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domenica 1 dicembre 2013

30 - consumi e mercati

Estremamente breve e travagliata è la vita di coloro che dimenticano il passato, trascurano il presente, temono il futuro: giunti al momento estremo, tardi comprendono di essere stati occupati tanto tempo senza concludere nulla. (Seneca)

     


Da un punto di vista degli studi sociali e dei consumi, termini come classe sociale, segmenti di mercato e ceti, sono sempre più inadeguati se li si intende come per il passato. Fino a qualche tempo fa, erano concetti che chiarivano in modo più o meno preciso, un gruppo omogeneo di persone che rappresentavano una propria cultura e comportamenti condivisi. 

Quando si parla di questi argomenti, nel definire bene questi concetti, moltissima importanza ha l'intento e lo scopo della ricerca. In tali circostanze si parla tra tecnici con linguaggio appropriato e anche se problemi sorgono, essi in qualche modo vengono risolti e chiariti. Diverso è il linguaggio comune e spesso dei media generalisti, dove si fa abbastanza per disorientare ancor più la gente.

Tali concetti di ceto ecc, rientrano nel delicato tema della stratificazione sociale che di noma serve a distribuire una popolazione in varie posizioni sociali, per osservare come esse si muovono culturalmente, e come si distribuiscono ricchezza, produttività, consumi, potere, prestigio e altri fattori socialmente rilevanti. 

I modelli di stratificazione impiegati dai sociologi si rifanno a tre grandi categorie: 1) vi sono quelli che vedono quasi tutto nel conflitto tra due classi principali. 2) poi abbiamo coloro che vedono la società composta da più strati, e pur riconoscendo il conlitto tra questi strati come una delle caratteristiche, non vedono in esso il punto focale nelle loro ricerche. 3) il terzo gruppo di sociologi, considera la società come un insieme di persone che vive in condizioni ineguali, e dove ciascuna di esse attraverso il proprio contributo, crea sviluppo del benessere comune.

Queste problematiche, tendono a concentrarsi molto su come si rapportano tra loro le classi individuate, e servono per essere di grande aiuto per meglio comprendere mercati, condizioni socio economiche, "previsioni" elettorali, ecc. Questi tipi di suddivisioni della società, sono strumenti di grande aiuto, ma spesso le si vede in maniera statica, ossia con poca analisi sulla possibilità di travasi tra una e l'altra classe.

Oggi invece, classe, ceto e segmento di mercato, potrebbero essere metaforicamente rappresentate come delle vere e proprie città, dove a volte alcune perdono "storia" e importanza, mentre altre continuamente sorgono quasi dal nulla. Tutte queste città metaforiche, hanno una tangenziale a traffico intenso  con diversi svincoli in entrata e uscita.

I confini di queste "città" (tanto per continuare a restare nella metafora di ceto, e segmento di mercato) tendono ad essere poco definibili. I tipi di conflitti possono essere più articolati (non tra due classi ad esempio, ma fra generazioni). Non solo, questi confini, possono far cambiare forma ad un ceto, anche in funzione di ogni tipo di ricerca e suo relativo scopo. 

Tuttavia però, al fine di non aggiungere casini su casini, bisogna sempre considerare, che gli oggetti di studio per comprendere i loro fenomeni sociali interni, sono gli stessi di sempre (cultura; beni e servizi; distribuzione della ricchezza, vivibilità, sicurezza, sanità, consapevolezza della democrazia, ecc). 

Di quanti segmenti di mercato è fatto, e quanti ceti sociali vi sono in uno stesso condominio di un quartiere non disagiato, di una grande metropoli, dove convivono gente con diverse fasce dii reddito, con lingua, cultura e religione diversa? 

Ciò che ha travolto la finta calma piatta di un tempo, è dovuto al maremoto della velocissima e intensa modernizzazione. Questa ha portato con se forti condizionamenti produttivi, culturali, economici finanziari, politici e sociali. 

Quei criteri di mini raggruppamenti sociali standard, tuttora hanno una loro valenza. Questo in particolare quando servono per stabilire cosa, come e quando produrre; come gestire un bene o servizio (pubblico o più spesso privato) una volta sul mercato. Tali indagini, sono molto utili a imprese e istituzioni, anche per stabilite efficacia di una comunicazione;  propensioni di varie scelte; mode, ecc. 

Escluso Enti, studiosi, e aziende specializzate nelle indagini sociali o di mercato, quando si parla alle masse, vediamo  alcuni esempi che fanno meglio comprendere la confusione che si crea, nel definire oggi un segmento, classe o ceto sociale nel vecchio modo, senza far cadere facilmente in errore le persone, e portando in tal modo un certo disorientamento. Esempi:

Quando si parla di giovani laureati e non, che lavorano con retribuzioni inique, spesso in questa categoria si inlude anche gente ultra trentenne e non sempre sono chiari i motivi. È corretto? Quali sono i criteri corretti per definire il ceto medio?

In più luoghi, la realtà di tante piccole e medie attività imprenditoriali e commerciali, in modo diffuso e non plateale, vi è tanto riciclaggio di denaro sporco. questo fenomeno, sempre più nel tempo, tende a sostituire gli istituti di credito. Come raggruppare ora tanti imprenditori e commercianti un tempo definiti onesti borghesi più o meno benestanti? Possono essere ancora tanti gli esempi.

Non tralascerei infine, un altro aspetto condizionante delle vecchie rigide strutture di ceto, classe ecc. Le grandi aziende che attraverso le loro ricerche e idee, ma anche grazie al loro potere economico e di influenza, imponendo i loro prodotti (mode varie anche come l'uso dello smart phone ad esempio), condizionano di volta in volta, percezione e stile di vita di ogni gruppo sociale di ogni cultura. Questo fenomeno, può rimescolare molto spesso, tutte le carte di ogni segmento o ceto.

Siamo un po' bordeline. Non sempre tutti possono essere definibili in maniera rigorosa, ma di tutti man mano si hanno dati privati a volontà e impronte digitali. In ogni modo, gli oggetti di studio per comprendere i fenomeni sociali e i relativi consumi, sono quelli di sempre, e sono sempre più precisi. Essi sono: condizione del benessere e culturale, qualità dei servizi, distribuzione della ricchezza, tipo di vivibilità, orientamento verso un fenomeno o verso un mercato, sicurezza, sanità, grado di consapevolezza della democrazia, interrelazioni interne ecc.



Alcune conseguenze 

Rispetto al passato, i concetti di povertà, libertà, democrrazia e ricchezza, stanno assumendo diverse sfumature, la torre di Babele regna sovrana, e tanti temi, non si possono di certo considerare temi risolti solo per il fatto "che siamo moderni".  Se mixiamo quanto affermato riguardo il paragrafo precedente con i concetti di democrazia, povertà ecc, allora si che siamo messi bene! diamo uno sguardo alle seguenti osservazioni

Come vivono i veri poveri di certe Nazioni, quelli neppure se lo sognano la gran parte di noi, ma nelle nostre comunità, e in particolare nelle grandi metropoli, quanti nuovi poveri stanno nascendo costretti a vivere di nascosto? Quanti ricchi, non più ricchi abbastanza, per competere con i nuovi mercati sempre più aperti, si sentono poveri non essendolo? 

Come si perepisce oggi il concetto di libertà e cosa si intende per democrazia? Nonostante la sua importanza, a cosa serve la politica senza una visione che a tutti sia più o mno chiara? Quanti poveri nullatenenti per nulla tali, vivono ai margini secondo le statistiche ufficiali? In che modo si muovono i grandi capitali e per fare cosa? Tutti costoro, a quale classe appartengono? ... Sicuro? ... Perché? Mi mostrate le statistiche e mi dite anche quale approccio metodologico è stato adottato?

Pochi ad esempio vogliono vedere le sfumature e le forme della moderna vera povertà, in particolare quellla delle nuove generazioni nascente, pochissimi hanno idee per affrontarla in maniera seriaOgni Stato ormai, si inventa qualcosa per non far risultare tale fenomeno statisticamente. Ad esempio, non solo in Italia, si sono inventati un casino di contratti strani per ridurre negli indici governativi la percentuale della disoccupazione. 

Nel frattempo, osservo spesso lo sguardo spaesato di tanti onesti piccoli imprenditori, che quando retribuiscono i loro dipendenti, vedono da un lato i costi spropositati degli stipendi, e dall'altro gli occhi dei loro collaboratori insoddisfatti per quel che essi di fatto intascano. Parliamo di padroni contro gli operai? Cosa dire di quegli imprenditori grandi e piccoli, che nascono e muoiono continuamente, preparando a tavolino truffe IVA gigantesche, divorando finanziamenti pubblici, e/o costruendo fallimenti ad hoc. Parliamo di l'asse imprenditoriale? E i sindacati cosa fanno, organizzano cene e riunioni con chi è a quali fini, mentre tutto accade anche sulle spalle di chi dovrebbero difendere?

Nella grande finanza, esistono software così sofisticati, che sono in grado di calcolare al microsecondo infiniti continui micro guadagni in tutte le borse del mondo. A chi vanno questi soldi? Nel caso della finanza internazionale, nessuno produce alcunchè, quali briciole arrivano a chi produce? Classe, ceto, segmento di mercato dei comuni mortali, non c'entrano apparentemente nulla su queste cose, ma ho predicato tanto l'interdipendenza dei fenomeni, non a caso.

Capisco tuttavia, che non è cosa semplice da affrontare queste complessità, fosse solo per il fatto di non sapere cosa fare con risorse non fittizie sempre meno disponibili.  Ma quali sono le risorse reali effettive di un Paese condizionato sempre più da tanti fattori esterni? Non solo, perchè ad un tratto si sono ridotte le risorse economiche? Le cose possono essere dovute ai seguenti fattori:

O la finanza ha moltiplicato molte volte il valore reale della ricchezza come o peggio di quanto avvenne nel 1929, o prima erano ingannevoli le risorse di cui si parlava con orgoglio (per diversi motivi),  o qualcuno da qualche parte nel kondo si è impossessato di questa roba, o la globalizzazione ha rimescolato le carte a vantaggio di pochissimi, o abbiamo in passato usurpato a man bassa senza ritegno per avidità, o il nostro pianeta ha superato ogni suo limite nel "donarci" le sue risorse, o siamo in tanti ... e qualcuno è in più su questa terra! Non so precisamente cosa, non so se forse è un po' di tutto di quanto citato, ma qualcosa c'è che non va per il suo giusto verso. 

Comunque sia, a parte questi piccoli problemi di non poco conto, per meglio inquadrare la mobilità possibile in più direzioni, di ogni persona in relazione alla stratiicazione sociale, esistono altre variabili da considerare. Andiamo avanti. 



Innesti culturali di nuovo genere

Oggi stanno nascendo tante altre variabili che suddividono a loro volta un vecchio sottogruppo (ceto, segmento ecc) in tanti vari sottoinsiemi di persone. Trattasi di gruppi composti da gente con una moltitudine di punti di vista all'interno di una stessa cultura. 

Costoro, nei loro sottogruppi, condividono valori e principi, sentimenti e stili di vita; appartengono a diversi contesti socio culturali e spesso costruiscono tra loro dei club, associazioni o comunità sia virtuali (internet) sia reali. Sono uniti tra loro per essere amanti di qualcosa o di qualche idea o valore. Sono di ambo i sessi, multi etnici, multi ceti e multi culturali di ogni età. La vita dei social del mondo web cosa crea? Anche questo ha il suo risvolto ed è da considerare un innesto culturale di non poco conto per ogni nazione del mondo.

Gente sola davanti a un computer? Non semplificherei in modo semplice la cosa. 

Il nuovo modo di non sentirsi soli, è anche quello di appartenere a uno di questi club virtuali o meno che siano. Per strada, insieme a noi, tra negozi, musei e piazze, circolano milioni di "mondi". Altro che abbattimento di stantie frontiere geografico politico! Siamo tutti immersi in un oceano di felicità virtuale, raramente reale, ma progressivamente orientati tutti verso un potenziale egoismo generatore spesso di paura, che solo solidarietà, intelligenza, buon senso e amore possono risolvere. Non c'è bisogno di fermare il modo che di per sè è meraviglioso. Basta molto meno, basta non dimenticare le nostre caratteristiche e primitive origini da cui proveniamo.

L'alternativa per risolvere in modo diverso le nuove paure e contraddizioni? Una bella pulizia attraverso l'eliminazione di tanti esseri di ogni nuovo ceto, segmento o classe, diamolo pure, un po' dappertutto in sovrannumero. Non si sa mai, la storia umana, dimostra di saperci fare in questo genere di cose! I miei primi 10 post di questo blog, chiariscono meglio la mia visione della vita, e qui non mi sembra il caso di soffermarmi, in particolare poi riguardo la follia umana.

Nessuna paura! Su con la vita! Vecchio e nuovo oggi, possono convivere riguardo stili di vita e dimensione soggettiva. A dimostrazione di ciò, lo evidenziano i mercati che con diverse sfumature conquistano o perdono continuamente quote in tempi rapidissimi. Tutti quindi possiamo sempre entrare in campo in qualsiasi momento. Questi rapidi mutamenti, non si contano, perché tutto velocemente cambia. All'erta dunque, che è qui il bello del nuovo gioco!

Nazioni con confini sempre più immaginari che reali, prendono forma sempre più nel tempo con criteri sempre nuovi e diversi; finanza internazionale che sa il fatto suo, ma che risulta essere apparentemente impazzita; paradisi fiscali fatta di gente che vive quasi esclusivamente di questo. Tutta questa gente e queste cose, col cavolo non condizionano ogni ceto sociale di oni angolo dl mondo. 

Oggi ad esempio, tutti possono diventare esperti di borsa con corsi in internet, hahahaha, incredibile ma vero. Vedi "trade a zero commissioni" quanti ne trovi sul sito. Addirittura di questi tempi, anche i nuovi poveri sono preoccupati dello spread perbacco! Si può ancora studiare il vecchio concetto di segmento di mercato e ceto sociale come appena qualche decennio fa?

Intanto, non tralasciamo anche un altro insignificante particolare appena accennato: il mondo web. Ogni cosa che si desidera, oggi è dappertutto in ogni casa ai prezzi che desideri se si sa cercarla. Il problema è che ancora troppo pochi sanno gestire le moli di informazioni a disposizione. Per aver ragione delle conoscenze, oggi si richiedono certamente continue risorse economiche per seguire i trend, ma occorrono però anche le dovute conoscenze per sapere come cercare cose non sempre a portata di mano, ma spesso facilmente raggiungibili. 

In questi contesti di riferimento, indipendentemente da ceto di appartenenza momentaneo o meno che sia, è strategico per tutti, vedere come imparare a capire di cosa davvero si ha bisogno, e cosa invece  sia solo un capriccio momentaneo di un desiderio. Serve per non ingolfare la mente di ridondanze fuorvianti, che poi creano solo maggiore sofferenza e frustrazione.

Velocità dei mutamenti e multietnicità; questi sono gli elementi che dobbiamo saper gestire nei nostri nuovi processi culturali che si prospettano sempre più come variabili con le quali convivere nel nostro futuro. Signori si cambia! ... ma non per gradi e in modo ordinato come ci piacerebbe che fosse. È il caos (vedi post 14 - le sfumature del caos -)!  La nuova complessità nasce da un improvviso incredibile rovesciamento di tutte le variabili che prima tenevano in piedi la garanzia di un controverso ma rassicurante visibile equilibrio. 

Non vedo proprio in che modo si possa tenere insieme una società senza una nuova cultura, e senza una diffusione allargata dei poteri e delle conoscenze tecnologiche e scientifiche. Non so se nel tempo riusciremo presto a condividere l'importanza dell'interdipendenza in un mondo in continuo divenire come fatto fondamentale per comprndere meglio qualcis in più dei nostri anni. 

Un bing bang ha colpito tutti. Siamo tutte particelle di una scheggia dell'esplosione, che condizioniamo e a nostra volta ci facciamo condizionare da tutte le altre particelle. Ogni scheggia, è un gruppo di persone che momentaneamente o per un periodo, fa insieme un suo percorso. 

Per non essere i dinosauri del futuro e almeno limitarsi ad essere dei primitivi, dobbiamo usare la nostra vera natura. Solo la nostra vera natura sa far nascere una giusta intelligenza e sensibilità, capacità di saper rivalutare in modo maturo l'amore nelle sue diverse forme, saper concretamente reinventare con attenzione e stabilità imparando presto un nuovo modo d'agire e di pensare. Sia noi stessi per come vogliamo apparire, sia nel rivalutare nel giusto modo le cose che ci circondiamo, sia nel considerare con più attenzione emozioni, mente, nostre attività e quelle degli altri. 



La persona cambia il mondo

Tutti involontariamente o meno, ognuno a modo suo, attraverso i propri microcomportamenti, sta già ridisegnando una nuova cultura del vivere e del consumare. Ogni persona che agisce in coscienza delle proprie potenzialità cambia il mondo. Maggiore è il numero dei consapevoli minori saranno i margini di iniziative delle follie umane. Esiste un continuum dove ognuno di noi attraverso piccolissime cose cambia il mondo interdipendente.

L'insieme di ognuno di noi sarà la nuova forma che sapremo darci e che un giorno qualcuno etichetterà con qualche definizione più o meno affascinante, così come noi abbiamo fatto nel passato: rinascimento, risorgimento ecc. Quindi, ognuno che ora si concentra a dare il meglio di sé per quel che può come meglio può, secondo la sua vera natura e non secondo la sua falsa percezione di sé aiuta il meglio del futuro. Semplice, basta solo che ognuno continui la sua vita cercando di non agire secondo il pensiero di comportatrsi come gli piacerebbe che il mondo fosse per essere più adatto solo a lui o lei che sia. I leader incarnano e guidano quello che un popolo è, o manipolano menti deboli in momenti di disagio e paura del futuro.

Il problema serio da affrontare adesso, riguarda il come si intende la nuova convivenza civile, quali sono i nuovi riferimenti da tener sotto occhio per capire l'evoluzione che stiamo vivendo. Tutto questo, per meglio stabilire i nuovi equilibri da cercare, si chiama nuova prospettiva culturale, dovuta alla visione del mondo da altri punti di vista. La persona non con il suo ego ma attraverso la sua coscienza è il punto focale di tutto.

In sociologia, cultura vuol dire o il modo in cui la gente si comporta in una società, o i valori che essa manifesta, o le sue credenze riguardo al funzionamento del mondo, o ai mezzi che si utilizzano per rappresentare il mondo. Su ognuno di questi punti, ogni persona come pensa di posizionarsi? Tutto qui! Non poco, ma tutto qui!

In un'epoca così ricca di eventi scientifici, economici e tecnologici che si susseguono, in un mondo sempre più globalizzato dove in un nulla si crea un continuum che spesso, molto presto fa diventare obsoleto solo ciò poco prima era ritenuto rivoluzionario, ci aiuta molto trovare sempre un tempo di riflessione per farci capire dove stiamo andando e a far cosa, cercando di capire le dinamiche culturali in atto. 

Non è aspettando qualcuno che sa, o qualcosa che cada dal cielo che si risolvono le cose. Da soli, possiamo tantissimo, non abbiamo bisogno di maestri, ognuno in sé ha il suo vero maestro, basta saperlo scovare e ascoltarlo. In tal modo, quando si è insieme, allora si che si avrà davvero qualcosa da dire! Ecco anche un modo nuovo di aiutare la struttura del nostro opzione del teatrino della vita.

Dobbiamo farlo singolarmente e poi in gruppi di appartenenza. Potrebbe essere ad esempio, questo un nuovo modo di fare politica e vivere un partito, associazione o altro possibile. Nessuna società in astratto può avere un suo senso senza una chiarificazione di quello che guida un processo fatto di norme, valori, credenze e simboli significativi. Non dimentichiamo mai che continuamente tutte le cose si condizionano a vicenda nel loro continuo mutare e, parallelamente, si rapportano con altre culture e tradizioni che anche esse da questo processo non sono escluse.. 

Sono gli interessi (materiali e ideali), e non le idee, a dominare fortemente l’agire dell'uomo. Ma sono le idee che costruiscono i copioni di ogni essere vivente. È da qui che nascono le concezioni che poi determinano le linee per stabilire le dinamiche degli interessi che muovono ogni azione singola, e di conseguenza degli ambienti che frequentiamo nel nostro piccolo. Il nostro piccolo è una parte del tutto.

In ogni società, c'è sempre da considerare l'individuo come essere costruttore della sua vita e della sua comunità chiaramente. Costui, ha un copione  e attraverso la sua recitazione quotidiana, cerca di proiettare un certo insieme di significati con chi interagisce.

Egli o ella, mentre recita, contemporaneamente,  cerca di interpretare i significati costruiti anche dagli altri. Se questa dinamica ha successo, ogni attore vede confermata una certa identità sia nei confronti del partner dell’interazione, sia verso se stesso, e questo, lo porta a credere giusto quel copione che però spesso ignora di recitare solo per trovare una sua dimensione di socialità. 

Trascuro il concetto di inconscio collettivo per evitare di incunearmi in meandri articolati con il rischio di non aver più una via d'uscita, per i legami stessi che l'inconscio collettivo in sé, potrebbe portare in un'analisi di questo tipo. Ma l'inconscio collettivo è la sommatoria delle nostre paure o virtù.



E la società di massa ?

Questo tipo di definizione di società, nasce con la rivoluzione industriale. La sua caratteristica principale è dovuta all'espandersi graduale di strati sociali bassi, che nel tempo lentamente entrano nelle pagine di storia come attori principali. 

Tale evoluzione ha comportato nuovi sviluppi di modelli comportamentali non sempre ben identificabili senza gli strumenti della statistica. Innovazioni tecnologiche e delle politiche industriali il filo conduttore del suo progredire. Questo tipo di storia ci aiuta a meglio comprendere gli sviluppi della macro economia e il nuovo processo di globalizzazione. 

La caratteristica storica principale di questa nostra società nata dalla rivoluzione industriale, agli inizi prende forma dal forte aumento demografico concentratosi in particolari territori urbano-metropolitani; poi altri elenti lentamente entrano in gioco, vedi la diffusione della scolarità in strati sociali sempre più allargati; dall'accesso universale al voto ai giovani diciottenni e alla donne (in Italia il voto alle donne è dato solo dal 1946); dall'estendersi della partecipazione politica a più strati sociali, con coscienza della loro condizione socio economica; nel dover affrontare in modo nuovo problemi e complessità comuni.

La produzione industriale standardizzata e poi man mano nel tempo diversificata e di nicchia, e la nascita di vasti mercati di consumo, ognuno con le sue peculiarità, sono gli elementi chiave della rivoluzione industriale. Successivamente, i sistemi di comunicazione di massa hanno fatto il resto. 

A giudizio di molti studiosi, la società di massa porta quasi inevitabilmente al predominio di ristretti gruppi di potere (vedi J. Ortega e C. W. Mills ad esempio) e ciò addirittura, può favorire l'avvento di regimi totalitari (vedi K. Mannheim) di vari colori e forme istituzionali.

La comunicazione? bella questa come strumento di possibilità di manipolazione dell'opinione pubblica e indirizzo di politica dei comportamenti sociali e di consumo! problema spesso invisibile ma enormemente accresciuto dalla disponibilità di sempre più potenti e influenti mezzi di comunicazione, stampa e televisione in primo luogo.

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