Chi non riesce più a provare stupore e meraviglia è già come morto e i suoi occhi sono incapaci di vedere. (Albert Einstein)
Dall'antica Roma possiamo ricevere un insegnamento di non poco conto. Trattasi di una lezione che non è male ricordarla a tutti noi, e in particolare a manager e classe dirigente di ogni tipo, ordine e grado, di ogni struttura pubblica o privata che sia. Procedo.
A seguito di un successo militare, nei tempi del vecchio impero Romano, era usanza che l'austero vittorioso generale, entrasse trionfante in città a capo del suo esercito. Acclamato dal popolo festante, dominava il mondo dall'alto del suo cavallo.
Immerso in quel bagno di folla, al fine di evitare che orgoglio, vanità e superbia del generale superassero ogni limite, al suo fianco durante il corteo, era prevista sempre la presenza di un umile servo. Costui era incaricato di ricordare al grande conquistatore, di non perdere contatto con la sua vera natura di uomo mortale.
A tal proposito, tra le urla del popolo ignaro, il servo ripeteva instancabilmente un mantra al vittorioso e valoroso guerriero. Con voce ferma e decisa, continuamente gli ricordava: "memento mori" (ricordati che devi morire).
Non male ricordare questo fatto storico. Oggi, una discutibile classe dirigente, o anche mediocri leader di insignificante valore, scegliendosi di volta in volta con attenzione location ad hoc funzionali per apparire potenti e sentirsi in molti, si inventano strane o misere vittorie a scopo propagandistico, e in tal modo, si organizzano da soli bagni di folla acclamanti fatta di comparse, faziosi o fideisti asserviti.
Altri bagni di folla, sempre più spesso trattasi invece di gente arrabbiata che però nessun preferisce vedere, tantomeno accompagnati da servi noiosi. Le folle non sempre le puoi controllare, e non di rado la situazione può sfuggire di mano. In questi casi, è pur vero che non serve nessuno che ti ricordi nulla.
Coloro che si organizzano per il rito manipolatorio a fine esclusivo del consenso e dell'autogratificazione basato spesso sul nulla, pur non essendo generali e neppure caporali, soddisfano il loro ego o interessi personali, senza che nessuno ricordi loro nulla. Peggio ancora, è il fatto che in tanti di questi, ipocritamente professano valori Cristiani in diverse salse ... Mah! A mio avviso, hanno molto da imparare da quegli antichi strani pagani con le scope in testa.
In questo vuoto sociale dove prevalgono dubbi valori e idee senza visione globale di una comunità, la nostra civiltà sta perdendo il contatto con la complessità delle cose. Oggi è facile che qualcuno (indipendentemente dal colore politico) si svegli una mattina con un piano di marketing più o meno ben strutturato, e pur senza un vero progetto e programma, si autonomini generale di qualcosa non sempre chiara e definita. Tutti però, guarda caso, immancabilmente si dimenticano sempre di prevedere nel loro piano, la presenza di un umile servo pronto a ricordargli il memento mori.
Oggi, in conseguenza dei tanti esempi che ci giungono dai vertici della società, e visti gli andamenti della cultura dominante, anche chi non è nessuno, chi non fa nulla, o chi fa ciò che normalmente deve fare (anche cose semplici) per vivere, si concentra prevalentemente sui propri piccoli egoismi, e nessuno si ricorda mai il grido dell'utile servo. Prima che qualcuno ora pensi che io possa essere una persona triste o depressa, vado a procedere su questo delicato tema in modo diverso.
Con maturità, dall'era adulta in poi, tutti, senza paura e senza cadere in un'infantile comportamento, dovremmo continuare con energia e pienezza realizzare sogni, creare progetti, gioire, amare e vivere il nostro copione che permette la nostra autorelizzazione, pur tuttavia però, senza mai dimenticare la voce ferma e decisa del servo dell'antica Roma. Perché mai? Andiamo avanti.
Quella voce, udita anche da noi con lo stesso scopo che era nata per i grandi generali romani, aiuta tutte le persone comuni, ad avere forza e non cadere nella follia della vanagloria spesso per sciocchezze, dalla paura generata non di rado da nevrosi o illusioni spezzate, o serve a far uscire dalle piccole grandi vigliaccherie e meschinità. In un angolo della nostra mente, quel fastidioso servo, non ci fa dimenticare la nostra natura di agglomerato di cellule che resta in vita, solo fino a quando vorrà una segreta batteria non ricaricabile che è in ognuno di noi.
A nulla è valso alla presente umanità, che l'esempio dell'antica Roma sia stato successivamente ripreso dai monaci trappisti, i quali in ogni occasione, non fanno che ricordare in modo e circostanze diverse la stessa cosa. Questi ultimi forse esagerano, poiché in più, oltre che ripetersi continuamente il mantra, addirittura si preparano da soli giorno per giorno, il luogo del loro riposo eterno. I trappisti, si scavano da soli la loro fossa per riposare un giorno dopo l'uscita di scena definitiva dal teatrino della nostra vita comune. Chissà, forse essi esagerano così tanto, solo per bilanciare il fatto che nessun altro umano del resto del mondo pensa mai alla fine della vita, neppure in modo soft!
Non sono monaco trappista e neppure generale, da povero Cristo, vorrei chiudere qui, ma qualcosa mi dice di chiudere in modo diverso questo post e quindi seguo il mio istinto. Immagino che uno sfortunato lettore giunto pazientemente fino a questo punto, ora potrebbe avere un senso di vuoto, di angoscia, una sorta di rifiuto, o forse un senso di disagio per quanto riportato in questo post. Cambio marcia, prima che preferiate andare a fare shopping, accendere la tv o trovare alternative similari mandandomi a quel paese. Datemi ancora un minuto se siete ancora qui.
Siamo frutto della fine di un momento d'amore o di sola passione di due corpi. Conseguentemente siamo stati inizio di embrione, a seguito di una fine di un percorso dovuto agli inizi di un incontro tra uno spermatozoo ed un ovulo. Successivamente, siamo stati frutto dell'inizio di una nuova forma, figlia della fine della precedente. Un giorno, siamo stati gli inizi di un vagito, per poi svilupparci ed arrivare alla fine di un infanzia. Siamo inizio di una giovinezza, per arrivare man mano fino alla fine dell'età matura, e così via continuando, per essere sempre inizio e fine di un periodo storico di diverse fasi della vita che corre lungo il filo di un nostro tempo, tutto a disposizione in modo finito per ognuno di noi.
Prima o poi, piaccia o no, saremo anche "fine" di questa permanenza su questa terra. Da qui in poi, in quanto umani, per scandagliare oltre, bisogna ... passare poi la mano alle religioni o altre credenze, per dire quale altro inizio ci potrebbe essere dopo l'ultima fine che riguarda l'umano e ogni forma di esistenza terrena che vive tale esperienza finale.
A questo punto, l’attore sta per uscire di scena davvero. Solo in quel momento, volente o nolente, il suo copione sarà costretto a capirlo fino in fondo, ad un tratto si accorgerà che ha partecipato solo ad un gioco dove ha fatto male e si è fatto male più di una volta nel corso della durata del suo film. Spesso ha cambiato gioco, sceneggiatura e copione, ma quando starà per uscire di scena, nulla lo farà sentire immune dall'immortalità in nessun caso. Perché quindi pensarci prima? Aiuta ad apprezzare ciò che ti circonda.
Finora nessuno ha saputo riportare a noi viventi, in che modo il ciclo eventualmente continui dopo l'ultima fine che a noi é dato sapere con le nostre percezioni ed i nostri strumenti mentali. Per cui poco per tanti, e molto per pochi, si sa dopo in che modo ciò che chiamiamo vita continui, e quali dimensioni o percorsi prenderà se poi così qualcosa sarà.
Non bisogna aver paura di un evento che in fondo vediamo già momento per momento se vogliamo. Ogni giorno continuamente nel nostro corpo, cuore e mente, qualcosa termina il suo ciclo con un nuovo che si affaccia. Continuamente moriamo e nasciamo nuovi dopo ogni esperienza e anche biologicamente continuamente muoiono e nascono cellule a nostra insaputa.
Non solo, ogni nuova giornata, nasce a seguito di un buio della notte, e la chiamiamo l'alba; poi questo termina facendo affacciare la luce del mezzodì ... e così via fino al ritorno del buio prima di una nuova alba. Ci sembra tutto scontato, per questo trovo tantissima saggezza in quel ... "memento mori" scandito dalla voce di quell'antipatico servo. Tutto scontato non vuol dire tutto inutile da comprendere nel suo significato profondo.
Come si può notare, in questo paragrafo, solo ora alla fine di questo post per la prima volta adopererò la parola morte. Finora me ne sono guardato bene dal farlo in modo esplicito, sia perché non potevo iniziare con una fine, sia per non creare disturbi alla sensibilità di chi legge. Non vorrei mai offendere qualche immortale che io non conosco ancora. Poi... non si può mai sapere, le vie del Signore sono infinite, immagino a maggior ragione nel mondo web.
A onor del vero, sperimento che anche nella mia vita il memento mori funziona e per questo intendo condividerlo. Pur non essendo io un generale Romano, e tantomeno un importantone di qualcosa, scopro che pensare spesso a quella fatidica frase, in particolare quando si é da soli, faccia bene alla qualità della vita. Dopo un primo momento di imbarazzo, apre la mente. Che strafighi quei romani!
La voce del servo, fa vedere le cose con una prospettiva più disincantata, più completa e concreta, ma non per questo meno magica. Mi affascina ad esempio l'idea che ogni cosa in ogni forma di vita, si trasformi di continuo in qualcosa di altro con una nuova vita e nuovo vigore. In più, vedendo le cose manifestarsi in una rete di relazioni ed eventi interconnessi in continuo mutare, impari l'importanza di evitare gli estremi. Questo fa spazio alla bellezza che devi saper trovare nel cercare la dimensione umana, che esiste attraverso i percorsi che bisogna saper vedere nelle vie di mezzo di ciò che ti si presenta in modo disordinato.
Attraverso il mantra, si scopre in che modo vedere e sentire con i propri sensi! Si apprezza la poesia e si capiscono meglio le intenzioni dei pezzi di m. che non mancano mai in nessun film. Impari anche come apprezzare le cose che si hanno, come saper vedere e ascoltare cosa raccontano gli occhi di chi ti sta di fronte.
Capisci che non c'è limite a percepire una realtà in continuo mutamento come un qualcosa di creativo che é sempre sia positivo, sia negativo. Capisci infine, che quando sarà (ma non c'è fretta però) ad un tratto attraverso una sofferenza o all'improvviso che sia ... tutto sarà un attimo in un attimo.
Concludo qui questo post con due meravigliosi testi: Samarcanda dove cantano insieme Roberto Vecchioni e Angelo Branduardi http://youtu.be/k9Ykc3a_FD4 e dal cantico delle creature (San Francesco) ancora Angelo Branduardi http://youtu.be/AeikVsSBSJk
Non finisce qui il mio percorso. Non più su questi temi però. Ora intendo terminare su questi fatti più o meno esistenziali. Da ora in poi, prenderò nuove vie che esigeranno nuovi approcci per nuovi temi. Voglio cercare nuove rotte della ricerca che sta facendo un povero uomo primitivo del futuro.

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