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domenica 28 settembre 2014

73 - esseri intelligenti un po' artificiali

Potete giudicare quanto intelligente è un uomo dalle sue risposte. Potete giudicare quanto è saggio dalle sue domande. (Nagib Mahfuz)


    

Dell'esperienza

Che peso ha l'esperienza nel porsi domande e dare risposte utili? Per noi umani, il valore e la pienezza della vita, sono dati senza dubbio anche da una sommatoria di esperienze che si fanno nel corso della propria esistenza. 

Non esiste un vero e proprio parallelismo tra esperienza e intelligenza, in realtà porsi domande e/o trovare soluzioni può accadere anche da inesperti, tuttavia però, affrontare le sorprese e i misteri della vita, di certo in più occasioni e circostanze, aver esperienza, non è cosa da poco.

Le esperienze solitamente hanno davvero valore, quando nascono come figlie di pensieri e azioni mirati e coscienti. Una volta fatte, se riconosciute intimamente come significative per vari fattori in determinati momenti della vita, come minimo hanno una grande capacità d'insegnamento. 

Quando ciò accade nel modo appena descritto, vuol dire che giorno per giorno si impara a capire come vivere. In questi casi, ciò avviene perché attenzione e consapevolezza la fanno da padrona, mentre le emozioni, come sorvegliate speciali, si esprimono liberamente e senza creare in tal modo molti danni, sofferenze e conflitti. 

La sintesi essenziale di tali tipi di esperienze, diventano qualcosa di magico che naturalmente e senza sforzo, pian piano riempiono di senso la vita, arricchendo di preziose informazioni il nostro "dna" e in particolare la memoria a lungo termine.

Quando un'esperienza è forte, la memoria a lungo termine la fa sua e la utilizza con tutti i limiti umani possibili. Ma cosa potrebbe accadere avere a disposizione le esperienze di tanti conglobate in una memoria globale a lungo termine come il mondo web è già? 

Potrebbe accadere che ad esempio il web con a disposizione tutto il sapere umano, un giorno utilizzi autonomamente il tutto, grazie ad un processore potentissimo e velocissimo? Questa cosa come potrebbe interagire con gli umani e quali vantaggi e svantaggi potrebbe portare? L'idea mi affascina.

Nell'uomo, ogni pensiero trova e crea sempre nuovi equilibri, e in tal modo noi modifichiamo alcuni flussi logici ed emotivi del nostro "software" della visione della vita. Ciò che ci circonda, così facendo diventa sempre continuamente altro, e tutto si collega in maniera interattiva e profonda con noi stessi e con le cose e le persone con cui ci relazioniamo. 

Si ottiene in tal modo la vera conoscenza, e per questo motivo che poi anche attraverso l'esperienza, vediamo il mondo sempre in maniera diversa e in modo più complesso e più o meno armonioso. Tale esperienza, di fatto, realizzandosi nella piena consapevolezza, fa si che ogni cosa sia apprezzata e valutata con pienezza come ricchezza. 

Questo insegna anche a vedere meglio che ogni elemento che accade, ha in sè sia il bene, sia il male, nel bene e nel male. Ma le esperienze hanno mille sfaccettature. La prima riguarda il rapporto che essa ha ad esempio con l'emozione.

Quando ad esempio queste esperienze sono interpretate quadi esclusivamente dalla percezione, senza essere minimamente filtrate dalla consapevolezza, la realtà ultima è quasi sempre distorta dalle emozioni. In tal modo, cambiano gli equilibri delle cose della vita, e il mondo diventa altro. 

Questo è quanto accade per l'uomo.  Ma l'umanità in modo più o meno volontario, sta cercando di costruire qualcosa che sia capace di aiutarlo a scoprire meglio i segreti della vita. Attraverso l'intelligenza artificiale, quali vantaggi e svantaggi possiamo ricavare?

Tra scoperte, invenzioni e approfondimenti, le tecnologie sempre più ci aiutano a ragionare e calcolare cose impensabili un tempo. Man mano, si è arrivati all'intelligenza artificiale che ha fatto passi da giganti anno per anno. Questo stato delle cose, ora in che modo potrebbe svilupparsi per fare sempre nuove scoperte e nuove esperienze atte a costruire una vita sempre più realizzata e consapevole?

Nell'uomo, se prevalgono esperienze di cui egli è consapevole delle implicazioni da considerare, questo è sempre un bene, ma se le esperienze non diventano un tesoro, vuol dire che nella mente a farla da padrona sono le emozioni senza tanti contatti con la coscienza, e per questo, poi i nostri pensieri facilmente si confondono facendoci perdere la via. 

In questo caso, tale evoluzione ci porta ad avere esseri umani instabili e facilmente manipolabili. I robot potrebbero non essere ad esempio manipolabili? Che tipo di impatto avranno e come dovremmo evolverci in quanto umani, in presenza di una sviluppata rete di sapere, che un domani possa anche decidere e pensare come noi? Temi senza senso e troppo presto per i già tanti problemi che abbiamo da affrontare. Tuttavia, essendo questo un blog senza pretese, divagare non fa male.

Il punto da dove partono tali considerazione è il seguente: visto che ogni persona con disinvoltura cambia continuamente parere senza avere come linea guida una propria visione della vita, visto che raramente si fa tesoro di esperienza consapevoli e che utilizziamo pochissimo il cervello, l'intelligenza artificiale, potrebbe aiutare la democrazia e l'individuo nell'autonomia di pensiero? 

Credo di si, dipende però da come si parte a utilizzare le nuove scoperte, e come si imposteranno educazione e nuova cultura di massa necessaria a tali fini. Guai a lasciare scienza e tecnologie nelle mani di pochi! Guai però, a perdere anche la storia e la cultura umanistica, l'allenamento della mente a saper guidare e riconoscere le nostre emozioni, a perdere contatto con la coscienza e la consapevolezza. Guai a perdere il contatto umano e fisico.

Attualmente, a mio avviso persone intrise di continue preoccupazioni ed emotivamente troppo instabili, fa un cittadino medio ideale per ogni potere. Ovverosia, un bambino impaurito che non sa attraversare da solo nessuna strada. Una visione della vita dipende anche dalle conoscenze, nell'informatica, le conoscenze sono informazioni pure e semplici, per noi no. Che tipo di società dobbiamo immaginarci pensando una nuova scuola? Il tempo corre e le tecnologie ancor di più. Bisognerebbe pensarci.

Quando i pensieri e le azioni, a monte portano a fare esperienze che sono figlie solitarie dell'altalena delle emozioni, di volta in volta, tra gli umani, le cose diventano o solo il bene o solo il male, salvo poi rendersi conto del contrario in un altro giorno  successivo ... e via così nel tempo senza sosta. Tutto ciò, mentre la vita passa. Ma senza il predominio dell'altalena delle emozioni, una maggiore cultura alla consapevolezza e una sana immersione nell'intelligenza artificiale, sarebbe davvero solo un male? 

Le emozioni hanno un grande potere e condizionano intenzioni, motivazioni, pensiero e azioni. Se le lasciamo a briglia sciolta, non è il cavaliere a dirigere il cavallo, bensì l'inverso. Le esperienze per quelle che sono come supporto alla coscienza, mutano di peso e contano poco per chi vive di sole emozioni. 

Chi crede alle emozioni come fattore guida della propria esistenza, subordinando la coscienza agli impulsi dell'inconscio, ha di fatto un basso livello di relazione con certe analisi. Tali personalità, hanno tendenza a sognare illusoriamente emozioni romantiche e positive, rifiutano i pensieri negativi, ed esaltano quelli positivi. Quanti disastri porta tale atteggiamento, in particolare nella governance di strutture o istituzioni complesse che condizionano la vita dei più?

Queste ultime persone, spesso peccano in equilibrio, e non di rado sono vittime della paura o ansia di qualcosa di immaginario, spesso sono colte di sorpresa dalla loro mente, e questa le conduce nel baratro delle sofferenze a volte sottili e continue, a volte intense solo in alcune situazioni. 

Rari sono coloro che immersi nelle emozioni, si lasciano solo bagnare dal fiume di quelle positive, gente di questa specie sono solo veri poeti, santi, saggi e persone pure. In realtà, la maggioranza di questi rari esseri teleguidati dalle emozioni, raramente o mai si lasciano coinvolgere da quelle negative, e della consapevolezza ne fanno un pilastro solidissimo. 

Questo loro esempio, sarebbe il vero valore aggiunto dell'uomo sulla macchina! Questo loro modo di essere è ciò verso cui bisogna ambire come razza umana! Ma qui su questo blog lo so, tanto sogno o scrivo perché a volte son troppo vecchio per aver ancora fiducia nell'uomo.

Nella turbolenza della vita, alcuni altri danno comunque pienezza ad ogni cosa, anche se contaminati dalle emozioni, lo fanno attraverso l'arte o mestieri creativi. Questi sono un altro segmento di gente di tutto rispetto. Essi mostrano forze e debolezze umane, e insegnano a far pensare. Ciò che creano, è materia parlante che riesce a descrivere con sottigliezza, misteri, realtà composite, e mostra sfumature. 

Il mondo web questo lo sa, lo vede e lo conosce meglio di tanti umani che spesso dimenticano storia, filosofia, arte, spiritualità e senso della comunità. Non è già un vantaggio avere una macchina che funge da memoria centrale umana? Google cosa altro è?

La parte di gente succube e guidata dalle emozioni che pilotano la loro vita, vive invece in un nulla dove si canalizza in modo creativo, solo dolore e frequenti amarezze che accompagnano la loro esistenza. Per costoro, la maggioranza, fortuna e sfortuna diventano "ragionamenti" diffusi. 

Predestinazione della vita, è la convinzione profonda ma non ragionata nelle cose della vita. Paura e solitudine creano relazioni errate. Per tutti costoro al momento, semplicemente la vita va, ma dove non si sa. In questi casi, dove iniziano e terminano amore puro, felicità e intelligenza?

Le emozioni negative sono le più naturali ma anche le meno utili, tuttavia è bene sapere che esistono e sono profonde, esse si mimetizzano bene e per prudenza non andrebbero negate alla coscienza. Avere per amico in modo sano e intelligente una macchina che ci aiuta con l'intelligenza artificiale non può per caso aiutare a riflettere meglio e combattere paure e cause di formazioni mentali negative?

Le emozioni negative, sono prevalentemente dettate dalla potenza della natura inconscia che è solo umana. Essa basa tutta la sua essenza sulla paura di non fare la cosa giusta per la difesa della nostra vita. Rabbia, depressione, esaltazione, rancore e disequilibri emotivi vari, sono l'antitesi della valorizzazione dell'esperienza come insegnamento. Da soli riusciamo a usare davvero il potenziale del nostro cervello inespresso?

Una domanda a questo punto torna di nuovo spontanea. L'intelligenza migliora con l'esperienza? Se per intelligenza si intende il metodo capace di trovare soluzioni ai problemi in modo ottimale, forse l'esperienza, anche se da sola non basta, può anche dire la sua. 

Ma se il cervello (che come umani usiamo ancora in maniera ridotta rispetto al suo reale potenziale) studiando un problema, riesce a fare associazioni arrivando a conclusioni creative e nuove a volte mai esistite prima (Einstein, Copernico, Galilei, ecc), i moderni Robot, sempre più sofisticati e capaci di maggiore autonomia di pensiero nel tempo, come potranno utilizzare un giorno l'esperienza autonoma che acquisiranno, senza i limiti delle emozioni (positive e negative) degli umani?

In chiusura su questo paragrafo, un altro pensiero sorge spontaneo: la creatività viene solo attraverso l'intelligenza o anche dall'esperienza di vita? Possiamo immaginare un giorno un robot creativo che elaborando rapidissimamente informazioni arriva da solo a certe conclusioni? Ma qualcosa di genere non esiste già a livello primordiale?

Ancora. Che rapporto ha la creatività con le emozioni? Un computer potrà mai "elaborare" anche delle emozioni a suo modo? Forse al momento non si hanno ancora le giuste conoscenze matematiche per arrivare a sviluppare un'intelligenza artificiale tale da poter pensare anche all'elaborazione di nuove emozioni a noi ancora sconosciute. Ma non mi sento di escludere nulla.


Il ruolo della paura nell'umana esistenza

A questo punto, parlare di paura mi sembra il momento giusto, in particolare per gli emotivi. La casa della paura nel nostro cervello abita in zona ... Amigdala. Trattasi di una piccola ghiandola dalla forma e dalle dimensioni di una mandorla. Tale elemento, dai neuro scienziati è ritenuta essere il luogo dove risiedono tutte le emozioni primarie di base.

Quando ci rendiamo conto di essere in grave pericolo, all'interno dell'amigdala prende vita un flusso di impulsi elettrici crescenti che invadono velocissimamente le varie cellule nervose. In tal modo in pochi attimi, nel complesso corpo umano, entrano in gioco reazioni biochimiche attraverso alcuni centri della corteccia cerebrale e questi provocano riflessi associati alla paura. 

Tensioni, aumento del battito cardiaco e generale mobilitazione di tutte le energie fisiche e psichiche sono le conseguenze visibili. Ecco la causa della destabilizzazione del pensiero e quindi a seconda delle circostanze, brio e sofferenza della vita. 

Tale segnale aiuta ad evitare la minaccia dell'ignoto che mette in crisi le basi della sopravvivenza, ma quando però c'e' un eccesso di scariche, allora ecco che arriva anche panico, mancanza di coordinamento mentale e a volte fisico, senso di annientamento. Di brio qui vi è pochissima roba, prevale il disordine non controllato.

La paura per certi aspetti  é un riflesso vitale. Serve a mettere nel giusto allarme il corpo quando si verificano condizioni di pericolo. Tuttavia in situazioni altamente stressanti, frequenti eccessi di paura possono anche portare alla malattia mentale. Fare quindi le cose progressivamente e con calma è la cosa giusta con le tecnologie, essere però determinati a progredire con equilibrio è un dovere!

Siamo molto più complessi, se vogliamo fare esperienza dell'essenza del significato da dare alle cose che ci circondano. Superare la paura nelle proprie esperienze, solo un sereno rapporto con la consapevolezza può garantirlo. L'esperienza aggiunge sicurezza.

domenica 21 settembre 2014

72 - bivio e nuovi orizzonti

Il tempo non esiste, è solo una dimensione dell'anima. Il passato non esiste in quanto non è più, il futuro non esiste in quanto deve ancora essere, e il presente è solo un istante inesistente di separazione tra passato e futuro! Sant'Agostino

      

Nel cosiddetto ricco mondo avanzato, le grandi imprese tecnologiche, è da tempo che hanno individuato come loro prossimo obiettivo, quello di riuscire a prevenire i nostri desideri e a portare nel web l'intelligenza artificiale per rendere possibile in modo efficace ogni fantasia. 

La grande illusione di voler tentare qualsiasi strada per soddisfare la bramosia, è da sempre una via che l'uomo cerca in tutti i modi. L'intelligenza artificiale, ora anche per questo arriva in soccorso. Una vera rivoluzione nel marketing e nelle strategie delle politiche dei consumi.

Non è fantascienza campata in aria, e non si tratta di teorie strampalate. Per appagare gli ardori degli umani pensando a lauti guadagni, Google sta per sborsare 400 milioni di dollari, al fine di acquistare DeepMind, una societá che con una cinquantina di persone, da tempo conduce test proprio sull’intelligenza artificiale.

La compagnia ha sede a Londra, è stata fondata dal neuroscienziato Demis Hassabis, da Shane Legg e Mustafa Suleyman. L'impresa in questione, ha sviluppato diverse ricerche sul tema, e possiede varie applicazioni per settori diversi incluso l'e-commerce. 

L'intelligenza artificiale, è una scienza che stabilisce una forte analogia tra il computer e il cervello umano. Da qui una prima riflessione: quale tipo di mente di quale cervello si riprodurrà? Quanto peso si dà alla coscienza di sé? Intanto nella memoria del web vi è di fatto tutto il sapere umano, incluso vizi e virtù. Un percorso davvero affascinante, ma senza dubbio dai mille risvolti prende strada da anni.

L'obiettivo di questa scienza (cibernetica) è quello di comprendere e simulare l'intelligenza umana senza escludere la consapevolezza. Lo scopo ultimo, é quello di costruire macchine con algoritmi complessi che sappiano risolvere problemi con gli stessi processi mentali degli umani. Si tratta in pratica, di realizzare robot in grado di affrontare autonomamente pensieri strutturati per ogni livello di conoscenza, e in grado di autogovernarsi e di interagire con l'ambiente apprendendo da esso. 

Un progetto davvero ambizioso. Un disegno che vuole rendere l'uomo eterno? A quali condizioni? Vedremo che gli scenari non sono da sottovalutare. Il mondo è già ad un bivio: ad esempio, abbiamo Paesi ricchi sempre più veloci e Paesi in via di sviluppo sempre più lenti. Non è cosa da nulla. Tutto ciò, con una Natura sempre più in second'ordine e qua là ferita e spesso devastata.

Nei Paesi ad economia avanzata dove scienza e tecnologie corrono rapidissime, abbiamo intanto ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri. Nel mondo, la famosa ex classe media, dove c’era, sta riducendosi, e dove non c’era rischia di non nascere. Il lavoro umano diminuisce nel tempo, ma la produzione non si ferma e sforna sempre nuove prodotti e servizi. I desideri la fanno sempre più da padrone, mentre la consapevolezza dell'uomo facente parte della natura, perde sempre più colpi.

Il web e le tecnologie più in generale, da tempo ormai sono entrate a far parte dell'indispensabile in ogni tipo di famiglia di ogni ceto sociale. Anche Paesi meno ricchi, partecipano a livello di massa a questa rivoluzione silente. Attraverso il web, macchine sempre più sofisticate acquisiscono sempre più ogni sapere umano ad ogni livello. Al momento tutto ciò scorre sereno immaginando le macchine come strumenti passivi. Cosa si vende a chi in questo scenario, è ancora tutto da disegnare.

Ma l'intelligenza artificiale, la realtà virtuale, gli investimenti nel mondo dei droni, le nano tecnologie e le industrie robotizzate, nel tempo prendono sempre più forma vivente. Questo processo è materia che riguarda poche aziende che ormai vanno avanti per conto loro. Nuovi scenari si aprono creando grandi opportunità di lavoro, mentre la politica, la crisi economica degli stati nazionali e la povertà aumentano.

Il virtuale ad esempio, non la sottovaluterei, insegna già all'uomo di vedere il mondo in modo diverso. Essa è una tecnologia capace di creare un ambiente idoneo atto a compiere esperimenti di vita artificiale. Tuttavia, intanto le persone nella loro solitudine più o meno mascherata divampa.

Questo tipo di tecnologia permette di studiare i comportamenti sociali degli umani e supportare nuove forme di comunicazione ed esperienze che interagiscono tra loro, creando un livello elevatissimo di realismo psicologico. Ma l'individuo intanto brancola nel buio agendo senza una vera consapevolezza dei proprio essere, confondendo bisogni con desideri in maniera disequilibrata.

Questo chiaramente, avviene in modo difforme dalla realtà per quella che è, senza ausilio di tecnologie. Il sogno diventa realtà o la realtà è un sogno? La realtà virtuale potrebbe ad esempio essere anche una sorta di droga del futuro per chi non accetta questo mondo in questa vita? Come si studieranno sensi e percezione nei giorni a venire? Quali nuove percezioni ci metteranno in contatto con il mondo?

Nelle società contemporanee, abbiamo un'economia in "leggero" subbuglio, vi sono i nuovi miliardari che sono sempre meno rappresentati dai vecchi imprenditori del manifatturiero del secolo passato, e aumentano sempre più, quelli che sono espressione di nuovi ricchi, i quali, spesso non realizzano alcunché come bene comune. Tutti comunicano tutto, mentre molti non hanno alcunché da dire.

Ciò che questi ultimi tuttavia sanno bene, è come e quando usare le tecnologie a loro favore e in particolare nelle operazioni speculative di borsa. Vedi ad esempio il Trading ad Alta Frequenza (Trading High Frequency). In tanti pensano di arricchirsi sapendo giocare in borsa, un mondo che non crea beni e servizi di alcun tipo, è sempre meno, crede nel bene comune. Tutti parlano di villaggio globale ma pochi lo studiano con attenzione. L'unico villaggio globale che funziona è la circolazione della moneta.

L'High Frequency Trading, è "un'arte" che permette a pochi operatori di dominare il mercato azionario manipolandolo. Il vantaggio che queste tecnologie danno alle grandi banche e ai fondi sono enormi. Goldman Sachs & company, è in questo modo che hanno recuperato soldi in tempi brevi, dopo che il sistema finanziario era quasi crollato per causa loro. Oggi i veri ricchi infatti sono speculatori, banchieri, operatori finanziari, e oltre ai concessionari di risorse e materie prime, non mancano i managers. 

Questi ultimi, pur non inventando o producendo nulla in assoluto, da tempo ormai un po' ovunque, moltiplicano esponenzialmente i loro introiti. Nel frattempo, in ogni Paese cosiddetto ricco, il “blocco” della mobilità sociale si consolida, i super-ricchi riescono a mantenersi “uniti” e a trasmettere i loro privilegi. I nuovi "poveri" invece, solitari e talvolta chiusi in sé stessi, tra paure e dignità da tentare di proteggere, fanno fatica non a scalare nella società, ma a stare in equilibrio al loro posto.

Non parliamo poi del terzo mondo. Le ultime ricerche fatte indicano che in Africa circa il 75% della popolazione rurale non ha acqua potabile; in America Latina sono il 77%; in Estremo Oriente circa il 70%. In valori assoluti, sono più di 600 milioni le persone al mondo prive di acqua potabile. 

I Paesi in via di sviluppo sono l'80% della popolazione, questa vive in condizioni poverissime: il debito di quest'area coll'estero supera i mille miliardi di dollari. Debiti chiaramente inesigibili. Nel mondo più di 1 miliardo e 300 milioni di persone (in pratica 1/3 della popolazione mondiale) ha un'alimentazione insufficiente. Secondo l'OMS, di questo 30% almeno 500 milioni di esseri umani, non dispongono neppure di 1500 calorie al giorno, parliamo quindi di fame assoluta.

Riuscire ad esempio a delegare all'intelligenza artificiale queste statistiche è un problema ancora complesso. In che modo gli algoritmi di una macchina tutta iper razionale e senz'anima, riuscirebbe ad aiutare a risolvere tali intrigati problemi delle cosiddette anime perse del pianeta? Questo non credo che si sappia ancora bene e a dirla tutta, non sembra poi così interessante da affrontare.

A mio avviso una eventuale macchina con delega su questo problema, oggi commetterebbe tantissimi errori, ma pian piano, sta imparando a conosce sempre meglio l'uomo che l'ha creata. Non escludo che tanti umani, forse un giorno potrebbero addirittura temere certe soluzioni razionali che non includono privilegi acquisiti. Forse anche per questo, è meglio tralasciare certe analisi.

La storia dell'intelligenza artificiale, parte intorno agli anni 50 con la robotizzazione spinta delle fabbriche degli industriali statunitensi. Successivamente, negli anni settanta, il Giappone entra in maniera preponderante in questo mondo, e lentamente Toyota diventa uno dei veri pionieri di questa scienza. Oggi la fabbrica è stata ormai trasformata in un sistema informatico. Il ruolo dell'uomo è sempre più, quello di essere un supervisore dei processi produttivi. 

Hans Moravec è un professore austriaco nato nel 48, è ricercatore all’istituto di robotica e intelligenza artificiale. Sostiene che l’uso delle nuove scienze e tecnologie, possono incrementare le abilità fisiche e cognitive umane (questo è un movimento chiamato transumanesimo). Nel 2003, l'ingegnere è stato co-fonadatore della SEEGRID corporation, una compagnia di robotica, che ha l’obiettivo di realizzare robot capaci di agire senza l’intervento umano. 

Nelle sue analisi futurologiche, la prospettiva del professore, vede la tecnologia come causa, e considera come conseguente, gli assetti sociali. Questo non è cosa da poco, poiché in pratica, non considera il peso ad esempio che potrebbero avere le politiche industriali e le diverse variabili umane che nella storia, da sempre hanno condizionato non poco le varie rivoluzioni culturali.

Nel caso in cui si dovessero avere invece prevalenze culturali tutte incentrate esclusivamente sul libero mercato, tutto potrebbe cambiare davvero. Considerando gli investimenti da fare per agevolare questo indirizzo scientifico, saranno solo le grandi compagnie multinazionali a decidere, poiché saranno loro ad avere grandi vantaggi. Forse non è un caso che la politica conta sempre meno e le democrazie non riescono più ad avere una bussola funzionante.

Moravec nel caso in cui cultura e movimenti sociali non dovessero quindi mai avere voce in capitolo per qualche motivo qualsiasi, offre un quadro molto interessante, sul quale vale la pena di riflettere con una certa attenzione. Ecco i punti essenziali della visione dell'ingegnere austriaco: egli descrive quattro generazioni di robot universali. Ogni dieci anni circa di questo XXI secolo, vedremo un cambiamento evolutivo significativo. Intanto politiche fiscali, e mancanza di visone di una società creano solo caos.

Passeremo dalla prima generazione che attualmente è quella dei robot con i quali già conviviamo, fino ad arrivare mano nel tempo, che a partire dalle industrie manifatturiere, la macchina sostituirà sempre di più l'uomo in moltissimi lavori. Poi col trascorre degli anni, progressivamente tutti i robot, presenteranno sempre più caratteristiche umane, fino a diventare addirittura concorrenziali con l'uomo stesso anche nell'erogazione di servizi. 

Moravec, parla addirittura della quarta generazione di macchine con caratteristiche "superumane". Macchine in sintesi, capaci di decidere e agire in piena autonomia. Cosa potrebbe accadere agli Stati nazionali con i loro piccoli interessi di bottega, se ne parla poco.

Già nella prima metà del XXI secolo, secondo l'autore di "The Age of Robots", il robot "superumano" sarà in grado di progettare persino "figli" ancora più potenti e intelligenti. É evidente la direzione che prenderanno i robot nel lungo periodo, sarà quella di assumere caratteristiche "semidivine". 

La cosa strabiliante della sua analisi, sta nel fatto che addirittura egli arriva ad immaginare un momento in cui le macchine si fonderanno con gli umani che restano in circolazione, e da sole colonizzeranno lo spazio. Non solo, a suo avviso, questi robot, sapranno convertire altra materia inorganica in materia pensante. Speculazioni forse un tantino ardue? Forse si. Vedrà chi ci sarà.

La cosa a mio avviso più pericolosa, non è tuttavia l'evoluzione dei robot che avverrà comunque grazie all'uomo. Il vero rischio che si corre, sta nel fatto del limite umano. A livello di massa, quanto conta la  bassa capacità di utilizzo della consapevolezza della propria coscienza? Come considerare l'indole spesso guerrafondaia degli umani? Le macchine intanto, tutto, ma proprio tutto, nel bene e nel male, stanno conservando nella loro memoria di breve, medio e lungo termine.

Le nuove macchine, stanno apprendendo anche l'incapacità dell'uomo di saper governare con equilibrio processi complessi da lui stesso creati. In ultima analisi per esempio, come elaborerà un computer i vizi capitali degli umani che sono da sempre duri a morire? Aggiungici infine un po' di plutocrazia già nei nostri tempi dilagante, e la torta é fatta. Che gusto avrà questa torta mi affascinerebbe saperlo.

Indagini sulle tendenze degli sviluppi tecnologici, ci dicono già che nel prossimo secolo, sempre più robot sempre meno costosi e più efficienti, sostituiranno il lavoro umano in modo così dilagante, che la giornata lavorativa media di un umano dovrebbe essere portata praticamente a zero ore per mantenere i livelli occupazionali significativi, ed evitare in tal modo conflitti sociali probabili. Ma che tipo di rapporto avranno poteri politici e poteri economici?

Se nel tempo gli umani nelle industrie serviranno sempre meno, cosa accadrà in economia e nei nuovi rapporti sociali? Nel mondo robotizzato non serviranno politiche sociali e sindacati (che al momento, già spesso non si capisce bene a cosa servano, se non in rari casi specifici di talune categorie storiche) quindi quale nuovo modello sociale si prefigura?

I nuovi lavoratori non si ammalano anche lavorando ventiquattro ore al giorno. Non richiedono assistenza sanitaria, abbattono anche i costi della pensione. Eventualmente quando non più utili perché superati da modelli sempre più innovativi, qualcuno provvederà a riciclarli, e in tal modo diverranno qualcosa di altro. Cosa pensano quegli economisti (se esistono ancora) non interessati solo alla moneta e al suo ruolo nel mercato?

Vi saranno due mondi? Saranno quello dei robot e quello dell'attuale terzo mondo che diventerà l'umano nel suo complesso? O sarà qualcosa di meraviglioso che l'uomo come sempre saprà inventarsi al momento opportuno? Partiamo da oggi. Partiamo dal neo medio evo in corso. Che fare? 

Tanto per cominciare direi che gli umani se sono riusciti a sopravvivere a tante rivoluzioni nei milioni di anni passati, senza dubbio sapranno trovare una nuova dimensione. Quale? Al momento è presto dire, il tempo saprà dare una risposta al momento opportuno.

Divertente questo mio volo, sembra più una buona idea per qualche sceneggiatura di qualche film, o il se il professor Moravec avrà ragione, allora di sicuro vuol dire che ne sa una più del diavolo.

Argomento appassionante che credo di approfondire. Riprendere intanto il proprio rapporto con la terra in visione futuristica, riprendere l'armonia con la natura senza fermare il futuro, riposizionare la dimensione umana e una visione non conflittuale, mi sembra il giusto modo di convivere tra macchine e futuri esseri viventi. Ma gli esseri umani però, hanno ancora troppi motivi di conflitti di vario genere che animano. Religioni, visione limitata, egoismi di vario genere, ecc.

Cultura della consapevolezza di massa e contatto con la coscienza per la ricerca permanente dell'equilibrio, sono il centro di riferimento che l'uomo e la donna non devono perdere di vista come linea guida essenziale per saper leggere le mappe dell'evoluzione, e per prendere le strade giuste per i vari obiettivi che man mano nasceranno. 

Solidarietà e superamento delle barriere culturali ancora troppo chiuse in sé stesse, è l'impegno da condividere in sostituzione della cultura del conflitto. Abbiamo tra l'altro anche gli strumenti per poter avviare concretamente questa nuova rivoluzione culturale. 

Neuroscienze, fisica, filosofia, ricerche spirituali e tecnologie incluse, sono tutti strumenti di grande supporto da divulgare in modo corretto e alle più ampie fasce possibili di ogni popolazione. Tutte cose che servono all'uomo del futuro. Insomma, ci sono tantissime cose da fare per essere felici se davvero la felicità è ciò che all'uomo ha sempre interessato.

domenica 14 settembre 2014

71 - paura e negotiatio -onis

Colui che conosce gli altri è sapiente; colui che conosce sé stesso è illuminato. Colui che vince un altro è potente; colui che vince sé stesso è superiore. (Lao Tzu)

     

Prima di nascere, ancora da embrioni, il mondo percepito per ognuno di noi è tutt'altro da quello che in seguito conosceremo. Appena il cervello inizia a prendere la sua forma, protetti dal grembo materno, già si percepisce più di qualcosa, ma per vivere, c'é qualcuno che respira, mangia e beve per nutrire se stessa e la nuova forma in fase di "costruzione". 

Caldo e freddo sono sensazioni indifferenti, l'ambiente allora era l'acqua. Ma ogni cosa ha un suo ciclo, questo dura nove mesi. Ad un tratto una forza spinge fuori da quel mondo, sboccia così in quella nascente vita, una prima nuova sensazione che preannuncia un nuovo corso con una nuova prima sensazione appartenente alla nuova realtà. In tal modo, si sta per passare in un altro mondo. 

Insieme al nuovo uomo o donna che sia, nasce anche la paura del nuovo, quello è ora il momento che fa sentire precarietà e vulnerabilità. Per istinto, si attivano una serie di meccanismi primordiali a livello psicologico. Luci abbaglianti nuovi suoni, freddo e caldo, annunciano al nuovo organismo che deve necessariamente fare qualcosa da solo/a per vivere. 

Per prima cosa, fin da subito, deve immediatamente espellere l'acqua dai polmoni e fare un primo respiro. Il non farcerla porta in sé il rischio di passare in un altro mondo ancora, diverso dal primo e diverso da quello che ci attende da vivi. Ma il lavoro della natura fin qui fatto, prevede che di solito tutto proceda per il meglio.

Si recide il cordone ombelicale, e inizia così un nuovo destino. Esso nasce con una serie di paure da superare per non morire. Il viaggio è stato forse un po' duro, nel frattempo si è già quindi contattata anche la sofferenza. Tutto appare misterioso e vago. Messaggi contrastanti affollano le prime esperienze e sensazioni. 

Ciò che si percepisce non conosce il codice della parola. Rumori, luci, suoni e materie di diversa consistenza, avvicinano la pelle e procurano caldo, freddo e tepore. La fame è un bisogno nuovo, il pianto e il riso, sono l'unica speranza per aver soddisfatti i primi bisogni. 

Da questo istante in poi, se qualcuno non si prende cura della nuova vita, non si sopravvive in nessun modo, L'IO ancora non è ben delineato, ma bisogna andare avanti in qualche modo e bisogna agire per iniziarlo a costruire lentamente. Tutto è qualcosa di forte e sorprendente in questo nuovo pianeta. Le sensazioni sono molto diverse da quelle che si conoscevano nei nove mesi precedenti. 

Nasciamo quindi tra paura e incertezza, tra ignoto, sofferenza e perdita di una pace che abbiamo conosciuto tutti per circa nove mesi. La paura primordiale dovuta alle metamorfosi della nascita, la ricorderemo per tutta la vita, e sempre accompagnerà tutti noi. Ognuno a modo suo, proverà poi escamotage per superarla. Questa è la prima cosa che impariamo: superare la paura per vivere.

Per il resto della vita, da dopo la nascita in poi, tale paura che chiamo qui primordiale, accompagnerà il nostro approccio con il mondo esterno, il quale si manifesterà attraverso stati emotivi consistenti in un senso di insicurezza, smarrimento e ansia che dobbiamo poi imparare a superare. Ognuno lo farà più o meno bene e in qualche maniera. Pericoli reali o immaginari, cose o fatti che si credono più o meno dannosi, formeranno prima il nostro carattere e via via la personalità. 

Essendo tutto così intenso e profondo, non vediamo gli altri con gli occhi della realtà per quella che è. Ognuno leggerá il mondo in funzione delle sue instabili percezioni. Lentamente si forma l’Io, una cosa strana, che rappresenta una struttura psichica organizzata, relativamente inalterabile, condizionata da continue metamorfosi di cause e condizioni che ci circondano, in tal modo tutto ciò ci mette in contatto con la percezione di tutto ciò che ci circonda. 

Questo condiziona il come ci rapportiamo sia verso il mondo interno, sia verso quello esterno. L’Io organizza a modo suo, e gestisce gli stimoli ambientali, le relazioni oggettuali, e tra tentativi ed errori, corregge il tiro per trovare un suo equilibrio e spazio su questa terra.

L'IO diviene il principale mediatore di quella che si chiama consapevolezza. Pian piano, nel frattempo, subentra anche il Sé, ossia quella cosa che enuclea la persona nella sua totalità rispetto all’ambiente. l’IO quindi, dobbiamo vederlo come inscritto nel Sé, che è in sintesi quella struttura che percepisce sé stessa, per entrare in relazione con altre persone, ossia, con tanti altri "loro" IO.

Attraverso questo meccanismo, è così che si distingue anche il "non-Io". Si entra poi in contatto con l'altro. Questo può avvenire in diversi modi, le emozioni, di volta in volta, aiuteranno a stabilire se il tutto gradualmente deve avvenire in modo positivo o negativo. Pian piano, il seme del concetto di coscienza, mette intanto le sue radici.

L'IO condizionato da cause e condizioni, lo si può vedere come il gestore centrale di tutte le attività psichiche. Ma non è solo, una forza oscura detta inconscio lo accompagnerà per sempre. L'IO si rivolge verso sé stesso e verso l’ambiente esterno, generando in tal modo consapevolezza propria e della realtà più o meno cosciente.

Questo elemento, non è corretto assimilarlo all’Ego, che corrisponde invece ad una forma primordiale di IO, che per tantissimi vari motivi, punta esclusivamente nel tempo, sempre più all’affermazione solo del sé, e al potere reale o immaginato, che egli vuole manifestare sugli altri. L'ego, in modo più o meno subdolo falsa gli equilibri. Tale processo poi lo si chiamerà personalità "egoico" o "egoista". 

Nella persona adulta, intelligente e saggia, L'IO man mano nel tempo dovrebbe trascendere l’Ego. Nella sua crescita, la persona attraverso la consapevolezza, dovrebbe imparare ad affrancarsi sempre più dall'ego, il quale, può assumere diverse sfumature per manifestarsi. 

Da qui il principio dell'imparar a saper riconoscere l'altro/a come persona che ha fatto il nostro identico percorso per sopravvivere. Da qui bisognerebbe imoarare a coltivare pace e compassione. Ma tutto ciò, non sempre lo si considererà, in particolare, ogni qualvolta il conflitto prenderà il sopravvento.

La paura primordiale ci fa temere l'altro, l'ignoto, il nuovo e tutto ciò che non si riesce a controllare. Esa  si attiva in modo più o meno intenso secondo le persone e le circostanze. Assume  il carattere di un turbamento forte e improvviso, in particolare quando il pericolo si presenta inaspettato, ci coglie di sorpresa, o comunque appare imminente. 

L'ansia è il nome di questa manifestazione appena descritta. Essa è figlia della paura detta primordiale. Come le erbe medicinali velenose, l'ansia viene dalla natura delle cose di questa vita, ma solo presa in giusta quantità, aiuta a superare le paure. Diversamente ammazza.

Il condizionamento della paura, tecnicamente per dirla in breve, é data dall’amigdala, ossia da una piccola regione del lobo temporale mediale del cervello. L'amigdala, é la parte essenziale che serve per acquisire ed esprimere le associazioni di paura condizionata da qualcosa reale o irreale. 

L'interruzione temporanea della funzione dell'amigdala, interferisce con le capacità di acquisire ed esprimere la paura condizionata. Diversi studi hanno dimostrato che le lesioni dell’amigdala producono un quadro caratteristico di alterazioni del comportamento emotivo. 

La ricerca sperimentale sul condizionamento, ci indica anche che tale regione cerebrale, diviene fondamentale per l’apprendimento emotivo. L’amigdala svolge funzioni molto precise; riceve continue informazioni da tutte le vie sensoriali, e le trasmette al nucleo centrale del tronco encefalico; da qui, i diversi aspetti della reattività emotiva, e i sistemi di difesa, tra cui conflitto e/o fuga

Diciamo dunque che a livello genetico, le fonti di conflitto, sono tutte azioni che alla base si regolano sulla paura, e sono tutte legate alla consapevolezza del proprio Sé. Solo buon senso, cultura, etica e morale, lavorando insieme, possono superare ogni possibile conflitto che la paura in maniera più o meno irrazionale fa continuamente nascere in ognuno di noi. 

Saper negoziare con sé stessi e gli altri sapendo fare i conti con la propria paura, è pertanto un'arte della pace che bisogna coltivare come un seme che un contadino coltiva con intelletto e amore. Per negoziare con se stessi, bisogna saper stare in solitudine in modo intelligente. Utile è tener conto che tutto muta incuso noi. Aiuta non poco sapere che la morte è parte integrante del ciclo della vita. 

Osservare la propria mente aiuta non poco, ma solo se fatta con attenzione responsabile delle proprie azioni, e solo coltivando con serenità la conoscenza dei propri pensieri nascosti. Imoarare a conoscere se stessi fin da bambini, può essere l'antidoto per tranquillizzare le paure profonde in noi. 

Il saper negoziare con se stessi, porta benessere, equilibrio e giusta audacia. Porta anche sana lotta alla propria sofferenza che la paura causa, e porta visione del mondo aperta. Amore, comprensione degli equilibri delle cose e di come tutto sia interrelato, non fa sentire mai soli in senso negativo.

Questa capacità di saper stare con sé stessi in solitudine e in pace,  è la fonte essenziale della vera riduzione dei margini di errore possibili, che si possono diversamente commettere sull'interpretazione delle cose legate al contatto della realtà. 

Il saper comunicare con sé stessi, aiuta sempre ad agire con coscienza e con distacco equilibrato verso sé, cose e persone. Questo lavoro, ci aiuta a non etichettare nulla in modo fisso, e ci porta a vedere gli altri, e la mutevolezza continua delle cose e degli altri che ci circondano nella vita. Aiuta anche a rompere il ciclo vizioso della catena illusione, frustrazione, delusione, sofferenza.



Entrando in contatto con gli altri, bisogna ora saper negoziare

Per negoziare, bisogna innanzitutto sapere in cosa si crede e cosa si vuole davvero. Bisogna inoltre saper leggere bene il contesto, i vincoli, il tempo. La teoria dei giochi del post 70, è di grande supporto per poi valutare forze, debolezze, minacce possibili e opportunità da cogliere per cercare un accordo. Si negozia, per il piacere di vincere con, e non solo per convincere al fine di voler vincere da soli.

Non a caso, la negoziazione, è un termine particolarmente usato nel diritto internazionale per indicare l’insieme di trattative che portano a un accordo tra Stati. Il fine di tale arte, è quello di trovare soluzioni valide e durature, atte a consolidare il bene reciproco dei Paesi coinvolti nel dover condividere qualche risorsa comune, o nel valutare l'organizzare di un nuovo corso politico.

Tuttavia, bisogna però anche aggiungere che lo stesso termine adoperato nel diritto internazionale, lo si usa indifferentemente, nella pratica commerciale, in borsa e nelle operazioni bancarie. In questi ambiti, il termine negoziazione, serve in particolare per indicare un affare di compravendita di qualcosa.

Nella vita, oltre alla fuga, da se stessi e nelle relazioni con gli altri, abbiamo solo tre possibilità per uscire dalle controversie, queste sono sono le vie del conflitto, del compromesso o dell'accordo. Vediamoli.

La fuga é una  scorciatoia ma solo apparente. Essa é più una via irta di burroni, tendenzialmente rende la vita piena di sofferenze varie, aiuta la forza della meschinità, porta solo instabilità, e contribuisce  nel tempo a far nascere pericolose frustrazioni. 

Il conflitto in alternativa alla fuga, è un'arte che bisogna saper governare. Non sempre è da vedere in maniera negativa, ma necessita tuttavia di vere armi a disposizioni. Non va mai minacciato senza poi essere in grado di sostenerlo nell'eventualità dell'azione. Non va quindi escluso, ma con sapienza, può anche essere preso in esame come intimidazione per servire ad un accordo. Se attuato e vissuto come strategia di base, generalmente porta guerre "sante", arretratezze, lotta vana, morte e ferite. 

Il compromesso è un'altra via possibile. Come tutte le cose, anche esso è dai un bene, dai un male. Se  cistruito con eticità ed intelligenza, aiuta a trovare il tempo di un accordo sano nel tempo, se condotto con paura o spregiudicatezza, porta bassa autostima e incapacità di amore per sé stessi, la propria esistenza, e gli altri. Il compromesso deve durare un tempo prestabilito condiviso, per non cadere nella immoralità e nell'ipocrisia. Gestito in modo errato porta ad avere una vita sospesa e triste. Gestito con saggezza, è invece uno strumento straordinario per evitare inutili guerre.

L'accordo tra tutte le soluzioni qui ndicate, è l'unica via d'uscita equilibrata e sana. Esso porta crescita e sviluppo da parte di tutti. Ma richiede intelligenza emotiva da ambo le parti, necessita di una cultura e una visione trasparente del mondo, presuppone che da ambo le parti, gli attori abbiano la conoscenza profonda dell'aspetto da trattare. Fondamentale è uno studio con un piano dettagliato che sappia tener conto anche del esigenze della controparte. 

Per trovare un accordo, non si deve mail escludere la capacità di dialogo interiore profondo e sincero, verso se stessi. Bisogna sempre includere nel proprio piano gli obiettivi chiari propri e della controparte, bisogna avere capacità di analisi, raziocinio e rispetto della vita. La leadership e la credibilità non vanno trascurate. Fondamentale é l'organizzazione dettagliata della fattibilità e i compiti reciproci per attuarlo.

L'accordo non ignora la paura ma l'affronta con intelligenza emotiva e consapevolezza dei rischi e delle opportunità, considera sempre un sottofondo di autostima non orgogliosa, e il valore della inevitabile   compassione, da vedere come strumento di riferimento chiave. Pericoloso è invece il senso della pietà La chiarezza sulla realtà dei fatti, é la base di ogni buon accordo.



Altri aspetti da considerare

La fuga raramente è saggia, ma può essere considerata anche come una mossa tattica. Usata come unico strumento, non ha bisogno di nulla riguardo la coscienza e l'intelligenza. Usata in maniera poco saggia, porta ad avere un pessimo rapporto con la scelta dei tempi, solitudine, vergogna. Agevola  nevrosi e psicosi in maniera pericolosa e controversa. Le emozioni negative la fanno da padrona unica. Spesso questa comporta anche situazioni generali instabili e sempre più pericolose nel tempo.

Il conflitto può essere anche mascherato e questo è il più subdolo. Normalmente se usato come base di vita e non come visione strategica a fini della difesa, è perché nasce da un ego sproporzionato, da orgoglio, presunzione e/o cattiveria. È un punto chiave, alla base della cultura della sopraffazione. Con questi tipi fortemente orientati al conflitto per aver sempre loro ragione, astuzia, e argomenti trattati nel precedente post 70 a proposito della teoria dei giochi, può aiutare a trovare qualche via d'uscita per non entrare nel loro esclusivo campo d'azione.

Il compromesso prevede grande capacità di gestione delle tattiche, ma è ambiguo per sua natura. Eticità e dedizione alla ricerca di accordo nel durante sono fondamentali. Bisogna ricordare sempre che esso è una fase di transizione. Il compromesso è una fase dove non si deve perdere tempo, e bisogna  ragionare per trovare la via di un accordo. Il pericolo in questo ambito, è quello di perdere il contatto con il tempo. Dal compromesso possiamo avere o conflitto o accordo.

L'accordo è invece un vero patto o convenzione tra più soggetti. In diritto infatti, l'accordo delle parti è uno dei requisiti del contratto o di un trattato internazionale. Prevede tuttavia una buona conoscenza delle tecniche di comunicazione, e un piano chiaro con limiti e vincoli minimi, al di sotto dei quali non può essere fatto. Importante é stabilire in anticipo le regole del gioco.

In questo caso, non sono pochi gli strumenti per leggere i meccanismi da cui dipendono le trappole della comunicazione. Nella comunicazione per la ricerca dell'accordo, dobbiamo chiaramente saper sempre padroneggiare con disinvoltura il tema della trattativa, bisogna poi imparare bene le leggi della comunicazione, e poi, trattare in maniera scientifica quelle della negoziazione. 

Nella comunicazione,  bisogna saper leggere il paraverbale e il non verbale, e poi bisogna saper assolutamente sostituire il concetto di causa-effetto con quello di circolarità. Ma cosa vuol dire ciò? Vediamo brevemente in sintesi.

La comunicazione paraverbale, riguarda il tono della voce; la comunicazione non verbale considera la mimica, gesti e postura. Il concetto causa effetto è intuibile. Concentriamoci per un attimo su quello della circolarità. Qui entrano in gioco motivazione ed intenzione. Si prevede in pratica, che vi sia  piena volontà da entrambe le parti, nel cercare di intendere un processo di comunicazione, che sappia tener ben conto della volontà della condivisione esatta e chiara, dell'intenzionalità di un messaggio. 

Prima di passare alle regole della negoziazione, vediamo in sintesi alcune strategie tipiche della comunicazione. Abbiamo le strategie per disorientare tipo "Io scherzo", "Io mi sbaglio come sempre" ecc. Trattasi qui di strategie manipolatorie, in particolare quando sono dette in maniera paradossale. 

Lo scopo generale di queste strategie per disorientare, è quello di controllare l’altro, mettendolo in una posizione di inautenticità, in modo tale che qualunque cosa faccia sbaglia ed è per questo criticabile.

Un'altra strategia diffusa in casi di conflitti, è la strategie per imbarazzare. La si usa attraverso il sarcasmo ai danni della controparte. La manipolazione in questo caso, sta nel fatto che se l'altro reagisce, bisogna che venga fatto vivere come uno che non ha il senso dell'umorismo. 

Esistono infine le strategie per irritare, quelle sono le più basse e per questo le più diffuse, si adoperano in una comunicazione spesso indiretta e non verbale. Il classico per esempio, è quello di ignorare l'altra parte. Chiudono la serie quelle adottate per colpevolizzare e la dittatura pseudo-benevola.


Le tecniche di negoziazione

Per negoziare bene e con correttezza, bisogna saper coltivare delle vere e proprie abilità. Si richiede grande autorevolezza, capacità organizzativa, spessore umano, razionalità e buona conoscenza delle bassezze e debolezze umane. La negoziazione necessita metodo, studio del problema, professionalità e competenza specifica e specialistica. Il negoziatore è una persona equilibrata e rispettoso dei codici e delle culture diverse dalla sua.

La negoziazione Non deve mai contrattare sulle posizioni diverse che si hanno; un grande aiuto viene dal saper separare la persona dal problema, facendo continuamente attenzione alla relazione, e puntando sulla ricerca continua dell'empatia. Provvidenziale è saper discutere delle percezioni.

È prudente, coinvolggere la persona nel processo, nel caso in cui ve ne fosse bisogno, è apprezzato il fatto che lo si aiuti sempre per salvargli la faccia nei casi difficili che egli eventualmente deve affrontare. In ogni negoziazione, per nessun motivo dimenticarsi di saper riconoscere le emozioni. 

Se utile è bene consentire alla persona di sfogarsi, e con maestria, riuscire ad usare gesti simbolici. Ascoltare attivamente parlando anche di noi aiuta. Concentrarsi per costruire una relazione che funziona è saggio, riuscendo però ad affrontare però nel frattempo il problema da trattare.

Non dimenticare mai di focalizzarsi sugli Interessi, non sulle posizioni, sapendo chiedere sempre il perché si, e il perché no. Altri punti da approfondire sono il riconoscere i diversi interessi/bisogni umani; il saper rendere vivi i propri interessi; il riconiscere gli interessi altrui; il saper mettere il problema davanti alla risposta, guadando avanti in modo concreto. 

Essere duri sul problema, morbidi con le persone è essenziale ! È una cosa da pochi saperlo gestire. Così come è importante il sapersi allenare per riuscire sempre ad inventare alternative utili per un mutuo guadagno. Utile è anche il saper separare l’invenzione dalla decisione. In una negoziazione, guai se non ci si ritiene di essere una persona in grado di saper allargare la visione e le opinioni senza perdere di vista obiettivi e vincoli.

Guardare con gli occhi di diversi esperti, inventare accordi di differente forza, cambiare tatticamente lo scopo e nel frattempo identificare gli interessi comuni, aiuta non poco. Nel fare tutto ciò, cercare di informarsi sulle preferenze personali della controparte al fine di rendere facili le decisioni personali. Per decidere Chi e Cosa. Usare sempre criteri oggettivi.

Nel mondo, una volta iniziato il percorso della conoscenza, bisogna poi sempre saperlo coltivare e innovare senza perdere per questo la natura dell'uomo. Il Paraduso perduto della Bibbia, ormai è perduto. Una "terra pura", dobbiamo tentare ora di ricercarla continuamente momento per momento e giorno per giorno, in questo purgatorio. Serve per evitare una vita d'inferno, vedi Ucraina, Siria e varie ed eventuali in giro su questo pianeta. 

Non solo, tutto ciò è bene saperlo gestire con intelligenza un futuro ci attende pieno di novità, il prossimo post ci dirà meglio il perché è bene conoscere bene la natura umana

domenica 7 settembre 2014

70 - strategie tra bene e male

Una pace certa è preferibile e più sicura di una vittoria sperata. (Tito Livio)

      

Concetti come visione e strategia, sono temi molto legati tra loro, e nella cultura contemporanea, non possono essere affatto trascurati. Sono argomenti che, nei nostri tempi, già prima dei 18 anni, dovrebbero essere affrontati nella formazione di base di ogni studente. 

I video games offrono tante opportunità ludiche a tal proposito, ma falsano la realtà, animano emozioni non sempre positive, e non permettono giusti approfondimenti agli algoritmi che sono alla base di ogni software. In pratica incitano alla cultura della guerra e della competizione, senza però spiegare le logiche per allenare la mente al ragionamento.

Non ci siamo, quello di cui abbiamo bisogno è esattamente il contrario. Necessitiamo di giochi si, ma che siano però opportunità di riflessione su temi quali logica, strategia e visione di un mondo solidale, competitivo nella ricerca continua, ma non per questo conflittuale. Magari per le future generazioni, senza pensare necessariamente solo alle guerre e ai criminali da arrestare, qualcosa altro di bello, ci sarà  pure che sia utile ed intelligente.

In futuro, i cittadini sempre di più si troveranno a cambiare troppo spesso, molte cose importanti della loro vita. Nel corso di una esistenza di ogni persona, nei tempi che verranno, la gestione del tempo e degli spazi assumeranno una nuova dimensione. La famiglia avrà completamente una nuova funzione, e il lavoro cambierà sempre più spesso. Imparare ad acquisire una visione strategica delle cose, servirà tantissimo ad ogni lavoratore di ogni genere, militare, impiegato, professionista o imprenditore che sia.

Concetti quali visione, missione, tattica  e strategia, alla nostra cultura ad indirizzo fortemente romantico umanistico, un po' ipocrita e vagamente sentimentale, ma spesso solo nel modo di voler apparire agli altri, sono argomenti che potrebbero aiutare a far avvicinare di più i giovani alla cultura scientifica, non propriamente molto apprezzata dai più.

Senza mai ridimensionare il valore formativo fondamentale delle materie umanistiche, vedo positivo una maggiore attenzione agli studi scientifici ultimamente non tanto preferiti. Quando in una cultura scienze, tecnologie e filosofia sono in armonia, le condizioni di base di uno sviluppo socio economico, riducono al massimo ogni inutile disastroso conflitto di ogni genere, sia internamente ad una comunità, sia tra diverse culture.

Facciamo ora qualche riflessione sul valore concettuale di strategia, soffermandoci su fatti utili e reali, e per questo parliamo di giochi. Prendiamo spunti dal matematico premio Nobel John Nash il quale ha trattato i giochi possibili in una competizione. Per Il premio Nobel, é importante definire bene le mosse da eseguire e riconoscere il tipo di gioco in atto. 

Nei contesti competitibi, possiamo avere 2 scenari possibili con varie vie d'uscita possibili. Il primo scenario prevede un numero finito di mosse possibili; a somma zero: ossia ciò che vince una parte corrisponde a ciò che perde l’altra; con informazione completa, dove ogni giocatore conosce esattamente sia le opzioni per sé e per l’avversario, sia il valore per ogni esito del gioco. Oppure in alternativa (secondo scenario possibile), avere esattamente il contrario di queste ipotesi, ovvero: non finito, a somma diversa da zero, a informazione incompleta. 

Attraverso qualche riflessione, proveremo in questo post ad analizzare il comportamento degli individui, in particolare in contesti competitivi quando interagiscono tra loro per raggiungere degli obiettivi. 

Secondo Nash, in ogni circostanza competitiva dove c'é un obiettivo concreto da raggiungere, è possibile determinare una strategia funzionale, considerando il comportamento che potranno adottare gli altri attori coinvolti nel gioco. L’esempio tipico è il classicissimo dilemma del prigioniero, trattato da un po' tutti i testi che approfondiscono tale argomento. Analizziamo il caso. 

Un giudice ha a che fare con un caso, purtroppo non possiede prove sufficienti per condannare due detenuti sicuramente coinvolti in un crimine. A questo punto decide di trattare con loro in sedi separate e momenti diversi, senza che nessuno dei due però, possa poi confrontarsi con l'altro. Presa tale decisione, agisce proponendo loro di confessare la partecipazione al delitto dell'altro; chi confessa viene liberato e l’altro ottiene sette anni. 

Se nessuno dei due confessa, allora egli darà  un anno di reclusione a testa, considerate le prove che ha a sua disposizione. Se invece dovessero confessare entrambi, in questo caso ci sono i termini per beccarsi cinque anni di reclusione a testa. Non vi sono alternative possibil.

Per ognuno di loro, la strategia dominante per essere liberato, è quella di confessare. In tal modo uno accusando l'altro si libera. Ma se entrambi fanno lo stesso pensiero, otterranno cinque anni ciascuno. Pertanto, se i due potessero accordarsi, potrebbero ottenere solo un anno ciascuno. Ma in questo caso, incontrarsi e trovare un accordo non è impossibile. Che fare? 

Ecco la prima lezione che ci arriva dal matematico. In ogni ambito competitivo, quando vi è un obiettivo da raggiungere, i giocatori tentano di massimizzare da soli il guadagno, ma così facendo ottengono però un risultato peggiore rispetto ad una strategia soddisfacente che entrambi accordandosi potrebbero trovare in modo più razionale. 

In ogni situazione con risultati attesi diversi per le parti in causa, ci ritroviamo in presenza del dilemma del prigioniero. Qui l’interesse di massimizzare ognuno la propria utilità, non è un punto di equilibrio ideale, poiché la soluzione non soddisfa le aspettative positive di entrambe le parti.

Questo concetto trattato nell'esempio, lo ritroviamo applicato nella realtà con la legge antitrust. Grazie a questa norma, si impedisce alle aziende di accordarsi per tenere alti i prezzi, e incrementare i loro profitti a discapito degli interessi dei consumatori. Rifacendoci alla storia del giudice e dei due accusati di cui sopra, abbiamo l'antitrust, rappresentata dal giudice che impedisce ai due detenuti (le grandi aziende concorrenti) di mettersi d'accordo per ingannare (la giustizia), i consumatori.

Ma lasciando perdere le grandi aziende per un momento, tra noi comuni mortali, in quanti casi della vita normale, il dilemma del prigioniero potrebbe rivelarsi funzionale per evitare inutili conflitti in più circostanze? Sentendosi ad esempio prigionieri liberi di parlarsi con cognizioni di cause e con correttezza di base, si ridurrebbero inutili danni a se, agli altri, e alla società più in generale. 

Quanto tempo e denaro si risparmierebbe ragionando in tal modo nei vari contesti negoziali, aziendali, sindacali e politici? In pratica, di fronte ad una trattativa o negoziazione, tenendo conto di un'analisi delle vie possibili, e condividendole con la controparte, quante scelte più equilibrate e sagge vi sarebbero nella vita?

Nelle situazioni competitive, conviene sempre che ogni elemento sia sempre ben valutato fin dagli inizi. I fattori che devono essere considerati riguardano le informazioni necessarie per identificare il tipo di gioco da considerare. Questo deve essere sempre fatto, per rivedere le proprie opinioni sulla base dell’osservazione del mondo interno/esterno. Un'impresa ad esempio, lo fa attraverso la valutazione dei clienti, dei fornitori, dei concorrenti, e del suo mercato di riferimento.

Nelle decisioni aziendali, per valutare gli elementi di cui si sta discutendo, l'albero delle decisioni, è uno strumento adeguato che fa al caso de concetto esposto. Esso é un semplice grafo che rappresenta tutte le decisioni e le relative possibili conseguenze. È di grande supporto, e lo si utilizza per prendere decisioni strategiche attraverso un piano di azioni mirato che sappia considerare sempre precisi scopi. 

La teoria dei giochi ci insegna a mettere da parte ogni decisione dettata dal nostro cervello primitivo, essa ci porta a ragionare sempre all'interno di un quadro di riferimento che abbia un chiaro obiettivo e una visione strategica della situazione. 

Questa teoria, attraverso piani e soluzioni, fa in modo che il tutto avvienga in funzione di mosse degli avversari che possono essere sempre previste dalle parti in causa. Quindi così ragionando, i contendenti hanno uno strumento a disposizione per trovare un punto di equilibrio inducendo l’avversario a collaborare. 

Ogni causa di conflitto può avere quindi solo una soluzione conveniente ad entrambe le parti. L'alternativa possibile, è un conflitto dagli sviluppi non sempre prevedibili che prima o poi metterà radice se non si ragiona entrambi con lucida analisi. Nel caso in cui la cooperazione non sia stata trovata ma sia ricercata da un soggetto senza cooperazione dell’altra parte, 

Sun Tzu, Sun Ping, Clausewitz, e Machiavelli non letto in maniera errata e secondo etichette erronee, sono alcune letture di grande aiuto per riflettere sui danni e il funzionamento della mente umana in caso di guerra. In ogni modo, è sempre saggio tener conto di alcune leggi della vita quando ci si trova a dover negoziare. Vediamone alcune possibili:

- Non perdere mai di vista etica, buon senso, e la fragile natura umana guidata di solito dalle paure inconsce più che della ragione e il buon senso
- Conviene sempre ricercare una strategia studiata da un punto di vista oggettivo in ogni contesto, ben sapendo di immaginare le mosse probabili dell'altro, poiché il contendente di sicuro ne userà una. 
- Ridurre al minimo il tempo dell'eventuale conflitto se non si è riusciti ad evitarlo
- Prima di fare una mossa, è sempre saggio cercare di prevedere le alternative possibili tra le scelte possibili della controparte. 
- Parallelamente alle strategie di "guerra", averne sempre una di soluzione al conflitto pronta.
- Prima di qualsiasi accordo, considerare che il potere contrattuale tra due parti è elevato solo prima di assumersi impegni. 
- Evitare minacce se poi non si è organizzati per adeguare nell'eventualità. 
- In ogni mossa e azione, si nasconde sempre sia il bene sia il male, per cui cercare di lasciarsi andare ad emozioni negative e pensieri guidati dall'inconscio distruttivo
- Nel preparare una strategia, essere flessibili e possibilmente imprevedibili, la cosa è importante, poiché nessuno mai può prevedere in anticipo la reale mossa dell'altra parte, che non sempre possono essere automaticamente razionali
- Agire con una certa autorevolezza, considerando che la reputazione di solito può essere la fonte primaria di ogni scelta emotiva e illogica. 
- Saggio è anche avere sempre pronta una gamma di soluzioni possibili ben studiata in anticipo per negoziare appena possibile. 
- Creare situazioni tali da non poter più prevedere certi tuffi nel passato. 
- Creare sempre una via d'uscita possibile muovendosi sempre a piccoli passi.
- Se non si è in condizione di pace con sé stessi, ogni battaglia è da ritenersi persa in partenza

Sviluppando e approfondendo la teoria dei giochi del matematico John Nash, rifacendosi anche alla letteratura della strategia, vedere le incertezze che possono portare conflitti dagli esiti inaspettati, non si naviga più a vista se il lume della ragione non affievolisce la sua energia. Credo molto nella cultura allargata alla più ampia massa di ogni società di ogni tradizione e fede, affinché certi temi possano contribuire allo sviluppo di confronto e cammino comune di culture diverse.

Mi sa, che il prossimo post debba trattare la negoziazione. Non so, vedremo. Intanto, il seguente filmato ci può aiutare a riflettere su questo affascinante tema della teoria dei giochi.