chiaramente i limiti che può avere ogni pensiero in sé.
Siamo in un'epoca incompiuta, tutti cercano il piacere singolorarmente, rari sono coloro che puntano a promuovere anche la felicità di tutti. Ma solo il benessere comune attenua le singole ansie. Questo è vero anche se volentieri in molti amano parlarsi addosso giusto per appagare, ego, gioco mentale e pseudo cristianità. Oggi si parla molto di bene comune, ma egoismo e altruismo tendono a confondersi non poco creando solo tanta solitudine subdola o manifesta che sia.
Per Bentham, le leggi devono avere il compito di incoraggiare le azioni buone e devono essere in grado di favorire l'utile impedendo e sanzionando quelle che ostacolano il bene di tutti. Non proseguirei più di tanto, ma volentieri inviterei a leggere qualcosa di questo signore e dei suoi discendenti, chiaramente, considerando sempre, che in ogni cosa come sempre amo dire, vi è sempre sia bene, sia male.
Da qui, i conseguenzialisti. Trattasi di studiosi mossi dall'idea che le motivazioni di chi agisce con fare morale, non hanno nessuna importanza. Per questi, ciò che conta sono i risultati. Essi ritengono che se un'azione morale non ha rilievo effettivo non conta. Ripeto, per questi signori, il dovere di chi agisce moralmente, deve essere solo quello di raggiungere il massimo della felicità per tutti.
Dal pensiero all'economia
Classe dirigente e politici in genere, non farebbero male a fare qualche inutile riunione o assemblea in meno, e forse, leggere un po' di più qualche classico, non dico sempre, ma almeno quando perdono tempo per facezie. In ogni modo, so bene che il potere fa solo sentire super umani anche ai mediocri. Cosa è accaduto da questo pensiero? Che un economista ci ha pensato su.
Harsányi è un economista e filosofo ungherese naturalizzato statunitense, è stato premio Nobel nel 1994 per le sue ricerche basate sulla teoria assiomatica del comportamento razionale, ispirata dalla ormai famosa teoria dei giochi più volte citata in vari post di questo blog.
Il maggior contributo di Harsányi, sta nell'utilizzare modelli matematici utilissimi per approfondire meglio il comportamento razionale umano, quando in condizioni di rischio e di incertezza. Questo, solo per massimizzare l'utilità prevista. Tali modelli, sono poi stati applicati ai giochi non cooperativi di Nash.
Nei giochi non cooperativi analizzati dal grande matematico, sappiamo che le azioni, dipendono dall'interazione delle decisioni prese da due o più soggetti con interessi conflittuali. Questi "giocatori", a loro volta, dipendono tuttavia anche dall'informazione in possesso che ognuno di loro possiede circa le intenzioni e le strategie degli avversari.
Ciò implica insomma, che se tutti si concentrassero su un'analisi della realtà in modo più "logico scientifico" tutte le strategie porterebbero al benessere dei più, con infiniti vantaggi individuali e collettivi. Non è proprio una passeggiata addentrarsi in questi viatici, ma spero di aver dato almeno il senso dell'idea e il grande obiettivo di fondo.
La cosa affascinante dei modelli approfonditi dall'ungherese economista e filosofo, è che questi suoi studi servono chiaramente a dare maggiore peso alla teoria etica basata sui principi della tradizione utilitaristica. Egli meticolosamente, cerca in tal modo di conciliare gli aspetti individuali delle preferenze morali dell'individuo, con quelli universali derivanti dai principi di razionalità e utilità sociale.
Ma non basta a mio avviso solo concentrarsi su questi affascinanti modelli. Credo che l'individuo debba imparare ad usare meglio il suo cervello. Credo che l'istruzione debba essere sempre più allargata alle più ampie fasce sociali possibili, credo che questa debba essere di grande qualità.
Sono convinto che il prodotto interno lordo di una nazione dei tempi moderni, sia fortemente correlata alla elevata cultura media di un popolo. Saper usare la oropria mente serve.
Agire ritrovando nuovi equilibri
Pensare solo a noi stessi, e rinchiudendosi nel proprio piccolo mondo, porta la mente a diventare sempre più chiusa e infelice. Da qui, il passaggio all'ottusità è brevissimo.
L'antidoto alla prigione di questa base dell'infelicità, non è l'obbligarsi a frequentare altri per star bene con sé stessi, cercando di non pensarci. Quello che c'è da fare è esattamente l'opposto.
Il vero lavoro consiste nell'imparare a individuare e concentrarsi sui pensieri positivi e cercare la stabilità relazionandosi con attenzione e responsabilità alle cose e alle persone, affrontando i problemi nel qui e ora. Di solito, molti dei nostri pensieri non hanno senso di per sé, tuttavia prendono consistenza solo a causa del turbinio delle emozioni che muovono ogni cosa in noi, diventando prima decisioni e poi azioni. La strategia potrebbe essere addirittura una cultura di base del benessere in pratica.
Essere consapevoli delle proprie intenzioni non è un lavoro facile, ma è fondamentale per lavorare con i pensieri in modo concreto. Sono le intenzioni che poi diventano base delle motivazioni di pensieri positivi o negativi che siano. Quanti vantaggi ragionare in tal modo per elaborare strategie!
Le intenzioni muovono i pensieri, alcuni di questi in modo più o meno consapevole diventano chiare motivazioni di un disegno che si vuole realizzare, e il tutto è alla base di tutti i cambiamenti in cui diciamo di credere. Ma come poi attuate tali cambiamenti?
Le condizioni esterne (beni e persone) non possono essere considerati sostegni solidi strategici. Nella migliore delle ipotesi possono essere supporti bene o male utilizzati. Pur essendo importanti, non bisogna fare affidamento solo su di loro, ma sono solo cose che bisogna saper gestire con armonia.
La mente non migliora naturalmente, essa migliora solo attraverso la cura che le si dà. Per cambiare i pensieri negativi che sono figli della paura di fondo che può essere nascosta o meno, non basta solo lasciarli andare. Una volta riconosciuti bisogna curarli e cambiarli e ci vuole impegno e perseveranza. Per iniziare, conviene partire dai più semplici, e pian piano arrivare a cambiare anche i più complessi
C'è una certa continuità di pensieri che continuamente sotto forma di voci e immagini tempestano la nostra mente. Riconoscendo l'inutilità di alcuni di loro, impariamo ad eliminarli, senza individuarli, non possiamo curarli e coltivare quelli positivi.
OPer far ciò, è importante fare molta attenzione ed avere una giusta distanza emotiva da tutto quanto passa nella mente. Acquisire un atteggiamento riflessivo nella vita, serve per questo, imparare ad ascoltarsi, serve a questo. Imparare dalla solitudine, aiuta molto per tutto questo.
Cercando di capire da dove arrivano le delusioni, i risultati negativi di un'azione, le sofferenze, bisogna quindi avere una visione e saperla misurare andando oltre le condizioni esterne, a volte basta chiedersi: quali sono le cause e le condizioni create da noi stessi, che hanno portato a quei risultati ?
Per iniziare, si potrebbe partire dal fermare i pensieri ricorrenti, facendone oggetto massimo di attenzione e di equilibrato distacco emotivo. Se si è poco sereni chiedersi: perché sono così? Quale pensiero sta alimentando il mio stato d'animo negativo ? Dopo averlo individuato chiedersi: perché lo sto alimentando, dove mi porta tale atteggiamento? Più semplice a dirsi che a fare, ma la mente è un muscolo che va allenato.
È importante saper riconoscere il nostro modo di pensare. Bisogna saperlo fare continuamente cercando tuttavia di non chiudersi mai nel proprio piccolo mondo. Le cause delle negatività sono i dovute sia a fattori esterni, ma più spesso, sono dovuti a cause interne.
Per avere capacità strategiche, risultati, e per alimentare le condizioni di equilibrio, è impossibile ostacolare i fattori esterni. Si perde solo tempo prezioso. Dobbiamo imparare a cambiare il nostro modo di pensare per evitare ogni causa di inutile sofferenza.
È possibile cambiare la mente. Se la si subisce passivamente nasce il caos. Bisogna bisogna saper valutare oggettivamente se c'è qualcosa da rivedere o ritenere semplicemente falso ogni giudizio, e farlo senza restarci male. Anche quando un pensiero è giudicato positivo, bisogna saper vedere se è vero o falso prima di gioirne
Imparare a pensare bene di se stessi in modo concreto, vuol dire capire bene i propri bisogni e pensieri positivi. Serve per saper aiutare anche altri. Se si può eliminare una causa di un problema individuato, allora provare a risolverlo, diversamente, lasciar andare.
La meditazione analitica, la preghiera in senso profondo e non rituale, lla capacità di auto analisi delle proprie emozioni, sono strumenti utili che aiutano a sviluppare la comprensione dell'oggetto e dell'intelligenza, inoltre, tutto ciò, affina preziosissime qualità contemplative.
Quando si è preda di pensieri negativi, si intorpidisce la mente e la vita. Il torpore avvicina al buio. Tale causa, è la base di una mente ottusa e non motivata.
La Libertà di pensiero prevede regole, e quindi importante è imparare ad avere un modo corretto di pensare. Pensare ciò che di vuole in maniera disordinata e confusa non aiuta al l'equilibrio della mente.
I veri ricchi sono coloro che facendo crescere i loro progetti, parallelamente fanno crescere il loro equilibrio interiore senza mai perdere attenzione alla cura e conoscenza profonda della mente.
Se cresce solo ricchezza economica senza che cresca anche quella mentale, non vi è pace e contatto reale con l'essenza delle cose. Tutto ciò che è desiderio non è negativo, si fa tuttavia esclusione per attaccamento e desiderio compulsivo, che è sempre dannoso. L'elaborazione interiore e l'attenzione alla realtà, aiutano a far comprendere il limite tra perseveranza e ostinazione
Pazienza, stabilità emotiva e ricerca continuo dell'equilibrio, sono tre aspetti chiave della saggezza di ogni cultura. Anche per chi ha fede in una credenza, estraniarsi dalla realtà con solo preghiere, sutra, mantra e ritiri vari di diversi generi, non servono se poi nella realtà quotidiana non si sa adattarsi con equilibrio e stabilità.
Ogni cambiamento, ogni strategia ben meditata con visione e obiettivi chiari sono cose realizzabili. Basta però sapere che solo la motivazione è alla base di tutti i cambiamenti in cui diciamo di credere. La sola cultura senza pratica, fa correre il pericolo di perdersi ancor più rispetto a coloro i quali da soli, osservano la loro mente per migliorare.
Studio, miglioramento continuo in tutti gli ambiti e impegno costante, devono camminare sempre di pari passo. Senza attenzione continua ai processi mentali, si continua a convivere con la sofferenza. Attenzione alla reputazione, agli elogi e all'adulazione sono cose che portano a ingenuità e gravissimi errori comportamentali. Il voler essere decantati porta ingenuità e ad essere strumenti di approfittatori
Alcune domande per concludere
Riflettere con attenzione su cose, oggetto, persona o pensiero. Porsi sempre le seguenti domande: Come appare a me? Come appare ad altri? Come realmente è in questo momento ciò che analizzo? Quali emozioni (gioia, tristezza, entusiasmo o, ecc) mi possono condizionare nel bene e nel male?
Queste trovo che siano le domande da approfondire davvero con i criteri dell'oggettività. Sono analisi da fare sempre con attenzione e scrupolo. Vediamone qualcun'altra.
Cosa fa essere l'altro/a o la cosa così esclusiva e preziosa? Perché dò tanta enfasi e non penso ad altro navigando nel regno delle illusioni? È attaccamento per cosa o rifiuto di vedere cosa ciò che sto analizzando? Quanto c'è di proiettivo e di attaccamento nel vivere irrazionalmente qualcosa? Avere un progetto chiaramente, indirizzo meglio ogni analisi.
La motivazione è alla base di tutti i cambiamenti in cui diciamo di credere. Per analizzare bene la realtà, ci sono due elementi base che non bisogna trascurare. Sono l'interconnessione tra le variabili che condizionano le cose momento per momento, e che nulla è immutabile nel tempo.
Tali supporti, aiutano orientare la nostra mente nella direzione di quella conoscenza. Motivazione e i due punti chiave dell'analisi appena descritti, sono indissolubili poiché l'una alimenta l'altra. Il resto è solo rapporto vita e tempo.

Nessun commento:
Posta un commento