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domenica 29 dicembre 2013

34 - igiene mentale e società

Lasciate che la gente creda di governare e sarà governata. (William Penn)

    

Se il fine è quello di riuscire a cogliere gli aspetti che ci circondano e che ci mettono in relazione con la nostra realtà, nei nostri tempi, non c'é dubbio che tutti i progetti formativi ed educativi, debbano contemplare anche il saper leggere i codici ed i format dei vecchi e nuovi media. 

Diversamente sarà difficile alimentare una cultura orientata alla riflessione, condivisione e rispetto per sé e gli altri. Questo aspetto non possiamo sottovalutarlo, in particolare se siamo d'accordo sul fatto che, uno dei fattori chiave dei progetti educativi, deve consistere nell'aiutare a prendere tutti consapevolezza del nostro potenziale e dell'interdipendenza degli umani. 

Piccola breve disquisizione personale: vedo l'umanità come corpo unico di questo globo, che a sua volta è un minuscolo pianeta fra i tantissimi esistenti per ognuno delle migliaia di galassie.

Tornando ora sulla terra. Se non si approfondisce in maniera serena e in modo serio il problema dei media, il loro valore, potere e vantaggio, noi involontariamente, non lo vedremo, e subiremo sempre messaggi che saranno dei veri e propri semi pericolosi per il nostro fertile terreno chiamato mente. Senza dubbio piano piano nel tempo, sempre più subiremo passivamente una cultura voluta da pochi. 

Riguardo i consumi, senza una diffusa coscienza di cultura del valore dei mezzi di comunicazione, si finirà che nel tempo, acquisteremo ancor più ciò che é stimolato dal desiderio indotto più che dal reale bisogno di un singolo. Fosse solo per il fatto che, cosa già presente, si inizia a confondere a livello di massa, il significato tra desiderio e bisogno stesso. 

Riguardo la politica e ogni altro campo sociale, tutto si potrebbe ridurre invece, a omologarci o farci al massimo schierare con i buoni contro i cattivi, ma senza avere noi più cognizione autonoma del significato di buono e cattivo. 

Sono molto preoccupato dai miti in genere, e in particolare da quelli che possono creare i media. I danni che sono stati procurati dagli anni ottanta ad oggi all'etica e alla coscienza civile, gran parte della responsabilità è stata anche quella dei modelli ostentati dalla tv. Il debito pubblico italiano inizia a perdere la bussola proprio negli anni ottanta, quando tutti siamo diventati virtualmente ricchi. Vi ricordate gli yuppi ? Vi ricordate il potere dei media e la moda della pubblicità a volte insensata? Vi ricordate come sono scaduti man mano i programmi tv?

Lo yuppi era il primo risultato di quella sceneggiatura. Lo yuppi era la forma breve di young urban professional che negli anni ottanta appunto, indicava il giovane professionista rampante, che si realizzava nella cultura dei consumi e dell'apparire. Tale orientamento, era proposto anche da una visione dei media, i quali inducevano a far sentire realizzato colui il quale abbracciava la visione economica capitalista, fortemente orientata ai consumi indotti.

Erano gli anni di Regan negli USA, di Craxi, Forlani & C. in Italia ecc. Erano in pratica gli anni dove si prometteva un livello elevato di benessere eterno, in particolare per coloro che investivano e lavoravano in borsa e nella finanza più in genere. Erano gli anni di tangentopoli, dell'inizio della caduta del muro di Berlino. Era in pratica il periodo in cui il capitalismo prendeva un indirizzo particolare, orientandosi più su l'economia virtuale e la finanza, tralasciando lentamente l'economia reale. 

In quei tempi nasce la cultura dell'indebitamento facile, degli sprechi, dell'edonismo, e della visione eterna della giovinezza. In quei tempi in Italia, mentre il debito pubblico perde ogni controllo lentamente iniziato alla fine degli anni settanta, e la politica ufficializza la corruzione come prassi non legalizzata. Tutti si sentivano unici, non importava se irripetibili perchè eterni. Ognuno a modo suo, era però più o meno, un semplice puntino della massa ma non lo voleva vedere e sapere. In pochi iniziavano i loro giochi nella finanza e in politica. In molti iniziavano il loro declino etico ed economico.

La sfida oggi è quella di saper convivere nella folla, sapendosi distinguere dalla massa, senza perdere la propria vera consapevole identità. Per fare in modo che ciò sia possibile, è anche importante riuscire a creare una solida formazione, basata sul miglioramento continuo delle abilità relazionali. Occorre tanta attenzione, responsabilità, perseveranza, fiducia, ascolto attivo e dominio delle regole della comunicazione. Etica, visione di una vita e della comunità di appartenenza fanno il resto, restando in armonia con l'evoluzione dei tempi.

Il principio di base di tutto nella comunicazione, deve essere quello di imparare a con-vincere (vincere con) e non a vincere o perdere in una qualsiasi relazione di ogni genere professionale o affettiva. 

Sempre di più dai mass media tradizionali e dal web vissuto in maniera acritica, siamo travolti da contenuti detti spazzatura, da servizi giornalistici che rafforzano pensieri banali ma conditi ad arte con effetti speciali, da trasmissioni e messaggi che spesso mortificano addirittura i contenuti di un certo valore. Aggiungiamo bufale costruite ad hoc, punti di vista volutamente faziosi e guidati da precisi intenti di rafforzamento di stereotipi consolidati, e capiamo forse meglio del perché abbiamo bisogno di un rapporto diverso con i mezzi di comunicazione.

La cosa più subdola spesso arriva dalla tv con i suoi notiziari spettacolarizzatI con pubblicità o tra pubblicità. Tuttavia approfondendo lo studio di questi temi, e girando un po' il mondo, si capisce che in Italia, la “libera informazione” è qualitativamente più elevata che in tanti altri paesi. Da un punto di vista politico, forse la più lottizzata e troppo nelle mani di pochi. Da noi molti giornalisti e alcuni accademici, si possono anche definire indipendenti, ma i giornali e le trasmissioni radio-televisive che fanno maggior audience, non sempre possono non tener conto di precisi interessi economici e politici. 

Il discorso è molto semplice. Se i mezzi di comunicazione si reggono sugli introiti pubblicitari, la linea editoriale è di conseguenza fortemente condizionata da tali "fornitori di risorse" che vogliono solo tanta audience. Purtroppo però, gli indici di ascolto alti, li offrono solo taluni programmi o format che dir si voglia di bassa lega. Ecco che, statistiche e ricerche mirate sulla comunicazione e gli ascolti prendono il sopravvento su ogni altra cosa. 

In questi casi, solo un'elevata cultura qualitativa e di massa può controbilanciare, ma la mia idea è teorica e lo riconosco. Se tuttavia però, si volesse prendere in considerazione i mezzi di comunicazione del mondo pubblico come panacea di ogni male, col cavolo si è più liberi! In questi casi, la lottizzazione dei partiti e dei cosiddetti poteri forti, è l'elemento distintivo che regna sovrano, e in tali circostanze tutto diventa equilibrio instabile continuo. Come dire, dalla padella alla brace, e non ha importanza chi sia la padella e chi la brace.

L'obiettivo degli imprenditori del settore, chiaramente è quello di vendere giornali, inserti, pubblicità, o film vari e trasmissioni di diverso genere quando si tratta di pay-tv. In questo contesto, in particolare la televisione (il media predominante nonostante il successo ultimo del mondo web), deve mirare necessariamente a “colpire” più l'emozione che non la ragione del telespettatore se vuole vendere di più. L'aspetto delicato in tutto questo ambaradam, è che ad essere “presi di mira” sono in particolare  quello che viene tecnicamente definito "segmento o target" degli adolescenti e giovani. In pratica, la categoria sociale più sensibile e plasmabile alle mode consumistiche e ideologiche. 

A tale tendenza tuttavia, non sfuggono per nulla carta stampata e quotidiani più in genere. Ormai, non hanno scampo neppure quelli tradizionalmente più orientati all’informazione che all’intrattenimento. Questi giovani e quelli futuri, saranno quindi sempre più vittime se non diventano presto cittadini consapevoli ad elevata cultura di massa di alta qualità di contenuti e valori per saper leggere i media e non solo i suoi prodotti.

Ma abbiamo gli anticorpi che ci aiutano a sopravvive. Sapete che esiste un movimento denominato “Slow News” che indica un percorso per un consumo critico dell’informazione? Proprio così. È un progetto elaborato da Peter Laufer, un professore e giornalista statunitense. 

Se si va su su ibis.it, per 7 euro, si può avere a casa questo prezioso testo tradotto in italiano. “Slow news. Manifesto per un consumo critico dell'informazione”, scritto nel 2011. Più che un libro, è un invito a rallentare e approfondire, evitando inutilmente di perdere la propria vita scegliendo tra ignoranza o connessione perenne alle notizie attraverso la televisione rincoglionendosi sempre con le stesse notizie a ciclo continuo per tutto il giorno, o controllando senza sosta newsletter, twitter, mail, Smart phone, e chi più ne ha pi ne metta.

In questo libro, troviamo le linee guida per selezionare in maniera critica le informazioni che ci interessano. Tuttavia, conviene però frenare gli entusiasmi. Nel girotondo degli stimoli informativi, si fa sempre una certa fatica a distinguere le vere notizie dette "importanti". Bisogna allenarsi per informarsi. La nostra mente si è impigrita in tutti questi anni ad accettare passivamente le informazioni. Per essere liberi, ora bisogna sudare, allenarsi e cambiare abitudini. Non è facile essere aggiornati limitando al massimo l'influenza del potere dei mezzi di comunicazione di massa.

Cosa fa il Prof. Laufer? Da buon americano, mette insieme un pacchetto di istruzioni per smuovere il pubblico per renderlo più attivo nel mare delle informazioni senza che il tutto sia subito supinamente. Ecco in sintesi le tecniche da seguire, per introdurre nella nostra mente informazioni di base, adatte ad elaborare pensieri on una buona base di libertà:

- Mettere in dubbio i servizi semplicistici su problemi complessi;
- Cercare notizie e analisi anche di chi non si è d’accordo”;
- Cercare l’imparzialità;
- Evitare i tuttologi;
- Spegnere i canali delle news;
- Informarsi da più fonti;
- Tentare di risalite alle fonti primarie
- Evitare notiziari dove sono pubblicità; 
- Vedere il giornalista come un semplice filtro;
- Non ubriacarsi di informazioni;
- Leggere oltre il rimando ... e via così di questo passo 

Conviene impegnarsi alla ricerca di metodi che eliminino in noi l'accettazione insita nelle tecniche di propaganda. L'elenco sopra riportato per chi non intende leggere il libro, può essere un supporto o stimolo di riflessione. Non possiamo essere liberi cittadini e avere libero arbitrio senza avere una mente libera da condizionamenti non proprio disinteressati. Bisogna essere consapevoli del fatto che viviamo in un mondo di abitudini imposte da una mente passiva, che ormai accoglie qualsiasi cavolata di ogni mezzo di comunicazione di massa!



Il gioco della propaganda

Un buon riferimento riguardo taluni argomenti fin qui esposti sul potere delle informazioni, lo abbiamo in un testo degli anni settanta dal titolo "La propaganda politica" scritto dal francese Jean-Marie Domenach (1922-1997). 

Domenach in pratica ha indicato un percorso molto approfondito adatto alle strategie di comunicazione politica, che possono aprirci la mente su come funzionino alcune cose nella vita. Vediamo brevemente quali regole ci suggerisce ai politici.

Innanzitutto semplificare! Non male come partenza, ma efficace!

"Si tratta di dividere una dottrina e una argomentazione in pochi punti chiaramente definiti". Basti pensare al "Contratto con gli italiani" come esempio di sintesi. Come scrive Domenach "convinciamoci in ogni caso che la riduzione in formule chiare, in fatti, in cifre ha sempre un effetto migliore di una lunga dimostrazione.


Il nemico è chiaro!

Il gioco è da bambini ma molto efficace. Concentrare su una sola persona le speranze del gruppo sociale da coinvolgere, e individuare un "cattivo" da attaccare evidenziando i l'unti deboli nel campo avverso. L'individualizzazione dell'avversario offre i seguenti vantaggi: concentrarsi sulle negatività degli avversari, rassicura il proprio gruppo di riferimento e dissemina caos nel campo avversario. Altra cosa da tener conto è la contaminazione: le divisioni degli avversari sono artifici utili a ingannare il popolo, poiché in realtà essi sono uniti contro di noi (che siamo i buoni).


Non vergognarsi ad Esagerare e deformare

Bisogna precisare e scendere nei dettagli il meno possibile, e presentare la propria idea in modo chiaro e nella maniera più impressionante possibile. Esagerare partendo dallo stadio informativo ed accentuare le cose attraverso titoli e commenti.


L'orchestrazione

La ripetizione continua ridotta in spot del proprio messaggio chiave è la prima condizione di una buona propaganda. Goebbels diceva: "La Chiesa cattolica resiste perché ripete le stesse cose da duemila anni. Lo Stato nazionalsocialista dovrà fare altrettanto". Anche se ripetizione continua di uno stesso messaggio genera stanchezza, il discorso cambia se si mantiene il tema centrale presentandolo continuamente sotto diversi aspetti. Una condizione importante per una buona orchestrazione consiste nell'adattare tono e argomentazione in base ai destinatari del messaggio.


 La trasfusione

Per fare una buona propaganda bisogna sempre partire da una mito presente nella cultura media (il sogno americano, il miracolo italiano, ecc) o da semplici avversioni e pregiudizi tradizionali senza mai contraddire il proprio pubblico. Partire sempre col dichiararsi d'accordo e allinearsi alle aspettative prima di modificare i contenuti sui quali creare consenso. Fare sempre riferimento a sentimenti atavici ed emozioni positive.


Unanimità 

Creare l'impressione di unanimità. Per attirare l'assenso, secondo Domenach, per essere accettati, è importante concentrarsi sull'esempio umano, la testimonianza dell'apostolo, la convinzione del proselita, il prestigio dell'eroe. Importanti sono le manifestazioni di massa: le bandiere, le massime, le uniformi, la musica, le luci, i saluti, il dialogo con l'uditorio e il silenzio. Creare assolutamente una claque fatta da aderenti fedeli per mobilitare le persone tiepide e/o passive. 

Un ottimo riferimento per riflettere direi visti i tempi che viviamo e l'importanza sempre maggiore che hanno i mezzi di comunicazione di massa.


Il mondo in una stanza

Ci sono molte variabili da monitorare in un processo continuo di globalizzazione continua. Conoscere alcune tecniche utilizzate per la gestione delle masse può solo far bene alla democrazia di ogni stato. Oggi sono tantissime le cose da imparare e anche velocemente, come veloci sono gli accadimenti dei cambiamenti tecnologici che tanto condizionano ogni socialità.

Ad esempio, oggi ogni genitore ha un figlio a scuola che ha in classe del suo pargolo almeno qualche altro bambino straniero di cultura diversa, questo è la base della nuova coscienza di Stato. 

Ogni genitore deve saper usare internet se vuole sapere e seguire i suoi figli. La televisione può portarti in ogni angolo del mondo, ma in che modo? Poi attenzione, la tv illude senza far neppure muovere nessuno dal suo inquietante divano, o peggio ancora poltrona. Perché la poltrona è peggio? Certo. Con la poltrona non voglio essere disturbato e non voglio nessuno vicino! È poco? A me sembra no. Uscire e riprendersi le piazze dunque! Magari trovandosi con uno Smart phone o un tablet.

Tutti i giovani per seconda lingua, da tempo non intendono più ... l'italiano solo per il fatto che la prima lingua fosse il dialetto locale. Parliamoci chiaro, oggi in ogni angolo del mondo é possibile sapere che respiriamo tutti, ognuno nella propria casa, l'aria di tutte le culture del mondo. Si, a casa nostra, se solo vogliamo, possiamo sapere in tutte le lingue del mondo, tutte le cose che accadono nel globo. 

Noi magari da soli potremmo avere qualche difficoltà percettiva nel vivere con la sola nostra mente e solo con i nostri sensi, ma con l'ausilio di un percettore più sensibile di noi, una antenna parabolica, in un baleno, grazie ad un telecomando, possiamo veder manifestarsi davanti ai nostri occhi tutto ciò che accade nel mondo in tempo reale ed in diretta. Non serve che tu sia un ingegnere astrofisico per fare questo. 

Basta un semplice telecomando, e il mondo può essere nelle tue mani. Ma se non impari a leggere i codici del nuovo mondo, paura, solitudine e ansia diventano strumenti di élite manipolatrici. Io trovo semplicemente straordinario su come l'uomo abbia saputo scoprire i segreti della natura (fisica, telecomunicazioni, ecc) fino a questo punto, ora, speriamo che sappia interagire in armonia con essa rispettandola in tutte le sue manifestazioni e senza diventarne vittima. 

Noi oggi ci ritroviamo ad essere immersi in un mondo impossibile da immaginare senza tecnologie. Proviamo solo a pensare se dovesse mancare ad esempio, l'energia elettrica per un paio di giorni nelle nostre case, quindi, senza pensare alla sicurezza, ai militari, ospedali ecc. Tanto per cominciare, addio alimenti conservati nei frigoriferi e nei freezer. Niente PC, niente TV e niente cellulare. Woaao sarebbe il panico generale. 

Noi siamo interconnessi con il futuro, fosse solo per la spesa in frigo. In questo contesto, non entro in merito alle problematiche relative a come tutto ciò condizioni non poco e per giunta senza metterli in crisi, coloro che credono di poter monopolizzare la cultura e quindi un popolo. Questi sono "out" e bisogna fare in modo che si continui ancor più in questa direzione. Non abbiamo più bisogno di nessun monopolio di nessun genere e a nessun livello. Non abbiamo bisogno di miti che qualcuno potrebbe metterci in testa.

Noi abbiamo bisogno di sapere che viviamo all'interno di un'esplosione di prospettive dai mille risvolti, di visioni e di idee che rendano possibile ogni azione che serva a migliorare la qualità delle nostre esistenze. Chiaramente, non dimentico mai il fatto che l'unica esaltazione che ci deve guidare, é quella della continua ricerca dell'equilibrio e dell'ascolto attivo profondo per capire bene le cose prima di parlare. 

Mai come oggi, bisogna quindi che uno Stato investa in cultura più che mai, si, investire in cultura vuol dire fare in modo di dare le basi per saper leggere in modo più strutturato i media, facendo si che essi siano meglio interpretati nella qualità della struttura dei loro messaggi intrinseci. 

A tutti é chiaro che sono finiti i tempi in cui si diceva che non si mangia di sola cultura. In Italia, tanto per cominciare, siamo i più incolti tra i Paesi cosiddetti avanzati. Non solo, nella nostra penisola così non è mai stato, fosse solo perché la nostra storia ci ha regalato un territorio fatto in modo tale di poter far accrescere il nostro PIL grazie ai nostri avi. Grazie alla cultura del rispetto della natura, e al rispetto del nostro patrimonio artistico e culturale (leggi turismo), oggi noi dobbiamo investire proprio in cultura. 

Riguardo il nostro vecchio continente ad esempio, la visione di un popolo inteso secondo la obsoleta trapassata concezione di nazione, non può entrare in crisi per la paura della perdita dalla:

- centralità dello Stato con graduale passaggio di poteri; 
- perdita del ruolo che avevano i vecchi partiti, sindacati; 
- visione di una religione unica chiusa in se stessa.

Il fatto è che bisogna tutti sapersi rapportare in modo nuovo al mondo che cambia, avendo creatività, concretezza e visione al fine di saper trovare la giusta saggezza, nuove dimensioni e capacità di gestione delle nuove esigenze dei tempi moderni. Tutto ciò che sta accadendo, è solo una grande opportunità di guadagno per una nuova democrazia e un nuovo posizionamento del futuro della nuova piccola nazione europea. Il rischio che si corre può solo essere una dittatura, magari in senso moderno, della nuova nazione continentale.

La nuova emancipazione va allargata a tutti fin dalle scuole elementari, e va assecondata con responsabilità e senza timori. Le moltiplicazioni delle tante diverse possibili visioni del mondo, delle informazioni, delle possibilità di poter incidere ognuno ne suo piccolo nelle scienze, nelle arti, nelle tecnologie e nelle diverse opportunità di mercato, sono solo il nuovo corso. Il problema non é se sognare cose e nuove prospettive sia giusto o sbagliato rispetto alla difesa strenua di ciò che di fatto già non esiste più dalla caduta del muro di Berlino in poi.

Il problema é, saper essere sempre presenti a se stessi tenendo sempre conto, momento per momento, di essere sempre consapevoli, del tempo in cui si sta sognando e di cosa sta accedendo e può accadere come conseguenza alle nostre cause di quello che potrebbe accadere dalle nostre azioni. Il mondo, solo apparentemente é un mondo virtuale. 

Può diventare ora il mondo di Orwell o meno, è vero. Ma tutto dipende anche da come noi impariamo ad interagire con il cambiamento in modo stabile e sano o meno. Se noi attraverso il web, tv, radio ecc, diventiamo schiavi del mondo delle immagini, allora si che perdiamo il contatto della realtà e qualche gruppetto gestisce il tutto. Se invece impariamo a rapportarci con le diverse informazioni e letture in diverse lingue, sapendo che queste passano anche attraverso immagini di vario tipo, allora in questo modo, diventiamo gradualmente un popolo maturo dalla grande storia. 

Gli Stati devono investire in una seria e profonda cultura radicata nei popoli e non in cultura di massa o peggio ancora in cultura di seri A e serie B. Meno che mai deve accadere che l'unico mondo virtuale esistente davvero, quello della finanza lontana dall'economia reale, prenda il sopravvento su tutto, e infiltrandosi in tutti i partiti, si sostituì pesca lentamente alla politica. Le dittature di un tempo, erano dovute al fatto che i militari pensavano di replicare il loro mondo sulla società, prima ancora lo facevano le religioni, ora il tentativo lo sta facendo la finanza.

Ci troviamo di fatto ad affrontare una cultura molto più articolata e complessa delle precedenti, questo chiaramente potrebbe indurre qualcuno ad affrontare la realtà con timore, ma sarebbe meglio non ostacolare questo processo. Bisogna trovare modi per partecipare alla vita pubblica in modo attivo e propositivo, sapendo continuamente distinguere le tante diverse vie che l'uomo può prendere in una visione pluralistica e multiculturale. 

Senza essere ciechi e sordi, sapendo anche che la bontà però non é un qualcosa di insito in tutti gli uomini, é bene tener conto che in questo spazio culturale allargato, anche folli, deviati, santi e nuovi profeti si sentono di poter dire la loro. Non ignorando anche che, impianti come twitter, google, facebook ecc, se guidati e gestii in modo subdolo, potrebbero essere una buona base per un mondo più o meno poliziesco e pericoloso per la centralità della nuova vita. Questi colossi, come mai sono così aiutatati e corteggiati dalla finanza?

domenica 22 dicembre 2013

33 - loro non sanno

Il pubblico ha un'insaziabile curiosità di conoscere ogni cosa eccetto quelle che meritano di essere conosciute. (Oscar Wilde)

     

Cercando di mettere da parte buonismo, cinismo e ipocrisia, in questo post, parto dalla notizia dell'affondamento dell'imbarcazione al largo di Lampedusa per trattare il nuovo tema di questo percorso relativo alla nostra società. 

Più di cinquecento giovani tra cui donne e bambini, hanno visto il terrore presentarsi a poche centinaia di metri dalla base di lancio per una nuova vita, Lampedusa sembra che sia vissuta come punto di partenza per il cammino che poi dovrebbe proseguire in varie terre promesse della vecchia Europa. 

Questa è gente che quando arriva sulla classica fatiscente imbarcazione, hanno spesso attraversato deserti e luoghi impervi. Ne hanno già viste di tutti i colori. Si va dalle trattative con i trafficanti di vite umane, fino a passare tra polizie corrotte di vari posti, e varie bande assetate di denaro e ricchi di disprezzo per la vita umana. Da quelle parti, i militari, non sono proprio quelli che immaginiamo noi, anche quando pensiamo male di loro. Dopo varie peripezie insomma, queste persone finalmente arrivano in qualche porto per poi affollare a caro prezzo, natanti mal ridotti per affrontare il mare.

La tragedia ultima tra le tante è stata devastante a causa di una serie di fattori che fanno emergere la sfortuna nella disgrazia. Costoro, a poche centinaia di metri dall'arrivo, cercando di farsi vedere per essere aiutati, qualcuno ha avuto l'insana idea di accendere una coperta. Da qui la scintilla della tragedia. In qualche maniera la coperta fa incendiare la barca, e quando le fiamme si propagano sul barcone, i profughi presi dal panico, si gettano o cadono in acqua. 

Non tutti lo fanno, per  tanti addirittura il barcone è stato anche la loro bara sottomarina. Tra quelli in mare non rimasti imprigionati dalla barca colata a picco, alcuni sono annegati quasi subito; qualcun altro, non ha avuto la forza di resistere il tempo giusto, e il mare lo ha inghiottito; altri sono riusciti a rimanere a galla fino all'arrivo dei soccorsi. Totale: ad oggi, circa 300 persone senza più vita.

Si racconta anche che qualche peschereccio sia passato davanti alla tragedia con fare indifferente. Ma si sa anche che la legge Bossi-Fini, precisa che i pescherecci che aiutano gli immigrati, saranno poi indagati per favoreggiamento. Ora non è dato scandagliare in questo contesto torti e ragioni, normative vigenti e protocolli. 

Indipendentemente anche dalla Bossi-Fini, mi chiedo: attualmente, se tra il popolo c'è chi si sente di poter essere un "eletto" per qualche suo motivo, e per tale motivo viene poi "eletto" per davvero, costui entrando nell'Olimpo del sapere e del potere, che visione ha del problema? Visione! Da non confondere con la strategia funzionale alla sua propaganda di bassa lega. Seconda domanda: invece di giocare in modo superficiale con le emozioni dei cittadini, "l'eletto" che non ha esperienza concreta sensibilità, competenze, dati e conoscenze, che cavolo parla a fare senza aver nulla da dire? 

Qui parliamo di un'area geografica particolarmente "calda": Libia, Somalia, Ertrea, Siria, Iran, Egitto e limitrofe. Nazioni composta da varie bande in continuo conflitto tra loro, molto povere e incasinate, in più  divise nella loro stessa fede, fino ad arrivare ad ammazzarsi anche tra loro. Difficilissimo capire l'articolazione e le dinamiche delle loro strutture organizzative di tutte le loro bande. Tutto poi si svolge in un quadro ancora più complesso che riguarda l'eterna lotta tra Sunniti e Sciiti.

I Sunniti nascono dopo gli Sciiti ma sono il 90% dell'intero mondo islamico. Questi combattono gli Sciiti per un antico e complesso problema di guida dell'intera Comunità Islamica. Parliamo di una fede che raccoglie intorno a sé 1,5 miliardi di fedeli. Tanto per dare due numeri, i Cristiani  nel mondo sono complessivamente 2,4 miliardi. Ma entrando più in dettaglio tanto per farci un'idea, vediamo che i Sunniti sono 1,35 miliardi di fedeli, mentre nel Cristianesimo i soli Cattolici sono 1,3 miliardi. Non male vero la dimensione del problema in un territorio che si divide tra deserto e petrolio? Attenzione prego. Il petrolio ci interessa e come. Serve anche a noi per il nostro benessere, e poco importa quello che comporta.

I vari gruppi di Sunniti (quelli più vicini ad Al quaida) stanno diventando sempre più aggressivi contro gli Sciiti ma sono divisi anche tra loro, il più delle volte non per motivi di fede. Tuttavia il quadro delle lotte si complica ancor più se poi ci aggiungi normali guerre intestine interne tra i vari capi tribù che si nascondono dietro la fede. Aggiungi interessi di pochi che usano il potere in maniera crudele (indipendentemente dalla fede) contro le loro genti stesse e il quadro sarebbe quasi completo. 

In questi ambienti non mancano mai affaristi del traffico d'armi che questi conflitti sono per loro manna dal cielo, centri di potere legati al solo petrolio, e il gioco é fatto, infiltrati e tradimenti continui, sono cose all'ordine del giorno. Non male l'ambiente direi. 

Dopo gli oltre 200/250 morti annegati nel mare siciliano, di gente che è cresciuta in quella cultura e che però scappa da quell'ambientino ne è tanta, ma noi ci mettiamo del nostro. Così, la storica emotività tipica della cultura italiana, subito è stata sbranata da vari personaggi che si sono presentati in varie trasmissione tv e radiofoniche per dire la loro, e per cercare vantaggi elettorali.

In questo casino mi son fatto un'idea dei cinque volti della nostra civiltà su questo tema immigrazione, (che chiamerei più correttamente esodo), che esistono a casa nostra: 

1) gli indifferenti silenziosi in attesa che tutto passi alla svelta perchè chiusi nei loro problemi e difficoltà, questi fatti sono vissuti come paura in più ; 
2) i cinici, ossia coloro che attraverso il loro sapere o pseudo tale, hanno sempre la giusta soluzione per tutto. Ma trattano i problemi con ragionamenti freddi e senza visione d'insieme, in maniera spesso demagogica o populista; 
3) gli ipocriti dell'ultima ora che non mancano mai in questi frangenti; 
4) le persone davvero amorevoli in genere, ma spesso teorici e idealisti; 
5) gli isolani di Lampedusa che sono in ogni modo cittadini davvero encomiabili sotto tutti i punti di vista per pazienza, compassione e umanità.

Non sere e non basta vero amore perchè può essere solo la base, falso amore perché danneggia tutti, ipocrisia perché è fonte di illusione e poi delusione, cecità perchè ci impantana, populismo perché danneggia il progredire della storia, demagogia perché crea solo più conflitti, e nazionalismo perchè ci porta dietro nei secoli. Occorre una visione nuova, intelligenza emotiva e sociale, una nuova filosofia di vita che sappia rivedere economia e finanza mondiale. Ma cosa si intende con visione mondiale?



Due mondi a confronto

Mentre ero in auto, il giorno del fattaccio, ascoltavo inizialmente il notiziario quasi senza emozione, quasi per abitudine, ormai son sempre meno le notizie che fan breccia in me in termini positivi e fiduciosi, e poco o nulla più mi sorprende. Sto proprio invecchiando.

Ero leggermente infastidito del traffico, e del fatto che una signora fosse ancora ferma col semaforo verde, perché impegnata a riassestare il suo make up. Non ho toccato il clacson, ci hanno pensato altri a sollecitare la fine del maquillage della signora. Frizione, ingrano la prima e la macchina va. La mia attenzione torna al notiziario, e sento che vi sono molti morti annegati. 

Ci vogliono più di cento cadaveri iniziali come dalle primissime notizie, uno o una decina alla volta nel tempo ormai non bastano più, tanta è l'abitudine delle brutte morti altrui. Morire per annegamento non è cosa da poco, in più mentre la barca prende fuoco. In questi casi ti butti o cadi in acqua non per scelta. Inizi a nuotare tra speranza e paura se sai nuotare, diversamente, il mare ti inghiotte in un baleno velocemente e con avidità.

Se sei quindi ancora vivo, bracciata dopo bracciata, aspetti qualcuno e speri, ma pia piano, procedi sempre più lentamente. Ad un tratto ti senti stanco, le braccia pesano e i muscoli si fermano. Anche se vedi terra, capisci che quello non è alcun traguardo raggiungibile quando sei in quello stato. Forse inizi a gridare aiuto, ma solo se riesci ad essere calmo hai qualche chance. Senti intorno a te grida e vedi gente affondare. Non sai fino a quando non sarai tu uno di quelli. Panico! Conviene fermarsi, respirare e proseguire lentamente. Altrimenti se ti dibatti, stanco/a con un mare indifferente alla tua vita, nulla puoi fare, se non osservare i tuoi ultimi pensieri. Intanto, ogni tanto penetra l'acqua nelle vie aeree. 

Iniziare a bere ... il mare, non è proprio cosa così tranquillizzante. L'acqua di mare o dolce che sia, in se è vita, ma se penetra nel nostro corpo, provoca una chiusura istintiva della glottide per i primi 60-90 secondi. In tal caso, puoi solo sperare in un miracolo restando in apnea. La mente ad un tratto si annebbia. Solo calma e fiducia aiutano chi ancora non è arrivato a questo stato. Si spera, non si sa cosa, ma ognuno spera. Hai sempre più freddo, ti sentì sempre più solo/a.

Fratelli, sorelle, madri, figli, amici e chiunque fosse con te sulla barca poco prima ... semplicemente non sai più nulla di loro. Solitudine! Il fatto è dovuto che la morte di solito vuole un rapporto solitario con ognuno a tempo debito. È come la nascita. Identico. Si è soli in questi frangenti. L'azzurro del mare, anche calmo, è indifferente alla tua vita che lentamente inizia a spegnersi. Passati i 60/90 secondi di apnea, l'acqua entra in te liberamente; viene prima o poi il momento in cui il sangue non ha più modo di ossigenarsi ... il cervello perde i sensi.

Siamo ormai al punto in cui il cervello perde ogni contatto con la realtà, la glottide non oppone più alcuna resistenza, e l'acqua impietosa entra in gran quantità nei polmoni riempendoli e facendogli perdere istantaneamente la loro funzione vitale. Tale processo, impedisce definitivamente le respirazione, di conseguenza si blocca l’attività cardiocircolatoria, ed ecco presentarsi la morte liberatrice di ogni sofferenza. Il corpo affonda come un sasso. Forse si impiglia tra qualche scoglio.

Quello che resta della carne e delle ossa inanimate, il mare ne fa ciò che vuole. Non si saprà mai il tuo nome e la tua storia. Ma quella a pochi interessa. Solo i cadaveri recuperati  dai soccorritori toccano quella agognata terra, ma senza più avere occhi per vedere e sensi per sentire. Questi stranieri dal colore della pelle diversa dal nostro, sono tutti giovanissimi, non sono da noi per un week end o per vacanza. Provengono da un'altra cultura e c'è bisogno di fargli capire subito che sono ora in contatto con un altro mondo che ha sue leggi: Quali? Da qui bisognerebbe iniziare.

Come noi, a casa loro o in altro luogo, in tv vedono film di eroi o di ricchi e brillanti personaggi, vedono atleti milionari e personaggi bizzarri, da giovani, addirittura scoprono che se qualcuno indovina la busta giusta in un telequiz, senza fare molto, porta a casa bei gruzzoletti di denaro. 

Questi mica sono stupidi, sanno anche che in alcuni paesi europei esistono sussidi anche per chi non lavora, cosa comporta questo per loro è secondario. Vivono in un posto senza speranza. Per noi no! Loro non sanno che qui tutto si paga e anche caro! Ma in ogni giovane certe cose lasciano il segno e sei sempre fiducioso di poterla fare franca. Se poi guardi la miseria che ti circonda, allora di certo non hai nulla da perdere. 

Come accoglierli, ospitarli o gestirli per non trovarceli contro, a causa della loro sofferenza di base che li ha messi in contatto solo con l'odio? Quel tipo di odio e sofferenza è pericoloso, agevola spesso opportunismo scambiato per opportunità. In tanti una volta inseriti nella nostra cultura ed economia diventano a tutti gli effetti membri di questa comunità. 

L'Italia per loro non è il posto più ambito, ma nonostante tutto, abbiamo non poche contraddizioni. Chi di loro lavora qui, è solo perché non sa in quale altro andare, o non può. Ma se si inserisce, qui produce il sette per cento del nostro PIL! chi non lavora, è ottima manovalanza per la malavita organizzata. Che dire?

La pubblicità ha mostrato loro le meraviglie dei ricchi, e i film, permettono di far scegliere alla loro mente la vita che desiderano. Ma spenta la tv, la loro realtà è ben altra cosa. Solitudine, morte, fame, guerra, malattie e sofferenze varie, oltre soprusi e ingiustizie di chi si definisce loro governante. Tralascio qui il fatto di chi vende a loro armi e illusioni. Chi li corrompe. Chi li usa e getta. 

Non esiste qui sussidiarietà, nemmeno a parlarne, qui anche libertà è un tema ambiguo. Qui non esiste nulla di tutto quanto auspicabile di positivo, per permettere all'intero globo di proiettarsi nel futuro. Questi Paesi fanno riflettere molto sul fatto di quanto sia impervio il cammino per "essere". Tantissimi di loro con un lavoro sarebbero più che felici. Ma cosa sia oggi il lavoro nel capitalismo avanzato e in un contesto di crisi mondiale è un tema sempre più ambiguo nel tempo, per tutti e dappertutto.

Questa gente che si è imbarcata per seguire una speranza che non può essere costruita in un inferno, ha in più anche una grandissima colpa che li rende indegni e indesiderabili quasi in ogni dove. Tanto per iniziare, fanno paura. Ti fanno vedere la disperazione dell'umano. Anche se sei ricco e in buona salute, la miseria, fa paura vederla comunque. L'altra miseria fa paura anche ai nostri poveri, perché mostra loro che si può cadere anche più in basso.

Non solo, costoro arrivano in un posto ben diverso dai film e spettacoli che vedevano in tv dalla loro terra. Come se non bastasse, non solo per la crisi economica che stano vivendo i paesi cosiddetti ricchi, questa è gente nata in luoghi inquietanti. Una volta giunti in Europa, fosse solo il non morir per caso per loro è già tanto. Per tanti persino le nostre eventuali galere sono nulla. Ripeto, vengono dall'inferno, ma non sono demoni. I primi piani della nostra tv dei vari telegiornali, quando inquadrano i sopravvissuti, quelle poche donne rimaste fanno pensare più a disperati che a diavoli.

A questi giovani speranzosi, come tutti giovani di ogni razza, cultura e colore, secondo me nulla e nessuna normativa li fermerà mai. Continuano e continueranno ad arrivare. Che fare? In una logica di difesa per paura chiudendo le frontiere in qualche modo... nulla. Solo se riusciamo a capire l'interdipendenza delle cose e fatti che mutano continuamente, possiamo aiutare loro e noi. 



Cellule e ragnatele 

Noi in quanto piccolissime cellule dell’umanità intesa come corpo unico di questo pianeta, siamo la risultante di alcune variabili spesso in antitesi tra loro. Ci concentriamo molto su ciò che ci divide e da qui i problemi. Quanti in Italia sanno quante comunità extra europee vi sono? Cosa c'importa? Semplice, parliamo di gente ormai che è già parte integrante della nostra comunità.



Ciò che riguarda tutti

Tutti da una parte abbiamo il nostro bagaglio di storia che ci creiamo giorno dopo giorno, la nostra educazione e il nostro dna che nel bene e nel male non sempre sono elementi in armonia tra loro. Da un’altra parte, abbiamo una serie di eventi belli e brutti che si alternano, mixati da conflitti interiori e con altri che spesso sono figli della nostra mente, quando a volte essa è impaurita

Per l'intera vita, in questi labirinti fatti di pareti a specchi dove a rifletterci non siamo sempre soli, ci muoviamo come topi da laboratorio per trovare vie d'uscita. Il bello è, che tutto ciò accade, ignari di cosa ci sia al di la del labirinto. Sarebbe davvero divertente se una volta usciti dal labirinto, poi si entrasse in un altro ancora.

immersi in questo cocktail ci incamminiamo continuamente verso una ricerca di una dimensione da un lato personale e dall'altro socio economica. Tutto ciò, cercando di sintetizzare il nostro convivere attraverso la ricerca di giustizia ed equità, ma che però, ognuno vede a modo suo. Siamo in continua interrelazione tra di noi è con il mondo, ed è in questo modo che ci creiamo i nostri fati.

Diciamo che i percorsi possibili delle relazioni, possono essere rappresentate dai fili di una ragnatela; i nodi sono i contatti, noi siamo gli equilibristi che leggeri percorriamo questi fili che possiamo o spezzare o percorrere come strade che ci portano verso i diversi bivi, incroci e punti di incontro di questa rete. Pertanto, maggiore sarà la nostra attenzione a non distruggere la ragnatela, tanta più alta sarà la fiducia nel prossimo che faccia altrettanto. Difficile però immaginare tutto ciò per mirare ad una più elevata coscienza sociale forte, che sappia basarsi su questi punti.

Grazie poi alla tecnologia e alle scienze, tutto ciò si è amplificato e, nel bene e nel male, molte barriere e distanze sono state cancellate. Il labirinto di specchi, è sempre più affollato. Ora più che mai, più persone conosciamo, più siamo in grado di essere trasmettitori di fiducia, più sappiamo creare in questo modo informazioni utili per la nostra convivenza e solidarietà, tanto più si manifesterà opportunità di ogni genere per semplificarci la vita e migliorarci. Ogni cosa è sia un bene sia un male chiaramente, ma alla fine tutto tende al miglioramento continuo se lo si vuole davvero come umani.

La ragnatela ha bisogno di essere percepita da tutti, in modo più possibile funzionale al nostro benessere, ma essendo essa stessa la nostra realtà, questa si manifesta per quella che essa è. Può non piacerci per alcuni aspetti, ma il progresso dell'umanità è innegabile nel suo complesso.

In realtà, nonostante si professino scienze e tecnologie, ci troviamo in una società che cura poco la riflessione, ed adopera tutto il disponibile in modo disordinato. Non basta. Alimenta molto volentieri l'emozione reattiva e inconsapevole, insegna la "furbizia". Tutti ci crediamo furbi; l'intelligente è considerato talvolta uno sfigato, e tutti gli altri sono gli stupidi. Le anime sensibili, meglio se si nascondono dal mondo, o se si creano una bella maschera con un copione ad hoc.

Risultato: sistema giudiziario ingolfato; sistema politico che si basa su come creare consenso sul nulla; corsa all’accaparrare aziende pubbliche senza veri piani industriali, disaggregazione sociale, solidarietà vista come optional, ecc. In questo modo sarà chiaro, che se non rivediamo qualcosa nella nostra cultura, vi sarà un vortice che nel tempo aumenterà sempre più la sua forza per risucchiarci e condurci tutti verso il baratro, o per essere ottimisti, entrare in un giro vizioso o quantomeno poco virtuoso. Ma loro, chi fugge dall'altro mondo, tutto questo non lo sa.



domenica 15 dicembre 2013

32 - libertà propaganda e comunicazione

È assolutamente evidente che l'arte del cinema si ispira alla vita, mentre la vita si ispira alla televisione. (Woody Allen)


      

Attraverso i giochi delle relazioni, si comprendono interpretazione della realtà condivisa o meno, il grado di empatia delle persone, la loro sensibilità, motivazione, strategia e tattica, amore e indifferenza. Il copione di ognuno si esprime in tal modo nel suo vero significato quando si entra in contatto con gli altri, e va otre ciò che si dice a parole, per apparire per come si vorrebbe essere percepiti secondo una propria visione di sé stessi costruita mentalmente.

Una lingua comune, genera un flusso di comunicazione ininterrotto di tipo verbale, non verbale e paraverbale tra persone che, interagendo tra loro per dei propri fini, creano relazioni di vario genere, qualità e valore. Relazione e comunicazione messe insieme, stabiliscono i principi guida, il valore o meno delle cose che si fanno insieme ad altri. Da qui emerge motivazione all'affiliazione, al successo o al potere di ognuno. 

Attraverso relazione e stile e contenuti della comunicazione che si stabiliscono e definiscono poteri, ruoli, norme, e identità. Inganno e auto inganno sono i registi del conflitto e delle inutili sofferenze che si rappresentano con le illusioni. Le emozioni negative o quelle esasperate sono potenti strumenti e pericolose energie di inganno e auto inganno perché non le sappiamo trattare.

La relazione di qualità non é un concetto astruso, essa da sempre serve all’uomo per dare un valore alle azioni con chi condivide con lui/lei valori e aspettative. Saper governare relazioni e comunicazione serve anche alle organizzazioni di ogni tipo, come ad esempio alle aziende, per fidelizzare clienti, per creare collegamenti più adeguati ai propri bisogni, servono anche ai governi per guidare i popoli, … e ai cittadini per non assecondare ciecamente i governi. 

Quando però si iniziano a leggere le relazioni in questo modo con un minimo di lucidità, la solitudine è assicurata, poiché si capisce il grande valore degli altri e il loro potenziale che essi spesso ignorano, perché concentrati solitamente più volentieri sul loro ego. L'ego è il come si vuole apparire, per paura di essere per come realmente si è. Insomma un bel casino!

Creando sempre più una cultura relazionale che sappia rispettare profondamente ogni singola vita, s'impara ad apprendere che una buona relazione non deve voler dire evitare o temere i conflitti che pochi sanno gestire con sapienza. In una relazione sana bisogna imparare ad affrontare le divergenze con animo sereno e trasparente, ma col cavolo ci si riesce. 

A tal proposito, esistono delle leggi che dimostrano che la vera comunicazione profonda, si basa su regole semplici che si sintetizzano nei seguenti punti:

1) Evitare di tacere per poi soffrire, per servilismo o solo per quieto vivere; ciò causa rabbia, frustrazione e solitudine insana (esiste solitudine sana e insana).
2) Evitare la scorciatoia dei compromessi come soluzione dei problemi, a patto che essi siano adoperati con maestria per rimandare decisioni avventate. I compromessi sono positivi solo per meglio definire un accordo sincero, o una strategia di conflitto adeguato al caso; 
3) Evitare di temere ostacoli che di solito sono solo mentali, o dovuti alla paura del giudizio negativo degli altri. I manipolatori, vedono ostacoli dappertutto per questo comunicano solo con la mente.
4) Evitare clamorosamente l'illusione o la pretesa che tutti ci vogliano o devono volerci bene per un qualche oscuro motivo alle leggi naturali della vita. 

Per approfondire meglio quali sono gli aspetti fondamentali che regolano le relazioni tra le persone, vanno considerati i processi sociali e quelli cognitivi. 

I processi sociali, sono i modi in cui i nostri pensieri, sentimenti e azioni, sono percepiti a causa degli input provenienti dalle persone e dai gruppi che ci circondano. Gli input ci giungono dai media, dalla cultura familiare, dal gruppo o sociale di riferimento. 

I processi cognitivi, sono i modi in cui passato, sensazioni, percezioni, fluire di pensieri, emozioni consapevoli e non, intenzioni, e motivazioni, condizionano la nostra visione del mondo e le nostre azioni. Le parole deviano gli altri e noi stessi, in particolare quando usate in modo inconsapevole, cioè il più delle volte, e in modo diverso, in varie circostanze affettive, professionali e formali.

Da questi aspetti appena citati, si ricavano due assiomi fondamentali per avere una comunicazione adatta a coltivare relazioni qualitative e non solo quantitative

1) Bisogna discretamente cercare di capire in che modo ogni persona si costruisce una sua realtà per dare un senso alla sua esistenza
2) Bisogna capire senza il vizio di firma del giudizio, le influenze del gruppo di appartenenza e della cultura sociale di cui si fa parte. 

Imparando ad ascoltare con attenzione, Indipendentemente dai media e dalle tecnologie, anche nella vita quotidiana, una persona che parla continuamente al passato, si capisce che raramente lo si può coinvolgere in un progetto. Una persona che sogna sempre nuovi mondi e futuri di magnificenze, è chiaro che diventa davvero complicato portarlo nel presente o affascinarlo con la storia. Essere nel qui e ora, non è facile ma è la via da perseguire. Serve per evitare solitarie passeggiate della mente mentre il tempo va e la realtà è altro.

Sappiamo che mentre costruiamo la nostra realtà, gli altri ci influenzano e contemporaneamente anche essi sono da noi influenzati. In questo giogo delle parti, al fine di essere consapevoli di quello che può creare una relazione qualitativa più che quantitativa (ovverosia bisogno di relazioni vere, più che desiderio di collezionare amici e relazioni, alla facebook per intendersi), bisogna fare in modo che siano sempre chiari tre principi motivazionali che devono necessariamente guidare ogni tipo di relazione. Questi principi sono: 

1) capacità di acquisire padronanza del tempo, dello spazio in cui avvengono le cose e del clima;
2) capacità di amare e di apprezzare senza continue pubbliche dichiarazioni, e di saper accogliere altrettanto (quest'ultima cosa riguardo il saper accogliere, non è così facile come si crede; cecità, orgoglio ecc ne sanno qualcosa)
3) valorizzare la nostra e altrui personalità in una dimensione "io valgo tu vali".

Acquisire la padronanza è la base motivazionale per capire e prevedere gli eventi del mondo circostante, e serve per ottenere vantaggi visibili o psicologici utili alla convivenza e sopravvivenza. 

Sentirsi amati e accettati lo chiediamo per cercare sostegno, simpatia, affetto o amore da parte delle persone che vivono all'interno dei gruppi, oggetto della nostra stima. 

Valorizzare la propria personalità e quella altrui, è la motivazione che ci guida per vedere in una luce positiva se stessi, le persone e i gruppi a noi legati. 

Tutto ciò è molto utile per realizzare progetti condivisi. Queste sono le caratteristiche intrinseche dell'uomo che cerca di dare qualità e valore a relazioni nella vita. 

Per portare avanti la nostra tesi riguardo l'importanza della cultura e dell'educazione nuova che bisogna acquisire sempre in modo più allargato possibile da un punto di vista sociale, c'è bisogno oggi anche dell'ausilio di tecnologie da saper padroneggiare. Internet, ricerche sui consumi, conoscenza dei linguaggi comunicativi di massa sono cose che si devono imparare a leggere per migliorare questa famosa qualità di relazione. 

Sappiamo che in ogni gruppo (e questo non è poco), per una serie di motivi che ora tralascio, le opinioni sono lente a cambiare, di conseguenza, il conservatorismo tende sempre a sopravvivere il più a lungo possibile. L'antidoto per crescere tutti in una certa armonia di base, è l'accessibilità semplice e diffusa alle informazioni. Questo deve essere visto come una strategia importante per creare un'apertura mentale. Le differenze e le angolature varie dei punti di vista, sono linfa vitale. Perché tutto ciò è importante? Semplice, si corre il rischio di consegnare la nostra vita in poche mani. Segue un'analisi molto acuta di Noam Chomsky



La comunicazione e il controllo di un popolo

Mass media, famiglia, scuola e i gruppi di appartenenza sociale, sono i luoghi di nutrimento della nostra coscienza, e da qui parte ogni valore che diamo alle differenti relazioni che si manifestano grazie al nostro modo di comunicare in senso più ampio del termine. Siamo la sintesi di tutto quello che vediamo, sentiamo e ascoltiamo. Il controllo dei mezzi di comunicazione pertanto, non a caso è da sempre il tema centrale in ogni democrazia e in particolare in ogni governo totalitario. 

A questo punto, è utile tentare di approcciare alcuni temi chiave, riguardo le nuove tecniche di controllo di un popolo. Comprenderli non fa male, i piani alti dei motivati al potere su queste cose ci lavorano da sempre e da che mondo è mondo.

Ecco cosa noi dobbiamo imparare assolutamente a capire, per continuare ad agevolare un processo di democratizzazione della nostra società. 

Di solito il casino inizia quando si comincia a diffondere l'idea che c'é il caos. Si continua dicendo che ci vuole ordine ... Da qui in poi il passo é breve per arrivare alle follie umane. 

Leggendo Noam Chomsky riguardo aspetti della comunicazione e come questi interagiscono con la realtà. Si possono riportare per intero le sue 10 regole di manipolazione. Da qui si può capire su come taluni tecniche di manomissione della mente della gente é bene che siano diffuse, approfondite e discusse il più possibile a tutti i livelli sociali. Andiamo a riportarle. Per Chomsky:

1 - La strategia della distrazione. L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. “Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”). Reality show, programmi di gossip e di cronaca nera sono un esempio

2 - Creare il problema e poi offrire la soluzione. Questo metodo è anche chiamato “problema - reazione - soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3 - La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.

4 - La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.

5 - Rivolgersi alla gente come a dei bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

6 - Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione. Sfruttare l'emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell'analisi razionale e, infine, del senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti….

7 - Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità. Far si che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori" (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

8 - Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti...

9 - Rafforzare il senso di colpa. Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di depressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire. E senza azione non c’è rivoluzione!

10 - Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il “sistema” ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.



Conclusioni

Quanto per noi difendere la nostra piccola libertà sia cosa importante, non é da sottovalutare. Abbiamo appena elencato i dieci comandamenti che subito mi viene in mente qualcosa che riguarda ciò che al momento è l'unico mezzo di comunicazione che ancora possa considerarsi democratico ritornando sulle tracce che attengono la rete internet. 

Su questo amato e tanto discusso strumento, quanti conoscono cosa é ACTA? Come mai i media non hanno dato sufficiente spazio all’Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA), in pratica si tratta di un accordo che intende dettare norme per contrastare contraffazione e pirateria informatica. 

Lo scopo ultimo sarebbe quello di tutelare copyright, proprietà intellettuali e brevetti su beni, servizi e attività legati alla rete. Fin qui sembra quasi una cosa apparentemente innocua. Perché però non approfondire l'argomento in tv in modo comprensibile ad esempio?  

ACTA ha anche un altro obiettivo, ossia quello di armonizzare le regole internazionali in tema di diritto industriale. Pochi sanno, anche tra i giovani purtroppo, che tale accordo è stato molto criticato poiché oggetto di negoziati riservati fra gli Stati e benedizione delle multinazionali, peccato però che questi accordi siano stati ritenuto lesivi dei diritti e delle libertà fondamentali dei cittadini. 

Come mai i negoziati e le diverse stesure dell'accordo sono sempre rimasti segreti all'opinione pubblica? Ottimo argomento di riflessione!

Il Parlamento europeo ha rifiutato di aderire al progetto negoziato fra Stati Uniti, Australia, Canada, Giappone, Corea, Messico, Marocco, Nuova Zelanda, Singapore. La battaglia condotta dalle associazioni per la tutela della libertà in Rete fino ad oggi ha portato buoni risultati. 

Il sapere consente a chi è al potere di poter studiare le masse e anche i singoli individui, conoscere le sue abitudini, anticipare le sue reazioni

La tecnologia da questo punto di vista è un'arma a doppio taglio perché consente da una parte la condivisione delle informazioni e il crescere comune, dall'altro, con strumenti tipo i social network di attingere informazioni riservate su singoli cittadini. 

Nonostante tutto, bisogna tuttavia aver fiducia nell'uomo, per farlo, basta pensare a come divulgare in ogni dove, tutto ciò che la gente deve sapere. Questo non attraverso una sorta di viral marketing, ma piuttosto con una educazione accurata nelle materie fondamentali innanzitutto della scuola di base. 

Non dobbiamo temere la fine delle speranze illuministiche come qualcosa di nefasto; e non dobbiamo rinnegare neppure le illusioni della cultura romantica. Non dobbiamo neppure chiaramente esaltare le scoperte scientifiche e tecnologiche. La nostra democrazia ora deve avere un nuovo volto. 

Dobbiamo vedere il futuro in modo positivo, i semi li troviamo già nella cultura delle nuove generazioni che si confrontano con le vecchie. Non é relativismo. L'arte dà già dei segnali incontrovertibili su quello che sarà il mondo nel bene e nel male secondo noi ... Uomini primitivi del futuro però, ricordiamolo sempre. Fiducia totale a quei giovani con progetti, analisi e idee dunque. Che si proceda. 

Educazione, formazione e istituzioni preposte a questi compiti, devono avere progetti chiari e condivisi dalle diverse posizioni culturali di differente aspirazione. I poteri, per governare, hanno bisogno di popoli di gente illusa. Essi sanno benissimo che i cambiamenti iniziano appena si identificano e riconoscono le proprie illusioni, sanno benissimo che ciò è lungo a venire.

Vediamo un po', cosa ci paralizza così tanto e cosa intendo per illusioni? Ciò che ci frena è il senso dell'eterno su questa terra. Si, é incredibile ma vero. Tutti lo sanno ma nessuno ci vuole mai pensare davvero. Siamo come tutte le cose, materia con batteria a tempo determinato. La batteria è ricaricabile per chi crede nella reincarnazione, o è usa e getta (all’inferno o in purgatorio) per chi crede nella volontà di Dio. Perché non ho citato il Paradiso? Semplice … chi si sente così meritevole? 

Tornando a noi, quello che ci immobilizza è il desiderio di voler accaparrare tutti tutto, possibilmente, tutto subito. Infine, ci danneggia e ci chiude occhi, orecchie e cuore, il voler apparire tutti ricchi, potenti e sempre eternamente giovani. Tutti lo desiderano anche se solo pochi si illudono di poterlo realizzare. Vedremo che anche tutta la nostra economia reale si basa tutto su questi aspetti appena citati. Tantissime conseguenze questo comporta nelle nostre fragilissime menti. Ne riporto alcune.

Tra i tanti comportamenti che frenano lo sviluppo e che ci  fanno sentire stupidamente eterni abbiamo a esempio l'arroganza. Quanti mediocri sarebbe un bene se andassero a casa o in pensione? Mi riferisco ai tanti copioni in giro che, tra frustrati e tantissime persone di successo, con comportamenti insulsi o arroganti, si mostrano deboli con i forti e forti con i deboli. 

A questa gente, che gioia dà la sensazione di poter schiacciare o umiliare un altro ... se possono appena possono? Si schiaccia altri in diversi modi, a volte anche con semplici sguardi o sorrisi appena accennati, e apparentemente innocenti! Anche questo, è un comportamento contro uno sviluppo equilibrato e rispettoso delle tantissime variabili che dobbiamo imparare a governare. La pigrizia, eccola l’altra nemica. Che dire della pigrizia?

Ma tra i più pericolosi di tutti, vi è uno che é invisibile ai più. In pochi vedono oggi questo  male diffusissimo. Trattasi di un male sottile che ci porta a convivere con una perenne afflizione di sottofondo, la quale, ci induce a lasciar andare ogni iniziativa, non appena si presentano le prime difficoltà. Qui non ti senti eterno. Qui sei semplicemente senza tempo. 

Altro comportamento diffuso è la paura di affrontare il nuovo per non ferire il proprio orgoglio, per cui, le naturali frustrazioni che sono abbastanza normali difronte alle prove della vita, noi semplicemente spesso le rinneghiamo. In questo modo o ci ritiriamo o se non ci riusciamo proprio, siamo pronti a cercare di chi è la colpa o la causa fuori di noi.

Il nostro agire nella vita quotidiana è contornato molto spesso purtroppo dalla noia, la routine é vissuta come senso di nullità, non come tempo che richiede la pazienza di comprendere i fenomeni. Raramente sappiamo leggere le cose che ci circondano, sapendo dare a esse un giusto valore. 

Ciechi quindi, spesso attraverso l'indifferenza, manifestiamo negatività e senso di solitudine, il nuovo ci infastidisce un po’. In questo modo, impauriti ancor più del nuovo, e del lavoro che esso richiede nel presente per essere un continuum con il passato e per proiettarci in un futuro consapevole e equilibrato, rinneghiamo. 

Semplicemente rinneghiamo, lasciamo correre, ci rifugiamo nel passato, attraverso il tempo libero e la tv ... non pensiamo. Noi siamo spesso contro tutto ciò che non riempie di gas velenoso il nostro ego. Quante persone sono schiave di scelte perennemente precarie e senza scopo. 

Quanti vivono senza una visione della vita e senza darsi un senso; per esempio, puntando solo allo stipendio o l'illusione del lucro a tempo breve?  Lo Stato su questo, ci guadagna l'ira di Dio facendoci pagare delle tasse esorbitanti ... solo perché ci da l'illusione di diventare ricchissimi in un attimo. Lasciamo correre per il momento le borse, quello è un altro discorso ancora peggio per tantissimi aspetti, e indipendentemente dalla crisi attuale.  

In questo modo, una cosa é certa, siamo sempre alla ricerca di emozioni forti, cerchiamo nuove esperienze continue, sempre diverse senza dare nessuna importanza alla nostra felicità se non a parole. Noi, in modo vorace, sempre e solo vogliamo giusto quel qualcosa che non c'é. La vita in questo modo, giorno dopo giorno, scandisce i suoi ritmi. Ecco, è anche per questo, che lo studio dei comportamenti d'acquisto, diventa sempre una variabile in più per comprendere meglio chi siamo e dove stiamo andando.

domenica 8 dicembre 2013

31 - La mente virtuale

La scienza non ha promesso la felicità, ma la verità. La questione è sapere se con la verità si farà mai la felicità. (Émile Zola)

      
                   


In ogni società di qualsiasi tradizione culturale, il web è lo strumento adibito a collegare ogni singolo cittadino con le informazioni, il sapere e altre persone presenti in qualsiasi parte del globo. 

La vecchia enciclopedia e i vecchi libri presenti un tempo in tutte le famiglie, ora sono stati sostituiti dal mondo virtuale. Nel web, tutti i nostri libri e le nostre enciclopedie, oggi sono solo una infinitesima parte di tutto ciò che possiamo consultare per informarci e approfondire. 

Il web, sta diventando la grande memoria degli umani di tutto il pianeta. Riguardo il sapere, cos'è virtuale la mente o il web? Su come la coscienza e le emozioni elaborino informazioni, conoscenze e il sapere, riguarda ancora intelligenza e sensibilità di ogni singolo umano, è questo è tutt'altra cosa.

Video, audio, manoscritti e testi digitalizzati in ogni lingua umana antica e moderna, se qualcuno si è preoccupato di consegnare il tutto al sistema "internauto", nel web c'è, e resterà fin quando il mondo esisterà. Semplicemente meraviglioso questo piccolo embrione del futuro! Non solo, ho trascurato un ulteriore elemento fondamentale. Tutti possono videocomunicare in tempo reale con una o più persone, e volendo, contemporaneamente, possono interagire con filmati, foto, grafici e quant'altro

Energia elettrica o altra alternativa che sia, e tecnologie varie adibite alle telecomunicazioni e informatizzazione per la gestione dei dati, sono ciò che i governi e le compagnie pubbliche e private addette devono garantire a tutti. 

Ogni tipo di tecnologia di elaborazione dati e comunicazione di massa (computer o mezzo di comunicazione tipo tablet, telefono, video e fotocamera) sono i mezzi che ogni cittadino deve imparare ad usare fin da bambino. Il tutto non va fatto in modo semplicistico e automatizzato per cose elementari, ma deve essere approfondito nel miglior modo possibile per padroneggiare i mezzi teconologici a disposizione. Comprendere le logiche degli algoritmi adatti a risolvere anche problemi complessi, dovranno essere cose all'ordine del giorno per tutti. 

Quanto sin qui esposto, sono le basi essenziali che ogni popolo deve considerare come sistema hardware della democrazia moderna. I vari software saranno poi i contenuti, le idee e le proposte che devono partire dal basso da parte di ogni singolo, e la gestione delle informazioni di base, devono rispettare le regole del gioco del principio della sussidiarietà.

La sussidiarietà è quel principio politico e giuridico secondo il quale, la struttura organizzativa che sta più in basso, se intende realizzare un progetto o idea, e nè è capace e preparata per realizzarla, chi governa, deve aiutarla a metterla nelle condizioni di realizzare il suo compito sostenendo l'iniziativa. La sussidiarietà, è un solido principio giuridico ed etico, che comporta non poche riflessioni ad ogni livello organizzativo sociale e politico economico. Se ne parla di tanto in tanto, spesso di sfuggita, non ha nulla a che vedere con taluni estremismi e nazionalismi di bassa lega, si fa poco per metterla in pratica. La sua applicazione, pretende alta cultura della vita sociale, competenza tecnica per metterla in pratica, massima scolarizzazione ad alto contenuto qualitativo allargata alle più ampie fasce sociali.



Al momento

Paesi economicamente e politicamente instabili, avanzati o pseudo tali che siano, di sussidiarietà neppure se ne parla. I governi in genere, da un lato hanno poche opportunità di garantire tale sviluppo, dall'altro, le oligarchie non è che spingano poi tanto certe cose, la sussidiarietà comporta poi troppa gente difficile da manipolare. 

Intanto, bene o male, grazie al web, i cittadini possono sapere, vedere, ascoltare e leggere in qualsiasi lingua ogni documento, notizia, o fatto riguardo qualsiasi tipo di conoscenza, riguardo la propria nazione, e quelle di qualsiasi altro continente. Come ogni cosa, a parte la sussidiarietà, ciò può essere sia un bene, sia un male. 

Sottovalutare come i governi possano da soli a modo loro, gestire questo mondo web, è in ogni caso di sicuro solo un male! Intanto, già molti politici per svariati motivi, per il momento sono solo la zavorra che ostacola questo processo del nascente villaggio mondiale. 

Poteri forti, grande finanza, lobbies e militari, già da tempo sono ben organizzati a considerare nelle loro strategie tali mezzi. Costoro non sono avvezzi al principio della sussidiarietà, e relative minacce e opportunità che ne conseguono, non sono da sottovalutare. Anzi, a dirla tutta, visto che il sistema internet era uno strumento militare già nelle loro mani da qualche decennio e più, se questo al momento lo hanno messo a disposizione di tutti, un motivo ci sarà. Ma qui si apre un altro capitolo.

Con il mondo web, non bisogna sottovalutare il fatto che tutti possono informarsi su tutto, in modo sempre più autonomo, e (ci auguriamo) sempre più attento e consapevole. Tuttavia però, é bene essere anche coscienti che Internet e i social network, sfuggono facilmente ai sistemi di vigilanza e questo crea seri problemi. Per tali motivi, occorre quindi sviluppare approcci che favoriscano la visibilità delle fonti affidabili, senza che tuttavia, internet perda però la sua attuale funzione di dimensione e luogo aperto a tutti in modo (più o meno) gratuito.

In Italia e non solo, fatta esclusione per le nuove generazioni, in tanti si vantano di non capirci tanto di questo mondo. Grave errore e c'è poco di cui vantarsi. Dovrebbe far riflettere ad esempio, che perfino le mafie si sono messe in rete a dialogare e gestire i loro affari mixando reale e virtuale, e approfittando dei vantaggi della modernità. Usano tali mezzi per aumentare anche in questo modo il loro potere. La giustizia, conoscendo bene tale fenomeno, sono sicuro che segue da vicino tale fenomeno.  

A parte l'esempio citato, il mondo web il rischio che corre é un altro. Esso può creare una cultura sommaria e superficiale basata più su informazioni spesso di dubbia provenienza o non sempre con fonti trasparenti. Tutti possono essere informati su tutto, ed è vero anche che tutti possono conoscere ciò che serve quando serve. In realtà però, in questo caso tutto accade senza sapere davvero nulla fino in fondo e in maniera approfondita. Quanti altri ignoranti presuntuosi consoleranno l'umanità? Quanti manipolatori governeranno beni, servizi e non solo?

Chiaramente questo é un rischio che si corre, ma molto della sua qualità, dipende anche da come sapranno muoversi in tempo le nuove forme di educazione, la scuola, le famiglie e le persone in genere, così come tutte le cose della vita. Quasi tutti i primi post (i primi quattordici in particolare) che tentavano di mettere in ordine i pensieri sull'importanza della visione e ciò che ne scaturisce, prendevano spunto da tali considerazioni fin qui esposte in questo post. 

Riguardo il mondo web, è importante ridurre ogni forma di rischio, e bisogna saper considerare l'importanza della cultura il più allargata possibile ad ogni ceto sociale. Ritengo che il futuro della democrazia, non possa escludere questa ulteriore variabile tecnologica. Il mondo web é un pianeta incredibile di opportunità che senza dubbio alcuno potrà migliorare molti ambiti sia economici, sia politici, ma anche relazionali e certamente professionali. 

Pensiamo ad esempio alla comunicazione in genere, con internet, gli uffici postali nel giro di pochi anni, hanno dovuto modificare addirittura la loro mission per continuare ad avere un senso compiuto della loro esistenza. La telefonia mobile, attraverso le sue diverse forme di comunicazione che contempla (sms, mms, video e non solo) era impensabile solo alcuni anni orsono; e chi avrebbe detto mai che la rivoluzione del fax avvenuta solo qualche decennio prima, sarebbe diventata presto tecnologia da museo? In quante differenti forme diverse si stanno presentando TV e Radio? Le tipografie e in genere la carta stampata, come si dovranno regolare per il futuro?

Pensiamo al web cosa ha comportato nelle ricerche del marketing territoriale (geomarketing). Alla propensione che sta stimolando a tutti i giovani nel riconoscere l'importanza di imparare nuove lingue; alle nuove forme di contatto che il mezzo sta creando di giorno in giorno; e che dire delle nuove forme di commercio e della rivoluzione che ha portato nei servizi, nel lavoro, nella medicina, nel turismo ecc.? Oggi gli studenti devono acquisire delle competenze e metodologie sempre più sofisticate per monitorare in futuro lo sviluppo. Questi sono solo alcuni piccoli banali esempi tra quelli che oggi ci permettono già di lavorare in modo diverso. Il mondo del lavoro anche sta cambiando DNA.

Attraverso il web oggi è persino possibile monitorare la propria reputazione e l’efficacia di campagne pubblicitarie. È possibile coordinare e gestire i rapporti con i media e tantissimo altro ancora. Il web non bisognerebbe solo imparare a usarlo interagendo in qualche modo solo per ricevere informazioni da qualcuno erogate, bisognerebbe usarlo con più creatività. Per farlo, è necessario acquisire però quelle competenze di base di informatica e di progettazione di varie iniziative.

Il mondo che avanza bisogna saperlo guidare tutti insieme senza deleghe in bianco a chicchessia. Fondamentale è proteggere da infiltrazioni politiche di controllo inteso come limitazione di libertà, e di rispetto delle persone e di riconoscimento delle diverse culture. 

Altro elemento da non trascurare, è che solo con una conoscenza più approfondita di tutti gli aspetti del nuovo mondo web, si può meglio agire, anche nel rispetto della privacy e della sicurezza sia dei dati sensibili e non, sia dei diritti di proprietà. 

Oggi navighiamo tra immagini mentali, immagini reali dal nostro personale punto di vista, immagini di media diversi, e immagini virtuali. La nostra comunicazione è sempre più visiva. Questo comporta un modo di comunicare abbastanza complesso, dove le emozioni in maniera più o meno evidente hanno una funzione importante per convincere e spiegare. Per evitare confusioni, si tratta di imparare una nuova logica mentale ed essere sempre coscienti del peso che hanno le emozioni. Bisogna imparare insomma,  e sviluppare ancora nuove forme di comunicazioni sempre più sofisticate. Ma a pro di che? Per il solito motivo di tutti gli esseri viventi: capire meglio se stessi e migliorare le capacità relazionali

È vero che nello spazio cibernetico abbiamo testo, parole, immagini e audio che navigano come fa la fauna marina negli oceani, nei mari, fiumi e laghi della nostra natura. Questo particolare potrebbe anche farci perdere di vista realtà, consapevolezza del sé, tempo e spazio. La comunicazione on line è contemporaneamente, diretta, indiretta, visibile, invisibile, parziale e completa, in funzione di chi in quel momento capta il messaggio, anche senza essere necessariamente in contatto con noi realmente nello stesso tempo fisico e psichico in cui il messaggio stesso é stato inviato. Nello spazio cibernetico, di tutto ciò, ne resterà sempre traccia, in noi solo labili ricordi e tante emozioni. Un messaggio inviato via etere, può essere anonimo o meno. Tutto ok. Qualcosa però, mi fa anche pensare che nuove forme di arte potrebbero affacciarsi insieme a nuove forme di disturbi mentali. 

Possiamo perderci per giornate intere nel cyberspazio alienandoci o vivendo nuove dimensioni di esperienza condivisa; ma quale interattività continuiamo ad avere sia con il nostro corpo reale, sia con la nostra sessualità, sia con la nostra professione o lavoro, sia insomma con il mondo che ci circonda nella forma che da sempre viviamo? Non credo che questo sia un aspetto di poco conto, che per oscuri motivi debba essere trascurato anche in futuro.

Comunicare in maniera anonima o meno, e essere contemporaneamente riparati dal proprio spazio protettivo, crea un nuovo tipo di comunicazione espressiva, ma tutto ciò, può anche far emergere nuove forme di solitudini e angosce. Pensiamo per esempio a un bisogno più o meno ossessivo di presenziare in una chat che già per molti giovani è un nuovo modo di manifestare devianza e disagio; ad esempio che dire di Second life, face book, o Twitter? Tutto ok. Consapevolezza, momento presente nel qui e ora come la vita da sempre richiede, non disdegnare contatti umani reali, barra dritta in armonia col nuovo mondo, e vanti tutta!


Conclusioni

Dobbiamo rassegnarci all’idea che la rivoluzione tecnologica, in particolare quelle concernenti la comunicazione digitale e la robotizzazione, hanno appena iniziato a far sentire i loro primi vagiti. In che modo prepararci a guidare questa macchina del pensiero e delle emozioni, è un fatto che deve coinvolgere tutti e in chiave pluralistica e multi culturale.


Non mancherà molto per iniziare a convivere all’interno di uno scenario tecnologico in cui saremo in grado di far coesistere il nostro sviluppo economico anche in funzione dei robot “intelligenti”, i quali, saranno sempre più in grado di fare tantissime cose, finora eseguite delle persone. In un contesto sociale siffatto, una convivenza umana con un’articolata tecnologia del genere, addirittura, potrebbe anche far rimodulare del tutto la visione de sè, del mondo, della politica, e della crescita del prodotto interno lordo pro capite. 

Cosa accadrebbe ad esempio, per assurdo, si inizierebbe a pensare di aumentare il rapporto robot/esseri umani, al fine di realizzare un PIL stabilito da negoziazioni tra governi? Caspita! Non sarebbe male o sarebbe un altro choc per la nostra povera mente? Potrebbe questo evitare una folle guerra e risolvere situazioni inquietanti riguardo le disumane differenze tra paesi a tecnologia avanzata e paesi in eterno avvio di sviluppo? 

Forse però, a tanta avidità presente tra una moltitudine di umani troppo concentrati su di sé, ciò potrebbe non piacere. Il famigerato e temuto governo mondiale dei pochi per perchè mai dovrebbe essere la fine del mondo con una democrazia individualmente consapevole della dimensione singola di ogni essere umano? Teoria, lo so. Intanto io ci penso anziché illudermi di fermare il mondo combattendo mulini al vento o inneggiando pericolosi nazionalismi.

Esiste già un rapporto di forza tra Stati con tecnologie e conoscenze in grado di produrre sofisticatissimi “congegni” estremamente intelligenti, capaci di utilizzare informazioni elaborate attraverso procedure che guidano enorme banche dati di fatti, informazioni, foto, film, e conversazioni parlate e scritte. Cosa sono anche Google, face book, twitter, pinterest, you tube & C.? Chi ha mail letto davvero le accettazioni prima di iscriversi anche ad una mail?

Rammentando ora che ogni cosa ha sempre in sé sia il bene sia il male, e che nell'interdipendenza delle cose, tutto ha un suo preciso ciclo, senza pertanto dividersi in talebani e fiduciosi futuristi ottimisti di un futuro radioso, (temi dei primi post di questo blog), tali argomenti tecnologici e scientifici non sarebbero un bene trattarli in ogni programma educativo fin da bambini, e in modo serio, per considerarli temi di cultura di politica economica, conoscenza, etica e via discorrendo? 

Ad esempio, per una società sempre più multi etnica che si va sempre più trasformando in una direzione orientata verso un alto condizionamento tecnologico, cosa vuol dire politiche industriali, rispetto della persona, e stato sociale?