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domenica 13 ottobre 2013

23 - uomo tra passato e futuro

Non cercare di diventare un uomo di successo, ma piuttosto un uomo di valore. (Albert Einstein)

    

Agli albori della vita, gli umani per sopravvivere non avevano muscoli particolari e artigli possenti, non erano abbastanza veloci per scappare dai predatori, non sapevano e potevano mimetizzarsi, e non volavano alto nel cielo. Dato che si racconta che provenissero dal mare, non è detto che da lì fossero scappati perché non adeguati a quella competizione. Qualcosa mi dice, che negli abissi marini, per l'umanità non vi era alcuna opportunità di sopravvivenza.  

La sua unica possibilità per sopravvivere alla selezione della natura, per l'uomo poteva solo essere quella di stare con i piedi per terra, e sviluppare i cinque sensi per potersi organizzare adeguatamente con i suoi simili. Per far funzionare il tutto, bastava solo trovare un sistema idoneo per comunicare strategie utili per trovare e difendere territorio, acqua e alimenti. La mente diventa l'arma segreta. L'unica cosa importante, era quella di condividere e inventarsi idee, trappole, inganni, e strumenti di morte, meglio se maneggevoli ed efficaci a distanza. 

In questo modo, nei millenni, l'uomo non solo supera vari esami di selezione naturale, ma addirittura passa dal dipendere dalla natura per sfamarsi, a tentare poi di capirla per trovare protezione e mezzo di osservazione per imitarla, fino ad andare nella direzione del controllo con lo scopo di usarla. Nei tempi recenti, in maniera sprezzante, cerca addirittura di modificarla, manipolarla, costruirla per sui fini più o meno nobili, agendo spesso senza rispetto a alcun riguardo per essa. 

Strana storia d'amore divenuta arroganza vero? Non è detto però che nuovi equilibri possano sorgere tra i due innamorati, per un nuovo tipo di cammino da fare insieme. Forse pensarci ci conviene.

Questo meccanismo ha portato buoni risultati nella razza umana, e nei maschi in particolare, nel divenire del tempo, ha fatto nascere nella stragrande maggioranza delle tribù costituite, il presupposto che si creasse in ogni gruppo una gerarchia. All'interno di questa struttura organizzativa di tipo gerarchico, è al più forte e intelligente, che spetta automaticamente il ruolo di capo della comunità. 

Tutte le femmine erano in parte escluse dalle decisioni importanti per la comunità, in particolare su guerre, strategie di difesa, caccia, pesca ed educazione del maschio, appena terminato il suo tempo dell'infanzia e di dipendenza dalla madre. 

Di fatto, colui che inventava e faceva rispettare le regole, era poi chi dirigeva in un certo senso un tipo di cultura più o meno condivisa. Il capo, sembra però, che non decidesse sempre tutto da solo, ma di certo era colui che si assumeva la responsabilità di coordianre azioni programmate. A quei tempi, non tutto era così semplice come sembra, non esistevano istituzioni e palazzi di giustizia, ma questo non era un danno, tutto era predisposto secondo logica della natura. 

L'uomo che diventava capo, lo era perché egli risultava funzionale al sistema per taluni scopi utili al gruppo. Quindi, quando non garantiva più certi successi, il posto veniva occupato da un altro più consono allo scopo. Guerre interne, non credo che fossero del tutto assenti già da allora.

La femmina in quei tempi, è colei che garantisce il futuro della specie. Non per romanticismo che non è stata mai una caratteristica o virtù propriamente maschile, l'uomo sa che prole e gentil sesso, vanno custoditi come un tesoro prezioso. La femmina serviva innanzitutto per "produrre" guerrieri, pescatori, cacciatori, ecc. La prole era un capitale, e serviva per avere sempre forze e intelligenze fresche, utili a migliorare qualità e quantità alla sussistenza della comunità. 

Con gli anni sul groppone, l'uomo presto imparava già a quei tempi, che tutto si esaurisce, incluso forza e intelligenza operativa. Possiamo notare che, interdipendenza tra uomini, donne, bambini, natura e cose, già esistono da sempre. Gli anziani tramandavano esperienza e si spera storie non contaminate solo da ricordi travisati e chissà come reinterpretati e trasmessi

La femmina, essendo anche ella parte attiva dell'umanità, di conseguenza aveva intelligenza e sapeva organizzarsi. Ma per lottare per la sopravvivenza della specie, la sua forza fisica, poteva essere forse sufficiente solo per sé, la sua prole, e al massimo per rapportarsi con la natura in modo diverso. Ecco perchè il suo ruolo assumeva fin da subito diverse prospettive con compiti comunque utili alla comunità, ma che la tengono solo apparentemente fuori dalla vita sociale del tempo. Allora non esisteva femminismo e anti femminismo. Allora o sopravvivevi o morivi.

Guerre, conflitti, potere e complotti non potevano non mancare l'altro ieri, ieri, così come non mancano neppure oggi. In quei tempi e per millenni ancora, per poter far fuori un nemico, o un animale di grande stazza e pericolo, non mandavi un missile stando seduto in poltrona. Le donne quindi, essendo per tantissimi motivi in tutte altre faccende affaccendate, non sempre si sentivano così gioiosamente coinvolte nell'ammazzare altri. Non vi è dubbio comunque, che indipendentemente da tutto, fossero anch'esse parte attiva del sistema produttivo. 

Credo che loro fossero più orientate a relazionarsi con i prodotti della terra. Non è detto ad esempio, che la prima rivoluzione umana (agricoltura) non dipendesse proprio da una donna. Ella, capendo i segreti della terra, forse prendendo anche spunto in qualche modo dalla sua stessa natura, non è escluso che abbia un giorno pensato di iniziare a pianificare le cose in modo tale, da non dipendere solo dall'ambiente, ma ottenere da esso alimenti e beni, seminando e e sperimentando la coltivazione. 

Tale storia dell'umanità è dominata prevalentemente da un sistema che vedeva l'archetipo del principio maschile come base e punto di forza di questo particolare animale. L'uomo "cacciatore" è da sempre in perenne relazione con il mondo eterno che condiziona psicologia e visione della sua esistenza per svariati millenni. Tale stereotipo porta conseguentemente a vedere il maschio come un'energia potente e orientata nell’affermazione di se stessa, e centrata per ottenere risultati visibili

Energia fortemente motivata nel muoversi verso una direzione prefissata, con un intento ben preciso e la voglia di raggiungere obiettivi più o meno ben definiti, diventano il leitmotiv del nostro progresso. Essere attivi e non sottomettersi passivamente alla natura e agli eventi, è quindi la caratteristica alla base della nostra sopravvivenza.

Quanto sopra esposto, porterebbe ad avvalorare l'idea che l'uomo sia attivo e la donna passiva. Grande idiozia! Io credo invece, che il maschio sia colui che si mostra più attivo nel mettere in moto ogni energia verso un progetto mirato in cui credere; mentre la femmina, sia più attiva nel valorizzare, accudire e impreziosire ogni energia di ogni iniziativa che ritiene di valore, indipendentemente dal fatto che a creare tale progetto sia un maschio o una femmina. 

Tuttavia, questo non vuol dire che spesso i ruoli non possano invertirsi per breve tempo, prima di ritornare in modo più potente alle loro origini naturali. Il maschio si attiva a creare progetti, a difenderli, svilupparli e lottare per essi; la femmina si attiva per creare e inventare soluzioni idonee per meglio condividere progetti che poi bisogna accudire come tesoro prezioso e lottare per essi. 

In natura, tra tanti spermatozoi che si muovono verso un ovulo, il processo naturale seleziona e permette solo a quello con maggiore energia di raggiungere l'obiettivo (ovulo). Una volta raggiunto l'obiettivo, il principio femminile si attiva per dare energia ad un processo dai diversi esiti. 

In pace, grandi uomini si attivano a creare un contesto stabile con saggezza, buone leggi e quando serve farle applicare, non disdegnano cattive maniere, con tutto quello che ne consegue nel bene e nel male. Grandi donne in ogni contesto relazionale, familiare, educativo, professionale e sociale, si attivano per tutta la loro vita, condizionando le cose e valorizzando la cultura di riferimento con amore o non amore, partecipazione o non partecipazione, lotta o non lotta ma con decisioni sempre efficaci e funzionali alla comunità.

In guerra, grandi uomini, eroi e soldati conquistano posizioni e territori, e con valore portano avanti l'ideale (più o meno sciocco, ma quasi sempre funzionale ai motivi economici del suo paese di parte). Grandi donne, se soldatesse, si attivano come e più degli uomini per difendere la loro cultura e il futuro che si immaginano per i loro figli; ma non solo, contemporaneamente, altre donne non soldato, le aiutano e si attivano facendo di tutto per far comprendere la follia umana.

Il maschio lo vedo come colui che ingegnerizza i processi per far funzionare i progetti che crea, o quelli di altri in cui egli crede. Lo fa nella continua azione e ricerca della qualità nel dare energia alle cose che servono. La femmina, la vedo come colei che ingegnerizza la qualità e i servizi utili che servono ad un progetto in cui crede o vuole creare, concentrandosi sempre alla ricerca e all'azione di un miglioramento continuo di tutto ciò che di bello circonda ogni cosa. 

Quanto monotona sarebbe l'esistenza senza queste sfumature di due poli di genere contrapposti, ma emtrambi così preziosi e ricchi di significato, oltre che, chiaramente, così interdipendenti tra loro? 

Quello che emerge dalle osservazioni che si possono fare, è incredibilmente straordinario. Mentre una donna è molto più orientata al ciclo degli eventi che possono a suo avviso essere previsti e migliorati o meno gradualmente nel tempo, e nei continui riflussi successivi. Il maschio è più legato al tempo lineare, visto come una sequenza ordinata di pensieri e azioni, che si susseguono per migliorare obiettivi e relativi processi da attuare. Non è assolutamente lo stesso percorso quello che utilizzano, ma entrambi tendono allo stesso comune scopo. 

Il maschio è energia educata a “funzionare” e a rimuovere gli ostacoli che si presentano cercando chiarezza e forza, arricchendo in tal modo anche il suo mondo interiore. Una femmina è particolarmente incentrata sul suo mondo interiore, e partendo da questo punto di riferimento, si concentra sul il mondo esterno per renderlo migliore. Inoltre, in ogni femmina vi è una più o meno consistente energia maschile, e viceversa.

Gli uomini, a questo punto non so se per genetica o storia umana, fin da bambini tendono subito a seguire e ad identificarsi in un eroe che può essere visto nel padre, in uno sportivo, un saggio, un cavaliere di una favola, eremita o soldato che sia. Egli si può identificare in questi personaggi vedendoli da due opposti estremi che possono portare ad avere quei modelli in positivo o in negativo. 

Esempio: eroe cattivo o eroe buono; padre cattivo o buono e così via. Da qui parte l'idea intorno alla quale costruire poi il copione della sua vita, dove gireranno intorno scene, cast, sceneggiature, visione e messaggio della propria dimensione.


Oggi fra mille contraddizioni

Il maschio sente un disequilibrio per il suo forte orientamento al mondo esterno, per tale motivo è molto centrato alla ricerca del suo opposto (principio femminile) Almeno quanto lo é una donna per altri motivi (vedi post 22). Cercare fuori da sé un equilibrio per un uomo, non è sempre semplice, e ciò comporta diverse complicazioni da superare con il suo mondo interiore. 

Da qui la modalità spesso contorta nella gestione della sua relazione con l'altro sesso, in particolare nell'era moderna, e questo influisce non poco su tutto il gioco delle varie sceneggiature dei due mondi che si incontrano e scontrano continuamente nella vita.

Dopo interminabili millenni di convinzioni errate basate sulla forza e sul concetto del maschio attivo e della femmina passiva, nella società avanzata dei servizi e della globalizzazione, improvvisamente ciò che prima funzionava in un certo modo, man mano nel tempo, proprio grazie al progresso che l'uomo stesso ha inseguito, fa si che non solo vecchi comportamenti non funzionino più, ma addirittura, tantissime vecchie convinzioni e pensieri, sono a dir poco inutili se non addirittura dannose. 

Vediamo alcuni punti chiave che caratterizzano normalmente la definizione di uomo, e a seguire, cercherò di trovare una via d'uscita a taluni limiti. I segni distintivi del maschio sono:

1) competere con un sottofondo caratterizzato da propensione con forte base aggressiva.
2) vivere in maniera più o meno consapevole nel culto dell'eroe, avendo un pericoloso orientamento a creare miti senza macchia. Tale comportamento, si manifesta in modo abbastanza forte anche nello sport, nel tifo, e perché no, nelle scelte elettorali.
3) in funzione del grado di intelligenza, in situazioni ritenute ambigue, con sfumature diverse, cerca di mimetizzare sentimenti negativi e sospetti che hanno un forte potenziale di violenza di base.
4) fortissima tendenza a creare schieramenti più o meno costruiti ad hoc, non di rado funzionali solo al suo atavico concetto di dividere il mondo in buoni e cattivi. I cattivi, sono tutti astuti, da temere e combattere senza tregua, e chiaramente sono solo coloro schierati nella fazione avversa.
5) il maschio, oltre che dividere il mondo in buoni e cattivi con poche sfumature, non può fare a meno di dividerlo anche in me e altro, mio e tuo, noi e loro. Anche se si rende conto che questo modo di pensare il più delle volte non porta a nulla, credendo di mettere ordine alle cose della natura umana, si inventa ideologie spesso senza senso, che servono solo per nuove guerre sante.
6) ultimamente, pensa spesso che sia "moderno" entrare nella dimensione della bellezza, della cura di sé, prendendo in prestito modelli e atteggiamenti provenienti dal mondo femminile, ma poi invece perde la sua dimensione, ed entra semplicemente nel mondo della vanità.
7) l'elemento più buio, si nasconde nel gioco sottile dell'adulazione e della tendenza a cercare di essere adulati, non di rado, solo per manifestare superiorità.
8) è pieno di intenti con fortissima motivazione al successo o al potere. I primi (quelli motivati al successo) oggi (originariamente era diverso) sono coloro che poi tendono a manifestare tale successo per mettere in mostra il loro ego, e lo mostrano attraverso status symbol. I secondi, (motivazione al potere) non hanno bisogno di mostrare nulla a nessuno, e il benessere non serve farlo apparire, essi puntano solo a governare la vita degli altri. I motivati all'affiliazione o è gente di vera fede, o gente impaurita e semplicemente sola, o chi ci arriva solo perché sa che sta per morire. Sono tutte dimensioni diverse che si esprimono attraverso comportamenti e sguardi.
9) veri Santi, saggi e uomini non facilmente schierabili in buoni o cattivi, spesso creano disagio, e se non creano intralcio ai potenti di turno, sono molto apprezzati ... ma meglio se nei libri di storia o di altri generi, ma con maggiore enfasi, solo dopo la loro morte; 
10) la spiritualità, è prevalentemente o un bisogno di protezione verso l'incontrollabile, o un mezzo per cercare risposta a dubbi, o mezzo di potere su altri. Ognuno di questi, per alcuni integralisti di ogni parte, è uno schieramento che spesso fa difficoltà a rispettare altre.
11) esiste la "plebe" vista in maniera dispregiativa: non viene mai citata per evitare di sentirsi giudicati come "snob". È quella gente che non capisce come fa a vivere come vive chi è diverso da loro. Ricca o povera che sia, se non la si capisce, meglio tenerla lontana.
12) infine, l'uomo purtroppo è colui che solo quando la vita è appesa ad filo e la si sta per perdere, s'illumina; e anche in questi casi, solo a volte, apprezza l'importanza della preziosità della vita.
13) l'uomo può anche morire per un grande ideale, per onore, per orgoglio o per vergogna togliendo si la vita. Quando questo accade, spesso è perchè tormentato di non veder realizzato ciò che immagina di come dovrebbe essere una realtà secondo un suo pensiero ideale. Qui escludo i sofferenti esistenziali di ogni genere, razza e cultura.

Quest’uomo racchiuso in questi tredici punti, non può fare ancora a meno del vivere generalmente nella logica del vincente o del perdente, ha bisogno di appartenere ad un gruppo, oppure di sentirsi un eroico lupo solitario. Non può vivere senza avere in un angolino della sua mente, forte la presenza del pensiero della logica dell'uomo di successo, dell'arrabbiato con il mondo, dell'esaltato, o del fallito frustrato che raramente lo ammette a se stesso in modo equilibrato.

I copioni maschili, hanno poche categorie di personaggi che si adattano in contesti diversi, ma che di solito, hanno quasi tutti profili psicologici divisi in poche alternative possibili, anche se trattasi di profili con diverse sfumature. 

La gerarchia sociale è ancora un punto di riferimento più o meno rivisitato ma sempre molto presente. Solo personaggi di elevato spessore, che riescono ad avere un progetto proprio o condiviso, denotano qualità di equilibrio e solidità. Costoro mi offrono spunti di riflessione straordinari. Parlo di tutti coloro che insegnano con esempio, con cuore e con intelligenza, a capire le dinamiche della mente e a come migliorarsi. Ne sono tantissimi, tanti di loro, neppure sanno di esserlo. Basta guardarsi intorno, aprendo occhi, cuore e mente con attenzione e prudenza. 

Sono gli uomini non più primitivi già nel futuro. Vivono senza miti, non hanno bisogno di dividere il mondo in buoni o cattivi, capiscono le sfumature della vita, misurano il loro successo con la loro capacità di saper condividere passato, presente e futuro. Tendono a creare progetti solidi con cuore da cavaliere o vecchio nobile samurai. Nella mia misera esistenza, ho avuto la grazia di averne conosciuti tantissimi e tanti sempre nuovi continuo a conoscerne. A dire il vero ogni tanto sbaglio. Ma quelli che mi inducono in errore di valutazione, sono maestri che mi aiutano a correggere il tiro!

Non vedo solo maestri, magari fosse così. Noto che nessuno vuole essere o sentirsi "mediocre" ma di mediocri che vivono all'ombra della moda del momento, sono spesso raggruppati in molti e sono nascosti nella maggioranza silenziosa proprio come gli uomini non più primitivi del futuro. Generalmente è gente non affatto serena con se stessa, chiusa nel proprio piccolo mondo. 

Il maschio se oggi è in crisi, la causa fondamentale è che non sempre ha saputo adeguarsi a questa trasformazione della società. Tuttavia però, bisogna ammettere che essere maschi, oggi presenta una difficoltà diversa dal passato, e richiede acquisizione di nuove abilità non sempre facili da mettere in pratica, anche perché, la società è lenta a muoversi.

Oggi un maschio non può permettersi il lusso di vivere di privilegi che si era costruito nei millenni scorsi, e deve necessariamente fare i conti con il fatto che nel mondo dei servizi, non esiste esclusività della forza intesa come nel passato. Oggi l’uomo deve avere l'intelligenza emotiva e sociale che deve aggiungere a quella pratica operativa per capire le diverse dinamiche che regolamentano relazioni e comunicazione. Credo che debba agire in tale direzione qui sintetizzata, senza perdere la sua visione di quelle che sono le sue potenzialità ataviche che vanno però rivisitate. Ma per essere bravo a giocare le sue carte c'è bisogno che abbia maggiore fiducia in sé e nella vita, con criteri diversi dal passato. 

Per il maschio, il contatto con la propria natura, il proprio corpo e le proprie emozioni, è un processo mediato dalla propria educazione, da modelli percepiti o appresi della visione della vita del suo gruppo più prossimo, dalla sua sensibilità ed intelligenza. Il clima familiare e la sua capacità di adattamento, senza perdere il potenziale creativo, vanno curate e aiutate a crescere accompagnate da una maggiore consapevolezza delle complessità in perenne mutamento e sempre con rinnovate forme di Inter dipendenza ricche di sfumature ed opportunità. 

Non a caso che in tutte le culture, lo vediamo bene in antropologia, tutti i giovani maschi erano un tempo "iniziati" addirittura con dei riti. Questi servivano a far entrare il maschio in contatto con un mondo fatto di norme, valori e aspettative condivise, e non solo a quanto concerne solo la propria natura. Questi erano il punto di partenza per avere dei ruoli nella vita adulta della propria comunità. 

Intorno ai tredici anni, anno più, anno meno, la percezione del proprio corpo per un uomo, inizia a prendere una sua dimensione psicologica e fisica. Qui inizia un processo di percezione del proprio sé che é importante. I maschi, rispetto alle femmine, hanno bisogno però di una mediazione culturale per assolvere in seguito in modo equilibrato, i compiti naturali nell'ambito della famiglia e in quello sociale.  Nella peggiore delle ipotesi, una donna è sempre costretta fin da piccola ad essere in contatto con la propria natura, il proprio corpo e le proprie emozioni in modo più o meno diretto. In questo caso sensibilità ed intelligenza sono più in armonia con la natura. Per un maschio non è così.

Il rito aveva il compito specifico di obbligare a prendere contatto con la percezione che il giovane doveva avere con un mondo reale. Il rito era un evento sociale che portava il giovane maschio dal passaggio dalla vita da bambino a quella di adulto. Oggi se l'osservazione non m'inganna, il rito è che a diciotto anni mamma e papà devono organizzarmi la festa con gli amici!

Padre e/o anziani erano in passato gli addetti alla esecuzione del rito, che non consisteva nel trovare la discoteca giusta o il regalo più desiderato. Oggi senza più riti ma nella cultura dei miti, un giovane, spesso perde di vista fino a quando è ancora un bambino e da quando in poi sarà “ufficialmente” un adulto. Spesso, oggi può capitare che un uomo si ritrovi vecchio, con la vita che può essergli sfuggita di mano, pur adempiendo a tutte le fasi biologiche e lavorative che i tempi segnano in automatico a tutti.  Questo è un problema secondo il mio modesto parere.

Ma il tutto diventa ancora più delicato se si inizia a riflettere su quale rito puntare per averne uno più adatto al mondo in permanente mutare. Il compito non può essere demandato solo alla religione o solo ai militari. La società necessita di una nuova visione. Abbiamo bisogno di un rito? Se si, per quale dimensione di sviluppo? Quali saperi e abilità deve consacrare?

Il genere maschile, anche in antropologia, è sempre stato un ruolo legato ad uno status sociale come abbiamo già visto. Questo oggi determina non pochi problemi e richiede una certa rivisitazione delle posizioni, delle ricerche di autorealizzazione, degli adattamenti al nuovo mondo che avanza in modo deciso. Si necessita di nuovi assestamenti e le opportunità sono molteplici. Saper vedere la nuova alba è necessario, il genere maschile, prima abbandona con maturità il vecchio, prima trova maggiori equilibri adeguate ai tempi. 

Negli ultimi decenni è corso veloce il tempo, e come un fiume in piena molto ha portato via con sé tante ex brutte e belle cose di quello che era un tempo il mondo. Noi contemporaneamente, in tanti ci siamo parecchio addormentati. La nuova alba ha bisogno di nuova energia, e questa per tutti, saperla condividere è una grande occasione da non perdere. 

Tutto è stato veloce nelle scienze ed in particolare nelle tecnologie applicate alla vita quotidiana. In tanti (maschi e femmine) con intelligenza e senso pratico, hanno già iniziato ad utilizzare l'intuizione per usare i nuovi mezzi di comunicazione in modo davvero funzionale e in maniera concreta. Ma nonostante tutto, siamo ancora molto lenti nel divulgare ancor più questa nuova cultura. 

Siamo ancora dei primitivi del futuro. Questa velocità ben gestita con intelligenza e sapienza dall'industria, ha stravolto ogni punto di riferimento di ciò che sempre la vita ha avuto come linea guida: la relazione interpersonale per crescere. 

Oggi anche attraverso la realtà virtuale, dobbiamo reimparare le relazioni interpersonali che possono evolvere o involvere il mondo. Considerare la sola antica relazione e la sua gerarchia, e in più vederla separata dai vantaggi del mondo delle comunicazioni attuali è pericoloso. Tuttavia però, rifarsi solo a una o solo all'altra (solo antica o solo tecnologica) cambierà solo l'uomo in peggio. Ma quanti di noi sono pronti ad evolversi in questa nuova prospettiva di vita?

Il fatto sta che per la mente, è dura provare a cambiare anche solo poche delle vecchie abitudini, che per millenni sono servite, figurarsi cosa voglia dire per lei, rivedere addirittura quasi tutto, e farlo anche velocemente, e per giunta ... solo per esigenza d'epoca e non si sa per quale schieramento. Forse non tutto, ma tantissime idee e modelli, devono essere quanto meno ... radicalmente rivisitati.

L'uomo di tutte le Ere, in un qualsivoglia contesto organizzativo, vive sempre immerso in un continuum di conflitti. Figuriamo oggi!! Egli per convivere con le esigenze di gruppo e le sue leggi, senza far soffrire la sua natura interiore, deve trovare vie d'equilibrio complesse. Il maschietto, ogni volta per ogni cosa importante da decidere, deve sempre stabilire il punto oltre il quale segnare il confine tra la dedizione da avere verso il pubblico, e la cura della propria sfera del privato della sua esistenza. 

Non sempre tutto è di semplice soluzione, quindi diventa fondamentale a volte lottare più con pazienza che con veemenza; altre volte conviene imparare a saper accettare la reàltà senza per questo subirla passivamente; non di rado forse bisognerà trovare dignitosi compromessi, da considerare occasione funzionale solo per evitare momentaneamente un duro conflitto; altre volte ... Mah! ... forse meglio farsi scivolare le cose da dosso, e osservarle come se fossero gocce d'olio su una lastra di ghiaccio. 

L'uomo se è riuscito a costruire ciò che ha realizzato a tutt'oggi nel bene e nel male, può anche affrontare con serenità i futuri millenni che il sole ci permetterà di vivere su questo pianeta. La qualità della vita che si è creata, la si deve molto alle conquiste che egli ha fatto, innanzitutto su se stesso. Tali conquiste, le deve alla sua intelligenza nel sapersi adattare e nel saper accettare difficili cambiamenti, e nel saper usare (spesso anche con spregiudicatezza) le conoscenze acquisite. 

L'uomo modeno non è in crisi. Quante volte ha già dovuto rivedere con coraggio vecchie concezioni a volte destabilizzanti? Non credo quindi che velocemente non sappia ora trovare un nuovo modo di essere uomo. Anzi, tutto sta già accadendo, solo che a noi piace lamentarci.

Non solo come maschi, insieme all'altra metà del cielo ci siamo inventati parecchie cose strane per facilitarsi la vita. Ora basta solo dare nuovi valori alle nostre esistenze, avendo fuducia nel saper essere presenti al presente con attenzione ed equilibrio. Il maschio, da quando man mano si sta sempre più tecnologgizzando, sembra che stia sempre più lentamente perdendo il suo nesso con il suo archetipo. E allora? mica per questo possiamo suicidarci in massa!?

A volte sembra che a causa di vecchi modelli inapplicabili l'uomo contemporaneo faccia sempre più fatica a trovare una sua dimensione proprio nel mondo che ha egli stesso creato con le sue mani. Dov'è il guerriero che sapeva adattarsi ad ogni terreno e ad ogni nemico per vincere? 

Ora basti pensare che il terreno siamo noi stessi, che il nemico è la paura del cambiamento e l'enigma è risolto. A noi deve solo continuare ad aiutarci la consapeolezza che l'equilibrio è l'unica cosa che ci deve esaltare, possiamo essere liberali, razionali o perfezionisti non ha importanza, perché tutto punta a mirare alla ricerca della realizzazione e della felicità che sappiamo difficile e di breve vita. 

Ciò che conta, è sapere che abbiamo creato più di una certezza dove ora è chiaro che: 1) tutto muterà nel tempo continuamente; 2) siamo ormai sicuri che il massimo che possiamo fare è sapere che ogni nostra decisione sarà causa di un effetto, che esso in ogni modo sarà sempre sia un ben sia un male; 3) che come da sempre nel tempo, bisogna aver fede in ciò che si crede, e dare fiducia in ció che si fa. Ma di cosa altro abbiamo bisogno?

In fondo la vita ha solo bisogno di nuove forme di padri e di uomini con nuovi valori e intelligenze che sappiano qualificare la natura del maschile, del femminile e del mondo che si intende vedere.

Poi si sa, come è sempre stato qualcosa ancora sarà. Ossia: ci sarà sempre chi vivrà di grandi ideali e di grandi valori; ci sarà sempre chi creerà nuovi piccoli grandi progetti; non mancherà mai chi come al solito continuerà a costruire ogni cosa con energia ed entusiasmo; chi allieterà con la sua presenza e confonderà disordine con libertà, e ... chi come al solito, farà sempre in modo che tutto tramuti in un monotono e piatto volgere a sera, disorientato per ció che il mondo era, e ora non è più.

Fine di questo post che non sopporto più. 

Viene poi il momento che maschi e femmine, tutti insieme mettono a fuoco che ad un certo punto della loro vita, il rapporto con il tempo si fa realtà che non puoi non vedere con occhi diversi. a questo punto, insieme o solitari affrontano le medesime problematiche della terza età. Tema del prossimo post

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