Una pace certa è preferibile e più sicura di una vittoria sperata. (Tito Livio)
Concetti come visione e strategia, sono temi molto legati tra loro, e nella cultura contemporanea, non possono essere affatto trascurati. Sono argomenti che, nei nostri tempi, già prima dei 18 anni, dovrebbero essere affrontati nella formazione di base di ogni studente.
I video games offrono tante opportunità ludiche a tal proposito, ma falsano la realtà, animano emozioni non sempre positive, e non permettono giusti approfondimenti agli algoritmi che sono alla base di ogni software. In pratica incitano alla cultura della guerra e della competizione, senza però spiegare le logiche per allenare la mente al ragionamento.
Non ci siamo, quello di cui abbiamo bisogno è esattamente il contrario. Necessitiamo di giochi si, ma che siano però opportunità di riflessione su temi quali logica, strategia e visione di un mondo solidale, competitivo nella ricerca continua, ma non per questo conflittuale. Magari per le future generazioni, senza pensare necessariamente solo alle guerre e ai criminali da arrestare, qualcosa altro di bello, ci sarà pure che sia utile ed intelligente.
In futuro, i cittadini sempre di più si troveranno a cambiare troppo spesso, molte cose importanti della loro vita. Nel corso di una esistenza di ogni persona, nei tempi che verranno, la gestione del tempo e degli spazi assumeranno una nuova dimensione. La famiglia avrà completamente una nuova funzione, e il lavoro cambierà sempre più spesso. Imparare ad acquisire una visione strategica delle cose, servirà tantissimo ad ogni lavoratore di ogni genere, militare, impiegato, professionista o imprenditore che sia.
Concetti quali visione, missione, tattica e strategia, alla nostra cultura ad indirizzo fortemente romantico umanistico, un po' ipocrita e vagamente sentimentale, ma spesso solo nel modo di voler apparire agli altri, sono argomenti che potrebbero aiutare a far avvicinare di più i giovani alla cultura scientifica, non propriamente molto apprezzata dai più.
Senza mai ridimensionare il valore formativo fondamentale delle materie umanistiche, vedo positivo una maggiore attenzione agli studi scientifici ultimamente non tanto preferiti. Quando in una cultura scienze, tecnologie e filosofia sono in armonia, le condizioni di base di uno sviluppo socio economico, riducono al massimo ogni inutile disastroso conflitto di ogni genere, sia internamente ad una comunità, sia tra diverse culture.
Facciamo ora qualche riflessione sul valore concettuale di strategia, soffermandoci su fatti utili e reali, e per questo parliamo di giochi. Prendiamo spunti dal matematico premio Nobel John Nash il quale ha trattato i giochi possibili in una competizione. Per Il premio Nobel, é importante definire bene le mosse da eseguire e riconoscere il tipo di gioco in atto.
Nei contesti competitibi, possiamo avere 2 scenari possibili con varie vie d'uscita possibili. Il primo scenario prevede un numero finito di mosse possibili; a somma zero: ossia ciò che vince una parte corrisponde a ciò che perde l’altra; con informazione completa, dove ogni giocatore conosce esattamente sia le opzioni per sé e per l’avversario, sia il valore per ogni esito del gioco. Oppure in alternativa (secondo scenario possibile), avere esattamente il contrario di queste ipotesi, ovvero: non finito, a somma diversa da zero, a informazione incompleta.
Attraverso qualche riflessione, proveremo in questo post ad analizzare il comportamento degli individui, in particolare in contesti competitivi quando interagiscono tra loro per raggiungere degli obiettivi.
Secondo Nash, in ogni circostanza competitiva dove c'é un obiettivo concreto da raggiungere, è possibile determinare una strategia funzionale, considerando il comportamento che potranno adottare gli altri attori coinvolti nel gioco. L’esempio tipico è il classicissimo dilemma del prigioniero, trattato da un po' tutti i testi che approfondiscono tale argomento. Analizziamo il caso.
Un giudice ha a che fare con un caso, purtroppo non possiede prove sufficienti per condannare due detenuti sicuramente coinvolti in un crimine. A questo punto decide di trattare con loro in sedi separate e momenti diversi, senza che nessuno dei due però, possa poi confrontarsi con l'altro. Presa tale decisione, agisce proponendo loro di confessare la partecipazione al delitto dell'altro; chi confessa viene liberato e l’altro ottiene sette anni.
Se nessuno dei due confessa, allora egli darà un anno di reclusione a testa, considerate le prove che ha a sua disposizione. Se invece dovessero confessare entrambi, in questo caso ci sono i termini per beccarsi cinque anni di reclusione a testa. Non vi sono alternative possibil.
Per ognuno di loro, la strategia dominante per essere liberato, è quella di confessare. In tal modo uno accusando l'altro si libera. Ma se entrambi fanno lo stesso pensiero, otterranno cinque anni ciascuno. Pertanto, se i due potessero accordarsi, potrebbero ottenere solo un anno ciascuno. Ma in questo caso, incontrarsi e trovare un accordo non è impossibile. Che fare?
Ecco la prima lezione che ci arriva dal matematico. In ogni ambito competitivo, quando vi è un obiettivo da raggiungere, i giocatori tentano di massimizzare da soli il guadagno, ma così facendo ottengono però un risultato peggiore rispetto ad una strategia soddisfacente che entrambi accordandosi potrebbero trovare in modo più razionale.
In ogni situazione con risultati attesi diversi per le parti in causa, ci ritroviamo in presenza del dilemma del prigioniero. Qui l’interesse di massimizzare ognuno la propria utilità, non è un punto di equilibrio ideale, poiché la soluzione non soddisfa le aspettative positive di entrambe le parti.
Questo concetto trattato nell'esempio, lo ritroviamo applicato nella realtà con la legge antitrust. Grazie a questa norma, si impedisce alle aziende di accordarsi per tenere alti i prezzi, e incrementare i loro profitti a discapito degli interessi dei consumatori. Rifacendoci alla storia del giudice e dei due accusati di cui sopra, abbiamo l'antitrust, rappresentata dal giudice che impedisce ai due detenuti (le grandi aziende concorrenti) di mettersi d'accordo per ingannare (la giustizia), i consumatori.
Ma lasciando perdere le grandi aziende per un momento, tra noi comuni mortali, in quanti casi della vita normale, il dilemma del prigioniero potrebbe rivelarsi funzionale per evitare inutili conflitti in più circostanze? Sentendosi ad esempio prigionieri liberi di parlarsi con cognizioni di cause e con correttezza di base, si ridurrebbero inutili danni a se, agli altri, e alla società più in generale.
Quanto tempo e denaro si risparmierebbe ragionando in tal modo nei vari contesti negoziali, aziendali, sindacali e politici? In pratica, di fronte ad una trattativa o negoziazione, tenendo conto di un'analisi delle vie possibili, e condividendole con la controparte, quante scelte più equilibrate e sagge vi sarebbero nella vita?
Nelle situazioni competitive, conviene sempre che ogni elemento sia sempre ben valutato fin dagli inizi. I fattori che devono essere considerati riguardano le informazioni necessarie per identificare il tipo di gioco da considerare. Questo deve essere sempre fatto, per rivedere le proprie opinioni sulla base dell’osservazione del mondo interno/esterno. Un'impresa ad esempio, lo fa attraverso la valutazione dei clienti, dei fornitori, dei concorrenti, e del suo mercato di riferimento.
Nelle decisioni aziendali, per valutare gli elementi di cui si sta discutendo, l'albero delle decisioni, è uno strumento adeguato che fa al caso de concetto esposto. Esso é un semplice grafo che rappresenta tutte le decisioni e le relative possibili conseguenze. È di grande supporto, e lo si utilizza per prendere decisioni strategiche attraverso un piano di azioni mirato che sappia considerare sempre precisi scopi.
La teoria dei giochi ci insegna a mettere da parte ogni decisione dettata dal nostro cervello primitivo, essa ci porta a ragionare sempre all'interno di un quadro di riferimento che abbia un chiaro obiettivo e una visione strategica della situazione.
Questa teoria, attraverso piani e soluzioni, fa in modo che il tutto avvienga in funzione di mosse degli avversari che possono essere sempre previste dalle parti in causa. Quindi così ragionando, i contendenti hanno uno strumento a disposizione per trovare un punto di equilibrio inducendo l’avversario a collaborare.
Ogni causa di conflitto può avere quindi solo una soluzione conveniente ad entrambe le parti. L'alternativa possibile, è un conflitto dagli sviluppi non sempre prevedibili che prima o poi metterà radice se non si ragiona entrambi con lucida analisi. Nel caso in cui la cooperazione non sia stata trovata ma sia ricercata da un soggetto senza cooperazione dell’altra parte,
Sun Tzu, Sun Ping, Clausewitz, e Machiavelli non letto in maniera errata e secondo etichette erronee, sono alcune letture di grande aiuto per riflettere sui danni e il funzionamento della mente umana in caso di guerra. In ogni modo, è sempre saggio tener conto di alcune leggi della vita quando ci si trova a dover negoziare. Vediamone alcune possibili:
- Non perdere mai di vista etica, buon senso, e la fragile natura umana guidata di solito dalle paure inconsce più che della ragione e il buon senso
- Conviene sempre ricercare una strategia studiata da un punto di vista oggettivo in ogni contesto, ben sapendo di immaginare le mosse probabili dell'altro, poiché il contendente di sicuro ne userà una.
- Ridurre al minimo il tempo dell'eventuale conflitto se non si è riusciti ad evitarlo
- Prima di fare una mossa, è sempre saggio cercare di prevedere le alternative possibili tra le scelte possibili della controparte.
- Parallelamente alle strategie di "guerra", averne sempre una di soluzione al conflitto pronta.
- Prima di qualsiasi accordo, considerare che il potere contrattuale tra due parti è elevato solo prima di assumersi impegni.
- Evitare minacce se poi non si è organizzati per adeguare nell'eventualità.
- In ogni mossa e azione, si nasconde sempre sia il bene sia il male, per cui cercare di lasciarsi andare ad emozioni negative e pensieri guidati dall'inconscio distruttivo
- Nel preparare una strategia, essere flessibili e possibilmente imprevedibili, la cosa è importante, poiché nessuno mai può prevedere in anticipo la reale mossa dell'altra parte, che non sempre possono essere automaticamente razionali
- Agire con una certa autorevolezza, considerando che la reputazione di solito può essere la fonte primaria di ogni scelta emotiva e illogica.
- Saggio è anche avere sempre pronta una gamma di soluzioni possibili ben studiata in anticipo per negoziare appena possibile.
- Creare situazioni tali da non poter più prevedere certi tuffi nel passato.
- Creare sempre una via d'uscita possibile muovendosi sempre a piccoli passi.
- Se non si è in condizione di pace con sé stessi, ogni battaglia è da ritenersi persa in partenza
Sviluppando e approfondendo la teoria dei giochi del matematico John Nash, rifacendosi anche alla letteratura della strategia, vedere le incertezze che possono portare conflitti dagli esiti inaspettati, non si naviga più a vista se il lume della ragione non affievolisce la sua energia. Credo molto nella cultura allargata alla più ampia massa di ogni società di ogni tradizione e fede, affinché certi temi possano contribuire allo sviluppo di confronto e cammino comune di culture diverse.
Mi sa, che il prossimo post debba trattare la negoziazione. Non so, vedremo. Intanto, il seguente filmato ci può aiutare a riflettere su questo affascinante tema della teoria dei giochi.

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