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sabato 26 aprile 2014

51 - Link su nuove centralità

In assenza di pianificazione, la legge della giungla prevarrebbe. John Fitzgerald Kennedy

     

Mi sembra ovvio che un Istituto di credito possa avere le sue ragioni a non voler vendere i soldi a chi ritiene di non essere capace di farli rendere abbastanza. A volte non concedendo crediti, in particolari circostanze, aiuta anche a non incasinare ancor più varie persone, famiglie e aziende. 

Spesso capita però, che una banca non riuscendo più a valutare alcunché con obiettività, crei essa stessa situazioni di crisi, chiudendosi a riccio su ogni richiesta di credito, da parte di vari imprenditori stabili, ma purtroppo non solidi al punto di poter far da sè.

Il problema vero con le banche, è nato in particolare quando sono state esse stesse per prima ad aver bisogno di liquidità. Ciò dovuto ai loro giochi poco trasparenti, e per strategie internazionali con losche finalità finanziarie condivise e poi negate. 

Tuttavia, non di rado e mai in modo cieco, questi "commercianti di valuta", aiutano ancora volentieri, particolari giocatori d'azzardo, spregiudicati e dubbi personaggi. Lo fanno spesso, perché sanno che non è sempre il lavoro ció che (non solo oggi) rende di più. 

Chiaramente se una banca intendesse ottenere il massimo del risultato dai suoi investimenti, come ben sa tutto il management del settore, vi sono attività e movimenti finanziari molto più redditizi di aziendine e attività varie dove ognuna opera in diversi mercati sempre più complessi da monitorare. 

Tanti manager sanno bene dove trovare tali opportunità di grande marginalità per i loro istituti, sanno bene anche come muoversi e di chi fidarsi. Non parlo di danaro sporco, mafie ed altro; tra l'altro, quello per loro è un altro affare ancora, anche se molto più delicato da gestire.

Esiste un'area grigia per il management di questa particolare area merceologica (del denaro), all'interno della quale bisogna saper esserci, e facendo attenzione a non sporcarsi mai le mani, la cosa spesso rende tanto, ma a volte crea anche buchi vertiginosi che si fa di tutto per nascondere.

Etica a parte, trattandosi di mercato dei soldi, la provenienza controversa o meno che alimenta utili per tali istituti, è cosa da gestire con attenzione. Comunque sia, la gente meno sa meglio è. È bene per il management di queste strutture, avere sempre nervi saldi e visione commerciale di alto profilo. 

Operare in tale settore, in particolare ad alti livelli di responsabilità, non vuol assolutamente dire essere automaticamente disonesti. Ma essendo gli uomini coloro che fanno le aziende e trattandosi di soldi, ossia materia prima più in contatto con le paure e i desideri più profondi, non sempre tutto è sempre così trasparente. 

Costoro possono essere gente in partenza di grande valori, ma a certi livelli di potere decisionale, credo che cause, condizioni e contesti, facciano la loro parte sia nel bene, sia nel male.

La mission delle banche, è quella di comprare e vendere soldi. Non credo che per principio vogliano mettere in ginocchio qualcuno. Sarebbe una contraddizione. 

Sono certamente condizionate dal clima culturale e politico del momento, ma vendendo e comprando soldi guadagnandoci su, non possono mai mancare in politica. È il luogo che a loro serve per agevolare in modo più o meno semplice molti affari, decisioni e azioni. Da qui il caos, se la politica vera dimentica il suo ruolo.



Sull'altra sponda 

In tale contesto di riferimento, nell'inizio del secondo decennio del secondo millennio, una qualsiasi attività produttiva, di servizi, o commerciale senza grandi capitali, e quindi, senza particolari poteri di negoziazione, quando entra in una qualsiasi banca, se non pensa di lavorare con soldi propri, di fatto si sceglie un socio col quale dividere i propri utili fino a quando le cose andranno bene, e chiaramente nessuna perdita, appena vi saranno segnali di nuvoloso in arrivo.

L'impresa seria e solida deve sempre muoversi con circospezione nei problemi di gestione, con spregiudicatezza e possibilmente con etica nel mercato, con prudenza con i soci, con grande attenzione con Stato e banche. Il motivo di tutto ciò è semplice: in ogni attività, fin quando le cose vanno bene non sei mai solo, appena qualcosa vacilla, nessuno ti conosce, e tutti poi sanno cosa avresti dovuto fare a suo tempo.

L'anello debole della catena che non riesce sempre a mantenere l'equilibrio tra gestione, mercato, soci, banche e Stato come sopra riportato, è spesso l'impresa piccola senza grandi capitali. La stessa che tuttavia però, porta all'economia italiana non pochi vantaggi.

Il nuovo “Diritto della crisi d’Impresa” in talune circostanze quando è l'azienda ad essere in difficoltà, può venire in soccorso per evitare il peggio. Ma tutto può avere un senso, se a monte l'impresa nasce e si sviluppa, crescendo con sani criteri gestionali. 

Il nuovo "Diritto della crisi d’Impresa” è stato introdotto nel nostro ordinamento giuridico nel 2006, rivoluzionando quello che era il un tempo il diritto fallimentare regolato dal vecchio Regio Decreto 16 Marzo 1942, nr. 267. Ma in quanti sanno come muoversi con i primi segnali di crisi? Come riconoscere questi segnali in tempo?

La riforma della legge che una volta si chiamava Fallimentare, ha riguardato soprattutto il diverso approccio di mentalità introdotto dal Legislatore, il quale ha inteso salvaguardare le possibilità di prosecuzione dell’attività dell’impresa ed il mantenimento dei livelli occupazionali anche nei casi di crisi più profonda, con ciò effettuando una coraggiosa scelta di “politica economica”. 

Il problema serio, sta nel fatto che gli imprenditori non sempre sanno come muoversi, e che molti studi legali o di consulenza varia, operano in questi ambiti, ma spesso si avventurano fiutando il business. Spesso finiscono solo con lo spillar soldi a chi sta per annegare, pur sapendo come (non) professionisti di non aver la necessaria professionalità che il caso specifico richiede.

L’obiettivo prioritario della Riforma, è quello di rilanciare l’attività nonostante tutto. Purtroppo anche i Media non hanno sinora dato il dovuto risalto alle opportunità connesse all’applicazione della norma. In effetti, bisogna ammettere che fanno molta più notizia le disgrazie che le informazioni utili. 

Tanti imprenditori di piccole e medie strutture, in caso di difficoltà, sono spesso solo gente, in questi casi abbandonata a sé stessa, e schiava delle proprie vecchie abitudini gestionali. 

Tra tutti questi meandri gestionali e quelli burocratici che bisogna saper gestire, un imprenditore, oltre le problematiche della propria attività e quelle di un mercato sempre in rapida e continua evoluzione, non di rado, con i primi segnali di crisi, rischia di cadere dalla padella alla brace.

Questo andare da male in peggio, accade in particolare, quando si inizia a chiedere consigli in giro, districandosi tra suggerimenti di legali vari e commercialisti, qualora questi non dovessero essere sempre subito in grado di saper dare giuste linee guida. 

In ogni modo, il primo nemico da affrontare  in caso di crisi, è la paura o l'illusione, o entrambi messi insieme che prendono il sopravvento. Attenzione, accettazione della realtà per quella che essa è, e non per quella che si vorrebbe che fosse, presenza mentale nella cura di ogni dettaglio, sono i difficili principi da adottare in coscienza in questi casi.



Intanto cosa accade

La vita è davvero difficile un po' per tutti a quanto sembra. Chi ha qualche soldo da proteggere, vive nel panico di perdere ciò che ha. Chi ha capitali considerevoli da difendere e non ha più un'attività per svariati motivi, insieme alle stesse banche, nel frattempo, evitano problemi, e in tanti, sembrano in tutt'altre faccende affaccendati. 

I tempi che corrono per competere nell'economia reale richiedono vero coraggio; maggiore capacità di gestione ed elevata competenza; saper affrontare barriere d'ingresso presenti in ogni settore, e in particolare in quelli con mercati già maturi; saper gestire infine le politiche fiscali e la inadeguata qualità dei servizi pubblici presenti, ma di cui necessitano le imprese in tempi moderni. Tutte cose davvero così poco attraenti, pertanto, poco o nulla importa complicarsi la vita tra tasse, mercati e concorrenza. 

Per far fruttare i propri capitali, chi li ha, altre vie sembrano più facili, e nonostante tutto, ancora sicure. Considerando quindi i problemi di questi tempi, e ciò che il lavoro vero di fatto comporta, meglio prendere altre vie. In tali circostanze, la finanza tranquillizza addirittura più di ogni altro mercato del mondo dell'economia reale!

In tal modo, abbiamo un motivo in più per vedere pochi che si arricchiscono ancor più a discapito dei tanti che devono giostrarsi con meno soldi in giro nell'economia reale. Vediamo aumentare tantissimi altri, sempre con meno liquidità per consumare e far girare beni vari, soldi e benessere. Intanto per questi motivi, diverse forme di povertà si disegnano in differenti modi, nelle comunità di ogni luogo.

Vi sono anche altri modi più allettanti per far soldi senza rischi e particolare lavoro. A volte basta un po' di collusione con la politica, qualche viaggio tra un Paese esotico e un altro, una grande attenzione alle borse e all'economia virtuale. Non cito qui droga, armi, e proventi di malavita organizzata, non serve per avere un quadro chiaro di come stanno nascendo nuove povertà, questi ultimi settori qui citati, sono ... altre "voci di bilancio" che vanno solo a creare elementi disgreganti in più.

Danaro sporco malavitoso a parte, la grande finanza, non di rado garantisce anche maggiore serenità  ai "grandi" manager di grandi aziende, banche incluse, che hanno sempre bisogno di risultati a breve termine, per guadagnare in tempi rapidi retribuzioni da capogiro. La visione di lungo termine, meglio metterla in secondo piano se vuoi avere rusultati personali interessanti, e da portare subito a casa.

Si sta creando una scienza intorno all'economia virtuale. Ad esempio, cosa succede se più di qualcuno, spesso dal profilo misterioso, attraverso sofisticati software rendono possibile enormi vantaggi finanziari che portano eccellenti risultati? Questa ricchezza a chi va e per quali fini? Stiamo parlando di High Frequency Trading. 

Di cosa si tratta? Di un'ulteriore alterazione del mondo ormai sempre più virtuale dei soldi. Che sta diventando strumento sempre meno legato al valore del lavoro umano, e non parliamo più in questo modo della vicinanza possibile a qualche minima regola etica.

Questi strumenti sono sostanzialmente sofisticati software che operano nelle borse della finanza internazionale, grazie alla loro capacità di velocizzare l'immissione dell'ordine in maniera più rapida rispetto alle operazioni tradizionali (si parla di microsecondi), riescono in tal modo a giocare sempre d'anticipo sulle decisioni degli altri. 

Su tale argomento, per approfondire meglio gli aspetti della cosa, suggerirei di dare uno sguardo al filmatino che segue, e poi successivamente, da non perdere l'interessantissimo contenuto del link della rivista Gnosis (rivista italiana di intelligence dell'agenzia servizi informativi e sicurezza interna).

inchieste.repubblica.it/.../hft_le_mani_sulla_borsa-332...
23/apr/2012
Due mondi finanziari e due velocità troppo diverse. Da una parte il mercato " normale", dall'altra l'High Frequency Trading che immette cifre  ...


Vedere anche: www.gnosis.aisi.gov.it/Gnosis/Rivista20.nsf/servnavig/17

Il meccanismo relativo alla speculazione finanziaria non lo si può più fermare, lo strapotere della finanza é oltre ogni limite, non vi è nulla da fare. Tra l'altro, la grande finanza, non avendo bisogno di alcun "passaporto", può agire rapidamente cambiando aria nel caso in cui a qualche governo venisse in mente qualcosa di particolare in senso ostativo per i loro interessi. 

Pertanto, a meno che tutti i governi (cosa attualmente impossibile) non decidano di ostacolare in qualche modo questa particolare creatività, vi sarà sempre brio alla trama del copione della vita del teatrino del nostro villaggio terra. 

Intanto, sono molti gli imprenditori che invece di investire nell'economia reale, nonostante le incertezze dei mercati finanziari, sempre più spesso è proprio lì che si orientano per fare i loro investimenti a lungo termine. 

La speculazione finanziaria, per quanto rischiosa, comunque, permette ancora elevati proventi nel breve tempo, e soprattutto (cosa di non poco conto) la possibilità di scaricare sul risparmiatore, gli eventuali dissesti in borsa, grazie ad opportune mosse fatte chiaramente a tempo debito.

Dice nulla anche il fatto che la speculazione finanziaria, a differenza dell'economia reale, può anche avvalersi dell'instabilità politica, e persino delle tensioni belliche non globali per prendere sempre più potere? Oggi si ragiona in grande! Grande finanza e grandi multinazionali sono sempre più i nuovi grandi legislatori o "sobri" influenzatori di non poco conto. 

L'economia è quella scienza e che tenta di monitorare nel migliore dei modi la risultante del lavoro e lo scambio dei beni. Da qui ha poi ha fatto seguito la finanza, divenuta nel tempo figlia ingrata. QOra come Bruto, senza bisogno di pugnali, continuamente quest'ultima complotta, e giorno dopo giorno, sta ammazzando il suo stesso creatore, l'economia da cui deriva.

La storia ci insegna che di solito economia e finanza se non in armonia e in equilibrio tra loro, portano solo disordine alla natura e all'umanità. Questa gente fantasiosa del mondo della finanza, è fatta da personaggi motivati da avidità e smodato comportamento consumistico. 

Costoro quando vanno oltre la funzione per cui sono nati (supportare l'economia reale senza alterare gli equilibri) non fanno altro che mettere semi negativi di processi sociali conflittuali. 

Questi signori della finanza, si vivono come scienziati, in realtà penso che siano solo cellule che non agiscono per il bene del corpo a cui sono parte integrante. Come cellule cancerogene, si alimentano con avidità di ogni energia, indebolendo le altre cellele ad esse legate dello stesso corpo

In particolare dopo lo sbriciolamento del muro di Berlino, nessuno riesamina il capitalismo fuori dai criteri dei tempi della guerra fredda. La finanza intanto imperversa dando spazio e potere a grandi capitali spesso anche di dubbia provenienza, annullando di fatto le democrazie stabili di economie reali. 

Chi concretamente ci guadagna in tutto ciò? Che volto ha!? Chi con liquidità infinita può approfittare di entrare nella finanzia, usandola come strumento in grado di ristrutturare il DNA delle democrazie e della genetica etica e morale dei popoli in modo sofisticato. Chi in realtà sono costoro? 

Un tempo i nemici erano palesi e anche i conflitti eventuali potevano essere più o meno definibili. Oggi tutto è invisibile e virtuale. 

Grazie ad un'iniziativa al male in origine, oggi tante persone oneste e con attività trasparenti possono vivere serenamente in maniera onesta. I consulenti finanziari e gli impiegati di banche ad esempio, normalmente sono lavori più che onesti e più che professionali. Ma davvero fanno sempre gli interessi dei risparmiatori?

Altri esempi. Negli ultimi anni lo sviluppo dei flussi finanziari (anche di danaro da riciclare) e delle multinazionali è sempre in continua espansione, favorendo la globalizzazione del capitale, e la netta divisione internazionale del lavoro. Siamo ormai giunti al punto dove si produce sempre più solo in taluni luoghi, in altri si commercializza e in tanti altri ancora il nulla più assoluto. 

Quali possono essere i rischi? La globalizzazione é dominata da banche ed imprese multinazionali, ora non intendo trarre conclusioni ma un invito alla riflessione sarebbe di rigore. 

Cosa pensare ad esempio dell'estensione su scala planetaria dell’agricoltura industriale, che comporta alti consumi energetici e relativo inquinamento?  

sabato 19 aprile 2014

50 - attori e spettatori della nuova Europa

Il futuro appartiene a coloro che credono alla bellezza dei propri sogni. (Eleanor Roosevelt)


    

Mentre al di qua del vecchio muro di Berlino i vecchi rivoluzionari insieme ai vecchi reazionari, cambiano vita insieme, seppur per strade separate. Falliti ii loro antichi intenti, già dagli inizi degli anno 80, si davano da fare per crearsi una vita di agi tipici dei paesi del capitalismo. Nel frattempo ... 

In un palazzo d'epoca tenuto più o meno bene, in una città Storica di una qualsiasi bella capitale di questo continente. Entriamo, e ci accoglie un largo cortile. Grandi scalinate fanno strada e ci accompagnano in un grande appartamento. Prima di entrare, colpisce la struttura della porta e quella antica del campanello di casa. Silenzio. 

Siamo ora in un vecchio ambiente dal clima e dallo stile che ricorda la fine degli anni '50 e la prima metà degli anni 60. Ogni cosa è a suo posto in questa grande casa dove tutto sa di antico. Ogni vecchio ricordo, oggetto o suppellettile è più o meno in prefetto ordine. Vecchie lampadine poggiate su strani lampadari, e vari lumi eleganti, si sforzano di dare vita, luce e calore all'ambiente. Odori e colori, luce e silenzi di quel luogo, fanno apparire nella mente solo vecchi ricordi e antiche sensazioni. L'ambiente, più che una casa, sembra un museo neppure tentato tanto bene. Tra quelle quattro mura, si capisce che il tempo aveva un andamento lento, anzi, a volte sembrava quasi fermo. 

Il padrone di casa, un uomo dei primi del 900, che viveva di ricordi dei secoli passati. Aveva in se i grandi ideali che si contrapponevano alle conseguenze della rivoluzione industriale, parliamo di una persona severa, austera, molto elegante, lo accompagnava uno sguardo fermo, a volte glaciale. 

Aveva un comportamento da despota, a suo dire dava sicurezza. Della vita degli altri, voleva gestire relazioni, progetti e ogni cosa. Ascoltarlo, spesso sembrava un vecchio narratore di antiche storie, con i suoi discorsi e pensieri ormai sempre più fuori luogo. L'uomo di altri tempi, si sentiva da molto sempre più solo, cercava di dimostrare di essere felice, solo tanto per movimentarsi un po' la vita. Faceva di tutto per non dar a scorgere la sua stanchezza e per sentirsi un giovane eterno.

Egli era legato ad una gatta dal pelo rosso che aveva reso ubbidiente come un fedele cane, in pratica nel tempo era diventata la sua vecchia compagna di solitudine. Era una gatta assuefatta dal tempo e le regole l’avevano resa pigra, si lasciava andare alle sue vecchie abitudini apprese dalla cultura della casa, più che dalla sua natura ormai assopita. 

Con sguardo da madre, di tanto in tanto, osservava distrattamente i suoi gattini che facevano strani giochi che ella non sempre capiva, ma che in qualche modo le facevano vibrare cuore e a potenza arcaica non curata nel tempo. Pigra, avvolta su se stessa, e poggiata sul suo storico divano, così vedeva crescere lentamente la sua prole. Neppure il vecchio padrone di casa a dire il vero considerava più di tanto i giochi dei nuovi gattini, anzi per essere precisi, a volte ne era addirittura infastidito. Si ignora il perché, ma era stranamente tollerante.

Negli anni 80, un bel giorno, il vecchio uomo chiuso nei suoi ricordi e nella sua abitazione, volutamente poco motivato a voler guardare fuori dalla finestra, anch'egli scopre un principio di un tempo nuovo che iniziava a sbocciare. Scorgeva il nuovo corso ... con la povera dipartita della sua vecchia gatta dal pelo rosso. Se ne andava via in silenzio, senza mai troppo disturbare, proprio come aveva fatto per tutta la sua esistenza di quegli anni che seguirono la seconda guerra mondiale. Addio vecchia compagna di serate più o meno monotone fatte di non parole, ma di sguardi complici, accompagnate da carezze quasi di rito. Addio! 

Distrattamente, il vecchio mentre contempla il corpo senza vita di mamma gatta, ad un tratto vede i gattini svegliarsi che si stiracchiavano pieni di energia. Non gli interessavano. I gattini, come tutti i giovani, ignari del concetto di morte, uno per volta con nobile andatura, con leggerezza e naturalezza, balzavano sul davanzale della finestra della vecchia casa natia. Alle loro spalle solo un vecchio, vecchi odori, vecchia luce e mamma gatta che ora non avrebbe più potuto vegliare più i loro strani giochi liberatori che mostravano la vera natura di essere gatti, che le facevano solo tanta tenerezza. Davanti ai loro occhi, i gattini, fuori dalla finestra, scorgevano un raggio di sole che preannunciava la primavera che iniziava a fare capolino. 

Il vecchio, neppure degnava di uno sguardo ai giovani eredi di chi lo aveva lasciato; con cura, assorbito dai ricordi, ripercorreva la storia degli anni che furono. Mentre con grande dignità e rispetto, prepara un rito funebre degno di nota per chi lo aveva ubbidito come un fedelissimo cane nonostante la natura di gatta, semplicemente continua a ripercorre la storia, la sua. Bisogna andare a seppellire il passato. Fa per aprire la porta al fine di recarsi a compiere i dovuti onori di Stato a chi le era stata fedele, e i gattini vista la porta aprirsi, sentito il profumo della primavera, veloci corsero fuori verso nuovi profumi per prendere nuove strade. Essi sapevano bene che mai più sarebbero più tornati in quel clima di quella casa vecchia, e tanto più immaginavano di voler rivedere il vecchietto stanco e senza più idee. 

Ora curiosi del mondo e padroni dei loro passi, liberi come la loro natura felina a loro ordinava, ognuno vuole prendere una sua strada. Anni 90, sta per finire il ventesimo secolo. Inizia così la nuova era dei paesi dell'est che dicono addio alle vecchie idee di un comunismo che si piegava da tempo sempre più su se stesso, a causa del peso di una ideologia figlia della rivoluzione industriale che mal si addiceva al loro vedere il mondo moderno. Ora, incapaci di trovare vie d'uscite adeguate alle esigenze dei tempi che avevano da molto una velocità diversa da quella che c'era dietro le simboliche mura di Berlino, il vecchio austero, accompagna la sua gatta per l'ultimo saluto e non volta più le spalle dietro per guardare gli occhi del futuro. 

La vecchia casa? Ora tutti litigano come può esser ancor più bella, più di qualche furbo tenta di dimostrare di essere erede di quel luogo. Si chiude il secolo dei milioni di morti delle varie ideologie, tutte convinte della giustezza delle loro ragioni!

Il comunismo, continuando ad usare la sua vecchia mappa mentale, basata tutta su principi inadeguati al tempo che avanzava, si suicida e lascia il nemico capitalista sul campo di battaglia con tutte le armi che non hanno più nulla da difendere. Anzi messe tutte insieme, possono solo distruggere più e più volte il pianeta! 

In occidente, la tecnologia intanto a partire sempre dagli anni 80, iniziava a dare forti segnali di invasione di campo in più settori, scatta nella mente dei vincitori, l'illusione di una nuova era d'oro. Ora tutti saranno per sempre, sempre più ricchi! Non sarà proprio così, ma questa è un'altra storia. 

Mentre in questo continente si vive di ricordi e di sogni perduti, gli Stati Uniti da un verso e l'estremo oriente dall'altro, fanno si che la rivoluzione tecnologica, lentamente inizi a bussare un po’ tutte le porte delle famiglie e del mondo. Da quest’altra parte del vecchio muro dell’Est, il rinnovo del capitale fisso (macchinari, tecnologie...) da tempo è stata individuata come una necessità, in particolare, ogniqualvolta il costo delle materie prime o della manodopera facevano sentire il loro peso. 

A dare man forte alla competitività è stata l’ingresso in scena della diva automazione; in particolare la robotica, sempre più sofisticata ed invadente, continuerà a svilupparsi in maniera ininterrotta sino ai nostri giorni, senza mai conoscere momenti di stasi, continuamente si autoperfeziona. È così che aumenta la produttività e l'abbondanza delle merci da distribuire sui mercati dei consumi. In ogni dove, nascono nuove mansioni, si tendono ad espellere cellule meno qualificate, ma la produzione è troppa anche se fa sognare ogni imprenditore che si strugge per vedere sempre più, come smaltire ciò che sempre più può produrre. Si insinua nella mente il concetto di crescita continua. 

Con il passar del tempo, non si riuscivano più a trovare gli acquirenti indispensabili per lo smercio dei prodotti. La capacità di saper consumare con voracità la produzione, nella natura del consumo individuale ha un limite rispetto alla crescita della produzione che invece è sempre più forte e potrebbe esserlo ancor più. Molti potenziali consumatori, ora sempre di più, sono espulsi dalla produzione perché costosi, e spesso inutili a far ciò che l’automazione garantisce, e per di più, senza la possibilità di nessun errore umano. Ma contemporaneamente, sempre meno persone ricevono un reddito, e sempre di più, pochi ingegnosi amanti di algoritmi finanziari aggiustano a loro avviso il tiro della storia.

Il concetto di qualità, straordinario e geniale idea, parallelamente fa installare nella mente umana che tutto deve e può essere perfetto ed efficiente. Sul mercato prodotti sempre più perfetti si presentano sempre a meno persone che non lavorano più e non hanno soldi per poter comprare. Allora si segmenta il mercato in tanti minuscoli pezzettini, ironia della sorte, questi piccoli strati si chiameranno “nicchie”. Ora bisogna iniziare a ristrutturare l’efficienza dell’organizzazione al massimo. È iniziato il nuovo millennio!

Gli imprenditori e persino lo Stato tendono a espellere gli elementi non indispensabili o in alternativa, ad assumere meno personale, cercando di far lavorare di più, quello necessario come minimo indispensabile. Nell'ambito dell'industria automatizzata, la disoccupazione riguarda prima gli operai meno qualificati, man mano coinvolge anche gli operai più qualificati, fino a trascinare tecnici specializzati per poi finire con manager a vari livelli di responsabilità. 

La PMI in questa gara, facendo parte del gioco, inizia a correre slittando spesso su macchie d’olio presenti non di rado nelle curve pericolose. Ci vogliono tanti soldi e tanta specializzazione che non tutti riescono ad avere, e occorre una visione aziendale sempre più sofisticata. La rivoluzione tecnologica che avanza detta le sue leggi. Non vi sono più confini, e solo la moneta viaggia velocissima. Quando gli investimenti nel capitale fisso non sono sufficienti a garantire determinati profitti, il licenziamento o la chiusura dell'impresa o la sua delocalizzazione verso aree con minori costi del lavoro, diventano processi irreversibili. Suonino le trombe, si dia inizio ad un nuovo spettacolo. Signori, inizia lentamente l’era della nuova dea figlia della modernizzazione contemporanea, nasce la globalizzazione che entra non tanta silenziosa e con prepotenza.

Per fortuna nessuno dei due vecchi nemici che avevano insieme fermato i cattivi degli anni quaranta, pur essendo in conflitto sostanziale su tutto, ha dichiarato mai guerra all’altro. Tutto ciò, pur investendo fior di miliardi in armamenti sempre più sofisticati, in tutto il periodo che va nei decenni inclusi tra il cinquanta ed il novanta più o meno. Il rovescio di questa medaglia? Che anche per questa rincorsa alle armi mai usate dopo Hiroshima, ha portato anche velocità nello sviluppo tecnologico e scientifico. Ennesima dimostrazione che nella vita tutto è sia un bene e sia un male. 

In ogni modo però, seppur con periodi e motivi diversi, entrambi sembra che nel tempo abbiano fatto proprio del tutto per autodistruggersi. Non fisicamente, non insieme, ma rispettosamente a turno. Entrambi sembrano essere stati sconfitti dalla belligeranza delle monete e delle risorse primarie, più che dal fischio assordante delle bombe come tutti si temeva per decenni. 

Entrambi stanno dimostrando che le cose in cui credevano, se davvero pensavano di crederlo per il bene di una società ideale, entrambi si sbagliavano. Tuttavia l’uomo da sempre che tra tentativi ed errori però, si sviluppa nel tempo, ora con follia, ora con saggezza, ora per … grazia o disgrazia ricevuta da dove tutto perennemente rinasce. La conseguenza di tutto presenta si un vantaggio dato dal fatto che il pianeta è ancora qui, tuttavia però, infelicità, povertà e preoccupazione da dopoguerra, permanente e il più possibile poco visibile, è sempre più oggi un dato sempre discretamente ancora presente nella nostra realtà.

La piccola antica Europa, resta sempre più spettatrice, ogni tanto con qualche spinta dovuto più a vecchio orgoglio che a strategia condivisa tra le diverse province alza la testa, e grida senza voce ul nuovo palcoscenico del teatro mondiale. Fine

domenica 13 aprile 2014

49 - qualità della vita possibile

Dipenderai meno dal futuro se avrai in pugno il presente. (Seneca)


Un tempo ci si poteva anche rinchiudere nel tradizionale dialetto locale tramandato per lo più oralmente. Non si era dei dotti, ma ci si capiva e si viveva più o meno tranquillamente. L'economia locale poteva anche bastare e soddisfare una vita più o meno dignitosa. 

Adesso per comunicare, è obbligatorio conoscere come minimo la lingua nazionale, ossia quella della propria provincia di origine del continente europeo. Al momento, per tantissimi italiani, tale limite linguistico, la globalizzazione ne penalizza molte, che inconsapevoli spesso sottovalutano tale aspetto.  

In pratica, una volta ci si poteva anche rinchiudere nelle proprie quattro mura e ci si poteva illudere di essere autosufficienti. Oggi pensare in questo modo, vuol dire perdersi per poi agire impauriti del mondo che cambia. Senza una profonda rivoluzione culturale che deve avvenire in ognuno di noi, e senza una visione più ampia e chiara del lavoro, dei diritti e dei doveri, si fa solo il gioco di pochi, e lentamente, si perderanno sempre più i concetti di solidarietà e comunità.

La bellezza e l'importanza del passato non serve decantarla acriticamente, illudendosi di poterlo vivere nel presente per la sola paura della vita, o per pigrizia mentale. Agiamo in modo scomposto, diamo all'Europa la colpa dell'inerzia dei nostri politici, che da dopoguerra in poi, dopo qualche decennio di lungimiranza, hanno successivamente solo fatto a gara, a chi nel tempo perdesse sempre più i lumi della ragione e del buonsenso. Ma se un politico peggiora nel tempo, senza che nulla cambi nel frattempo, allora a perdere senso civico, etica e visione di una soietà, non é solo colpa di chi governa.

Avercela oggi con l'Europa in senso separativo è una follia, rammaricarsi invece per la mancanza di una politica globale e unitaria, mi sembra ragionevole. È pur vero tuttavia, che talvolta molte norme dettate da Bruxelles, fanno evidenziare il limite dei vari politici, nell'avere una visione veramente europea. Più frequentemente, sembra esserci una lotta interna fra nazioni per chi sa far meglio prevalere i propri interessi. Siamo davvero agli albori di quello che dovrebbe essere questo continente. 

Questa rincorsa di tanti al ritorno alla moneta provinciale, è una totale disgrazia. Vi immaginate? Prima banche e pochi speculatori, con l'Euro han fatto di cotte e di crude arricchendosi, nel frattempo alcuni popoli europei si sono incasinati e qualcuno ne ha tratto più di un vantaggio; la classe media è rimasta schiacciata, e ora come dei cretini tutti a casa con la propria vecchia moneta e con le relative conseguenze che non oso neppure immaginare. Disgrazia peggiore non la vedo.



Che fare?

Barricarsi nel passato, serve solo per farsi del male da soli, lo vediamo anche dal fatto che scienza, filosofie e religioni, ognuna a modo suo, ci dicono da sempre che tutti dobbiamo imparare a governare meglio la nostra intelligenza e sensibilità attraverso la nostra mente. Purtroppo non ci riusciamo con tanta facilità. La mente cieca e sorda, non può è sempre predisposta al cambiamento. 

Il cambiamento è pazienza, calma interiore, visione di lungo termine. I corpi sociali devono prendere una nuova forma e capire che tutti hanno bisogno di tutti. Il passato lo abbiamo dentro e ci deve solo servire nel presente, non serve assolutamente a nulla altro di più. A meno che, non si voglia fare gli storici, le guide turistiche, gli insegnanti e attività similari.

Inutile è lamentarsi di questa realtà se le intenzioni poi si manifestano in lamentele infantili, o con argomenti vaghi e spesso solo emotivi. Bisognerebbe prendere contatto profondo con quelle che sono le vere intenzioni che abbiamo di immaginarci come persone, e come popolo di una civiltà millenaria.

Le intenzioni sono un concetto importantissimo da capire, esse agiscono spessissimo in modo inconsapevole se non sai vederle e governarle potresti fare solo danni.  Esse si manifestano prima come pensiero e poi spesso in modo a volte contorto, diventano parola, prima di diventare immagine di una realtà da costruire. Non è un fatto da sottovalutare in un processo educativo e sociale.

È la consapevolezza dell'intenzione che fa capire che la colpa di ciò che non va, non è vero che sia sempre altrove. Nella vita, quando non sappiamo orientarci verso azioni equilibrate e ben ragionate, il risultato della nostra esistenza, può comportare una bassa qualità della vita, auto distruzione, stress, non di rado depressione.

Nel caso in cui si riesca a saper agire sapendo sempre trovare una giusta via di mezzo per ogni cosa, si considererà ogni azione come una conseguenza logica di elementi positivi. In tal modo, cause e circostanze che sono interdipendenti tra loro, si orienteranno verso risultati utili e vantaggiosi. Restare passivi e subire angherie, umilia. 

Considerando che ogni effetto dipende da qualcosa, è su quel qualcosa che bisogna porre attenzione. Quel "qualcosa" si chiama "causa" ed ciò che si può solo controllare ponendo la massima attenzione a tutto ciò che accade nel momento presente.

I Cinque Addestramenti alla Consapevolezza citati nel post 43 di questo blog, aiuta molto a coltivare la comprensione profonda dell'interdipendenza delle cose, la visione di sè e della comunità che si immagina. Aiuta a dare senso alla propria esistenza senza per questo mettere in discussione i nostri valori desiderosi da sempre di rimuovere ogni discriminazione, intolleranza, rabbia, paura e disperazione. Se riuscissimo a ben considerare i Cinque Addestramenti alla Consapevolezza, sia a livello individuale, sia a livello sociale, porremmo di sicuro una grande attenzione al concetto di visione, ed eviteremmo di perderci nella confusione, riguardo il presente o nelle paure del futuro.




Rivedere talune fondamenta riguardo l'area della visione del sociale

In sintesi in questi anni qualcosa la storia ci ha insegnato, individuerei i punti di quanto accaduto finora, e poi ripiomberei immediatamente nel presente. Fin qui la storia ci insegna:

1) che l'dea della crescita continua eterna, e solo per le nazioni del mondo capitalistico dell'ovest, ha finito il suo corso. Come conseguenza, la nuova era vede nuovi popoli che intendono emulare il nostro stile di vita, tale aspetto, deve essere considerato, come occasione da saper cogliere. Il nostro modello è controverso e non rispetta affatto la natura e tante altre cose di non poco conto e valore. La consapevolezza di ciò, deve nascere da questa grande crisi economica, che ha portato con se anche la nuda realtà di una cruda illusione nella quale tutti più o meno ci crogiolavamo; 

2) dobbiamo singolarmente rivedere il concetto di qualità della nostra vita. Da qui, si auspica che, in modo intelligente, si sappia fare i conti con la realtà in modo diverso, se si vuole risolvere un'atavica tendenza alla negatività e al pessimismo presenti nell'uomo, al fine di creare opportunità ed evitare di creare pericolosi presupposti per disastrosi conflitti e frenare intanto lo sviluppo

Partiamo dai bisogni, poiché sono essi alla base di ogni sopravvivenza di ogni essere vivente. Il virgolettato che segue, potrebbe farci riflettere, su quanto affermato da qualcuno nella fine del secolo passato che di politica ed economia qualcosa ne masticava.

“Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto nazionale lordo (PIL). 

Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana. 

Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari. 

Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. 

Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere Americani.”

18 marzo 1968, Università del Kansas, discorso di Robert Kennedy sulla reale ricchezza delle Nazioni e sul PIL. Tre mesi dopo fu assassinato.

Il PIL è evidente che nel tempo resta sempre più un indicatore abbastanza discutibile. In realtà se ne parla poco, ma esisterebbero altri sistemi di monitoraggio dell'andamento economico di un Paese. Vediamo in giro per il mondo, alcune differenti visioni, utili a misurare la ricchezza di una nazione.




Iniziamo con il Genuine Progress Indicator (GPI). 

Il GPI è l'indicatore del progresso reale, esso è un concetto nell'economia che quanto prima potrebbe sostituire il Prodotto Interno Lordo (PIL) come misuratore dello sviluppo economico. 

Il GPI misura sostanzialmente, l'aumento della qualità della vita di una nazione, evidenzia l'incremento della produzione di merci e l'espansione dei servizi che hanno provocato realmente il miglioramento del benessere della gente del paese. 

Il GPI in pratica, è più attendibile per comprendere l'andamento del progresso economico. Esso distingue gli elementi dello sviluppo utili da quello dello sviluppo poco economico. 

In termini pratici, la differenza che esiste tra il PIL e il GPI è la stessa che esiste tra Ricavo Totale di un'azienda e l'Utile Netto (Utile = Ricavo - Costo).  

Ciò vuol dire che il GPI sarà pari allo zero se i costi finanziari del crimine e dell'inquinamento uguagliano i benefici finanziari nella produzione di beni e di servizi, se tutti gli altri fattori rimangono costanti. 

Per questi motivi è calcolato distinguendo tra spese positive (che aumentano il benessere, come quelle per beni e servizi) e spese negative (come i costi di criminalità, inquinamento, incidenti stradali). 

Il GPI, diversamente dal PIL, al quale si propone come alternativa, considera tutte le spese come positive e non considera tutte quelle attività che, pur non registrando flussi monetari, contribuiscono ad accrescere il benessere di una società (casalinghe, volontariato, associazionismo). 

Ufficialmente, è inteso come produttività o consumismo; sopravvalutando la produzione ed il consumo di merci e non riflettendo sul miglioramento del benessere umano. 



Punti fissi da considerare

Alcuni economisti come Herman Daly, John Cobb e Philip Lawn hanno asserito che in alcune situazioni, espandendo la produzione si danneggiano salute, cultura e benessere del popolo. Secondo il modello di Lawn, il “Costo" dell’attività economica comprende i seguenti effetti nocivi:

1) Costo per la riduzione delle risorse naturali
2) Costo del crimine
3) Costo per la riduzione del Buco nell'ozono
4) Costo della ripartizione della famiglia
5) Costo dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del rumore
6) Perdita di terreni coltivabili
7) Perdita di aree umide

Anche l’analisi di Robert Costanza, intorno al 1995, si concentrava sugli sconvolgimenti naturali, infatti i loro costi mostravano il degrado delle capacità naturali provocato nel nome del profitto. 

A tal proposito infatti, si pensa poco quando si è felici dell'aumento del PIL senza pensare anche alle cause del rischio che nel lungo periodo la natura ci restituisce sotto forma di calamità naturali, di perdita di specie animali e vegetali, di inquinamento delle acque, ecc… 

Un esempio dei peggiori disastri naturali è stata la crescita intensiva dei gamberi in acquacoltura che hanno distrutto le mangrovie ed hanno trasformato le coste in terre litoranee salate ed inutili per l'agricoltura, ma hanno generato un significativo profitto per coloro che potevano controllare il mercato dell’esportazione dei gamberi. Il GPI tiene conto di questi problemi incorporando la Sostenibilità. 

Almeno 11 paesi (tra cui Canada, Olanda, Austria, Inghilterra, Svezia e Germania) hanno ricalcolato il loro prodotto interno lordo usando il GPI. UE e USA, osservano che mentre il PIL è cresciuto negli ultimi decenni, il GPI è aumentato solo fino ai primi anni 70, dopodiché, il percorso si modifica iniziando a decrescere.  



Non solo GPI ... Ma anche felicità 

Un ulteriore indicatore, alternativo al GPI e PIL è la Felicità interna lorda (FIL) termine coniato nella metà degli anni settanta dal re del Bhutan Jigme Singye Wangchuck che mise in rilievo il suo impegno per la costruzione di un'economia coerente con la cultura tradizionale del suo paese basata sui valori spirituali del buddhismo. 

In occidente, anche se il nostro sistema educativo diffonde valori, modelli ed obiettivi di sviluppo spesso opposti a quelli della FIL, dargli un'occhiata non guasta.

Non è poco il limite che ci troviamo ad affrontare su questo tema relativo a come monitorare lo stato di sviluppo di un Paese, tuttavia pero, la cosa ci deve far riflettere: l'economia non è un vangelo per pochi eletti come spesso intendono farci credere, bensì è un modello teorico che serve ad inquadrare lavoro, moneta, ricchezza e benessere, in funzione del proprio trascorso e il vivere culturale di una comunità.  

In Europa, il dibattito su come affiancare al Pil, Prodotto Interno Lordo, indicatori più completi e articolati che diano una misurazione del benessere delle persone ha avuto un forte impulso grazie al presidente francese Nicolas Sarkozy. Egli ha nominato una commissione di economisti presieduta dal premio Nobel Joseph Stiglitz per rivedere il Pil. 

Il Ministro Enrico Giovannini ha fatto parte della commissione Stiglitz in Francia e anch'egli si è occupato dello studio degli indicatori alternativi al Pil. A suo avviso le riflessioni riguardanti il modello della Felicità Interna Lorda, sono cose concrete, e permetono la misurazione di "un benessere equo e sostenibile.

Per il Ministro Giovannini, il PIL misura la ricchezza, ma non considera altre importanti variabili, tra le quali lo stato di salute dell'ambiente, lo stato di benessere globale della popolazione, e tantomeno le relazioni tra persone. Vi sono in tale direzione molti studi sul tema. 

Il Canada ad esempio, ha istituito il Canadian Institute of Well Being, e in Europa abbiamo la commissione GDP and Beyond. Anche l'Italia si mostra attenta e si sta muovendo in questa direzione.

Il creatore di questo indicatore, è stato il premio Nobel Simon Kuznets, che lo approfondì nella crisi del '29, già nel 1934. Tuttavia, anche se diceva però che il suo modello non sarebbe stato adatto a misurare il benessere complessivo della popolazione, il Re del Buthan invece, negli anni 60, lo utilizzò proprio in questo senso, andando contro le indicazioni del suo stesso creatore. 

Il problema sta nel fatto che il Pil promuove la crescita economica illimitata, cosa però insostenibile, considerando che il nostro pianeta ha delle risorse illimitate. 

Il FIL si basa su quattro pilastri: 

1) l'esistenza di uno sviluppo economico equo e sostenibile, che includa l'istruzione, i servizi sociali e le infrastrutture, in modo che ogni cittadino possa godere degli stessi benefici di partenza; 
2) la conservazione ambientale, che per noi in Italia dovrebbe essere prioritaria anche per la nostra vocazione turistica, culturale e agricola
3) la cultura, intesa come valori che servono a promuovere il progresso della società;
4) il buon governo sempre possibile se la nostra cultura media si innalza in qualità.






sabato 5 aprile 2014

48 - tracce e percorsi

Le avversità possono essere delle formidabili occasioni. (Thomas Mann)


Per meglio comprendere i segreti dell'economia e la visione che abbiamo della società senza farci condizionare passivamente dalle mode o dagli opinionisti, può aiutare il "gioco" che segue. 

Come se fossimo a scuola, trattasi di un compito scritto. Dedicarsi con sincerità e attenzione su cosa si pensa per ognuno dei cinque punti che seguono. Facendosi aiutare dal web, provare a leggere o vedere filmati sul tema relativo al quesito posto. Fare in modo che le cinque risposte siano esaudite singolarmente, e infine controllare che non abbiano contenuti conflittuali tra loro. Il tutto limitarsi a vederlo esclusivamente in chiave macro economica e non politico o sociale. Più numeri si vedono meglio è. Vi si aprirà un mondo, in particolare a chi non ha cognizioni strutturate di economia.

Terminata questa fase "economica", se poi si vuole capire il vero significato nobile della politica, e cosa davvero crediamo senza abbracciare un fede alla cieca, allora rivedere di nuovo le singole risposte per ogni domanda, approfondirle ancora meglio pensando questa volta a cosa si può fare per realizzare quanto dichiarato in chiave economica. In tal caso, immaginarsi scenari sociali, curare nei dettagli una coerenza logica e strutturale delle risposte nel loro insieme, e di conseguenza, provvedere a vedere in che modo agire per fare cosa si pensa. Nella vita di tutti i giorni, partire da se stessi per essere coerenti su quanto si è dichiarato, aiuta a migliorare se stessi e il proprio progetto politico.

Passiamo alle domande chiave:

1) informarsi su cosa sia il bilancio di uno stato in senso generale, capirlo in senso generale non è complicato. Successivamente, vedere la ricchezza totale a disposizione del nostro Stato e le spese che facciamo per produrre ciò che vendiamo. Si faccia a tal proposito una seria ricerca in internet con l'intento di indagare su quali voci di spesa e quali di entrate ci hanno portato ad ottenere il totale della nostra ricchezza disponibile; fatto questo, vedere quanto di questi introiti arrivano per vendite fatte fuori dalla CEE, quanto ne arrivano dalla CEE, e quanto ne gira Italia. Non diventeremo mai ministri dell'economia, ma ciò che emergerà farà riflettere non poco.

2) a cosa serve il fisco, come è nato, quali vantaggi per i cittadini di uno Stato? Poi fare un confronto tra il fisco in Australia e Nuova Zelanda, quello negli Stati Uniti, in Cina, Russia, Europa, ... Italia. Riportare solo le poche cose ritenute essenziali. Questo è un test di sprovincializzazione.

3) cosa vuol dire politiche monetarie e distribuzione della ricchezza (vantaggi e svantaggi); approfondire i costi della politica e delle burocrazie, paragonandoli a quelli degli altri Paesi del mondo. Si ... si apre un mondo! Le domande chiavi per google possono essere: politiche monetarie, distribuzione della ricchezza, costi della politica in Italia, poi in Europa, USA ecc. Wikipedia, entra spesso in soccorso.

4) vedere infine: investire in ricerca scientifica e in nuove tecnologie; trovare risorse energetiche alternative e non dannose; rilanciare un nuovo sviluppo anche in nuovi settori. In Italia non abbiamo materie prime tali da soddisfare i nostri bisogni, tale quesito aiuta a far riflettere sul tema.

5) sbirrazzirsi infine per trovare nuovi modelli economici che sappiano rispettare equità e rispetto della natura, dell'arte (anche perché siamo un paese a grande vocazione turistica). Test che sensibilizza e aiuta a sviluppare attenzione e piena consapevolezza dei processi mentali di ognuno, riguardo il tema in oggetto. Il lavoro complessivo, permette un pensiero autonomo basato su dati e informazioni.

Non è detto che la realtà possa anche essere nel tempo un collage tra più di una di queste riflessioni, ma al momento non é dato sapere, dipende da noi! Se seguite le indicazioni date fin qui, potete ragionare con la vostra testa di economia e politica, tenendo conto che ognuno di noi, ciò che percepisce non è mai del tutto corretto. Solo con attenzione e mente consapevole, in tal modo si possono tuttavia avere strumenti per un confronto con gli altri, ed essere sempre propositivi e attenti a come la realtà si forma momento per momento.



Un viaggio in Cile

Tra villaggi globali, difesa del web, economia del bene comune, importanza educativa fin da bambini del controllo dei processi della propria mente, cinque addestramenti e diktat economici di riferimento, sembra essere sempre più chiara la mappa del filo conduttore che si intende portare avanti in questo blog. Prima di continuare ad addentrarci in questi meandri tanto discussi e discutibili, legati a questa scienza sociale, definiamo ora alcuni principi che si ritengono basilari. 

Anadando a consultare i cinque addestramenti di Tich Nhat Han (vedi post 43), vediamo in che modo, tanti di questi discorsi finora trattati in questo blog, siano in perfetta sintonia con i cinque postulati di base di Manfred A. Max-Neef, un'economista cileno, che propone un'economia basata su un valore fondamentale dove in nessun caso, un interesse economico può andare a di là del rispetto della vita. 

Ecco i suoi assiomi:

1) l'economia deve servire l'uomo e non viceversa; 
2) lo sviluppo riguarda la persona e non gli oggetti; 
3) la crescita è differente da sviluppo, e lo sviluppo non richiede necessariamente la crescita; 
4) nessuna economia è possibile senza considerare gli equilibri di cui ha bisogno l'ecosistema; 
5) l'economia è un sotto-sistema di un sistema più grande ma finito che è la biosfera. 

Il modello di Max Neef, sta trovando applicazione nel mondo sia nelle culture e nei villaggi indigeni del Sud America, sia in alcuni comuni e aziende Scandinave, sia nel Nord America e persino in Italia. 

Il motivo per cui nasce l'economia, è perché essa serva alle persone. La nostra fine intelligenza invece, ha fatto in modo che le persone servano all'economia. La vita è ormai piena di continui rumori mentali, ridondanze e sovrastrutture che nei secoli si sono cumulate. Oggi tante leggi costruite ad hoc per pochi non servono più. Anzi abbiamo addirittura alcune idee di sviluppo economico, che sono ormai sicuramente dannose per la società, più di quando si possa immaginare. 

Tanto per cominciare: 1) il libero mercato non esiste più, o almeno, tanto libero per la gran parte degli operatori, certamente non è come si vorrebbe far ancora credere. 2) è un disastro se uno Stato non sa essere un equidistante arbitro tra economia e società. Lo stato pseudo imprenditore fa fallire la società; lo Stalo che si illude che il mercato faccia tutto da solo, impoverisce il suo popolo e diventa facile preda di speculatori e approfittatori.  3) è indispensabile avere una chiara politica industriale, una visione di collocamento internazionale e un elevato livello culturale medio della popolazione. 4) impensabile credere che si possa vivere in equilibrio senza eliminare continuamente sprechi.

Questo ultimo punto quattro è importante saper trattare. Se da oggi in poi, tutti i popoli di tutto il mondo decidessero per assurdo, di consumare (in stile zen o stile francescano) solo quello che realmente serve, il sistema economico attuale, con tutti i suoi fronzoli e merletti inutili, a mio avviso crollerebbe in ventiquattro ore. Ma in tal caso, la povertà, davvero non esisterebbe più? Ho qualche serio dubbio, osservando il mondo che ci circonda. 

Il packaging di un qualsiasi prodotto, è da un lato qualcosa che non serve e va poi immediatamente gettato nei rifiuti, ma per un altro verso, si riesce ad immaginare quanti posti di lavoro crea e quanto prodotto interno lordo produce? È vero ma anche il costo dei rifiuti ha il suo peso! Cosa vuol dire spreco in una società moderna?

Tentare di vivere meglio con meno non è la soluzione di tutti i problemi, ma avere una cultura che si impegni a ridurre al massimo gli sprechi inutili non guasterebbe. Basti sapere che solo di alimenti, finiscono in discarica 1,19 milioni di tonnellate di prodotti, che per renderli a suo tempo commestibili, si sono impiegati 1.226 milioni di metri cubi di acqua. Giusto qualche numero per avere un monito di buon senso a fare maggiore attenzione.

Ad esempio, lo spreco alimentare è a questo punto da considerarsi marginalità in circolo che crea ricchezza; ulteriore esempio di lotta alla disoccupazione; produttività diversamente consumata, o follia? Il tema è delicato. Quante persone già vivono e guadagnano grazie all'inutile che c'é nella nostra vita? 

Diventare in alternativa tutti francescani o zen chiaramente non è una risposta. Ma i disastri che stiamo regalando alle nostre foreste, alle nostre acque, alla flora, alla fauna e in generale agli ecosistemi sono abbastanza visibili e seri direi. Politici ed economisti, continuamente ci parlano di «sviluppo sostenibile» ma cosa loro intendano è per i più un mistero. Credo che ci sia bisogno dell'intelligenza di tutti perché si stanno trascurando non poco gli ecosistemi del nostro pianeta, i quali, si sono conservati fino ad oggi attraverso equilibri molto delicati. Noi con indifferenza, ultimamente stiamo sconvolgendo in pochi decenni, quanto è avvenuto lentamente in milioni di anni!

Se non faremo qualcosa per invertire la rotta, ci possiamo solo attendere gravi danni per le generazioni future. Non ce ne frega delle generazioni future poiché a loro l'arduo compito della soluzione del problema? Noi tutti abbiamo i nostri problemi da affrontare, con le future generazioni poi si vedrà? Ottimo, se è così allora scusate, non credevo di dover ragionare in questi termini.  Allora ha ragione Woddy Allen: ma i posteri cosa hanno fatto per noi? 

Sono tra quelli che crede che difficilmente possa esistere crescita infinita, volentieri vorrei essere smentito. Ma studiando, approfondendo, leggendo, confrontandomi ecc., ho capito che non può esistere uno sviluppo illimitato nel tempo. Il pianeta ha le sue risorse, queste se utilizzate si trasformano in nuove cose da riutilizzare in maniera diversa, ma poi si arriverà ad un punto dove qualcosa mancherà. Noi facciamo parte di questo pianeta e da esso dipendiamo ci piaccia o no, conviene quindi fare i conti su come convivere nel migliore dei modi.

Se tutti vogliamo tutto e subito, è un disastro che parte da un'emulazione, dovuta al fatto che pochi pretendono e ottengono con facilità tutto e subito. Ma visto che per tutto si intende in particolare cose che devono essere prodotte utilizzando le risorse della terra, chiediamoci con sincerità: la terra, ha risorse per tutti i nostri capricci? 

Facciamo finta che non ce ne freghi nulla dei paesi dove muoiono di fame bambini, donne, e dove gli uomini muoiono a 20 anni. I pochi eletti (miliardi di persone) davvero pensano di risolvere tutto il loro benessere senza danneggiare anche le loro stesse future generazioni? Bisognerebbe forse iniziare ad immaginare di andare a vivere su un altro pianeta ospitale almeno quanto la terra (sembra che ve ne siano anche se a distanze siderali dalla terra). Gli scienziati allora, è bene che continuino a darsi da fare. Una domanda: ma se si lascia andare certi discorsi e non si è presenti e partecipi dei movimenti culturali e degli sviluppi della scienza e delle tecnologie, un ipotetico domani ... chi andrà dove?



Due ragionamenti tornando sulla terra

Intanto, altri pianeti a parte, siamo tutti sempre più vittime di arzigogolati algoritmi finanziari e si naviga a vista, dando poco valore all'economia e al lavoro. Piaccia o no, questi al momento sono i fatti. Ma in questo contesto, la grande finanza da sola a cosa e a chi serve? Facciamo poi finta che tutti i tipi di rifiuti che produciamo servano alla terra e all'aria che respiriamo, davvero come a noi piacerebbe che fosse, la nostra salute sia di ricchi e sia dei poveri ne avrà benefici? Tutto ciò può essere un elisir di lunga vita? Tutto ciò ci deve dare una spinta a dare il meglio di noi in ogni ambito? Mi piace lavorare positivamente su questi fronti! Cambiare quindi cultura, cosa vuol dire in realtà? Cosa comporta?

Dalla rivoluzione industriale in poi, l’uomo si è progressivamente concentrato solo ed esclusivamente su come, e se ridurre la povertà. Da sempre esiste chi appartiene all'élite, e consuma "con più classe", rispetto a chi consuma prodotti di massa. Questi dono due mercati e due mondi paralleli che per diversi motivi, ogni tanto si incrociano tra di loro su prodotti che condividono. Entrambi questi mercati, devono ora rivedere tante cose della loro storia e riprogrammare insieme il loro futuro.

Il problema di rivedere la crescita continua, so che non è cosa di poco conto sia per le conseguenze tecniche gestionali per le aziende, sia per problemi di occupazione, e più in genere per tutto ciò che scaturirebbe a livello micro e macroeconomico nel mondo. Di positivo abbiamo (tra le tante cose) che attualmente esistono tecnologie e modelli interessanti che potranno essere impiegati per limitare l'impatto delle nostre ossessioni compulsive per azioni consumistiche e non favorevoli sull'ecosistema. C'è un però. Affinché tali modelli risultino essere funzionali, si rende necessario un cambiamento del sistema economico e sociale che dovrà rivedere i valori dal suo fondamento sia del mercato, sia del profitto e sia della obsoleta visione della competizione. Bene, altra carne al fuoco.

A tal proposito, tantissimi uomini da anni, parlano di un'economia che debba avere come scopo ultimo quello di perseguire la felicità di ogni individuo sia nella soddisfazione dei bisogni primari materiali, sia di quelli relazionali e spirituali ancora sconosciuti ai consumatori medi. Questi signori, puntano a localizzare al massimo la produzione e a valorizzare risorse territoriali e scambi interregionali a basso tasso di inquinamento. Tali impegni, sono visti per rivedere i concetti di solidarietà. Si basano nel tentare di diminuire gli sprechi, sono ben orientati a vedere nuovi mercati nel riciclo creativo dei rifiuti, fatto attraverso processi produttivi anche molto articolati. Costoro, in tal modo pensano di creare nuovi mercati e organizzare efficienti sistemi sociali nel rispetto degli equilibri tra pubblico e privato. 


Conclusioni

C'è tanto da rivedere in una nuova visione dei mercati e dell'organizzazione del lavoro. Nel mondo produttivo delle grandi imprese che condizionano governi e popoli. Si pensa poco al bene comune e quasi nulla all'ambiente, si vive nell'illusione di uno sviluppo infinito secondo vecchi e passate idee di mercato. C'è tanto da fare, tanto per cominciare, l'organismo decisionale tecnicamente specializzato, non è tra i buoi che tirano il carro. Non è neppure più tra gli azionisti, che teoricamente dovrebbero essere i cosiddetti padroni. 

Con la finanza e le borse, essendo tanti i piccoli azionisti che non hanno però di fatto rappresentanza, chi comanda non sempre è così visibile. Chi decide è il sistema in sé. I pochi manager che girano a turno le varie imprese e che guadagnano cifre da capogiro, hanno obiettivi di breve termine solo per se stessi. 

La loro visione è legata alla durata del loro mandato, proprio come in politica, si decide solo in funzione delle prossime elezioni! L'organismo decisionale tecnicamente specializzato nelle imprese, spessissimo non è neppure il consiglio di amministrazione che serve solo a trombati della politica e a gente inutile. I C.d.A. ormai sono sempre più dei veri rami secchi per la nuova realtà. 

Chi decide è un equilibrio fatto di tantissime minuscole professionalità che tecnicamente, per esperienza e per conoscenze, muovono automaticamente i motori delle macchine che producono beni e servizi che automaticamente arrivano a chi in questo gioco ha il compito di acquistare e consumare. Ma con quali soldi?

Tutti consumiamo qualcosa che da qualcuno è stato prodotto. Quindi a cosa serve tutta questa sovrastruttura di parassiti pseudo responsabili di qualcosa? Quali valori e ruolo sociale devono avere se proprio non se ne può far ancora a meno di loro? Con manager così come funzionano oggi, con politicanti che degli statisti non hanno neppure il minimo decoro formale, l'interesse generale è morto, il lungo termine per la gran parte delle aziende a causa di tanti pseudo manager è ormai relativo. Partendo da qui, si riesce ad immaginare quanti spazi vi siano per un uomo primitivo del futuro?