In assenza di pianificazione, la legge della giungla prevarrebbe. John Fitzgerald Kennedy
Mi sembra ovvio che un Istituto di credito possa avere le sue ragioni a non voler vendere i soldi a chi ritiene di non essere capace di farli rendere abbastanza. A volte non concedendo crediti, in particolari circostanze, aiuta anche a non incasinare ancor più varie persone, famiglie e aziende.
Spesso capita però, che una banca non riuscendo più a valutare alcunché con obiettività, crei essa stessa situazioni di crisi, chiudendosi a riccio su ogni richiesta di credito, da parte di vari imprenditori stabili, ma purtroppo non solidi al punto di poter far da sè.
Il problema vero con le banche, è nato in particolare quando sono state esse stesse per prima ad aver bisogno di liquidità. Ciò dovuto ai loro giochi poco trasparenti, e per strategie internazionali con losche finalità finanziarie condivise e poi negate.
Tuttavia, non di rado e mai in modo cieco, questi "commercianti di valuta", aiutano ancora volentieri, particolari giocatori d'azzardo, spregiudicati e dubbi personaggi. Lo fanno spesso, perché sanno che non è sempre il lavoro ció che (non solo oggi) rende di più.
Chiaramente se una banca intendesse ottenere il massimo del risultato dai suoi investimenti, come ben sa tutto il management del settore, vi sono attività e movimenti finanziari molto più redditizi di aziendine e attività varie dove ognuna opera in diversi mercati sempre più complessi da monitorare.
Tanti manager sanno bene dove trovare tali opportunità di grande marginalità per i loro istituti, sanno bene anche come muoversi e di chi fidarsi. Non parlo di danaro sporco, mafie ed altro; tra l'altro, quello per loro è un altro affare ancora, anche se molto più delicato da gestire.
Esiste un'area grigia per il management di questa particolare area merceologica (del denaro), all'interno della quale bisogna saper esserci, e facendo attenzione a non sporcarsi mai le mani, la cosa spesso rende tanto, ma a volte crea anche buchi vertiginosi che si fa di tutto per nascondere.
Etica a parte, trattandosi di mercato dei soldi, la provenienza controversa o meno che alimenta utili per tali istituti, è cosa da gestire con attenzione. Comunque sia, la gente meno sa meglio è. È bene per il management di queste strutture, avere sempre nervi saldi e visione commerciale di alto profilo.
Operare in tale settore, in particolare ad alti livelli di responsabilità, non vuol assolutamente dire essere automaticamente disonesti. Ma essendo gli uomini coloro che fanno le aziende e trattandosi di soldi, ossia materia prima più in contatto con le paure e i desideri più profondi, non sempre tutto è sempre così trasparente.
Costoro possono essere gente in partenza di grande valori, ma a certi livelli di potere decisionale, credo che cause, condizioni e contesti, facciano la loro parte sia nel bene, sia nel male.
La mission delle banche, è quella di comprare e vendere soldi. Non credo che per principio vogliano mettere in ginocchio qualcuno. Sarebbe una contraddizione.
Sono certamente condizionate dal clima culturale e politico del momento, ma vendendo e comprando soldi guadagnandoci su, non possono mai mancare in politica. È il luogo che a loro serve per agevolare in modo più o meno semplice molti affari, decisioni e azioni. Da qui il caos, se la politica vera dimentica il suo ruolo.
Sull'altra sponda
In tale contesto di riferimento, nell'inizio del secondo decennio del secondo millennio, una qualsiasi attività produttiva, di servizi, o commerciale senza grandi capitali, e quindi, senza particolari poteri di negoziazione, quando entra in una qualsiasi banca, se non pensa di lavorare con soldi propri, di fatto si sceglie un socio col quale dividere i propri utili fino a quando le cose andranno bene, e chiaramente nessuna perdita, appena vi saranno segnali di nuvoloso in arrivo.
L'impresa seria e solida deve sempre muoversi con circospezione nei problemi di gestione, con spregiudicatezza e possibilmente con etica nel mercato, con prudenza con i soci, con grande attenzione con Stato e banche. Il motivo di tutto ciò è semplice: in ogni attività, fin quando le cose vanno bene non sei mai solo, appena qualcosa vacilla, nessuno ti conosce, e tutti poi sanno cosa avresti dovuto fare a suo tempo.
L'anello debole della catena che non riesce sempre a mantenere l'equilibrio tra gestione, mercato, soci, banche e Stato come sopra riportato, è spesso l'impresa piccola senza grandi capitali. La stessa che tuttavia però, porta all'economia italiana non pochi vantaggi.
Il nuovo “Diritto della crisi d’Impresa” in talune circostanze quando è l'azienda ad essere in difficoltà, può venire in soccorso per evitare il peggio. Ma tutto può avere un senso, se a monte l'impresa nasce e si sviluppa, crescendo con sani criteri gestionali.
Il nuovo "Diritto della crisi d’Impresa” è stato introdotto nel nostro ordinamento giuridico nel 2006, rivoluzionando quello che era il un tempo il diritto fallimentare regolato dal vecchio Regio Decreto 16 Marzo 1942, nr. 267. Ma in quanti sanno come muoversi con i primi segnali di crisi? Come riconoscere questi segnali in tempo?
La riforma della legge che una volta si chiamava Fallimentare, ha riguardato soprattutto il diverso approccio di mentalità introdotto dal Legislatore, il quale ha inteso salvaguardare le possibilità di prosecuzione dell’attività dell’impresa ed il mantenimento dei livelli occupazionali anche nei casi di crisi più profonda, con ciò effettuando una coraggiosa scelta di “politica economica”.
Il problema serio, sta nel fatto che gli imprenditori non sempre sanno come muoversi, e che molti studi legali o di consulenza varia, operano in questi ambiti, ma spesso si avventurano fiutando il business. Spesso finiscono solo con lo spillar soldi a chi sta per annegare, pur sapendo come (non) professionisti di non aver la necessaria professionalità che il caso specifico richiede.
L’obiettivo prioritario della Riforma, è quello di rilanciare l’attività nonostante tutto. Purtroppo anche i Media non hanno sinora dato il dovuto risalto alle opportunità connesse all’applicazione della norma. In effetti, bisogna ammettere che fanno molta più notizia le disgrazie che le informazioni utili.
Tanti imprenditori di piccole e medie strutture, in caso di difficoltà, sono spesso solo gente, in questi casi abbandonata a sé stessa, e schiava delle proprie vecchie abitudini gestionali.
Tra tutti questi meandri gestionali e quelli burocratici che bisogna saper gestire, un imprenditore, oltre le problematiche della propria attività e quelle di un mercato sempre in rapida e continua evoluzione, non di rado, con i primi segnali di crisi, rischia di cadere dalla padella alla brace.
Questo andare da male in peggio, accade in particolare, quando si inizia a chiedere consigli in giro, districandosi tra suggerimenti di legali vari e commercialisti, qualora questi non dovessero essere sempre subito in grado di saper dare giuste linee guida.
In ogni modo, il primo nemico da affrontare in caso di crisi, è la paura o l'illusione, o entrambi messi insieme che prendono il sopravvento. Attenzione, accettazione della realtà per quella che essa è, e non per quella che si vorrebbe che fosse, presenza mentale nella cura di ogni dettaglio, sono i difficili principi da adottare in coscienza in questi casi.
Intanto cosa accade
La vita è davvero difficile un po' per tutti a quanto sembra. Chi ha qualche soldo da proteggere, vive nel panico di perdere ciò che ha. Chi ha capitali considerevoli da difendere e non ha più un'attività per svariati motivi, insieme alle stesse banche, nel frattempo, evitano problemi, e in tanti, sembrano in tutt'altre faccende affaccendati.
I tempi che corrono per competere nell'economia reale richiedono vero coraggio; maggiore capacità di gestione ed elevata competenza; saper affrontare barriere d'ingresso presenti in ogni settore, e in particolare in quelli con mercati già maturi; saper gestire infine le politiche fiscali e la inadeguata qualità dei servizi pubblici presenti, ma di cui necessitano le imprese in tempi moderni. Tutte cose davvero così poco attraenti, pertanto, poco o nulla importa complicarsi la vita tra tasse, mercati e concorrenza.
Per far fruttare i propri capitali, chi li ha, altre vie sembrano più facili, e nonostante tutto, ancora sicure. Considerando quindi i problemi di questi tempi, e ciò che il lavoro vero di fatto comporta, meglio prendere altre vie. In tali circostanze, la finanza tranquillizza addirittura più di ogni altro mercato del mondo dell'economia reale!
In tal modo, abbiamo un motivo in più per vedere pochi che si arricchiscono ancor più a discapito dei tanti che devono giostrarsi con meno soldi in giro nell'economia reale. Vediamo aumentare tantissimi altri, sempre con meno liquidità per consumare e far girare beni vari, soldi e benessere. Intanto per questi motivi, diverse forme di povertà si disegnano in differenti modi, nelle comunità di ogni luogo.
Vi sono anche altri modi più allettanti per far soldi senza rischi e particolare lavoro. A volte basta un po' di collusione con la politica, qualche viaggio tra un Paese esotico e un altro, una grande attenzione alle borse e all'economia virtuale. Non cito qui droga, armi, e proventi di malavita organizzata, non serve per avere un quadro chiaro di come stanno nascendo nuove povertà, questi ultimi settori qui citati, sono ... altre "voci di bilancio" che vanno solo a creare elementi disgreganti in più.
Danaro sporco malavitoso a parte, la grande finanza, non di rado garantisce anche maggiore serenità ai "grandi" manager di grandi aziende, banche incluse, che hanno sempre bisogno di risultati a breve termine, per guadagnare in tempi rapidi retribuzioni da capogiro. La visione di lungo termine, meglio metterla in secondo piano se vuoi avere rusultati personali interessanti, e da portare subito a casa.
Si sta creando una scienza intorno all'economia virtuale. Ad esempio, cosa succede se più di qualcuno, spesso dal profilo misterioso, attraverso sofisticati software rendono possibile enormi vantaggi finanziari che portano eccellenti risultati? Questa ricchezza a chi va e per quali fini? Stiamo parlando di High Frequency Trading.
Di cosa si tratta? Di un'ulteriore alterazione del mondo ormai sempre più virtuale dei soldi. Che sta diventando strumento sempre meno legato al valore del lavoro umano, e non parliamo più in questo modo della vicinanza possibile a qualche minima regola etica.
Questi strumenti sono sostanzialmente sofisticati software che operano nelle borse della finanza internazionale, grazie alla loro capacità di velocizzare l'immissione dell'ordine in maniera più rapida rispetto alle operazioni tradizionali (si parla di microsecondi), riescono in tal modo a giocare sempre d'anticipo sulle decisioni degli altri.
Su tale argomento, per approfondire meglio gli aspetti della cosa, suggerirei di dare uno sguardo al filmatino che segue, e poi successivamente, da non perdere l'interessantissimo contenuto del link della rivista Gnosis (rivista italiana di intelligence dell'agenzia servizi informativi e sicurezza interna).
inchieste.repubblica.it/.../hft_le_mani_sulla_borsa-332...
23/apr/2012
Due mondi finanziari e due velocità troppo diverse. Da una parte il mercato " normale", dall'altra l'High Frequency Trading che immette cifre ...
Vedere anche: www.gnosis.aisi.gov.it/Gnosis/Rivista20.nsf/servnavig/17
Il meccanismo relativo alla speculazione finanziaria non lo si può più fermare, lo strapotere della finanza é oltre ogni limite, non vi è nulla da fare. Tra l'altro, la grande finanza, non avendo bisogno di alcun "passaporto", può agire rapidamente cambiando aria nel caso in cui a qualche governo venisse in mente qualcosa di particolare in senso ostativo per i loro interessi.
Pertanto, a meno che tutti i governi (cosa attualmente impossibile) non decidano di ostacolare in qualche modo questa particolare creatività, vi sarà sempre brio alla trama del copione della vita del teatrino del nostro villaggio terra.
Intanto, sono molti gli imprenditori che invece di investire nell'economia reale, nonostante le incertezze dei mercati finanziari, sempre più spesso è proprio lì che si orientano per fare i loro investimenti a lungo termine.
La speculazione finanziaria, per quanto rischiosa, comunque, permette ancora elevati proventi nel breve tempo, e soprattutto (cosa di non poco conto) la possibilità di scaricare sul risparmiatore, gli eventuali dissesti in borsa, grazie ad opportune mosse fatte chiaramente a tempo debito.
Dice nulla anche il fatto che la speculazione finanziaria, a differenza dell'economia reale, può anche avvalersi dell'instabilità politica, e persino delle tensioni belliche non globali per prendere sempre più potere? Oggi si ragiona in grande! Grande finanza e grandi multinazionali sono sempre più i nuovi grandi legislatori o "sobri" influenzatori di non poco conto.
L'economia è quella scienza e che tenta di monitorare nel migliore dei modi la risultante del lavoro e lo scambio dei beni. Da qui ha poi ha fatto seguito la finanza, divenuta nel tempo figlia ingrata. QOra come Bruto, senza bisogno di pugnali, continuamente quest'ultima complotta, e giorno dopo giorno, sta ammazzando il suo stesso creatore, l'economia da cui deriva.
La storia ci insegna che di solito economia e finanza se non in armonia e in equilibrio tra loro, portano solo disordine alla natura e all'umanità. Questa gente fantasiosa del mondo della finanza, è fatta da personaggi motivati da avidità e smodato comportamento consumistico.
Costoro quando vanno oltre la funzione per cui sono nati (supportare l'economia reale senza alterare gli equilibri) non fanno altro che mettere semi negativi di processi sociali conflittuali.
Questi signori della finanza, si vivono come scienziati, in realtà penso che siano solo cellule che non agiscono per il bene del corpo a cui sono parte integrante. Come cellule cancerogene, si alimentano con avidità di ogni energia, indebolendo le altre cellele ad esse legate dello stesso corpo.
In particolare dopo lo sbriciolamento del muro di Berlino, nessuno riesamina il capitalismo fuori dai criteri dei tempi della guerra fredda. La finanza intanto imperversa dando spazio e potere a grandi capitali spesso anche di dubbia provenienza, annullando di fatto le democrazie stabili di economie reali.
Chi concretamente ci guadagna in tutto ciò? Che volto ha!? Chi con liquidità infinita può approfittare di entrare nella finanzia, usandola come strumento in grado di ristrutturare il DNA delle democrazie e della genetica etica e morale dei popoli in modo sofisticato. Chi in realtà sono costoro?
Un tempo i nemici erano palesi e anche i conflitti eventuali potevano essere più o meno definibili. Oggi tutto è invisibile e virtuale.
Grazie ad un'iniziativa al male in origine, oggi tante persone oneste e con attività trasparenti possono vivere serenamente in maniera onesta. I consulenti finanziari e gli impiegati di banche ad esempio, normalmente sono lavori più che onesti e più che professionali. Ma davvero fanno sempre gli interessi dei risparmiatori?
Altri esempi. Negli ultimi anni lo sviluppo dei flussi finanziari (anche di danaro da riciclare) e delle multinazionali è sempre in continua espansione, favorendo la globalizzazione del capitale, e la netta divisione internazionale del lavoro. Siamo ormai giunti al punto dove si produce sempre più solo in taluni luoghi, in altri si commercializza e in tanti altri ancora il nulla più assoluto.
Quali possono essere i rischi? La globalizzazione é dominata da banche ed imprese multinazionali, ora non intendo trarre conclusioni ma un invito alla riflessione sarebbe di rigore.
Cosa pensare ad esempio dell'estensione su scala planetaria dell’agricoltura industriale, che comporta alti consumi energetici e relativo inquinamento?



