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domenica 14 dicembre 2014

85 - Kafka nel XXI secolo

Il destino è un'invenzione della gente fiacca e rassegnata. (Ignazio Silone)

       

Non è difficile dare un perché al fatto che in un gruppo o in una società sia importante un buon clima creato da gente che sappia imparare a condividere gli stessi valori, e dove la cultura prevalente sia quella di educare fin da piccoli ogni "essere", nella cura dell'attenzione, del bene comune, della responsabilità, e della continua consapevolezza del qui e ora. Tutte cose che sono anche base di ogni tipo di amore e maturità.

Senza una capacità di saper creare pace e serenità intorno a noi (significato di clima che riportavo nel punto orecedente), l'alternativa nella migliore delle ipotesi, quando non è stress, insicurezza e paura più o meno consapevole, è di fatti un piccolo grande mondo Kafkiano. 

Ciò vuol dire, vivere senza bussola, creando in tal modo un ambiente dove il tempo perde la sua dimensione, e dove lo spazio reale condiviso con gli altri, si confonde con quello instabile emozionale, per sua natura mutevole e indefinita.

Kafka non era solo un autore di particolare sensibilità e intelligenza. Egli conosceva le sfumature dell’esistenza in modo mirabile, e sapeva riportare con grazia e realismo incredibile, gli aspetti più surreali della vita. In una relazione di qualsiasi tipo privato e professionale, in una famiglia o in un gruppo, il letterato in questione, potrebbe offrire vari spunti di riflessione.

Proprio come nei personaggi kafkiani in uno qualsiasi dei suoi scritti, emerge come facilmente le persone si fanno coinvolgere dal caos degli eventi invece di cercare di dominarli. Oggi purtroppo, per tantissimi è così. Sono moltissime infatti le occasioni dell'esistenza, dove sempre per più persone, gli eventi col loro fare spesso illeggibile, dominano sogni e progetti, non di rado paralizzandosi.

Cosa dire di una crisi economica che man mano nel tempo, sfianca sempre più persone? Cosa fanno i media, quando divulgano l'instabile mondo, pensando più all'audience che non all'informazione capace di creare maggiore sicurezza e solidarietà? Questo continuo parlare di pace con paura, mentre i Paesi in guerra aumentano lentamente, cosa crea? Pochi ancora sono coloro che non si fanno trascinare in questo mondo nel tempo sempre meno surreale, e sempre più ambiguo. 

Il lavoro ad esempio, se non c'è, tutto intorno perde senso e si vive tra confusione e frustrazione; se c'è e non è vissuto con equilibrio tra sfera privata e pubblica, tutto diventa folle e disumano. La famiglia la si vive mentalmente come se fossimo nel secolo scorso, mentre nulla è così nella realtà del vivere quotidiano. Cosa aspettare per capire che bisogna imparare a trovare la stabilità della mente?

Se tutto intorno è complesso, contorto, incomprensibile ecc, è perché ci soffermiamo a vedere le cose in questo modo. Solo una sommatoria di singole menti educate ad essere gestite a dominare gli eventi, può evitare il peggio. Solo imparando tutti o la maggiorana ad osservare il caos con la dovuta distanza e il giusto equilibrio, può farci uscire dal tunnel.

Oggi, persino gli Stati nazionali esistono ancora, ma si mostrano talvolta obsoleti, costosi, e senza più sovranità nel mondo che cambia in ogni area delle scienze umane, dell'economia, e geopoliticamente. Culturalmente viviamo in una globalizzazione che si vuol vedere di volta in volta a seconda di come conviene, a chi di tanto in tanto la vede come gli piace. Le lobby ne sanno qualcosa.

Non parliamo poi quando salute fisica e mentale perdono colpi. Il rapporto con il tempo in tali casi sfugge, e chiudendosi nel proprio mondo, si sfiora l'autismo in modo lento, vago e inconsapevole. Nel quotidiano le abitudini tendono a dominare ogni cosa, combattendo ogni forma di lucida attenzione a cosa, come e quando, cambiare atteggiamento difronte alla mutevole realtà. 

Tutto si fa per abitudine, anche le cise più belle e gli amori si danno quasi per scontati. La coscienza dorme, e facilmente essere dei morti viventi prende forma in tanti, anzi in tantissimi di ogni ceto e cultura. Il risveglio è un cammino duro, che bene o male ... per molti è meglio rinviare. Il senso della comunità così nel tempo, sempre più sfumerà. Poi per risvegliarla, non sempre occorre un lieto evento.

Proprio come in un romanzo kafkiano, collassiamo il tempo in modo da creare un'ambientazione in cui il presente si ripete o richiama il passato mentre, nella migliore delle ipotesi, il futuro lo si sogna di tanto in tanto più per non vedere il mediocre presente che altro. Tutti chiusi nei propri piccoli giardini protesi a difendere i propri fili d'erba, perché costretti dalle singole paure, e dalla mancanza di fiducia dei tempi.

Come macchinette in carne ed ossa più o meno perfette, teleguidati dai media e dal clima culturale prevalente, agiamo navigando tra ipocrisia, paura e speranza. Si vive spesso nel limbo, e talvolta ci preoccupiamo di qualcosa, prima che un problema avvenga. Nella mente eventi da prospettive multiple e ambivalenti, si muovano tra il traffico e gli ingorghi dei pensieri. 

I gridi di silenzio dovuto ai mille dubbi fondati o meno, sono soffocati per non dimostrare debolezza; il credere ed il non-credere in ciò che si fa, cammina a corrente alternata, solo perché ... serve per tirare a campare; sapere e non sapere si confondono con ignoranza, presunzione e fingere di sapere. Camminare, nella nebbia, essendo più o meno sicuri di una cosa senza molta convinzione, è normalità.

Ognuno chiuso nel proprio mondo fatto di veri, falsi e/o inutili impegni, ormai non vede e apprezza le tantissime gioie del piccolo nel quotidiano. Per paura del futuro, si preferisce vivere di preoccupazioni e problemi, o di incertezza guidata da una moltitudine di insicurezze spesso illeggibili per nostro stesso volere. Il tutto, al fine di non voler vedere le sfumature della solitudine nel bene e nel male. Tutto ciò, fa si che si sia spesso in attesa che forse qualcosa d'altro di peggio, possa presto ancora arrivare. 

Anche il superficiale e il sognatore ad occhi aperti, in modo diverso, sopravvive senza rendersi conto che i respiri hanno un numero finito di ritmi. Solo che questi non aspettano mai nulla di peggio in arrivo, ma in compenso, si proiettano in avanti raramente con cognizione di causa, e intanto, anch'essi sporadicamente apprezzano ciò che hanno nel presente.

Si tenta di non pensare o di trovare palliativi al proprio piccolo o grande dolore che va e viene ora in maniera sfumata, ora un po' più forte quando diventa ansia, ora perché per ricerca di falsa pace che si pensa di trovare nel non dover pensare a nulla, questo ... mentre il tempo scorre sempre veloce. Tutti costoro, e non sono pochi, come sospesi in aria, passano il tempo avvolti da un alone di speranza e desiderio, in attesa che il fato, sia lui a fare qualcosa di importante che non arriva mai. 

In questo clima, come una calamita, ognuno attrae esclusivamente chi per svariati motivi vive una situazione mentale momentanea o meno simile alla sua, e in tal modo, si creano i vari sottogruppi che si fanno coraggio a vicenda ognuno convincendosi, che il mondo è solo come lo vedono loro. Occorre una svolta mentale, ma cambiare la mente che per sua natura mente, non è cosa da tutti.

Un romanzo surreale inizia sempre con una routine piuttosto normale, ma che nonostante tutto, dà un suo valore alle cose che si fanno. In tal modo, tra persone di vario spirito e destino, e attraverso eventi diversi, si cresce cercando di migliorarsi, apprezzando gli anni che passano, e la maturità che avanza con i suoi segni e le sue opere. Ma tutto fa correre il rischio di far credere anche in chi non crede, sulla fatalità che un Dio ci aiuti. Nel frattempo bene e male si alternano come sempre … la nave va.

     


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