Dipenderai meno dal futuro se avrai in pugno il presente. (Seneca)
Un tempo ci si poteva anche rinchiudere nel tradizionale dialetto locale tramandato per lo più oralmente. Non si era dei dotti, ma ci si capiva e si viveva più o meno tranquillamente. L'economia locale poteva anche bastare e soddisfare una vita più o meno dignitosa.
Adesso per comunicare, è obbligatorio conoscere come minimo la lingua nazionale, ossia quella della propria provincia di origine del continente europeo. Al momento, per tantissimi italiani, tale limite linguistico, la globalizzazione ne penalizza molte, che inconsapevoli spesso sottovalutano tale aspetto.
In pratica, una volta ci si poteva anche rinchiudere nelle proprie quattro mura e ci si poteva illudere di essere autosufficienti. Oggi pensare in questo modo, vuol dire perdersi per poi agire impauriti del mondo che cambia. Senza una profonda rivoluzione culturale che deve avvenire in ognuno di noi, e senza una visione più ampia e chiara del lavoro, dei diritti e dei doveri, si fa solo il gioco di pochi, e lentamente, si perderanno sempre più i concetti di solidarietà e comunità.
La bellezza e l'importanza del passato non serve decantarla acriticamente, illudendosi di poterlo vivere nel presente per la sola paura della vita, o per pigrizia mentale. Agiamo in modo scomposto, diamo all'Europa la colpa dell'inerzia dei nostri politici, che da dopoguerra in poi, dopo qualche decennio di lungimiranza, hanno successivamente solo fatto a gara, a chi nel tempo perdesse sempre più i lumi della ragione e del buonsenso. Ma se un politico peggiora nel tempo, senza che nulla cambi nel frattempo, allora a perdere senso civico, etica e visione di una soietà, non é solo colpa di chi governa.
Avercela oggi con l'Europa in senso separativo è una follia, rammaricarsi invece per la mancanza di una politica globale e unitaria, mi sembra ragionevole. È pur vero tuttavia, che talvolta molte norme dettate da Bruxelles, fanno evidenziare il limite dei vari politici, nell'avere una visione veramente europea. Più frequentemente, sembra esserci una lotta interna fra nazioni per chi sa far meglio prevalere i propri interessi. Siamo davvero agli albori di quello che dovrebbe essere questo continente.
Questa rincorsa di tanti al ritorno alla moneta provinciale, è una totale disgrazia. Vi immaginate? Prima banche e pochi speculatori, con l'Euro han fatto di cotte e di crude arricchendosi, nel frattempo alcuni popoli europei si sono incasinati e qualcuno ne ha tratto più di un vantaggio; la classe media è rimasta schiacciata, e ora come dei cretini tutti a casa con la propria vecchia moneta e con le relative conseguenze che non oso neppure immaginare. Disgrazia peggiore non la vedo.
Che fare?
Barricarsi nel passato, serve solo per farsi del male da soli, lo vediamo anche dal fatto che scienza, filosofie e religioni, ognuna a modo suo, ci dicono da sempre che tutti dobbiamo imparare a governare meglio la nostra intelligenza e sensibilità attraverso la nostra mente. Purtroppo non ci riusciamo con tanta facilità. La mente cieca e sorda, non può è sempre predisposta al cambiamento.
Il cambiamento è pazienza, calma interiore, visione di lungo termine. I corpi sociali devono prendere una nuova forma e capire che tutti hanno bisogno di tutti. Il passato lo abbiamo dentro e ci deve solo servire nel presente, non serve assolutamente a nulla altro di più. A meno che, non si voglia fare gli storici, le guide turistiche, gli insegnanti e attività similari.
Inutile è lamentarsi di questa realtà se le intenzioni poi si manifestano in lamentele infantili, o con argomenti vaghi e spesso solo emotivi. Bisognerebbe prendere contatto profondo con quelle che sono le vere intenzioni che abbiamo di immaginarci come persone, e come popolo di una civiltà millenaria.
Le intenzioni sono un concetto importantissimo da capire, esse agiscono spessissimo in modo inconsapevole se non sai vederle e governarle potresti fare solo danni. Esse si manifestano prima come pensiero e poi spesso in modo a volte contorto, diventano parola, prima di diventare immagine di una realtà da costruire. Non è un fatto da sottovalutare in un processo educativo e sociale.
È la consapevolezza dell'intenzione che fa capire che la colpa di ciò che non va, non è vero che sia sempre altrove. Nella vita, quando non sappiamo orientarci verso azioni equilibrate e ben ragionate, il risultato della nostra esistenza, può comportare una bassa qualità della vita, auto distruzione, stress, non di rado depressione.
Nel caso in cui si riesca a saper agire sapendo sempre trovare una giusta via di mezzo per ogni cosa, si considererà ogni azione come una conseguenza logica di elementi positivi. In tal modo, cause e circostanze che sono interdipendenti tra loro, si orienteranno verso risultati utili e vantaggiosi. Restare passivi e subire angherie, umilia.
Considerando che ogni effetto dipende da qualcosa, è su quel qualcosa che bisogna porre attenzione. Quel "qualcosa" si chiama "causa" ed ciò che si può solo controllare ponendo la massima attenzione a tutto ciò che accade nel momento presente.
I Cinque Addestramenti alla Consapevolezza citati nel post 43 di questo blog, aiuta molto a coltivare la comprensione profonda dell'interdipendenza delle cose, la visione di sè e della comunità che si immagina. Aiuta a dare senso alla propria esistenza senza per questo mettere in discussione i nostri valori desiderosi da sempre di rimuovere ogni discriminazione, intolleranza, rabbia, paura e disperazione. Se riuscissimo a ben considerare i Cinque Addestramenti alla Consapevolezza, sia a livello individuale, sia a livello sociale, porremmo di sicuro una grande attenzione al concetto di visione, ed eviteremmo di perderci nella confusione, riguardo il presente o nelle paure del futuro.
Rivedere talune fondamenta riguardo l'area della visione del sociale
In sintesi in questi anni qualcosa la storia ci ha insegnato, individuerei i punti di quanto accaduto finora, e poi ripiomberei immediatamente nel presente. Fin qui la storia ci insegna:
1) che l'dea della crescita continua eterna, e solo per le nazioni del mondo capitalistico dell'ovest, ha finito il suo corso. Come conseguenza, la nuova era vede nuovi popoli che intendono emulare il nostro stile di vita, tale aspetto, deve essere considerato, come occasione da saper cogliere. Il nostro modello è controverso e non rispetta affatto la natura e tante altre cose di non poco conto e valore. La consapevolezza di ciò, deve nascere da questa grande crisi economica, che ha portato con se anche la nuda realtà di una cruda illusione nella quale tutti più o meno ci crogiolavamo;
2) dobbiamo singolarmente rivedere il concetto di qualità della nostra vita. Da qui, si auspica che, in modo intelligente, si sappia fare i conti con la realtà in modo diverso, se si vuole risolvere un'atavica tendenza alla negatività e al pessimismo presenti nell'uomo, al fine di creare opportunità ed evitare di creare pericolosi presupposti per disastrosi conflitti e frenare intanto lo sviluppo.
Partiamo dai bisogni, poiché sono essi alla base di ogni sopravvivenza di ogni essere vivente. Il virgolettato che segue, potrebbe farci riflettere, su quanto affermato da qualcuno nella fine del secolo passato che di politica ed economia qualcosa ne masticava.
“Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto nazionale lordo (PIL).
Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi.
Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere Americani.”
18 marzo 1968, Università del Kansas, discorso di Robert Kennedy sulla reale ricchezza delle Nazioni e sul PIL. Tre mesi dopo fu assassinato.
Il PIL è evidente che nel tempo resta sempre più un indicatore abbastanza discutibile. In realtà se ne parla poco, ma esisterebbero altri sistemi di monitoraggio dell'andamento economico di un Paese. Vediamo in giro per il mondo, alcune differenti visioni, utili a misurare la ricchezza di una nazione.
Iniziamo con il Genuine Progress Indicator (GPI).
Il GPI è l'indicatore del progresso reale, esso è un concetto nell'economia che quanto prima potrebbe sostituire il Prodotto Interno Lordo (PIL) come misuratore dello sviluppo economico.
Il GPI misura sostanzialmente, l'aumento della qualità della vita di una nazione, evidenzia l'incremento della produzione di merci e l'espansione dei servizi che hanno provocato realmente il miglioramento del benessere della gente del paese.
Il GPI in pratica, è più attendibile per comprendere l'andamento del progresso economico. Esso distingue gli elementi dello sviluppo utili da quello dello sviluppo poco economico.
In termini pratici, la differenza che esiste tra il PIL e il GPI è la stessa che esiste tra Ricavo Totale di un'azienda e l'Utile Netto (Utile = Ricavo - Costo).
Ciò vuol dire che il GPI sarà pari allo zero se i costi finanziari del crimine e dell'inquinamento uguagliano i benefici finanziari nella produzione di beni e di servizi, se tutti gli altri fattori rimangono costanti.
Per questi motivi è calcolato distinguendo tra spese positive (che aumentano il benessere, come quelle per beni e servizi) e spese negative (come i costi di criminalità, inquinamento, incidenti stradali).
Il GPI, diversamente dal PIL, al quale si propone come alternativa, considera tutte le spese come positive e non considera tutte quelle attività che, pur non registrando flussi monetari, contribuiscono ad accrescere il benessere di una società (casalinghe, volontariato, associazionismo).
Ufficialmente, è inteso come produttività o consumismo; sopravvalutando la produzione ed il consumo di merci e non riflettendo sul miglioramento del benessere umano.
Punti fissi da considerare
Alcuni economisti come Herman Daly, John Cobb e Philip Lawn hanno asserito che in alcune situazioni, espandendo la produzione si danneggiano salute, cultura e benessere del popolo. Secondo il modello di Lawn, il “Costo" dell’attività economica comprende i seguenti effetti nocivi:
1) Costo per la riduzione delle risorse naturali
2) Costo del crimine
3) Costo per la riduzione del Buco nell'ozono
4) Costo della ripartizione della famiglia
5) Costo dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del rumore
6) Perdita di terreni coltivabili
7) Perdita di aree umide
Anche l’analisi di Robert Costanza, intorno al 1995, si concentrava sugli sconvolgimenti naturali, infatti i loro costi mostravano il degrado delle capacità naturali provocato nel nome del profitto.
A tal proposito infatti, si pensa poco quando si è felici dell'aumento del PIL senza pensare anche alle cause del rischio che nel lungo periodo la natura ci restituisce sotto forma di calamità naturali, di perdita di specie animali e vegetali, di inquinamento delle acque, ecc…
Un esempio dei peggiori disastri naturali è stata la crescita intensiva dei gamberi in acquacoltura che hanno distrutto le mangrovie ed hanno trasformato le coste in terre litoranee salate ed inutili per l'agricoltura, ma hanno generato un significativo profitto per coloro che potevano controllare il mercato dell’esportazione dei gamberi. Il GPI tiene conto di questi problemi incorporando la Sostenibilità.
Almeno 11 paesi (tra cui Canada, Olanda, Austria, Inghilterra, Svezia e Germania) hanno ricalcolato il loro prodotto interno lordo usando il GPI. UE e USA, osservano che mentre il PIL è cresciuto negli ultimi decenni, il GPI è aumentato solo fino ai primi anni 70, dopodiché, il percorso si modifica iniziando a decrescere.
Non solo GPI ... Ma anche felicità
Un ulteriore indicatore, alternativo al GPI e PIL è la Felicità interna lorda (FIL) termine coniato nella metà degli anni settanta dal re del Bhutan Jigme Singye Wangchuck che mise in rilievo il suo impegno per la costruzione di un'economia coerente con la cultura tradizionale del suo paese basata sui valori spirituali del buddhismo.
In occidente, anche se il nostro sistema educativo diffonde valori, modelli ed obiettivi di sviluppo spesso opposti a quelli della FIL, dargli un'occhiata non guasta.
Non è poco il limite che ci troviamo ad affrontare su questo tema relativo a come monitorare lo stato di sviluppo di un Paese, tuttavia pero, la cosa ci deve far riflettere: l'economia non è un vangelo per pochi eletti come spesso intendono farci credere, bensì è un modello teorico che serve ad inquadrare lavoro, moneta, ricchezza e benessere, in funzione del proprio trascorso e il vivere culturale di una comunità.
In Europa, il dibattito su come affiancare al Pil, Prodotto Interno Lordo, indicatori più completi e articolati che diano una misurazione del benessere delle persone ha avuto un forte impulso grazie al presidente francese Nicolas Sarkozy. Egli ha nominato una commissione di economisti presieduta dal premio Nobel Joseph Stiglitz per rivedere il Pil.
Il Ministro Enrico Giovannini ha fatto parte della commissione Stiglitz in Francia e anch'egli si è occupato dello studio degli indicatori alternativi al Pil. A suo avviso le riflessioni riguardanti il modello della Felicità Interna Lorda, sono cose concrete, e permetono la misurazione di "un benessere equo e sostenibile.
Per il Ministro Giovannini, il PIL misura la ricchezza, ma non considera altre importanti variabili, tra le quali lo stato di salute dell'ambiente, lo stato di benessere globale della popolazione, e tantomeno le relazioni tra persone. Vi sono in tale direzione molti studi sul tema.
Il Canada ad esempio, ha istituito il Canadian Institute of Well Being, e in Europa abbiamo la commissione GDP and Beyond. Anche l'Italia si mostra attenta e si sta muovendo in questa direzione.
Il creatore di questo indicatore, è stato il premio Nobel Simon Kuznets, che lo approfondì nella crisi del '29, già nel 1934. Tuttavia, anche se diceva però che il suo modello non sarebbe stato adatto a misurare il benessere complessivo della popolazione, il Re del Buthan invece, negli anni 60, lo utilizzò proprio in questo senso, andando contro le indicazioni del suo stesso creatore.
Il problema sta nel fatto che il Pil promuove la crescita economica illimitata, cosa però insostenibile, considerando che il nostro pianeta ha delle risorse illimitate.
Il FIL si basa su quattro pilastri:
1) l'esistenza di uno sviluppo economico equo e sostenibile, che includa l'istruzione, i servizi sociali e le infrastrutture, in modo che ogni cittadino possa godere degli stessi benefici di partenza;
2) la conservazione ambientale, che per noi in Italia dovrebbe essere prioritaria anche per la nostra vocazione turistica, culturale e agricola;
3) la cultura, intesa come valori che servono a promuovere il progresso della società;
4) il buon governo sempre possibile se la nostra cultura media si innalza in qualità.

Nessun commento:
Posta un commento