Le favole non dicono ai bambini che i draghi esistono. Perché i bambini lo sanno già. Le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti. (Gilbert Keith Chesterton, Enormi sciocchezze, 1909)
Tralascio qui l'addendrarsi nella descrizione della vita prima della nostra materializzazione, quella invisibile all'occhio umano. Quella che instancabilmente, fin dalla notte dei tempi, segue sempre il medesimo processo per permettere l'inizio della manifestazione di ognuno di noi.
Saper trattare la storia interminabile di due differenti DNA che si incontrano per diventare un solo embrione di una nuova vita, non è da tutti, figurarsi da me. Affrontiamo con mille attenzioni i blocchi di partenza della vita.
Non è semplice trattare temi così sofisticati che definiscono le linee essenziali di ciò che accade prima dell'evento della visualizzazione oggettiva su questa terra di ogni umano di qualsiasi razza, credo, cultura e condizione. Fin qui la cosa certa, è che tutti ugualmente attraversiamo identici percorsi, superiamo continue infinite metamorfosi, e dobbiamo esplorare simili stress e condizione di pace.
Se l'intero programma si è svolto secondo le leggi di madre natura, il primo vagito, esprime la fine di un ciclo e gli inizi di una prima sofferenza: la nascita, a partire dal momento vissuto poco prima di entrare in contatto con questa terra.
La nuova vita, porterà gioie e dolori a tutti, ma in realtà, già fin da subito, la sua sofferenza per nascere, è immediatamente condivisa con diverso grado e forma da una donna, e da chi aiuta loro due (o tre in caso di parto gemellare) al nuovo lieto evento di una nuova presenza terrestre.
Appena si entra in tale nuova realtà di esseri umani, per "diritto", il nascituro sarà subito membro di una famiglia che è una parte di una sintesi di una storia di una cultura. Il neonato sarà automaticamente condizionato da un credo in modo inconsapevole.
Egli o ella, nasce in un clima di una nazione con un suo destino, che ha costruito giorno dopo giorno, quello che è già il suo popolo. Da ora in poi, qualcosa in grandi e in piccole cose, qualche contributo al destino di molti, lo darà anche lui o lei che sia.
il nascituro ha in sé un bagaglio di informazioni utili, dipenderà da lui/lei da come utilizzerà in seguito questi dati di base, lo farà per crearsi un personale futuro, e non solo il suo. Un nuovo attore entra in scena. Nello stesso istante che in quel momento tutto accade, da qualche parte, qualcun altro esce dal palco. Ma questo è un altro film.
Riguardo l'inizio della vita del bebè, da ora in poi, cause e condizioni faranno il resto. In pratica, la strada non sarà predeterminata automaticamente, avrà solo un copione iniziale di massima sotto forma di bozza. La sua prima casa e la sua famiglia è il suo primo mondo.
Certamente il percorso non sarà uguale per tutti, molto dipenderà sia da fattori strutturali dipendenti dal "sistema operativo" chiamato DNA, sia dall'ambiente circostante in cui vivrà nel corso della sua esistenza. Altri fattori che condizioneranno pensieri, parole e azioni, saranno determinati dal sistema percettivo, dall'educazione, dai valori e dalle credenze che si instaureranno in lui/lei.
Da quel momento in poi, si è immediatamente immersi un un clima culturale. Ora strani rumori e odori prendono consistenza. La pelle raccoglie nuove forme di contatto con tante strane cose; per sopravvivere, anche il gusto vivrà nuove esperienze, e gli occhi iniziano a vedere forme mai viste prima.
A propria insaputa, si fa subito parte di un segmento di mercato, si è un target di talune aziende piuttosto che altre. La nuova famiglia da qui in poi avrà una nuova storia tutta da creare.
Tra chi non sa ancora di avere per nascita diritti con più o meno privilegi di partenza, c'è dal lato opposto, chi è circondato da mosche e bruciato dal sole.
Alcuni/e dovranno imparare a difendersi subito dal caldo soffocante e l'acqua per loro sarà un bene prezioso e raro; altri dovranno imparare a convivere con il freddo, e il sole sarà un raro tiepido evento; per altri ancora, tutti questi aspetti saranno più o meno relativi.
Vivranno tutti contornati da scenografie diverse e variopinte, fatte di colori che vanno dal grigio a varie sfumature e incastri di blu, rosso e giallo. In questi continui quadri di riferimento, ogni copione sarà una trama di un film sempre perfetto, nel bene e nel male.
Sarà perfetto, per il semplice motivo che nulla sarà per caso, tutto sarà una semplice conseguenza di ciò che si è fatto prima, magari con una scena diversa e con altro cast. Ma è così che si crea il futuro.
Indipendentemente dalla durata della batteria della vita programmata biogeneticamente per ognuno di loro, esiste una batteria ancora più importante. Quest'ultima, ha di solito un tempo diverso, ed è quella che stabilisce la vera durata dell'esistenza.
Qui l'artefice di ogni evento, è solo il gioco del caso e degli accadimenti che il nuovo mondo via via gli presenterà. Alcuni rischiano la vita molto più facilmente di altri fin da subito. Altri meno. Ma nulla garantisce chi finirà prima.
Mi risulta che in tanti sono accolti da questa madre terra da urla a volte strazianti, e strani rumori di mitra e bombe, altri percepiscono più un clima naturale fatto di contraddizioni varie, altri ancora vivranno di ansie più o meno diffuse, o di serenità più o meno apparenti per mille altri vari fattori.
Forse gran parte di quel che ode un nuovo venuto, nulla per lui in effetti è proprio del tutto nuovo. La nuova forma esistente, qualcosa con suoni diversi lo ha già sentito nella fase di gestazione. Ora la differenza di ciò che sente, rispetto ai primi suoi nove mesi di "vita non vita", sta solo nel fatto che per i suoi sensi, tutto inizia ad essere più netto e chiaro.
Tutto ciò accade, anche se non è ancora ben distinguibile e con un nome proprio. Questo però è un altro argomento per il momento da lasciar perdere, ma sul quale non è male riflettere.
Se esistiamo, concretamente, é perché per tutti noi c'é stato un giorno in cui si é giunti su questo mondo, e il primo respiro é stato il più grande evento della nostra vita. Poi questa esperienza la si darà per scontata fino a quando, l'ultimo respiro ci ricorderà che il ritmo silenzioso dell’aria che ha attraversato instancabilmente il nostro corpo, ci ha accompagnato per un'intera esistenza.
Tutto questo è ciò che accade; è così che inizia la vita dell'infante. L'infanzia prima o poi terminerà, anzi, si sa quando terminerà. Essa è quel periodo che parte da quando si avviano le prime esperienze terrestri di tipo senso motorie, e man mano, giunge fino all'età della prima fase scolare detta di prima socializzazione. Vediamo cosa ci dice uno dei maggiori studiosi di questo periodo della nostra vita.
Jean Piaget (psicologo svizzero morto a Ginevra nel 1980 all'età di 84 anni) ha suddiviso lo sviluppo cognitivo del bambino in predeterminate fasi che tutti noi percorriamo. Cambiano i contenuti e la qualità di come tale processo avviene, ma la struttura di ogni periodo è un processo uguale per tutti, indipendentemente dall'angolo di terra in cui si vivrà.
Comunque sia, il nuovo potenziale ancor non uomo, non donna, non nulla è appena atterrato per transitare su questo pianeta, e l'interdipendenza, anche se a sua insaputa, ha fatto da sempre già parte del suo bagaglio esperienzale e il suo inconscio lo sa. Da ora in poi, si creeranno altre concrete basi di partenza del suo futuro.
Qui inizia la nuova evoluzione che le cellule intraprendono in una nuova forma. Come abbiamo in qualche modo visto, tutto inizia dopo una serie di mutamenti già avvenuti in una dimensione sensomotoria diversa da quella che ha preceduto questo nuovo arrivo.
A seguito dell'abbandono della vita trascorsa nel passato "involucro" che con tanto amore, dedizione e preoccupazione, una donna ha saputo accudire per nove mesi, questo corpo deve ora imparare a camminare con le proprie gambe. Importante sarà cercare di avere sempre la schiena dritta, lo sguardo fiero che sa guardare lontano, l'attenzione a dove si mettono i piedi durante il cammino. Le mappe dell'istinto, e la bussola della cultura, lo/la guideranno.
Da ora in poi si vedrà un nuovo film. Intanto, abbiamo immediatamente due identità che si guardano negli occhi. Madre e figlio diventano due realtà interconnesse tra loro in modo differente da prima, perchè entrambi sanno che lentamente dovranno imparare a separarsi.
Queste due unità, dovranno pian piano staccarsi sempre più velocemente dai soli fattori biologici e genetici. Insieme apprenderanno ad interagire presto con l'attore anch'egli geneticamente fondatore della nuova creatura, ma fin qui materialmente invisibile. La figura del padre, quella che spesso, per motivi diversi, risulta essere la più complessa e articolata con cui in futuro relazionarsi.
Piaget dimostrò, che l'intelligenza del bambino è strettamente legata alla capacità di interazione adattiva all'ambiente sociale e fisico che lo circonda. Scoprì in pratica, che qui da ora in poi, c'è un nuovo soggetto che impara a influire sui primi oggetti che lo circondano.
Tutto ciò, lo fa evolvere (interdipendenza con cose nuove del mondo circostante, da altri costruite per lui e non solo) proponendogli varie scelte possibili ed esperienze diverse. Questo progressivo e lento sviluppo così formulato, arriva fino a circa sette anni, e avviene attraversando cinque stadi.
Il primo stadio riguarda il periodo senso-motorio, che va dalla nascita ai due anni circa. Questa fase include a sua volta sei diversi gradi di sviluppo che qui non descriviamo per evitare appesantimenti teorici che poi richiederebbero a loro volta particolare attenzione.
Tuttavia però, possiamo ben dire che i bisogni del bambino per diventare un giorno un essere autonomo, già in questo periodo sono importantissimi da seguire con intelligenza, attenzione e amore.
Chi si prende cura del nascituro in questa fase, sarà determinante per la sopravvivenza di ciò che poi il nuovo ospite di questa terra in parte diverrà. Tale periodo, è anche importante per la qualità del rapporto che egli avrà con tutto ciò che in futuro lo circonderà.
In ogni modo, fare tutto con semplice amore può anche bastare, se in più si possono creare miglior clima affettivo, ambientale, e offrire migliori condizioni di vivibilità, sarà cosa buona. Il concetto di eccellenza di ogni contatto con ogni oggetto, affetto e idea, è ciò che conta, ma non perderei mai di vista che ogni cosa piccola o grande che sia, è sempre sia un bene, sia un male, che piaccia o meno.
Terminata questa fase, si passa poi allo stadio detto pre-concettuale, che va dai due ai quattro anni. In questo periodo detto egocentrico, il bambino é convinto che tutti capiscano i suoi desideri e i suoi pensieri. Egli entra in pratica in relazione con il mondo che inizia a vedere intorno in maniera infantilmente autonoma, prendendo possesso delle prime informazioni rapportandole a sé.
Proviamo ad immaginare cosa ciò voglia dire se non vi fosse interconnessione materiale e valoriale in tutti i sensi, tra questa nuova vita, i genitori, i pediatri, l'ambiente circostante, ecc?
Intorno ai quattro anni, e fino ai sette, accade la prima vera interdipendenza nella vita di ogni giorno con il mondo. Ciò avviene in maniera creativa e solitaria. Si innesca nella mente del bambino, nel bene e nel male, che tutto il mondo dipenda da lui. In questa fase, egli entra nella sua prima istituzione sociale, inizia a conoscere una nuova scenografia del palcoscenico della vita.
Il suo primo teatro fuori dalla suo contesto di partenza ora diventa la scuola, ed è a questo punto che si sperimenta con figure diverse dalla sua famiglia d'origine, ignaro, come tutti gli attori, fa le prove del suo copione per capire cosa funziona e cosa no, per avere affetto e tornaconti vari. Di fatto non sa, che non da solo, sta mettendo le basi della sua visione della vita.
Non più solo la sua famiglia, ma ora anche tante nuove persone entrano nel suo mondo, inizia così una nova rete di interconnessioni che si aggiunge alla precedente. Chi sono costoro che entrano in contatto con la nuova vita con responsabilità e ruoli vari? Quale reale coscienza e preparazione concreta hanno e ... quale qualità tecnico umana sanno offrire? È chiaro vero, che qui volutamente ho trascurato ogni forma di eventuale sfortunata disabilità?
A proposito di interconnessione, oggi, a parte la famiglia lasciata troppo sola, la società in questa fase così importante della vita della nuova "cellula" venuta ad arricchire questo "corpo mondo", cosa propone e quali condizioni crea in modo da agevolare un sano sviluppo del bambino? Tutto è sia un bene sia un male però, e conviene non perderlo mai di vista.
La qualità che si tende più o meno ad offrire, ha sempre una propensione orientata ad un miglioramento continuativo? Se no, rifletterci come persona, famiglia e società. Se si, cosa si intende per miglioramento in un contesto di questo tipo? Tutto è sia un bene sia un male, è vero, ma attenzione che ciò non alimenti fatalismo invece che attenzione e responsabilità.
A parte l'impegno personale dei genitori (se tutto va bene), quali investimenti si sono mai pensati dil fare ultimamente per agevolare gli sviluppi in questa fase della vita? Le politiche in quest'area, soLno un costo o un investimento, anche per il futuro di un PIL (si proprio il Prodotto Interno Lordo di una nazione) ad alto valore aggiunto? Qualunque percorso è sempre sia un bene sia un male.
Non entro ora in merito nelle singole riflessioni possibili che poi più in avanti, con post ad hoc tenterò di sviluppare meglio. In ogni modo però, per ora una prima considerazione che mi viene da fare, è che non mi sembra che il debito pubblico aumenti ogni giorno … per questi investimenti di lungo termine, Indipendentemente da quello che si è scelto da un punto di vista socio politico.
Dopo questa breve divagazione di tipo socioeconomico e politica, torniamo alle fasi dello sviluppo del bambino. Sappiamo che il tempo intanto passa e se ne frega dei diversi teatrini dell’umano convivere delle diverse culture e scelte politico sociali. Ma si sa che si sta segnando una nuova storia di una nuova variabile, che è qui per arricchire di contenuto i principi del "caos" di questo mondo.
In questo frangente il bambino, non solo da ciò che gli accade intorno, per il lui inizia ora la fase delle operazioni concrete; periodo che va dai sette agli undici anni. Qui si comincia a vedere il mondo ancora in maniera più evoluta. Qui si inizia a prendere coscienza del pensiero induttivo e si è in grado, di svolgere le prime operazioni concrete con il mondo finora costruito da altri (giochi, media, supporti educativi, ricerca, tecnologie ecc). Ogni cosa è sempre sia un bene sia un male anche qui.
Non si è ancora capace di ragionare su concetti verbali, ma si sta per entrare in nuovi dimensioni. Sarà solo successivamente nella condizione detta “delle operazioni formali”, che va dagli undici ai quattordici anni, che la nuova cellula sociale acquisirà la capacità del ragionamento astratto di tipo ipotetico-deduttivo. Da ora in poi, inizierà ad avvicinarsi all’ambiente che condizionerà in maniera ancora più profonda attraverso il suo ruolo di nuova cellula sociale.
Il copione e la propria sceneggiatura prende sempre più forma ma tuttavia ... tutto é ancora poco strutturato. Ogni cosa può capovolgersi, ma il marchio di fabbrica della personalità è sempre più un dato di fatto. Le sue esperienze, un domani saranno ricordi importanti.
Da ora impara giocando il ruolo di attore che gli piacerebbe un giorno interpretare. Iniziano le prime identificazioni, nascono principi di modelli da voler seguire. Mette a punto in tal modo una rudimentale sceneggiatura della sua esistenza. Tutto ciò, per lo più avviene a livello inconscio, tra l'altro sta iniziando a creare un probabile futuro da liberale, razionalista o perfezionista.
La scuola e gli strumenti di socializzazione in modo più ampio (TV, Programmi mirati di utilizzo web, sport ecc) ci sono per dare risposte mirate a quanto sopra riportato? Hanno tutti una consapevole attenzione all'unità informativa di base trattata nel post 17?
A parte tutte le riforme e casini che ci sono intorno alla scuola, la nostra società, cosa altro fa di concreto per il suo stesso futuro nel bene e nel male?
Insegnare, fare medicina e tutto quanto riguarda il seguire questo bene prezioso, quanto è mestiere per portare il pane a casa o per prestigio sociale, e quanto è missione?
Per ogni nascita, si deve investire come società, come se questa nascita fosse in pratica una vera risorsa energetica (tipo petrolio, acqua e gas). Diversamente, prima o poi, la società si ammalerà.
I bambini nella storia, tra amore e pianificazione
Qual è la condizione dell’infanzia oggi? Non drammatizziamo, certamente è molto migliore del passato. Tanto per cominciare, fino a non molti decenni or sono, in ogni famiglia era più o meno usuale che un bambino ogni tanto morisse, e per giunta, per un qualche motivo oggi ritenuto più o meno banale. Il tanto vituperato progresso a volte ha più cuore degli umani.
La morte infantile un tempo era la normalità della vita. Il dolore per fatti di salute e/o incurie varie, era in passato più normale di oggi. Più si va indietro nei secoli, più questo dolore era piuttosto tacito. Più che per mancanza d'amore, lo era per cultura e normale vicinanza e familiarità che esisteva fra morte e vita delle persone di ogni genere di famiglia, di ogni ceto e rango.
Nel medio evo ad esempio, spesso i bambini una volta prodotti, si abbandonavano al loro destino. A Sparta, li gettavano quando vissuti come risorsa inutilizzabile per i loro scopi socio culturali prevalentemente orientati all'economia di guerra. Ci siamo ricordati dei bambini spartani. Lasciamo perdere le tristezze del medioevo e non solo, procediamo.
Diciamocela tutta, malattie e progresso a parte, una volta il bimbo nasceva più facilmente per tutta una serie di motivi culturali, sociali ed economici. Statisticamente e per condizioni igieniche sanitarie, era più probabile che non tutti potessero sopravvivere. Ma in realtà, tanta vera disgrazia umana, in tutta la storia dei tempi, oggi incluso, è che non sempre tutti i neonati sono frutto di consapevole amore.
Se guardiamo alla nostra cultura, tanta strada si è fatta per avere società più stabili grazie ad un'attenta educazione giovanile. Oggi c'è maggiore coscienza sociale, ma tutto cambia davvero tanto, se limitiamo i nostri orizzonti, ed evitiamo di vedere interconnettività dei popoli in un'economia sempre più globalizzata. Ragionando in questi termini non ristrettivi, sapendo leggere la globalizzazione e le grandi dimensioni culturali a confronto è importante. Vediamo alcuni fattori che dimostrano quanto affermato.
La globalizzazione della moneta è ciò che vogliono farci vedere, ma quella socio culturale e strettamente ad essa legata e quindi può essere secondaria. Diversamente, difficilmente si riuscirà a vedere cosa fare per anticipare problemi futuri. Dedicherò prima o poi un post ad hoc di macroeconomia per esprimermi meglio su tali aspetti. Intanto vediamo alcune piccole considerazioni che a tal proposito vengono spontanee. L'economia è globale, ma le società non lo sono affatto. Non mi sembra cosa da poco se consideriamo ad esempio le conseguenze di un'immigrazione di disperati a loro volta sfruttati dalla loro stessa gente!
Cosa dire dell'era moderna con bambini sfruttati dalle nostre multinazionali? Cosa pensare dei bambini ancor oggi addestrati alla guerra fin dalla più tenera età ancora in tante aree? Questo non comporta nulla oltre l'aspetto etico morale che può interessare o meno? Non solo, parliamo delle bambine cinesi nel ventunesimo secolo? Chi produce la prostituzione minorile? Tutto qui al momento.
Non male vero per smetterla con la retorica e l'ipocrisia del bebè? Lo so, forse ho esagerato un po' parlando di ipocrisia, in realtà, forse sarebbe meglio dire che molti di noi, per farci coraggio, chiudiamo gli occhi diventando sordi, anche se solo per non far soffrire il cuore. I bambini non sono affatto una gioia desiderata da tutti, loro, non lo sanno poverini. Per restare a casa nostra, che dite, vogliamo contare gli infelici, o magari gli abbandonati?
Facciamo una cosa, per quanto riguarda il non rispetto alla nostra "risorsa primaria", non paliamo solo di povertà, dove molte disavventure sono più che evidenti, e certamente non hanno bisogno di essere ricordate al momento, per quanto tristi sono. Vogliamo vedere quanto siamo irrispettosi prendendo in esame qualcosina anche sui bambini delle classi agiate? Bene. Procedo.
Ad esempio, una volta, ma per tanti ancor oggi, il patrimonio familiare, una ricca e prosperosa azienda, o qualsivoglia attività di successo, diventano non di rado, addirittura forma di violenza invece che fortuna per tanti nascituri di questa fascia sociale. Perché? per il semplice motivo di adottare comportamenti più o meno subdoli al fine di convincere qualche bimbo che un giorno sarà ... l'erede designato. Si riesce ad immaginare i conseguenti problemi sia dei futuri adulti coinvolti loro malgrado in un ruolo che non sentono loro, sia di chi altri ad essi legati un giorno, come pagheranno le conseguenze, per scelte di genitori quantomeno imprudenti? Andiamo avanti.
Non pochi di questi infanti apparentemente fortunati ai più, a loro insaputa, in molti casi, sono educati per questioni non attinenti alla loro vera natura, solo per creare a tavolino ciò che non è detto che in natura quella persona davvero sia. Ossia "re", imprenditore, capace gestore del patrimonio familiare. Anche questa è una forma di mancanza di rispetto per la vita degli altrui neo ospiti di questa terra, che come adulti, trattiamo più spesso come proprietà privata. I risvolti psicologici sottili sono infiniti, e tutti a discapito del processo di maturazione adeguato ed equilibrato di questo tipo di bambini.
Altro problema dell'era contemporanea, è che oggi si nasce poco nelle culture a capitalismo avanzato, e in più, in tante famiglie benestanti, si tende a viziare troppo questi bambini, solo per vanità dei genitori, o peggio ancora, per suprrficialità ad esempio. Che dire ad esempio sui bambini iper organizzati per fare mille corsi e attività più strane o di moda del momento, senza badare ad una giusta attenzione dei tempi dello sviluppo naturale della persona umana? In questi casi, abbiamo quindi genitori senza rispetto del futuro di chi deve ancora capire che le cose della vita, hanno una loro storia e un loro tempo per essere conquistate.
Oggi, in tante famiglie ad alto reddito, abbiamo bambini visti quasi sempre in bilico tra amore, salvezza del matrimonio, semplice ma non secondario bisogno di maternità della donna che intende sentirsi sempre giovane ad ogni età, utilità del momento, ricatto economico, paura della non continuità del buon nome, eredità da non disperdere e via così. Abbiamo anche la scienza che promuove diverse forme di vita per i benestanti. Quante contraddizioni ancora in essere se pensiamo al mondo nella sua globalità e senza pregiudizi. Poveri figli tutti? ma che?! Chi vivrà vedrà, tanto tutto è sia un bene sia un male! Che fare con la consapevolezza di ció è quanto basta.
Nella cultura di comunità totalitarie, i bambini sono visti ancor oggi, come figli della guerra o materia grigia su cui imprimere leggi, valori e/o indottrinamenti vari. Quelli che accetteranno "felici" questa ristretta visione del mondo, come premio saranno un giorno dei veri privilegiati !!!? Incredibile ma vero se ci pensiamo. In tante famiglie delle nostre democrazie invece, è ormai così complicato il mondo dei consumi, che queste lasciate dalla comunità spesso sole a se stesse, trovano il frutto di un amore più o meno consapevole, prevalentemente un costo. Perchè? Perché immaginano un livello di vita più elevato possibile, andando al di là di ogni loro visione forse.
Il più delle volte, oggi la socializzazione dei bambini e demandata alla tv e/o costosissimi videogiochi che portano verso un'illusionarietà della vita. Vi sono anche video games intelligenti, ma vanno condivisi con gli adulti i quali però, non sanno come usarli. Anzi, spesso ne ignorano addirittura l'esistenza di certi fini. Non ci siamo come vedete, stiamo utilizzando in maniera confusa tutto il progresso che i secoli hanno saputo offrire. Eppure c'è tanto da fare!
Per molti, i bambini sono ritenuti responsabilità impegnativa e poco più. Per tanti altri i neonati oggi tolgono molta energia e sono una preoccupazione. Per altri ancora sono solo bellissimi da piccoli, ma iniziano a far preoccupare quando cominciano a parlare usando la loro mente autonoma. È vera anche un’altra strana verità che ha pure le sue fondamenta: più é ricca una società, meno bambini nascono, più una società invece è povera, più bambini destinati al peggio ci raggiungono su questo mondo; direi che qualcosa non quadra. Sorrido però ... tanto ogni cosa è sia un bene, sia un male.
Non credo di essere esagerato nelle mie valutazioni, ma ad esempio come siamo messi con le adozioni per tentare di salvare bambini nati, ma sfortunati per svariati fattori? Un casino di burocrazia e speculazione economica mi risulta che quella non manchi in questi meandri! Ma cinicamente parlando, conviene davvero preoccuparsi di queste cose per una civiltà così fortemente orientata all'edonismo consumistico? Siamo molto controversi su questi temi. Ad esempio:
Come ci si propone per integrare i figli di non italiani nati qui? Cosa si fa per avere delle dinamiche educative più attente e pluralistiche senza timori di essere invasi da altre culture in modo disordinato? È importante che qualcosa diventi progetto/programma per la cura del nostro “corpo sociale” Presente e futuro immediato. Parola di sognatore!
Liberali, razionalisti, perfezionisti, sveglia! muovetevi invece di perdere tempo su cose sulle quali vi confrontate, solo per dimostrare quanto siete diversi. Questo è cisì d'ala notte dei tempi. Cosa invece può essere una giusta via di mezzo?
Conclusioni
La scienza con le sue scoperte fa molto per poter riprodurre nuove cellule sociali. Perbacco! Oggi si possono addirittura ... programmare nuove vite come si desidera. Quasi a catalogo! Questo il nuovo corso, e lo si sta vivendo tra polemiche e problemi bioetici di non poco conto. La natura ci mette del suo a creare a volte sottili ciniche basi nascoste di infelicità (infatti, tutto è sia bene sia male).
Ad esempio poco conta in età molto avanzata il bisogno di maternità di una donna, quando malauguratamente tale scelta è solo a causa della paura di una sua personale scadenza biologica ancora insoddisfatta?! Tutto il massimo rispetto per la vita di ognuna di loro, ma in quali pericoli ci si va a mettere se non si è sufficientemente agiati innanzitutto mentalmente, oltre che socialmente, affettivamente ed economicamente, per poter garantire uno sviluppo adeguato ad un neonato?
Non esistono colpe di alcunché che nessuna donna deve farsi, è solo che, però la costruzione della nostra società, deve saper tener conto di queste variabili in modo intelligente. Lo si fa? Anche questo è socialmente una parte di un piano da considerare.
Ci vuole solo un momento di abbandono totale in un frangente relazionale intimo, per cambiare la propria esistenza e far nascere una vita. Da quella (si spera) fonte d'amore condivisa tra un uomo e una donna ... è tutto un attimo. Poi a volte, il mondo delle cellule fa tutto da sé e interagisce con la vita. Ci vuole però, dopo un’esistenza intera fatta di tanti decenni, per capire se si é mai diventati uomini o donne. Ossia, cellule del corpo sociale di riferimento in cui si vive.
Comunque sia, é solo la civiltà dei nostri tempi, raggiunta tra lacrime e sangue, che ci ha portato a vedere e comprendere il valore dell'esistenza e il rispetto dei bambini per ciò che essi sono. Già è qualcosa ma non basta! Lasciamo perdere gli abbandonati, gli uccisi, e quelli gettati da sventurate donne dal destino amaro perché lasciate a se stesse nella loro solitudine. Ci sono, sono poche, ma ci sono ancora. Oggi non possiamo chiuderci nel piccolo mondo della famiglia di un tempo, ma non possiamo neppure non considerarla affatto.
Un bambino dell'era contemporanea, é la risorsa della futura umanità; ma con basi e strumenti diversi, su di lui/lei bisogna dover lavorare ancora tanto come comunità. Non abbiamo alternative... nel bene e nel male. Nel ventunesimo secolo, crescono sempre più le nuove realtà familiari composte da single e genitori soli, unioni libere, famiglie ricostituite, famiglie monogenitoriale e così via. In tutto questo, aumentano sempre più i bambini con entrambi i genitori che lavorano, e con un'attenzione maggiore per la distribuzione dei compiti di cura.
Vogliamo forse dire che avere una visione di una società che sappia considerare queste variabili non sia poi così importante? Abbiamo o no voglia di creare presupposti e nuovi progetti di condivisione degli spazi e delle regole, ma con nuove forme di sviluppo?
Ci sono tante cose in giro, si è inventato quasi tutto forse, ma quante poche idee per usare bene e in modo saggio tutto ció. Un ritorno ai classici potrebbe essere di supporto per lasciarsi ispirare per nuovi progetti tecnologici a grande base sociale e umana, che non sia solo "il grande fratello" che si sta lentamente costruendo con grande circospezione e discrezione?
Se non impariamo ad accettare la realtà per quella che essa é nella sua articolata complessità, non riusciremo mai a comprendere la straordinarietà dei nostri tempi. Di conseguenza, non riusciremo mai ad ammirare quante cose positive si devono e si possono ancora fare.
Tutto è interconnesso. Quanta tristezza fa vedere a volte bambini che hanno problemi come l’obesità̀, ad esempio. bambini che di fatto si trovano a vivere spesso in una perenne noia di sottofondo non sempre espressa. È chiaro che questo ritmo di vita li porta verso un delicato e impercettibile senso d’inutilità. Come si fa a non vedere ciò! Sbaglio? Anche bambini iperattivi con mille iscrizioni, quale tempo dedicano per imparare a coesistere con le proprie emozioni?
Non so quanto costoro siano felici rispetto alle certe infelicità di chi muore ancora per fame. Credo che si tratti di forme di inconsapevole sfumatura di sofferenza. Da un lato si esige bisogni primari da soddsfare, dall'altro forse occorrono piu consumi consapevoli.
Non parliamo poi, quando alcuni passatempi elettronici fungono da baby sitter! Apparentemente, i bimbi del ricco mondo consumistico sembra che tutti abbiano tutto, ma siamo sicuri? Attenzione, il problema non è il consumo in senso assoluto. Qui ripeto, urge una cultura di consumi consapevoli! Cosa ben diversa rispetto ad una visione primitiva della vita anticonsumista.
Oggi, se solo lo si volesse davvero, utilizzando bene tecnologie, culture a confronto, risorse umane e anche (addirittura) risorse finanziarie possibili solo impensabili qualche secolo fa, si potrebbe creare nuova ricchezza anche con scopi nobili. Bisogna investire in strutture sociali funzionali e/o (dove ci sono) farle funzionare bene.
Queste strutture le definirei luoghi per laboratori del futuro. Unica cosa, è quella di fare attenzione a non esaltare nulla, nessun concetto e nessuna idea quando si ragione su questi argomenti. Ogni cosa è sia un bene sia un male, bisogna lavorare pazientemente e con grande capacita di ascolto, cercando di essere sempre contro ogni fatalismo e bisogna credere ed agire per realizzare concreti progetti di fattibilità, realizzati con un'attenta e responsabile programmazione delle cose realistiche per ogni economia di riferimento.
Equilibrio e concretezza non perdiamole mai di vista, la storia ci insegna che le fughe in avanti sono terribilmente pericolose. Ispiriamoci ai contadini, facciamo le cose preparando il terreno, aspettando i tempi della semina, curiamo con amore la pianticella, estirpiamo continuamente le erbacce che per natura si riformano continuamente … nella nostra vita di ogni giorno. Ma nel contempo attenzione però, i contadini sono anche iper prudenti ad accettare il futuro!
Concluderei questo post con il seguente aforisma: Che cosa fanno i bambini tutto il giorno? Fabbricano ricordi. (Dino Risi, Vorrei una ragazza, 2001)

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