Lasciate che la gente creda di governare e sarà governata. (William Penn)
Se il fine è quello di riuscire a cogliere gli aspetti che ci circondano e che ci mettono in relazione con la nostra realtà, nei nostri tempi, non c'é dubbio che tutti i progetti formativi ed educativi, debbano contemplare anche il saper leggere i codici ed i format dei vecchi e nuovi media.
Diversamente sarà difficile alimentare una cultura orientata alla riflessione, condivisione e rispetto per sé e gli altri. Questo aspetto non possiamo sottovalutarlo, in particolare se siamo d'accordo sul fatto che, uno dei fattori chiave dei progetti educativi, deve consistere nell'aiutare a prendere tutti consapevolezza del nostro potenziale e dell'interdipendenza degli umani.
Piccola breve disquisizione personale: vedo l'umanità come corpo unico di questo globo, che a sua volta è un minuscolo pianeta fra i tantissimi esistenti per ognuno delle migliaia di galassie.
Tornando ora sulla terra. Se non si approfondisce in maniera serena e in modo serio il problema dei media, il loro valore, potere e vantaggio, noi involontariamente, non lo vedremo, e subiremo sempre messaggi che saranno dei veri e propri semi pericolosi per il nostro fertile terreno chiamato mente. Senza dubbio piano piano nel tempo, sempre più subiremo passivamente una cultura voluta da pochi.
Riguardo i consumi, senza una diffusa coscienza di cultura del valore dei mezzi di comunicazione, si finirà che nel tempo, acquisteremo ancor più ciò che é stimolato dal desiderio indotto più che dal reale bisogno di un singolo. Fosse solo per il fatto che, cosa già presente, si inizia a confondere a livello di massa, il significato tra desiderio e bisogno stesso.
Riguardo la politica e ogni altro campo sociale, tutto si potrebbe ridurre invece, a omologarci o farci al massimo schierare con i buoni contro i cattivi, ma senza avere noi più cognizione autonoma del significato di buono e cattivo.
Sono molto preoccupato dai miti in genere, e in particolare da quelli che possono creare i media. I danni che sono stati procurati dagli anni ottanta ad oggi all'etica e alla coscienza civile, gran parte della responsabilità è stata anche quella dei modelli ostentati dalla tv. Il debito pubblico italiano inizia a perdere la bussola proprio negli anni ottanta, quando tutti siamo diventati virtualmente ricchi. Vi ricordate gli yuppi ? Vi ricordate il potere dei media e la moda della pubblicità a volte insensata? Vi ricordate come sono scaduti man mano i programmi tv?
Lo yuppi era il primo risultato di quella sceneggiatura. Lo yuppi era la forma breve di young urban professional che negli anni ottanta appunto, indicava il giovane professionista rampante, che si realizzava nella cultura dei consumi e dell'apparire. Tale orientamento, era proposto anche da una visione dei media, i quali inducevano a far sentire realizzato colui il quale abbracciava la visione economica capitalista, fortemente orientata ai consumi indotti.
Erano gli anni di Regan negli USA, di Craxi, Forlani & C. in Italia ecc. Erano in pratica gli anni dove si prometteva un livello elevato di benessere eterno, in particolare per coloro che investivano e lavoravano in borsa e nella finanza più in genere. Erano gli anni di tangentopoli, dell'inizio della caduta del muro di Berlino. Era in pratica il periodo in cui il capitalismo prendeva un indirizzo particolare, orientandosi più su l'economia virtuale e la finanza, tralasciando lentamente l'economia reale.
In quei tempi nasce la cultura dell'indebitamento facile, degli sprechi, dell'edonismo, e della visione eterna della giovinezza. In quei tempi in Italia, mentre il debito pubblico perde ogni controllo lentamente iniziato alla fine degli anni settanta, e la politica ufficializza la corruzione come prassi non legalizzata. Tutti si sentivano unici, non importava se irripetibili perchè eterni. Ognuno a modo suo, era però più o meno, un semplice puntino della massa ma non lo voleva vedere e sapere. In pochi iniziavano i loro giochi nella finanza e in politica. In molti iniziavano il loro declino etico ed economico.
La sfida oggi è quella di saper convivere nella folla, sapendosi distinguere dalla massa, senza perdere la propria vera consapevole identità. Per fare in modo che ciò sia possibile, è anche importante riuscire a creare una solida formazione, basata sul miglioramento continuo delle abilità relazionali. Occorre tanta attenzione, responsabilità, perseveranza, fiducia, ascolto attivo e dominio delle regole della comunicazione. Etica, visione di una vita e della comunità di appartenenza fanno il resto, restando in armonia con l'evoluzione dei tempi.
Il principio di base di tutto nella comunicazione, deve essere quello di imparare a con-vincere (vincere con) e non a vincere o perdere in una qualsiasi relazione di ogni genere professionale o affettiva.
Sempre di più dai mass media tradizionali e dal web vissuto in maniera acritica, siamo travolti da contenuti detti spazzatura, da servizi giornalistici che rafforzano pensieri banali ma conditi ad arte con effetti speciali, da trasmissioni e messaggi che spesso mortificano addirittura i contenuti di un certo valore. Aggiungiamo bufale costruite ad hoc, punti di vista volutamente faziosi e guidati da precisi intenti di rafforzamento di stereotipi consolidati, e capiamo forse meglio del perché abbiamo bisogno di un rapporto diverso con i mezzi di comunicazione.
La cosa più subdola spesso arriva dalla tv con i suoi notiziari spettacolarizzatI con pubblicità o tra pubblicità. Tuttavia approfondendo lo studio di questi temi, e girando un po' il mondo, si capisce che in Italia, la “libera informazione” è qualitativamente più elevata che in tanti altri paesi. Da un punto di vista politico, forse la più lottizzata e troppo nelle mani di pochi. Da noi molti giornalisti e alcuni accademici, si possono anche definire indipendenti, ma i giornali e le trasmissioni radio-televisive che fanno maggior audience, non sempre possono non tener conto di precisi interessi economici e politici.
Il discorso è molto semplice. Se i mezzi di comunicazione si reggono sugli introiti pubblicitari, la linea editoriale è di conseguenza fortemente condizionata da tali "fornitori di risorse" che vogliono solo tanta audience. Purtroppo però, gli indici di ascolto alti, li offrono solo taluni programmi o format che dir si voglia di bassa lega. Ecco che, statistiche e ricerche mirate sulla comunicazione e gli ascolti prendono il sopravvento su ogni altra cosa.
In questi casi, solo un'elevata cultura qualitativa e di massa può controbilanciare, ma la mia idea è teorica e lo riconosco. Se tuttavia però, si volesse prendere in considerazione i mezzi di comunicazione del mondo pubblico come panacea di ogni male, col cavolo si è più liberi! In questi casi, la lottizzazione dei partiti e dei cosiddetti poteri forti, è l'elemento distintivo che regna sovrano, e in tali circostanze tutto diventa equilibrio instabile continuo. Come dire, dalla padella alla brace, e non ha importanza chi sia la padella e chi la brace.
L'obiettivo degli imprenditori del settore, chiaramente è quello di vendere giornali, inserti, pubblicità, o film vari e trasmissioni di diverso genere quando si tratta di pay-tv. In questo contesto, in particolare la televisione (il media predominante nonostante il successo ultimo del mondo web), deve mirare necessariamente a “colpire” più l'emozione che non la ragione del telespettatore se vuole vendere di più. L'aspetto delicato in tutto questo ambaradam, è che ad essere “presi di mira” sono in particolare quello che viene tecnicamente definito "segmento o target" degli adolescenti e giovani. In pratica, la categoria sociale più sensibile e plasmabile alle mode consumistiche e ideologiche.
A tale tendenza tuttavia, non sfuggono per nulla carta stampata e quotidiani più in genere. Ormai, non hanno scampo neppure quelli tradizionalmente più orientati all’informazione che all’intrattenimento. Questi giovani e quelli futuri, saranno quindi sempre più vittime se non diventano presto cittadini consapevoli ad elevata cultura di massa di alta qualità di contenuti e valori per saper leggere i media e non solo i suoi prodotti.
Ma abbiamo gli anticorpi che ci aiutano a sopravvive. Sapete che esiste un movimento denominato “Slow News” che indica un percorso per un consumo critico dell’informazione? Proprio così. È un progetto elaborato da Peter Laufer, un professore e giornalista statunitense.
Se si va su su ibis.it, per 7 euro, si può avere a casa questo prezioso testo tradotto in italiano. “Slow news. Manifesto per un consumo critico dell'informazione”, scritto nel 2011. Più che un libro, è un invito a rallentare e approfondire, evitando inutilmente di perdere la propria vita scegliendo tra ignoranza o connessione perenne alle notizie attraverso la televisione rincoglionendosi sempre con le stesse notizie a ciclo continuo per tutto il giorno, o controllando senza sosta newsletter, twitter, mail, Smart phone, e chi più ne ha pi ne metta.
In questo libro, troviamo le linee guida per selezionare in maniera critica le informazioni che ci interessano. Tuttavia, conviene però frenare gli entusiasmi. Nel girotondo degli stimoli informativi, si fa sempre una certa fatica a distinguere le vere notizie dette "importanti". Bisogna allenarsi per informarsi. La nostra mente si è impigrita in tutti questi anni ad accettare passivamente le informazioni. Per essere liberi, ora bisogna sudare, allenarsi e cambiare abitudini. Non è facile essere aggiornati limitando al massimo l'influenza del potere dei mezzi di comunicazione di massa.
Cosa fa il Prof. Laufer? Da buon americano, mette insieme un pacchetto di istruzioni per smuovere il pubblico per renderlo più attivo nel mare delle informazioni senza che il tutto sia subito supinamente. Ecco in sintesi le tecniche da seguire, per introdurre nella nostra mente informazioni di base, adatte ad elaborare pensieri on una buona base di libertà:
- Mettere in dubbio i servizi semplicistici su problemi complessi;
- Cercare notizie e analisi anche di chi non si è d’accordo”;
- Cercare l’imparzialità;
- Evitare i tuttologi;
- Spegnere i canali delle news;
- Informarsi da più fonti;
- Tentare di risalite alle fonti primarie
- Evitare notiziari dove sono pubblicità;
- Vedere il giornalista come un semplice filtro;
- Non ubriacarsi di informazioni;
- Leggere oltre il rimando ... e via così di questo passo
Conviene impegnarsi alla ricerca di metodi che eliminino in noi l'accettazione insita nelle tecniche di propaganda. L'elenco sopra riportato per chi non intende leggere il libro, può essere un supporto o stimolo di riflessione. Non possiamo essere liberi cittadini e avere libero arbitrio senza avere una mente libera da condizionamenti non proprio disinteressati. Bisogna essere consapevoli del fatto che viviamo in un mondo di abitudini imposte da una mente passiva, che ormai accoglie qualsiasi cavolata di ogni mezzo di comunicazione di massa!
Il gioco della propaganda
Un buon riferimento riguardo taluni argomenti fin qui esposti sul potere delle informazioni, lo abbiamo in un testo degli anni settanta dal titolo "La propaganda politica" scritto dal francese Jean-Marie Domenach (1922-1997).
Domenach in pratica ha indicato un percorso molto approfondito adatto alle strategie di comunicazione politica, che possono aprirci la mente su come funzionino alcune cose nella vita. Vediamo brevemente quali regole ci suggerisce ai politici.
Innanzitutto semplificare! Non male come partenza, ma efficace!
"Si tratta di dividere una dottrina e una argomentazione in pochi punti chiaramente definiti". Basti pensare al "Contratto con gli italiani" come esempio di sintesi. Come scrive Domenach "convinciamoci in ogni caso che la riduzione in formule chiare, in fatti, in cifre ha sempre un effetto migliore di una lunga dimostrazione.
Il nemico è chiaro!
Il gioco è da bambini ma molto efficace. Concentrare su una sola persona le speranze del gruppo sociale da coinvolgere, e individuare un "cattivo" da attaccare evidenziando i l'unti deboli nel campo avverso. L'individualizzazione dell'avversario offre i seguenti vantaggi: concentrarsi sulle negatività degli avversari, rassicura il proprio gruppo di riferimento e dissemina caos nel campo avversario. Altra cosa da tener conto è la contaminazione: le divisioni degli avversari sono artifici utili a ingannare il popolo, poiché in realtà essi sono uniti contro di noi (che siamo i buoni).
Non vergognarsi ad Esagerare e deformare
Bisogna precisare e scendere nei dettagli il meno possibile, e presentare la propria idea in modo chiaro e nella maniera più impressionante possibile. Esagerare partendo dallo stadio informativo ed accentuare le cose attraverso titoli e commenti.
L'orchestrazione
La ripetizione continua ridotta in spot del proprio messaggio chiave è la prima condizione di una buona propaganda. Goebbels diceva: "La Chiesa cattolica resiste perché ripete le stesse cose da duemila anni. Lo Stato nazionalsocialista dovrà fare altrettanto". Anche se ripetizione continua di uno stesso messaggio genera stanchezza, il discorso cambia se si mantiene il tema centrale presentandolo continuamente sotto diversi aspetti. Una condizione importante per una buona orchestrazione consiste nell'adattare tono e argomentazione in base ai destinatari del messaggio.
La trasfusione
Per fare una buona propaganda bisogna sempre partire da una mito presente nella cultura media (il sogno americano, il miracolo italiano, ecc) o da semplici avversioni e pregiudizi tradizionali senza mai contraddire il proprio pubblico. Partire sempre col dichiararsi d'accordo e allinearsi alle aspettative prima di modificare i contenuti sui quali creare consenso. Fare sempre riferimento a sentimenti atavici ed emozioni positive.
Unanimità
Creare l'impressione di unanimità. Per attirare l'assenso, secondo Domenach, per essere accettati, è importante concentrarsi sull'esempio umano, la testimonianza dell'apostolo, la convinzione del proselita, il prestigio dell'eroe. Importanti sono le manifestazioni di massa: le bandiere, le massime, le uniformi, la musica, le luci, i saluti, il dialogo con l'uditorio e il silenzio. Creare assolutamente una claque fatta da aderenti fedeli per mobilitare le persone tiepide e/o passive.
Un ottimo riferimento per riflettere direi visti i tempi che viviamo e l'importanza sempre maggiore che hanno i mezzi di comunicazione di massa.
Il mondo in una stanza
Ci sono molte variabili da monitorare in un processo continuo di globalizzazione continua. Conoscere alcune tecniche utilizzate per la gestione delle masse può solo far bene alla democrazia di ogni stato. Oggi sono tantissime le cose da imparare e anche velocemente, come veloci sono gli accadimenti dei cambiamenti tecnologici che tanto condizionano ogni socialità.
Ad esempio, oggi ogni genitore ha un figlio a scuola che ha in classe del suo pargolo almeno qualche altro bambino straniero di cultura diversa, questo è la base della nuova coscienza di Stato.
Ogni genitore deve saper usare internet se vuole sapere e seguire i suoi figli. La televisione può portarti in ogni angolo del mondo, ma in che modo? Poi attenzione, la tv illude senza far neppure muovere nessuno dal suo inquietante divano, o peggio ancora poltrona. Perché la poltrona è peggio? Certo. Con la poltrona non voglio essere disturbato e non voglio nessuno vicino! È poco? A me sembra no. Uscire e riprendersi le piazze dunque! Magari trovandosi con uno Smart phone o un tablet.
Tutti i giovani per seconda lingua, da tempo non intendono più ... l'italiano solo per il fatto che la prima lingua fosse il dialetto locale. Parliamoci chiaro, oggi in ogni angolo del mondo é possibile sapere che respiriamo tutti, ognuno nella propria casa, l'aria di tutte le culture del mondo. Si, a casa nostra, se solo vogliamo, possiamo sapere in tutte le lingue del mondo, tutte le cose che accadono nel globo.
Noi magari da soli potremmo avere qualche difficoltà percettiva nel vivere con la sola nostra mente e solo con i nostri sensi, ma con l'ausilio di un percettore più sensibile di noi, una antenna parabolica, in un baleno, grazie ad un telecomando, possiamo veder manifestarsi davanti ai nostri occhi tutto ciò che accade nel mondo in tempo reale ed in diretta. Non serve che tu sia un ingegnere astrofisico per fare questo.
Basta un semplice telecomando, e il mondo può essere nelle tue mani. Ma se non impari a leggere i codici del nuovo mondo, paura, solitudine e ansia diventano strumenti di élite manipolatrici. Io trovo semplicemente straordinario su come l'uomo abbia saputo scoprire i segreti della natura (fisica, telecomunicazioni, ecc) fino a questo punto, ora, speriamo che sappia interagire in armonia con essa rispettandola in tutte le sue manifestazioni e senza diventarne vittima.
Noi oggi ci ritroviamo ad essere immersi in un mondo impossibile da immaginare senza tecnologie. Proviamo solo a pensare se dovesse mancare ad esempio, l'energia elettrica per un paio di giorni nelle nostre case, quindi, senza pensare alla sicurezza, ai militari, ospedali ecc. Tanto per cominciare, addio alimenti conservati nei frigoriferi e nei freezer. Niente PC, niente TV e niente cellulare. Woaao sarebbe il panico generale.
Noi siamo interconnessi con il futuro, fosse solo per la spesa in frigo. In questo contesto, non entro in merito alle problematiche relative a come tutto ciò condizioni non poco e per giunta senza metterli in crisi, coloro che credono di poter monopolizzare la cultura e quindi un popolo. Questi sono "out" e bisogna fare in modo che si continui ancor più in questa direzione. Non abbiamo più bisogno di nessun monopolio di nessun genere e a nessun livello. Non abbiamo bisogno di miti che qualcuno potrebbe metterci in testa.
Noi abbiamo bisogno di sapere che viviamo all'interno di un'esplosione di prospettive dai mille risvolti, di visioni e di idee che rendano possibile ogni azione che serva a migliorare la qualità delle nostre esistenze. Chiaramente, non dimentico mai il fatto che l'unica esaltazione che ci deve guidare, é quella della continua ricerca dell'equilibrio e dell'ascolto attivo profondo per capire bene le cose prima di parlare.
Mai come oggi, bisogna quindi che uno Stato investa in cultura più che mai, si, investire in cultura vuol dire fare in modo di dare le basi per saper leggere in modo più strutturato i media, facendo si che essi siano meglio interpretati nella qualità della struttura dei loro messaggi intrinseci.
A tutti é chiaro che sono finiti i tempi in cui si diceva che non si mangia di sola cultura. In Italia, tanto per cominciare, siamo i più incolti tra i Paesi cosiddetti avanzati. Non solo, nella nostra penisola così non è mai stato, fosse solo perché la nostra storia ci ha regalato un territorio fatto in modo tale di poter far accrescere il nostro PIL grazie ai nostri avi. Grazie alla cultura del rispetto della natura, e al rispetto del nostro patrimonio artistico e culturale (leggi turismo), oggi noi dobbiamo investire proprio in cultura.
Riguardo il nostro vecchio continente ad esempio, la visione di un popolo inteso secondo la obsoleta trapassata concezione di nazione, non può entrare in crisi per la paura della perdita dalla:
- centralità dello Stato con graduale passaggio di poteri;
- perdita del ruolo che avevano i vecchi partiti, sindacati;
- visione di una religione unica chiusa in se stessa.
Il fatto è che bisogna tutti sapersi rapportare in modo nuovo al mondo che cambia, avendo creatività, concretezza e visione al fine di saper trovare la giusta saggezza, nuove dimensioni e capacità di gestione delle nuove esigenze dei tempi moderni. Tutto ciò che sta accadendo, è solo una grande opportunità di guadagno per una nuova democrazia e un nuovo posizionamento del futuro della nuova piccola nazione europea. Il rischio che si corre può solo essere una dittatura, magari in senso moderno, della nuova nazione continentale.
La nuova emancipazione va allargata a tutti fin dalle scuole elementari, e va assecondata con responsabilità e senza timori. Le moltiplicazioni delle tante diverse possibili visioni del mondo, delle informazioni, delle possibilità di poter incidere ognuno ne suo piccolo nelle scienze, nelle arti, nelle tecnologie e nelle diverse opportunità di mercato, sono solo il nuovo corso. Il problema non é se sognare cose e nuove prospettive sia giusto o sbagliato rispetto alla difesa strenua di ciò che di fatto già non esiste più dalla caduta del muro di Berlino in poi.
Il problema é, saper essere sempre presenti a se stessi tenendo sempre conto, momento per momento, di essere sempre consapevoli, del tempo in cui si sta sognando e di cosa sta accedendo e può accadere come conseguenza alle nostre cause di quello che potrebbe accadere dalle nostre azioni. Il mondo, solo apparentemente é un mondo virtuale.
Può diventare ora il mondo di Orwell o meno, è vero. Ma tutto dipende anche da come noi impariamo ad interagire con il cambiamento in modo stabile e sano o meno. Se noi attraverso il web, tv, radio ecc, diventiamo schiavi del mondo delle immagini, allora si che perdiamo il contatto della realtà e qualche gruppetto gestisce il tutto. Se invece impariamo a rapportarci con le diverse informazioni e letture in diverse lingue, sapendo che queste passano anche attraverso immagini di vario tipo, allora in questo modo, diventiamo gradualmente un popolo maturo dalla grande storia.
Gli Stati devono investire in una seria e profonda cultura radicata nei popoli e non in cultura di massa o peggio ancora in cultura di seri A e serie B. Meno che mai deve accadere che l'unico mondo virtuale esistente davvero, quello della finanza lontana dall'economia reale, prenda il sopravvento su tutto, e infiltrandosi in tutti i partiti, si sostituì pesca lentamente alla politica. Le dittature di un tempo, erano dovute al fatto che i militari pensavano di replicare il loro mondo sulla società, prima ancora lo facevano le religioni, ora il tentativo lo sta facendo la finanza.
Ci troviamo di fatto ad affrontare una cultura molto più articolata e complessa delle precedenti, questo chiaramente potrebbe indurre qualcuno ad affrontare la realtà con timore, ma sarebbe meglio non ostacolare questo processo. Bisogna trovare modi per partecipare alla vita pubblica in modo attivo e propositivo, sapendo continuamente distinguere le tante diverse vie che l'uomo può prendere in una visione pluralistica e multiculturale.
Senza essere ciechi e sordi, sapendo anche che la bontà però non é un qualcosa di insito in tutti gli uomini, é bene tener conto che in questo spazio culturale allargato, anche folli, deviati, santi e nuovi profeti si sentono di poter dire la loro. Non ignorando anche che, impianti come twitter, google, facebook ecc, se guidati e gestii in modo subdolo, potrebbero essere una buona base per un mondo più o meno poliziesco e pericoloso per la centralità della nuova vita. Questi colossi, come mai sono così aiutatati e corteggiati dalla finanza?



