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domenica 26 gennaio 2014

38 - contraddizioni e dignità

La libertà economica è la condizione necessaria della libertà politica. (Luigi Einaudi)

   

Nella nostra epoca, non sono poche le contraddizioni da tener conto. In economia, diceva Galbraith, che nella società opulenta non vi è tanta differenza tra necessità e lusso. Contemporaneamente, la nuova povertà diffusa nelle moderne società, dimostra diverse contraddizioni e strani percorsi per quanto concerne le priorità di spesa. Grazie alla tv, ai media in genere, inclusi smart phone, ecc., tutti possono vedere cosa sia la fame nel mondo e le contraddizioni dei paesi cosiddetti ricchi.

In politica, l'eletto è sempre più un link non al servizio di chi gli ha dato mandato, e la politica in sè perde sempre più ruolo e centralità, per ciò che concerne il condividere spazio, cultura e valori comuni. Il mondo prende nuove configurazioni geopolitiche; mentre alcuni popoli si fanno spazio per il godimento del benessere fino ad ora a loro escluso; divampano mini guerre continue e dilaga la psicosi del terrorismo internazionale. I paesi in via di sviluppo sono sempre più massacrati da guerre e fame, in tanti scappano dove possono e come possono in luoghi sempre più inospitali.

La gente un po' ovunque, spesso sentendosi sola, tenta nuove vie per nuove percezioni di una diversa dimensione sociale, tra tentativi vari, scopre nuove forme di amicizie e tante diverse solitudini. I flussi di migrazioni aumentano nelle incertezze economico sociali. Per fortuna però, il mondo non sembra ancora preso dalla follia di qualche esaltato ... bene o male la nave ancora va. Non esiste un governo mondiale, ma le prove generali ci sono tutte per crearne le basi. 

Basti pensare ai "link" possibili tra ministeri di vari Stati; alle impronte digitali per i nuovi passaporti; alla moneta che diventa sempre più virtuale nel tempo; ai politici che esistono ancora a livello nazionale, ma che sempre più nel tempo, contano meno che nulla; se poi costoro non sanno neppur tener conto di una visione mondiale delle cose, e senza per questo, perdere mai di vista il particolare ... ma di una nazione però, allora non c'è rimedio al peggio. Oggi ad esempio, man mano nel tempo, in particolare dalla rivoluzione francese in poi, la nazione Europa, ha molti problemi di integrazione delle sue province chiuse ognuna nel proprio piccolo mondo, mentre le popolazioni invecchiano, anche culturalmente.

Nell'era moderna, in ogni luogo di ogni qualsivoglia comunità piccola, media o grande del pianeta, ognuno cerca una vita dignitosa difficile da trovare per i più. Aristotele diceva che la dignità non consiste nel possedere onori, ma nella coscienza di meritarli. Ma di questi tempi la dignità non è solo questione di onore, poiché a volte essa è in conflitto con la coscienza che ha bisogno di continui aggiornamenti, fosse solo per questione di sopravvivenza. Non bisogna perdere la rotta ma non è facile, dove la cultura del furbo è sostituita spesso da quella dell'intelligente o del saggio, persona quest'ultima sempre più rara. Non solo, Per sopravvivere poi ...  mio Dio di quante cose inutili a volte esige ormai la vita. 

La dignità nel tempo, comunque sia, è un termine che come sempre continua a non avere un plurale, pertanto, ciò vuol dire che essa è sempre un fatto dipendente dall'eticità della singola persona ?

La dignità è strettamente legata ad un potente sentimento di uno o più valori di base, che hanno grande importanza morale, e determinano le azioni della vita. Ritenendo ognuno di noi questi valori importanti, si fa di tutto per tutelarne la loro salvaguardia e conservazione. 

Tale dignità è quindi senza dubbio sempre legata anche al proprio onore, ma ormai siamo impregnati di una cultura dove sempre più andiamo alla ricerca di onore senza coscienza per meritarlo. Cadiamo quindi, proprio nell'errore che Aristotele tanto si raccomandava di evitare.

Per tutto ciò, non si può certo negare a questo punto, che anche l'autostima deve avere una sua valenza di non poco conto affinché tutto sia in armonia. Ma le circostanze e i fattori esterni, hanno il loro peso specifico, e questo non è poco nell'evitare errori nelle cause ed effetti di ogni azione

Allora, visto che l'attuale società non offre grandi esempi di moralità (che non sono i diffusi moralismi), ognuno di noi, deve da solo saper trovare cosa fare per coltivare autostima attraverso una cultura della consapevolezza permanente del qui e ora. Ciò è possibile trovare momenti per sé tra i vari continui rumori, contattando i propri valori, per cercare di non perdere mai la dignità. 

Questo, indipendentemente dai fallaci numerosi esempi negativi che ci circondano e che vanno per la maggiore. Ne va la nostra identità personale, lo sviluppo consapevole del proprio "io", e quindi di conseguenza, della nostra società a cui siamo legati. Credere nell'interdipendenza, vuol dire credere in un processo attivo della singola persona, ... per quello che può ... ma dalla singola persona però può avvenire la dignità. Come abbiamo detto, non esiste il plurale di questa parola.

Il termine dignità, oggi invece assume un significato sempre più nascosto e vago, nonostante la sua naturale potenza. Fa parte del non detto e dialoga in silenzio con la coscienza quando si cerca e se si cerca di contattarla. A volte tutti la vogliono, ma rari sono coloro che l'apprezzano per quello che essa è, come linea guida nella vita. È sempre più faticoso agire con dignità. 

Spesso sono più i suoi contrari a prendere forma. Se dignità vuol dire decoro, rispettabilità, onorabilità, stima, decenza. Oggi essere indegni e senza vergogna è più normale ma non se ne parla. Se dignità vuol dire rispetto, onestà, moralità, serietà, correttezza; disonestà e scorrettezza sono più diffuse. Un'estensione della dignità potrebbero essere compostezza, fierezza, contegno, orgoglio, nobiltà. Ma quanta bassezza, volgarità e villania ci circonda? Attenzione. Essere troppi indulgenti con sé stessi non aiuta, crea solo più disordine mentale e sociale.


Alcuni semi della moderna coscienza sociale

In economia, mai una volta che una qualche profezia si fosse mai avverata. In particolare dalla rivoluzione industriale in poi, sono stati in tanti, in diverse culture e aree geografiche del nostro pianeta, gli economisti che hanno tentato di trovare la soluzione ideale per assecondare un benessere più o meno equo. Anche se taluni modelli macro economici teoricamente apparivano impeccabili, poi la cultura di ogni singola cellula delle diverse reti interconnesse di ogni società, ha fatto in modo che il corpo sociale abbia cancellato qualsiasi nobile valore iniziale, di fatto mettendo in crisi ogni buon proposito.

Tante grandi idee economiche, sono state dei fari, ma gli uomini nei loro egoismi, raramente sono stati degni nell'applicare con sensatezza i vari modelli. Tutte le grandi teorie in qualche modo hanno cercato di giustificare le loro ragioni, ma tutte cadono, si rinnovano per poi tornare ad essere di nuovo obsolete. 

Tutto è in perenne movimento e bene e male sono un'unica energia che trasforma ogni cosa. Per uno Stato, i nemici di un tempo non sono più tali. Forse però non sono ancora amici del tutto, ma di sicuro essi sono ora stati sostituiti da altri nemici un tempo neutri o addirittura amici. Questi sono i giochi strani dei vari eventi e percorsi che prende la storia. Addirittura concetti un tempo chiari oggi neppure loro hanno più motivo di essere tale.

Come definire oggi il comunismo cinese ad esempio, che tra l'altro compra gran parte del debito americano (oltre tre trilioni di dollari)?  Questi due colossi mondiali, erano nemici ideologici, ora cosa sono, ... forse non del tutto amici, o nemici in modo diverso? 

Cosa producono quegli Stati dove il loro benessere è dato quasi esclusivamente dalla ricchezza dovuta al fatto di essere paradisi fiscali? Tante grandi imprese ricattano governi in vari modi, abbassando notevolmente i loro costi fissi in questo modo. Costoro, creano in tal modo concorrenza sleale verso chi, indipendentemente dalla qualità del suo prodotto, non ha quel tipo di potere. La piccola e media impresa è strangolata da più parti prevalentemente sia per fattori esterni, sia culturali per ciò che serve nel nuovo mondo. Qualcuno mi spiega per favore cosa vuol dire libero mercato? Libero per chi?

Nel  novecento, per quasi un secolo il comunismo ha combattuto il capitalismo, ma solo dopo il suo miserevole inevitabile crollo, si è manifestata in tutto il suo splendore l'imperfezione e varie debolezze strutturali del neo capitalismo sempre più dipendente dalla finanza, che addirittura ha creato varie "classi di capitalisti", e con l'avanzata continua della robotizzazione, ha cancellato sempre più man mano nel tempo, la vecchia e obsoleta "classe operaia" di un tempo.

Abbiamo non imprenditori che producono attraverso grandi strutture multinazionali e che fatturano più di tanti PIL di vari Stati. Abbiamo famiglie di capitalisti che condizionando le politiche occupazionali di vari governi disequilibrano il cosiddetto libero mercato di vari settori e società. Vi sono quelli delle piccole e medie industrie che sono schiacciati da banche e governi. Non abbiamo ancora finito.

Sempre più sono quelli che prediligono esclusivamente i mercati  della finanza. Abbiamo poi i cosiddetti "capitalisti" dipendenti da appalti pubblici, o semplici conto terzisti. Non mancano coloro che vivono di rendita per passate "virtù". Una quantità infinita di partite IVA, pensano di essere addirittura dei professionisti di qualcosa non sempre ben definibile, ma il vero è che a suo tempo, sono nati per diminuire le statistiche dei disoccupati e ... via così. Tutta gente che nel tempo, avrà sempre più con problemi e obiettivi diversi con i quali fare i conti.

La socialdemocrazia nel grande conflitto tra capitalismo e comunismo, nasce con k'intento di apparire equa. Ossia la giusta via di mezzo, ma anche qui, grande è stata la confusione quando la cultura non rispondeva adeguatamente a quelle leggi etiche di base. Vedi ad esempio i governi spreconi che con la scusa delle politiche keinesiane (che hanno precise logiche ed equilibri spesso trascurati) hanno disintegrato intere società per buchi scopi elettorali. 

Ora c’è bisogno di continuo e permanente difficile equilibrio da trovare, e si brancola chiaramente nel buio. Qualcuno ora potrebbe perdere qualcosa e nessuno vuole essere naturalmente il primo. Voglio essere ottimista e propositivo, e quindi dico che lo scambio dialettico tra Stati, anche dopo la caduta del muro, e il confronto tra le parti sociali in ogni Stato, per fortuna non si è acceso di violenza, e più di una volta (tranne che in Italia, culla del mondo illusorio), ha saputo trovare intelligentissime soluzioni; ma tuttavia ancora non ci siamo e il lavoro fatto non è sufficiente.


Inutile querelle

Con questi scenari di riferimento, le querelle politiche sono molto meno adeguate di quando sembri, spesso esse sono solo funzionali a distogliere la gente dai veri problemi, e a dividerli inutilmente per la fede di una fazione o l'altra. Tutte cose che chiaramente si fanno solo per meschini e piccoli motivi per nulla degni di nota. Tra l'altro poco hanno a che vedere con le grandi ideologie di un tempo, e ancor meno hanno a che vedere con le nuove complessità e opportunità che il nuovo mondo offre. 

Molto spesso, per rendere tutti felici nel breve termine per scopi elettorali, coloro i quali si sono dati da fare a mettere in piedi qualche idea politica più o meno originale, successivamente, le delusioni hanno seguito a breve le illusioni. 

Io vedo che indipendentemente dai grandi ideali, solo scienziati, alcuni particolari imprenditori e tipologie di vari lavoratori e artisti, senza pretendere di essere grandi modelli, giorno dopo giorno, sono stati finora gli unici veri attori che hanno contribuito al nostro miglioramento in modo costruttivo. 

Ma questo è pericoloso, non basta, perché lascia un vuoto di guida ai popoli che sono ancora un'entità astratta. Non a caso la solitudine e l'insicurezza sono sempre più imperanti. Non includo qui le religioni, che hanno le loro colpe riguardo le discussioni perenni del giusto e l'ingiusto, con tante contraddizioni e opportunismi di non poco conto. Poi, fino a quando esse, non smetteranno di contrapporsi su quale Dio sia il migliore, difficilmente vi potrà essere equilibrio e ogni tipo di pace, etica e bene socio economico diffuso come predicano in giro.

Sopra tutti, forse, stimo a volte solo appena un po' più gli scienziati, i quali, giorno dopo giorno, scoperta dopo scoperta, tra un'invenzione e l'altra, tra conflitti, fallimenti, scontri, illusioni, errori, gogne, roghi, esaltazioni, follie, scomuniche e anatemi, sono quelli che più di tutti, hanno fatto cose concrete per il miglioramento della vita portando contributi notevoli sulle problematiche della vera conoscenza. Non vanno esaltati, ma stimati almeno loro, questo si.

La democrazia diretta potrebbe essere la logica conseguenza, servirebbe a responsabilizzare e agire con maggiore consapevolezza a partire dalle piccole cose e dalla ricerca di soluzioni che partano da piccole e periferiche istituzioni (concetto di sussidiarietà). Tuttavia, tanto per non perdere tempo in teorie, ciò ancora a molti poteri forti non conviene, e concretamente, la gente non saprebbe come gestire tale idea, a causa del basissimo senso civico e cultura specifica adeguata. 

In ogni società, fin dai primi anni di studio, indipendentemente dalle future specializzazioni, attitudini e interessi e oltre quanto di base già si fa, ci vorrebbe tanta più "educazione civica" come una voltaji si chiamava. Ma si sta perdendo tanto tempo prezioso, alcune nuove generazioni hanno già perso il treno, quelle successive ancora, sono al momento circondate solo dal vuoto più assoluto. Non basta, loro non sanno ancora, che hanno debiti non da loro contratti da pagare, e non si bene a chi e perché. Ottime prospettive! Altro che democrazia diretta.

Quanto accaduto, cinicamente parlando, dimostra che bisogni e motivazioni, devono essere ancora indotte e rese raggiungibili almeno teoricamente, altrimenti si rompe tutto il giocattolino e almeno al momento, si passerebbe solo dalla padella alla brace. 

La cultura. Solo una cultura sempre più allargata e seria che si evolve basandosi sul bene diffuso, senso civico e riconoscimento dell'interdipendenza, può portare pace e minore ingiustizia lentamente nel tempo. Solo che la cultura però, è un investimento nel lungo periodo.

Il processo è quindi lento, a causa sia di una sana pigrizia dei più, e tanto, ma tanto, per disinteresse dei pochi potenti che non hanno tanti motivi di proporsi come classe dirigente con lo scopo di propagandare contenuti e giusto appeal, al tema democrazia diretta. Non sono mica idioti. Ai pochi potenti in particolare, a  loro non conviene affrontare le cose in questo modo, potrebbe mettere in discussione tantissimi privilegi acquisiti e capitali accumulati. Il tema è quindi delicato da affrontare. I pochi potenti sono davvero pochi, non hanno leggi e Stati a cui rendere conto, e non sono certamente i piccoli e medi imprenditori. Non sono neppure aziende che operano a livello nazionale. 

Maggiore è l'ignoranza o peggio ancora una cultura appena giusta per desiderare e non pensare, tanto meglio è per questi famosi pichi, che però, possono essere ben individuati. Ad esempio, se si dovesse tornare all'idea che le banche dovrebbero tornare alla loro naturale funzione, e fare in modo che la finanza rientri nei ranghi, per come sono ora incasinati tutti gli istituti di credito del mondo e le leggi in vigore, cosa potrebbe accadere non oso immaginare. 

Se ad esempio si dovesse iniziare a prevedere che manager di Stato e anche di aziende private costano molto per il bene che rendono, il conflitto sociale potrebbe presto tornare ad essere un tema di nuovo in auge. Un gran casino insomma.

Sono tantissimi coloro che per nulla e non si sa sempre per cosa straguadagnano. A parte i classici politici o i membri di strani cda di tanti enti che esistono, sono moltissimi anche coloro che non hanno un vero senso funzionale e produttivo allo sviluppo reale dell'economia di ogni piccola e grande comunità di uno Stato.

Se si inizia a pensare che troppi sprechi sono dovuti alla mancanza di investimenti seri e programmati in automatizzazione dei processi produttivi, cosa accadrebbe negli apparati burocratici dello Stato e anche delle grandi imprese? Il dollaro americano, con l'euro, lo yen e in particolare  con le monete degli Stati emergenti che ruolo ha oggi? Se nascesse una moneta unica mondiale, cosa fra l'altro non del tutto improbabile, cosa accadrebbe? Per il momento mi fermerei qui altrimenti chiudo tutto e vado al cinema o a farmi due passi in montagna, ma fuori piove.

La sensazione è che tutto cambi in modo che nulla accada, perché si è paralizzati, non siamo in grado di avere una visione d'insieme. Il timore è che qualcosa possa cambiare in peggio, e con la paura del disordine, non è detto che possa nascere un nuovo pericoloso subdolo totalitarismo. Per lobby e centri di potere vari, questi sono argomenti tabù, e da soli non sapranno trovare soluzioni contro di loro. 

Per persone, famiglie, micro e piccole imprese, regna intanto paura, e la giustizia è un’agognata chimera che neppure si sa come trattare più neppure da un punto di vista teorico e filosofico. Per il momento tutto ancora regge, perché in fondo, infondo, ognuno nel piccolo, ha ancora qualcosina da perdere e quindi ... meglio fermare il mondo.

Non credo che serva a granché vivere di concetti di solidarismo troppo ideologici e astratti. La società civile dovrebbe saper esprimere una classe politica capace di saper dare risposte adeguate su temi precisi. Ad esempio cosa fare con una finanza troppo influente sull'economia reale, e con una globalizzazione troppo spostata a favore delle multinazionali? 

Pochi della nostra cosiddetta classe dirigente saprebbe affrontare questo tema in modo non dico illuminante, ma almeno convincente. La politica è un continuo scontro di lobby e spesso personali per interessi contrastanti e nulla di più. Ma gli interessi di tanti in ogni schieramento, addirittura loro, iniziano a vacillare e a non essere più stabili.

Per questo motivo, il problema di chi si conquista un posto di potere (anche se parte agli inizi con scopi apparenti più o meno nobili, ma ciò è sempre più abbastanza raro) prima o poi, se non in possesso di una solida coscienza della funzione che deve avere nel ruolo che si è andato a cercare, il suo scopo ultimo, resta solo quello di capire come meglio navigare in questo mare sempre agitato. Chiaramente, più per il bene che ora ha acquisito e che non vuol più perdere, che per altro. 

Queste persone dedite alla politica, godono di sentirsi utili, ma in realtà c'è solo da considerare che al momento questo virtuale rappresentante del popolo, è spessissimo solo un alto costo e a basso contenuto, non pochi coloro che seriamente cercano di dare il meglio di sé, ma con quale visione e quale progetto effettivamente realizzabile attraverso un programma? 

Oggi abbiamo bisogno di una cultura che sappia far emergere una pluralità di vari piccoli e medi statisti preparati nel saper gestire le varie cose pubbliche esistenti per il bene comune. Questi però, devono saper vedere nel lungo periodo e non nel breve mandato che debbono ricoprire. Questo è un problema, non abbiamo ancora questa cultura. Non solo, in ogni nazione ormai, in particolare in Europa, nessuno da solo può decidere per il proprio paese come era in passato. Questa nuova firma di interdipendenza imperante tra  Stati, non può avere mediocri in ogni squadra.

Cultura, sensibilità e senso della missione, non guastano all'etica del politikós che come abbiamo detto, ha sempre un progetto tradotto in programma trasparente e visibile, ma sa anche essere sensato ed equilibrato nelle situazioni di imprevisti o calamità. 

Sono convinto che molto del casino politico che ci ritroviamo sgomenti a osservare in Italia, sia dovuto alla nostra pessima tradizione composta di un élite di rarissimi statisti, di una discreta moltitudine di mediocri politici, di una considerevole massa di politicanti di basso rango. Una rete poco male direi! Non solo, il nostro capitalismo, in rare occasioni si é mostrato all'altezza di quello mondiale. Lo Stato, per ricchi, classe media e poveri, è stato visto in modo diverso come una vacca da mungere. La vacca sta morendo. È vecchia e stanca. Di più non può per l'egoismo umano.

Come affrontare una politica industriale che sappia tener conto anche delle infrastrutture che servono allo sviluppo dell'automazione della produzione, ma che sappia creare però contemporaneamente sempre meno posti di lavoro, sbilanciando l'equilibrio tra ricchezza reale, ecosostenibilità e giustizia? Il libero mercato da solo, è un concetto obsoleto perché di fatti non esiste, e poi, non è adatto a dare risposte a tali temi

Oggi la politica non può essere chiusa nelle proprie logiche di formule e alchimie. Bisogna che sia chiaro in che modo ogni cittadino debba sapersi percepisce nei suoi rapporti con il potere. I continui nuovi accadimenti, sono sempre più vivi sulla pelle di tutti, il governo, non è un qualcosa che può delegare a qualcuno che neppure sa cosa noi vogliamo e pensiamo su queste cose. Ma mentre "loro" fingono di non sapere, la gente non sa di non sapere, sognando che qualcuno risolva tutto per loro.

Non vi è via d'uscita, bisogna rimettere al centro l'economia derivante dal lavoro e non dagli algoritmi della scienza delle finanze; bisogna valorizzare e implementare una reale professionalità, e stimolare la libera iniziativa e il merito individuale, ma non per scaricarsi dalle responsabilità il problema della mancanza di lavoro. Far aprire partite IVA per poi dire che non c'è disoccupazione è un'offesa alle professioni e a chi si illude. 

domenica 19 gennaio 2014

37 - i politici non hanno colpe

In democrazia nessun fatto di vita si sottrae alla politica. (Gandhi)

    

Dalle considerazioni sulla società alla politica, il passo è breve. Tuttavia non intendo cadere in questa trappola, e non penso di trattare questo tema, per più di un paio, massimo tre post. L'argomento però, non può a questo punto essere tralasciato, il tema è un percorso poco avvincente e pernicioso, ma alcune cose vanno ben chiarite.

In democrazia, è cruciale saper decidere con consapevolezza chi si elegge a rappresentare una comunità. Da chi si vota, dipenderanno poi le leggi da rispettare e l'esempio di un modo d'essere che bene o male si segue. Il politico, piaccia o meno, è uno specchio di quello che è il Paese. In particolare verso gli stati esteri, egli è la cultura in pillole che si muove e negozia.

Più in generale, tutti i parlamentari sono un campione rappresentativo che incarnano l'essenza di un modello culturale e la visione del mondo che ha un popolo. I rappresentanti eletti, possono essere visti come una sintesi dell'inconscio collettivo che specchia ipocrisie, vizi e virtù di tutti.

Questi eletti, una volta "a palazzo", si dividono in governo e opposizione. Oltre che avere il potere di legiferare, tutti rappresentano l'essenza dell'etica e della cultura dominante, così come essa è in quel momento storico. 

Chi sta al governo, esprime meglio e con maggiore visibilità cultura e stato d'animo generale di un popolo. Chi è all'opposizione, rappresenta chi vede le cose che chi governa non ritiene fondamentale per guidare la nave nel presente, verso la direzione del futuro.

Governo  e opposizione, sono tuttavia il rovescio della stessa medaglia. Essi lavorano con la stessa materia di base, ma ognuno immagina una cosa diversa per un astratto bene comune. La materia di base è l'antropologia, la storia e la cultura di gente che convive in uno spazio allargato condiviso.

Alcuni di questi eletti sia di governo che di opposizione, mettono l'individuo al centro delle attenzioni; altri, al centro mettono se stessi; altri ancora, fanno l'impossibile per tentar di dare un po' più di valore e considerazione al bene comune. I più avvantaggiati sono coloro che pensano a se stessi.

Tuttavia, come abbiamo detto già nel post 4 (talebani e futuristi), in occidente vi sono tre strade percorribili, che mi piace condividere con il Professor Lee Yearley (Professore di Etica dell’Unuversità di Stanford). 

Egli dice che esistono tre diverse tradizioni filosofiche che guidano il nostro cammino. Queste sono il liberismo, il quale modello sostiene che tutto ciò che soddisfi l’individuo sia giusto; il razionalismo, che ritiene etico solo le azioni ragionevoli che risultano essere tali in tutte le situazioni; e per ultimo ma non per questo meno importante, abbiamo il perfezionismo, il quale orienta l’azione individuale verso dei principi da seguire, dove il comportamento, quanto più si conforma a questo ideale, tanto più è da ritenersi etico da perseguire.

In tutti e tre i raggruppamenti vi sono integerrimi, idealisti, integralisti, integrati, difensori di una tradizione, meteore con varie sfumature di opportunismo e personale visione, comparse, e militanti sinceri. Internamente ad ogni raggruppamento, vi sono persone che vedono nel comportamento di un compagno d'avventura del proprio partito, la causa di ogni male che non fa vincere come si deve contro i "cattivi" dello schieramento avverso. 

Ogni gruppo, ha tra i suoi membri equilibrati, equilibristi ed estremisti interni. Questi ultimi, se mal governati da una autorevole leadership, prendono il sopravvento all'interno del partito, movimento o organizzazione che sia, e fanno in modo che anche negli altri schieramenti emergano i loro esatti corrispondenti ma di idee e valori opposti.



Alcune dinamiche che noto della politica

Politikós termine che significa l'amministrazione della "polis" (città) per il bene di tutti. Peccato però, che la politica poi, per tanta gente, nella realtà spesso perda la sua vera natura originaria, di fatto, allontanandosi di molto da quello che è il suo stesso significato. 

Ciò non avviene per magia, per volere di un Dio, o per strano destino. Accade, semplicemente perché nell'uomo, é insita la sete di potere su altri uomini. È così che quindi avidità e desiderio di notorietà entrano nelle istituzioni, diventando centri di potere chiusi in se stessi. 

Il fine di tali istituzioni per i motivi esposti, non è quasi mai l'amministrazione della polis inteso in senso nobile del termine. Le istituzioni, diventano non di rado per tali motivi, solo il luogo dove pochi decidono in camera caritatis per altri. 

Quanta importanza ha in una democrazia vera, seguire e pretendere di essere informati e aggiornati dal proprio parlamentare eletto? Chi lo fa? Esistono per loro, obblighi a fare ciò attraverso procedure precise, indipendentemente da chi poi partecipa o meno? 

Le tre dimensioni della politica sono la "politics" che riguarda la sfera della competizione per la gestione del potere; poi abbiamo la "policy" che attiene la sfera degli interventi delle autorità pubbliche verso la società civile; infine abbiamo la "polity" che studia e approfondisce la parte attinente cultura,, simboli e storia della comunità politica. 

Quanti, parlando di politica, per avere delle linee guida atte a non creare casini nelle analisi, suddividono il tempa in questre tre aree? Tutte le variabili inter dipendono tra loro, è sempre vero come più volte si afferma in questo blog, ma conoscere meglio le variabili come sono aiuterebbe?

Quando in politica capitano due elementi agli antipodi che si "incontrano", il mix non fa una buon cocktail. In che modo occuparsi dell'organizzazione dello stato, per renderlo stabile e funzionale luogo di vivibilità dignitosa di una comunità, è un tema aperto da sempre. Tuttavia, in verità, spesso però è più una foglia di fico che copre vergogne incapaci di risolvere. 

In genere, ormai in politica sempre più nel tempo, non mancano incoscienza, leggerezza, incompetenza e ... tanti scheletri a volontà, e a dirla tutta, non solo nell’armadio. 

Per occuparsi seriamente di una comunità, è abbastanza intuibile pensare al fatto che occorrano personalità equilibrate con un'etica solida, senso della missione per amore della comunità, una spesso ignorata preparazione tecnica specifica e specialistica. Umiltà, e non ultimo, un progetto sensato che non sia un vago bisogno di qualcosa percepito dalla vita sociale con una visione d’ipocrita natura. Terminato il libro dei sogni, andiamo avanti. 

Tutti i nostri "eletti", saprebbero essere in grado di spiegare con pacatezza e contenuti precisi, in cosa consista il loro impegno, e gli strumenti che hanno a disposizione per portare il progetto che hanno in mente? Quanti condividono con lui o lei quel progetto è un tema che si pongono in maniera seria?

Ma cosa vuol dire avere un progetto politico? Questi strumenti non hanno nulla a che vedere con i libri dei sogni scritti come base d’inganno per fini elettorali. 

I progetti politici, per quel che può contare un mio parere, dovrebbero precisare principi di riferimento chiari da essere condivisi con chi poi intende portarli avanti con perseveranza nel cammino del tempo. 

Quando nascono questi progetti, nulla devono avere a che fare con scopi di propaganda, i quali seppur importanti, sono da considerarsi in modo diverso in altri tempi e altri luoghi. Il Progetto Politico, deve prevedere principalmente una chiara visione della società nel suo complesso, e deve prevedere azioni ben definite, affinché tutti possano trovare dimensioni di vita coerenti con i propri valori di base. 

Ciò fatto, a seguito del progetto, dovrebbe poi esserci un programma di governo coerente con il piano principale. All'interno di questo programma, bisognerebbe definire tempi, strumenti legislativi, quelli amministrativi e fonte dei finanziamenti per azioni che si intendono realizzare. 

Quando a un Progetto non si associa anche un Programma con regole condivise, è un casino. Il Programma è assolutamente necessario per dare al progetto linfa vitale. Il programma implica la specifica dei comportamenti coerenti e conseguenti che servono allo scopo che ci si è dati nelle linee essenziali del Progetto. Il tutto, infine, bisogna che sia ben comunicato. Qui, ancora nulla c'entrano le tecniche di propaganda. 

L'etica se in tutto ciò é fuori dai giochi, permette a tanti esaltati e opportunisti (da sempre presenti in questi ambienti), di far si che la vera politikòs diventi una scatola vuota. 

Quando si creano contesti dove la leadership non è in grado di tracciare linee rigorose e modelli etici trasparenti, si fanno largo a gomitate furbi, opportunisti e mal intenzionati. A questo punto, quanto più persone negative aumentano in un'organizzazione, più al loro interno nascono esigenze di gente che vogliono posti di potere al vertice. Il vertice diventa mondo a sè lontano da ogni cosa reale. Da qui divisioni, conflitti e disordine. 

Se in un partito qualcuno incarna il culto della persona, il leader prima o poi è lasciato solo a sé stesso da chi lui ha creato per sua comodità e vantaggio. A costui, prima o poi, non mancheranno mai yes man da quattro soldi, finti amici, e parricidi. 

Non di rado in tali ambienti, i più inascoltati sono i veri fedeli. Non che questi ultimi siano stupidi, il fatto è che il clima che si crea in taluni contesti così impostati, non è a loro per nulla favorevole.

In tal modo, accadendo quanto sopra descritto, sia in organizzazioni con un forte leader carismatico, sia in quelle senza un capo forte, è facile che in ognuna delle due, senza una assoluta attenzione all'etica, si genera dappertutto un clima dove tutti evitano le loro responsabilità. 

Nei nostri partiti è ciò che è già capitato da tempi, e  questo fatto non poco contributo ha dato per creare sfiducia nella politica, ora peggio ancora sarà, nel malaugurato caso, tale sfiducia, dovesse anche iniziare a colpire le Istituzioni. Ci siamo quasi. 

Per creare disordini ed un'etica dubbia in una società, basta creare migliaia di inutili e costosi centri di potere con fini ambigui, e fare in modo che la burocrazia perda il suo significato vero, diventando un ulteriore centro di potere a se stante. 

Quando in un'organizzazione, partito, associazione e/o istituzione, iniziano a scattare tali disordini con fini etici dubbi, il più delle volte, tutto si trasforma senza tanti complimenti in associazioni a delinquere non organizzate dove tutti sono contro tutti co false alleanze e vuoti disegni. Tali formazioni anche quando nascono con fini più o meno nobili perdono la loro vera rotta lasciando sola la gente. 

Ecco che indipendentemente dai fini dichiarati, i comportamenti nel tempo, sempre più facilmente divengono vagamente etici, sicuramente sempre meno sociali e in questi contesti, si allontanano i tendenti al puro.

In tutte le organizzazioni politiche, i più furbi, cercano posti di potere e fanno di tutto per comparire il meno possibile in pubblico, almeno se non costretti. I più egocentrici invece, puntano più all'apparire che non al fare, poi abbiamo il disastro dei burocrati, i figuranti speciali, e le comparse. I militanti sono la parte vera e nobile di tutte le formazioni politiche, ma sono anche quelli che non contano nulla, e sempre più nel tempo, servono solo per fare numero.



Approfondendo ... in superficie ...

Quando in un partito le tecniche di propaganda e comunicazione prendono il sopravvento poiché ciò che conta è il consenso, la supremazia di queste tecniche prende potere sui contenuti, sul progetto e sul programma. In tal modo, in maniera subdola, si creano involontari dissesti morali e finanziari ancor più pesanti e nel tempo difficile da controllare. 

In pratica, una falsa mezza verità, diventando realtà percepita, allontana da veri problemi da affrontare. Puntando su emozione e illusione, ai più sfugge la vita, e il tempo perde valore per creare il nulla per tanti, la ricchezza vera per pochi.

Tutto inizia con il cercar di far tacere alcuni complici iniziali per manipolare fatti e dati. Poi si continua sul coinvolgere il più possibile tanti mediocri amplificatori umani che in modo continuo, con parole diverse, e con semplici slogan, diffondono il vuoto, illusioni e non conoscenza. 

Dopodiché, bisogna solo con pazienza concentrarsi tutti giorno per giorno, sul nulla assoluto, che deve essere però sempre ben comunicato. La torre di babele inizia, confonde animi e crea insicurezze, illusioni e solitudine si abbracciano sconsolate. La gente si divide in guelfi e ghibellini, e si fraziona sempre più … sul nulla.

In questi mascherati spazi privati dalle mille sfumature chiamati partiti o organizzazioni politiche, molte persone meritorie sono sempre benvenute, spesso diventano anche ospiti graditi o poco più, tuttavia, non di rado, anche nulla di più. Servono alla facciata quando necessario. I burocrati di queste organizzazioni sono filtri incredibili che usano questo vuoto con maestria.

Quando i furbi prevalgono sugli intelligenti, il popolo si sente solo, e la comunità perde identità sociale per entrare ognuno nel simulacro più utile alla propria difesa di identità personale. Partiti e istituzioni controllano ormai sempre meno questi fenomeni. Non male direi. 

Per fortuna, internamente ai partiti, abbiamo ancora tantissima gente per bene, con progetti e valori. Paradossalmente però, potrebbero diventare utili complici del male, se culturalmente non ben orientati alla competizione, e senza doti strategiche e tattiche per essere idonei nel saper vincere. 

Questa gente per bene, i primi competitori, quelli più agguerriti contro di loro, li devono sempre individuare all’interno delle loro organizzazioni più che verso l’esterno. Questa è gente che trova nei partiti facilmente tanti amici a mettere sabbia negli ingranaggi dei loro progetti. Gli aspetti sono tanti da coordinare per non farsi schiacciare dalla mediocrità ormai imperante.

In politica, in genere, le cose sono delicate perché può accadere spesso che un'azione normalmente riconosciuta come eticamente giusta, non necessariamente debba corrispondere a un'azione politicamente funzionale ed efficace per il bene comune e viceversa. 

Nell'agire politico, autorità, deleghe e potere, sono armi micidiali, come tutte le armi, è importante che le si conoscano e che le si sappiano usare. Queste armi però, senza un progetto chiaro e condiviso, e senza una leadership autorevole, portano a far si che l'agire diventi solo conflitto, o nella migliore delle ipotesi, il semplice nulla più assoluto, utile solo a farsi del male senza fine. 

Nella peggiore delle situazioni, questo agire diventa dramma e fonte di disgregazione sociale. Ma i politici non hanno colpe. Essi sono il nostro specchio. Siamo noi che permettiamo tutto ciò!

Ora basta, mi sto lasciando prendere la mano. Lo stesso tema voglio tentare presto di rivederlo con un sapore meno amaro ...


domenica 12 gennaio 2014

36 - clicca qui: la solitudine

Solo chi si isola da sé stesso e dal prossimo è veramente solo. (Nicola Abbagnano)


                                          


In giuste dosi giornaliere, la solitudine è più preziosa di quanto si creda, serve per non perdere la nostra identità, che spesso si disperde nell'incoscienza tra folla e rumori vari. In solitudine, a volte il suo silenzio è assordante, indecifrabile e colpisce l'umore usando le emozioni. Pian piano col tempo, imparando a riconoscerla, diventa altro e aiuta o porta nel baratro. Si manifesta di solito in maniera negativa con afasia, apatia o esaltazione cieca. Si manifesta in maniera positiva, attraverso silenzio, ascolto, uso consapevole della parola, serenità.

Nel corso della vita, indipendentemente da tutto, è tuttavia impossibile che non vi sia stato mai un momento in cui la nostra stessa individualità cerchi un po' di solitudine. Anzi a dirla tutta, talvolta pur sforzandosi ad evitarla, è davvero impossibile sfuggirle. La solitudine colpisce negativamente, con maggiore facilità, chi vive nella dimensione della timidezza, dell'ego, dell'apatia, o della paura. 

Nell'intimo essere solo/a o sentirsi solo/a, è sempre un grido silenzioso che coinvolge delusione, frustrazione o coscienza elevata negli ambiti dell'amore, dell'amicizia, del sociale, del denaro, o del potere. Più diffusamente, si manifesta per qualcosa di doloroso scaturito da relazioni disfunzionali che si hanno con altri, o da una perdita di una persona cara. La solitudine è sempre una fine di qualcosa, una crisi, una rivisitazione o un disturbo della relazione con una o più persone.

Quando sopraggiunge può anche essere per qualcosa che in noi è morto, e qualcosa altro sta sbocciando ma non ancora in una sua nitida forma. In talune circostanze, se presa con equilibrio,  aiuta a valutare il nuovo con lucidità, chi e cosa amiamo, e la nostra visione del mondo.

La vera solitudine di ogni esistenza, la si riconosce sempre all'inizio della vita quando si nasce, e alla fine della stessa, quando si sta per esalare l'ultimo respiro prima della'abbandono di questo corpo. Queste in assoluto, sono le vere profonde solitudini che non possono essere eluse da nessun tipo di intelligenza, astuzia o sapienza umana. Tra il primo e l'ultimo respiro, le solitudini che vi sono nel mezzo del cammino di un'esistenza, sono tutte create da fattori mentali. In tali circostanze le conseguenze possono essere o azioni che portano a escludere gli altri, o comportamenti che fanno in modo da essere esclusi dagli altri. Le cause di ogni solitudine, possono essere oggettive, soggettive e di profonda consapevolezza meditata.


I fattori oggettivi 

sono quelli che la mente crea con la complicità attiva del mondo esterno al proprio sè. In questo caso, abbiamo la solitudine che scaturisce da condizioni che sorgono per sopraggiunti problemi di salute, per condizioni di povertà acquisita a causa di eventi vari, abbandono, perdita di persone care, separazioni, status di ricchezza vissuta in modo controverso, guerre, imprevisti, anomia sociale, disavventure, incidenti e disgrazie varie.

Tutto quanto sopra riportato, sono ritenuti fattori che si percepiscono come prevalentemente esterni alla propria persona, e quindi non dipendenti solo da sè stessi e dai propri comportamenti. Errate o correte che siano le analisi che il soggetto fa della sua solitudine, in questi casi, sono gli altri che non capiscono, o sono gli eventi esterni ad essere accusati come fonte primaria del ritiro.


I fattori interni

sono più intimi o esistenziali di solito generici. Vissuti passivamente senza volontà di uscirne davvero. Riguardano il mondo dei propri segreti più o meno nascosti. In questo caso la mente si concentra sugli stati d'animo, e gioca con le emozioni, socchiudendo la porta al mondo esterno che diventa secondario per il corso della propria vita. In tal modo, la persona elabora seghe mentali o complicati costrutti difficili da seguire per altri. Adolescenza e vecchiaia, sono senza dubbio i periodi più a rischio dove è facile cadere in questo precipizio.

Talvolta in questi casi, quando cioè sono i fattori interni la causa, non manca chi ha visioni della vita che per motivi vari, non pensa di poter comunicare o condividere qualcosa di importante con altri. Questo solitamente accade per tre ordini di motivi. 1) perché si generalizza con frasi del tipo vorrei ma non posso, nessuno mi ama, nessuno mi apprezza, sono tutti  incapaci, cattivi ecc; 2) perché non si vedono mai i propri errori comportamentali; o infine, 3) per il fatto di trasformare continuamente la realtà a proprio piacimento, fino a creare una lenta e insinuante subdola solitudine. 


Fattori di consapevolezza meditata

I fattori terzi della solitudine, quelli di chi volontariamente si ritira per motivi più profondi, la mente prende spunto dalla volontà e dalla coscienza che si espande. In questo ultimo gruppo, la persona decide di intraprendere percorsi per fare pulizia delle proprie seghe mentali accumulate nel tempo. Lo fa impegnandosi in ritiri volontari per riflettere su fatti ed eventi personali, familiari ecc.; o si ritira per una ricerca di una propria dimensione spirituale; o lo fa con un impegno a trovare maggiore armonia ed equilibrio con la propria intimità e il mondo esterno.



Dinamiche della solitudine nei tempi moderni

Nel periodo storico dell'era contemporanea, la solitudine oggettiva non è la medesima di sempre. Nei nostri tempi abbiamo varie sfumature di nuova solitudine, che in particolare si manifestano nelle grandi metropoli. Queste solitudini sfuggono alla coscienza, perchè indotte fin da bambini da bombardamenti dei media che fanno concentrare sui desideri più che sui bisogni. Tutte cose queste, che fanno sentire inadeguato/a, o predispongono alla superficialità delle relazioni di ogni genere.

Le passate solitudini di un tempo, rispetto a quelle di oggi, stanno nel fatto che in questa epoca ... si potrebbe restare soli nell'anonimato più facilmente, mentre gli "altri" indaffarati dalle corse della sopravvivenza, potrebbero anche dimenticarti. Chiamasi anomia metropolitana ed è strettamente legata con una visione della vita finta e ipocrita.

La solitudine diventa grave, quando arriva agli estremi e diviene causa della depressione, o forte motivo di base per una creazione di vuota personalità abilitata ad esaltare insensibilità, cinismo, mancanza di empatia, e tutto ciò che porta a valorizzare solo il cieco ego. 

Richiedendo una profonda capacità di analisi introspettiva, la solitudine aiuta tutti, e se utilizzata bene, proietta verso azioni concrete di soluzione dei problemi. Purtroppo però, questa è una cosa che in questa società veloce, confusa, basata sull'apparire e poco propensa ad approfondire i fatti, sta facendo diventare tutto sempre più difficile, non agevolando la giusta attenzione e profondità.

Oggi la vera solitudine, sta nel fatto che si fa di tutto per prevenirla o trovare cosa inventarsi da fare, per distrarsi da essa. Spesso, addirittura ci si sente soli in maniera immatura, temendo ogni forma di contatto con le macerie in noi stessi che non sappiamo come gestire. In tali casi, lo si fa andando a braccetto con la dimenticanza di noi stessi. Privilegiando la solitudine rumorosa delle folle anonime, o ricercando amicizie spesso solo specchio di illusioni condivise e senza contenuti, non si è mai soli, ma si crea però un vuoto non solo sociale

Sono profondamente convinto che comprendere la propria solitudine possa aiutare a conoscere veramente se stessi e a capire che cosa ci aspettiamo dagli altri e dai nostri rapporti con loro. Non solo, serve anche a far capire cosa ognuno può fare per se stessi e per altri. Questi fattori sono la base di ogni equilibrio, e aiutano uno sviluppo consapevole di una intelligenza emotiva e sociale. 

Ho sempre creduto che la solitudine, in particolare in certi momenti dell'esistenza, può offrire continui stimoli per nuove prospettive. Ma osservando in solitudine quel che mi circonda, vedo una diffusa propensione a credere vero ció che è finto, e fingere di non vedere quello che realmente c'è: solitudine inconsapevole teleguidata, dove la dimenticanza la fa da padrona per comodità e pigrizia. Tutto ciò, sta allenando la società, piegando la volontà e la dignità. 

Le conoscenze non sono relazioni di valore, ma sono il valore predominante a sfavore della conoscenza per agire in consapevolezza per il proprio e altrui bene


Solitudine in società 

La società contemporanea, la solitudine estrema, non di rado la favorisce anche per le architetture della città. Cosa pensare ad esempio dei quartieri dormitorio? Non è un caso che le abitazioni di maggior valore siano sempre dentro o in prossimità di aree con particolari configurazioni che agevolano forme di aggregazioni sociali. Cosa altro è o era la piazza? Cosa erano i cortili di un tempo? I parchi pubblici nei vari quartieri? Tutte cose che ultimamente o non esistono più in senso positivo, o peggio ancora, hanno perso la loro reale funzione d'uso. Questo almeno nei paesi latini e mediterranei.

Oggi il problema è il contrario, essendo spesso soli tra la folla, ognuno immerso nella sua solitudine,  è costretto a recitare una parte per far capire che tutto deve sembrare bello ed eterno. In questi casi, questa è la peggiore solitudine. Se sei di fatto solo/a, ma senza essere in rapporto con la tua intimità, allora si che l'ansia di fare qualcosa apparentemente utile e importante, porta fuori strada. 

Se e quando accade un fatto del genere, è solo perché si è troppo immersi nei rumori e nella ridondanza delle voci senza parole dove i significati importanti sfuggono o diventano solo quelli di valere perché si possiede qualcosa in più o più di moda di un altro.

Ad esempio, le continue informazioni che spesso sono trasmesse dai media, oggettivamente se le si vive con la sola emotività, queste portano ad alimentare solo paura, disagio e senso di impotenza, o in alternativa, portano a desiderare giusto ció che non si ha. Tutte cose che sono le vere compagne indiscusse della solitudine. A cosa serve ciò? 

Crisi economica, aziende in difficoltà, immigrazione, conflitti politici lontani dai problemi della gente, finanza irresponsabile ecc ecc, trasmesse e diffuse senza essere accompagnate mai da proposte e iniziative possibili, credibili, concrete e autorevoli, creano solo emozioni negative, paura e alimentano solitudine maggiore. Ci servono questi mestieranti? Perché esiste questo modo di fare informazione pubblica? Solo per il dio audience che porta più messaggi pubblicitari e sponsor. 

Questo piccolo fattore, a persone particolarmente sensibili e condizionati dal clima sociale, fa solo loro capire, che si sta perdendo il controllo del cavallo in corsa. È informazione questa che ci sbattono in faccia? Serve a migliorare qualcuno o a prendere forza per agire positivamente? Non sembra.

In tali circostanze qui esposte, chi è in salute e può fare qualcosa o si sente sicuro economicamente, si chiude in sè per paura di essere trascinato in un vortice di guai. Chi no, per qualche motivo di salute, per età avanzata, o fattore di disagio economico, è già nel vortice. I secondi, aumentano giorno per giorno sempre più, ma fanno fatica a riconoscersi come "nuova classe nascente a sè". Questa solitudine indotta, si basa sul mettere in crisi la dignità delle persone.

Bisogna evitare di informarsi sul mondo con i soli mezzi di massa, evitando in particolare tutti coloro che non approfondiscono l'informazione in modo trasparente. Sperando però, che non sia già troppo tardi. Quanti sanno fare sempre questa distinzione di come passano i messaggi in modo consapevole? Quanti ormai hanno più familiarità con l'informazione emozionale percepita come antidoto alla solitudine? Quanti pigri abbiamo in ogni comunità?

Distrazioni ve ne sono e come per non fermarsi a riflettere, questo lo sanno bene anche i professionisti della comunicazione di massa che addirittura, per mestiere, l'agevolano. Il loro lavoro consiste nel presentare il bello "dell'avere" per distogliere dai contenuti veri del significato delle cose legate "all'essere". Essi quando devono convincere qualcuno di qualcosa o su qualche prodotto, non vogliono che tu pensi, vogliono semplicemente che tu desideri, speri o sogni ad occhi aperti

La cosa divertente di tutto ciò? Che in tal modo stimolando i consumi, si evita il peggio del disagio sociale ed economico del Paese, e non peggiora la situazione occupazionale. Per ironia della sorte, proprio questo riduce disagio e permette a più persone di evitare emarginazione sociale.

La socializzazione e la politica possono concorrere a questa fuga dalla libertà. Come vincere la solitudine e trovare nuovi amici è un mercato fatto di luoghi, libri, consulenze ecc. La verità è che solo avere delle relazioni gratificanti con gli altri può portare una vita felice e piena di soddisfazioni. Ma abbiamo ancora questa pazienza, perseveranza e maturità? 

Molte ricerche condotte nell'ambito della psicologia sociale, hanno evidenziato che chi ha una vita affettiva e relazionale soddisfacente, non solo è molto più felice, ma ha anche un salute migliore e vive più a lungo. Ma nel frattempo, anche le forme di socialità sono cambiate strurralmente, e alcune si mescolano con le tradizionali. Eppure, non basta. Nuove forme di solitudine e di socialità prendono forma, e volendo, possono dare nuova linfa. Ci riusciremo?


Clicca qui: la nuova fonte ispiratrice

Il paradosso della nostra società: si parla di solitudine, ma viviamo nell'era della comunicazione globale. Il web ci permette di contattare in un solo istante chiunque in qualsiasi parte del nostro pianeta. Con internet si può fare qualunque ricerca e si può perdere tempo in mille modi, tuttavia, si possono anche trovare nuove amicizie, si può partecipare ad un forum, si può vedere il mondo in una stanza per aprire cuore e mente. Ci si può aggiornare su tutto in maniera approfondita e pluralistica a costi irrisori. Attenzione. Ciò che accade di conseguenza, dipende solo da quello che si crede. In questo mondo, ormai per ogni cosa da sapere ... basta un clic.

La società nella quale viviamo, è sempre più l’espressione di una cultura che é conseguenza di un processo economico di un capitalistico maturo. Ora più che mai, tocca all'uomo essere in sintonia con ciò che pian piano ha creato. Oggi per esempio, grazie alla rete, con pochi clic, possiamo anche capire meglio la nostra evoluzione, consultando siti specializzati di ogni cosa, anche quelli che ci permettono di leggere i comportamenti sociali e dei consumi. Un tempo, tali informazioni erano privilegio di pochi, o necessitavano approfondite ricerche e tanto tempo.

Proprio dagli andamenti dei consumi, addirittura oggi in breve tempo, possiamo avere dati e riflessioni in più, per capire meglio dove stiamo andando e in quale scenario ci muoviamo. Esatto, è così. Il consumismo come stile di vita, è così presente sul web, che addirittura, può essere considerato una variabile in più, per capire meglio sia la struttura della società, sia le dinamiche della sua mobilità. Studiare i consumi quindi, non serve solo al marketing, ma aiuta anche la sociologia, più di quanto finora abbia fatto. Basta qualche clic!

Tantissime ricerche di aziende specializzate, offrono molti momenti di riflessione. Il connubio politica/consumi, è un qualcosa che più di qualche politico inizia da tempo a tenerne da conto. Gli andamenti e le storie dei consumi, ci dimostrano non pochi elementi sostanziali riguardo i differenti aspetti sociali e antropologici. Basta un clic e la solitudine si mescola alla massa virtualmente.

Pensiamo un attimo a come ad esempio, attraverso la rete, sempre di più, il consumatore per i suoi fabbisogni, stia acquisendo un maggiore potere e più forza contrattuale assolutamente inesistente in passato. Ma questo tuttavia, non vuol dire alimentare e far nascere nuove forme di solitudine, questo vuol solo dire che nel nostro dna qualcosa inizia a cambiare negli ambiti delle relazioni.

Le tecnologie sono nuove opportunità da non temere, ma sicuramente però, da da saper governare individualmente. Per far questo, se non si vuol solo essere semplici utilizzatori visti come passivi acquirenti, è importante una nuova visione della propria vita, della democrazia, e la volontà di superare la cultura dell'individualismo fine a se stesso. Bisogna agire in tutte le aree del convivere, nella scuola, nella formazione per adulti, nell'educazione in tutte le sue forme.  

Non poco sta accadendo, se solo consideriamo come rapidamente sta cambiando la famiglia, il modo di vivere lo spazio nel proprio quartiere o paese ed il lavoro anche come luogo di socialità. È importante essere capaci di trovare modi funzionali per uscire fuori da situazioni d'instabilità e d'incertezza. 

Abbiamo bisogno di un nuovo codice morale di convivenza che continui a mettere l'uomo al centro in modi diverso da come é stato finora, e facendo in modo che ció che l'uomo si é inventato, ora possa anche essere gestito da tutti per trovare nuove forme di armonie. 

Non dobbiamo sentirci parte dell'automazione, dobbiamo imparare a capire che tutto ciò che l'uomo crea, proprio perché da lui creato, da tutti (e qui il vero problema) deve essere governato come semplice tecnologia a servizio della socialità o della solitudine consapevole.

Le relazioni sono possibili ancora come sempre, non sono regolate da nessun ordine automatizzato esterno. Possono solo migliorare per farci migliorare. Si sta assistendo solo ad una semplice rivoluzione nel modo di vedere la vita, anche attraverso un clic.

Basta saper vedere ed ascoltare come i social network ad esempio stanno cambiando lavoro e amicizie. Chiaramente, come tutte le cose dell'umano, ... ogni cosa bisogna saperla vedere nel bene e nel male. Tutto qui. Attenzione, la politica ormai da anni ci tratta da consumatori delle loro panzane. 

Ormai da anni non abbiamo più una politica in senso nobile del termine, perché tutti per essere eletti guardano solo sondaggi e "sentiment". Oggi attraverso i sondaggi si sa cosa vogliamo, ci fanno sentire quello che vogliamo e in tal modo fanno quello che vogliono!

Se la realtà é la proiezione di quello che noi crediamo. Ma noi cosa crediamo? Si sa che se ci sentiamo forti, la mente elabora concetti propositivi e creativi per trovare soluzioni e fare scelte adeguate. Se facciamo al contrario, la mente invece si impigrisce. Il problema è che, qualunque si creda, quello è la realtà. Qualunque cosa ti facciano credere, visto che lo si crede, quella è la realtà

domenica 5 gennaio 2014

35 - saremo presto immortali

La vita è l'infanzia della nostra immortalità. (Johann Wolfgang von Goethe)

     


Dmitri Itskov, 32 anni o giù di lì, nato a Mosca, utilizzando le pagine di Forbes ha lanciato il seguente appello ai miliardari di tutto il mondo: "finanziate il mio progetto e diventerete immortali". Nulla a che vedere con il generale e l'antica Roma (post 25). Anzi, qui siamo esattamente agli antipodi direi. Il discorso è lineare, non so se si ispiri anche ai maestri taoisti sulla ricerca dell'immortalità, qui sono stati coinvolti scienziati interessati al tema.

L'inizio di tutto dovrebbe essere stata una cosa del genere. Una sera il signor Itskov si reca al cinema non so se con amici o da solo, e va a vedere Avatar. Colpito dalla sceneggiatura e dalle immagini del film, non si limita a fantasticare. Pensando anche ai soldi che ha, gli viene subito in mente di mettere in piedi un "laboratorio scientifico" negli Stati Uniti, con un fine preciso ed un mandato chiaro a tutti gli scienziati: ragazzi qui si deve lavorare esclusivamente per trovare l'elisir della vita eterna! 

Questo post non è un inizio di proiezione in una dimensione fantascientifica e non mi sono ammattito. Suggerisco invece a tutti coloro che ci tengono a vivere a lungo, che conviene cercare di stare in salute e magari attendere ancora un po' prima di morire. Invito ad attendere fino al 2045! Occasione da non perdere. In questa storia, il Signor Itskov, per la realizzazione del suo progetto, ha anche ottenuto la “benedizione” del Dalai Lama. 

Sembra infatti che il Dalai Lama abbia dimostrato molto interesse al progetto. Più che per la vita eterna, lui pensa al tipo di ricerca che sarà necessariamente orientata anche all'approfondimento dei meandri della mente e della coscienza umana. Tema questo molto caro al Buddismo. Passiamo ai fatti.

Come tutti i progetti ben fatti, tempi e obiettivi sono molto chiari. Entro il 2045, l'istituto di ricerca del giovane magnate russo, assicura che riuscirà a rendere gli uomini immortali. Perbacco!

Un giorno si dirà: "... tutto partì agli inizi del xxiº secolo, grazie ad un film e ad un ricco giovane russo, che davvero pensava di inventare l'immortalità". Il nostro magnate fa sul serio, nel suo appello c'è un messaggio forte: miliardari di tutto il mondo unitevi! Nei tempi antichi in quel Paese dove Dmitri Itskov è venuto alla luce, il motto era un altro, era "proletari di tutto il mondo unitevi". Ma quello non ha funzionato, e quindi ora si passa ad altro.

L'ambizioso progetto dell'aspirante "highlander", é concreto e si articola in quattro fasi. La prima di queste fasi consiste nel riuscire a realizzare un robot-copia di un corpo umano vero, telecomandato dal cervello, e la cosa sarà più o meno pronta tra il 2015 e il 2020. Qui non si perde tempo.

Dal 2020 fino al 2025, parte la seconda fase del progetto. In questo periodo, gli scienziati dovranno cercare di creare un avatar dentro il quale il cervello umano possa essere trapiantato poco prima di morire. E immagino che già qui, il dibattito a quei tempi che saranno, inizierà ad aprirsi per qualche riflessione che più di uno potrà probabilmente prendere in considerazione. Ma non é ancora tutto. 

L'equipe di Itskov & C. non si pone limiti, e si  impegna di riuscire a realizzare entro il 2035 un cervello artificiale dove possa essere trasferita una personalità umana. Nel 2045, dovrebbe esistere un ologramma dentro il quale verranno travasati identità e cervello di un essere umano. Fine. Poi sarà solo manutenzione e miglioramento continuativo. Designer e stilisti, credo che avranno il loro momento migliore un po' più in la, ... diciamo 2050?

Sgomento, curiosità o speranza, fantasia, paura e illusione, saranno reazioni umane e comprensibili nel caso in cui dovesse diffondersi questa notizia tra gli attuali mortali. Le religioni, in particolare quelle monoteiste, avranno o qualche revisione da fare, o peggio ancora qualcosa da temere, sicuramente avranno sempre tanto da preoccuparsi a giusta ragione o meno che sia. Tutte le culture umaniste, monitoreranno e guarderanno con sospetto ogni mossa. I pazzi non mancheranno ... come sempre.

Passeremo quindi dall'umano al post umano? L'umano con la sua storia, la sua sofferenza, amore, passione, odio e valore, saprà mai un giorno "essere" robot e Avatar con un metabolismo tutto particolare in un corpo diverso da quello che ha avuto nella sua precedente vita da umano? 

Un cervello vissuto per decenni con una storia fatta in compagnia di carne e ossa, nella tecnologia cibernetica come si sentirá? Passare dalla non morte ad una nuova vita in un corpo estraneo, darà a mio avviso parecchio lavoro a tanti futuri psicologi. Ma tanto altro non é ancora dato sapere. Non corriamo però, altrimenti inciampare sarà un gioco da ragazzi.

Gli scienziati coinvolti sono chiaramente interdisciplinari. Per realizzare questo progetto, Itskov si avvarrà di una cinquantina di consulenti esperti pescati tra il fior fiore dei neuroscienziati, biologi, fisici, informatici, filosofi, sociologi e psicologi interessati. Sarebbe affascinante sapere come proseguono i lavori in questo particolarissimo team di studiosi. Personalmente, se avrò tempo li terrò d'occhio per sapere che aria tirerà da quelle parti.

Attenti quindi alla Fondazione 2045 centro di ricerca scientifica con nome in codice, “Immortalità”. Trattasi in concreto di un business incubator, dove è possibile finanziare start-up innovative, impegnate nei settori di ricerca e sviluppo della “2045 Initiative”. Vi sarà un premio annuo, dovrà diventare una vera e propria “Università dell’Immortalità”, e chiaramente avrà un social network tutto suo. Al momento non so ancora quale sia.

Se è vero come si dice che le vie del Signore sono infinite, queste vie cosa intendono comunicarci? Dove ci porteranno i risultati di questo progetto, ancora non interessa oggi. Qualsiasi ragionamento si baserà solo su paure antiscientifiche e/o voli pindarici e pericolosi ragionamenti tipici della fantascienza. Mi risulta che di gente in giro che ha perso la bussola su queste cose non manchino. Attenti quindi a chi si frequenta, in particolare nel mondo web, se interessati a questi lavori di questi scienziati.

Comunque sia, meglio seguire e conoscere le evoluzioni del team. Nel bene e nel male, come ogni cosa, un segno lo lasceranno questi scienziati, e questo indipendentemente da quando, da chi, e da come un giorno potrebbe affollare il nostro pianeta. Per noi comuni mortali, intanto la cosa migliore da fare, è quella di essere consapevoli di vivere in una società multiculturale, globalizzata e veloce nel suo mutare. Evitare fughe in avanti e chiusure pericolose, potrebbe portarci dietro nel tempo. Mantenersi  stabili nelle incertezze diventa sempre più un fattore strategico per ognuno di noi e in ogni comunità.



Brevi ricordi

Molto tempo prima del nazismo vi fu una crisi di valori che poi ebbe il suo apice con le conseguenze del famoso crack finanziario del 29, in quegli anni l'eugenetica non solo in Germania, faceva alcuni ragionamenti strani, mentre i diversi popoli delle varie nazioni vivevano sempre più nell'incertezza. 


Più o meno intorno alla fine dell'Ottocento, il cugino di Charles Darwin, Francis Galton porta sempre più in primo pino i suoi lavori sull'eugenetica. Allora non si osava parlare di immortalità, ma in compenso si enfatizzava il miglioramento progressivo della razza grazie all'evoluzione delle scienze biologiche. Tali teorie, in particolare in Inghilterra e in Germania, ebbero grande successo. 

I risultati di queste ricerche, entrarono poi lentamente anche nelle grazie di taluni legislatori e si diffusero pian piano successivamente su grande scala e con grande velocità. Così oltre a Inghilterra e Germania, presero forma novità legislative come la sterilizzazione forzata anche nel resto del nord Europa, Canada e USA. La differenza fra questi Stati, fu solo il fatto che più di tutti, la Germania ne fece quasi un valore facendo diventare follia una branca della scienza.

La gente comune, in particolare gli imprenditori ma non solo loro, agli inizi del 900, vivevano tra la paura del comunismo e i guadagni incredibili della borsa. Parallelamente si affollavano le metropoli che diventavano sempre più ingovernabili e con una gran quantità di poveri in aumento continuo. Tanti erano anche gli onesti imprenditori in difficoltà e allo sbando. Finito il boom del periodo della bella époque, i politici erano sempre più divisi e in combutta tra loro con posizioni sempre più inconciliabili. In Europa, i cattivi presagi di quello che sarà nel breve il futuro, nel famoso quadro dell'urlo del norvegese Edvard Munch (fatto addirittura in quattro versioni), già dal 1885 c'erano tutti. 

   

Oggi, Avatar a parte, i cattivi presagi potrebbero essere i nuovi film della post catastrofe o alcuni di fantascienza?



Tornando in società parlando di mortali

Bisogna esercitarsi per adattarsi alla realtà per quella che essa è nel suo mutare, si sa che non è cosa facile come apparentemente potrebbe sembrare. Si tende di nuovo a dividere la società in maniera pericolosa e insensata. 

Da un lato si tende ad avere chi deve lavorare per mantenere uno stato sempre più inefficiente e costoso da imprenditore e/o altro ruolo professionale, fino all'operaio di ogni ordine e grado che sia, per portare la comunità avanti. Dall'altro, politica e grande finanza, non sapendo che fare, e non avendo alcuna intenzione di perdere privilegi e vantaggi, manipolano e gestiscono vite, senza dare spunti a nessuno per creare visioni e scopi mirati e raggiungibili.

Si sta puntando ad uscire dall'incertezza  economica diffusa, ma non si sa come muoversi senza rompere taluni delicati equilibri, e senza intaccare interessi consolidati da chi il privilegio lo ha creato con algoritmi matematici finanziari e infiltrazione nei poteri politici.

È fondamentale avere una società fatta di gente equilibrata e aperta alle complessità. Tuttavia ciò non vuol dire essere relativisti, progressisti ciechi e sordi. Ma non è in alternativa neppure positivo diventare ostacolo al progresso. Meno che mai fare si che una mente libera possa mai essere prima o poi indotta a seguire qualche potenziale pazzo con strane idee. 

Quando la mente entra in un robot sarà certamente diverso l'uomo e di conseguenza la società. Quando sarà, essere sensibili ad esempio, cosa vorrà dire se i sensi avranno una struttura "organica" differente? Cosa ne sarà della percezione che già da umani tanti inganni crea? Già da umani non siamo proprio bravi. Quale intelligenza umana può avventurarsi nell'immortalità eventuale?

Non si intende qui restare primitivi, si vuol dire solo che conviene aver fede vigilata senza perdere la visione democratica della società. In tal modo, si può non temere nulla di pericoloso in tutto ciò che la natura permette di donare alla conoscenza degli umani. Essere convinti di questo piccolo fattore, vuol dire educare la propria mente ad avere maggiore fiducia in se e negli altri, non in maniera cieca, ma amorevole e consapevole. Questo oggi serve davvero non poco. Non é una semplice disquisizione filosofica, e ... coinvolge anche gli immortali.

Ogni persona ha una coscienza ed il potere del libero arbitrio per decidere ogni sua azione. Questa azione genera un'energia che si propaga nel suo mondo e non solo nelle sue immediate vicinanze, quindi è un bene che una mente sia allenata per essere usata al meglio. Se questa energia è usata male, il problema non é della società che non corrisponde alle nostre seghe mentali. 

Il problema è che ognuno di noi, nel suo piccolo, usando male le proprie energie, seppur in piccola parte, contribuisce alla decrescita della qualità della vita della propria comunità. Non so ad esempio, in che modo questo potrebbe essere affrontato dai nostri amici immortali.

Più persone adoperano male la mente e le energie derivanti, più la società si indebolisce. Ma questo sarebbe un tema delicato in sociologia. Tutti devono essere funzionali ad un qualcosa? Si, si potrebbe dire. Ma funzionali a cosa? All'autorealizzazione delle proprie risorse e attitudini, e alla propria consapevolezza, per creare occasioni e opportunità iper creare circostanze positive ai più, dovrebbe essere la risposta. Cosa non semplice per i mortali.

Ogni persona può esercitarsi a comprendere come interagire con la sua mente nella realtà, ed in questo modo, vedere meglio quale ruolo e funzione vuole e può avere nel suo breve passaggio su questa mutevole terra. Un domani, se diventiamo immortali meglio avere un cervello solido per evitare strani casini probabili, in particolare quando dovranno poi convivere nel periodo di transizione che ci potrebbe essere tra avatar e umani.

Nel caso in cui si dovesse poi un giorno essere immortali, avere in sé tale educazione mentale basata su un qui e ora, consapevolezza e ineluttabilità dei mutamenti continui, senza perdere chiaramente capacità di pianificazione nel breve e lungo termine, potrebbe aiutare lo sviluppo dell'intera umanità in termini positivi già ora. Ma qui iniziamo a divagare.

Un uomo mortale, affidandosi alla sua mente continuamente ben coltivata e sempre nel qui e ora, dà il senso che vuole alla sua vita, e in tal modo, affidandosi conseguentemente alla sua fede, alla scienza, al suo lavoro di ogni genere, alla poesia, all'arte all'economia o alla politica che sia, eleva  se stesso e ciò a cui si è affidato o in cui crede.

Elevando se stesso, eleva fede, scienza, lavoro, poesia ecc, e in tal modo si eleva la società. Si incrementa in questa maniera la ricchezza di una nazione, poichè così produrrà bene e servizi di altissima qualità. Educare viene dal latino e indica il voler tirare fuori ciò che è dentro. È in questo modo che ci si esercita per dare alla nostra storia personale e sociale, una luce vasta tra il torbido e il meraviglioso.

Non dobbiamo temere la società con le sue tantissime sfaccettature che essa ci presenta nel suo mutare. In fondo il mondo che viviamo é un semplice prodotto che scaturisce dalle nostre azioni passate. Siamo noi il risultato e gli artefici di quello che stiamo vivendo, e nel frattempo, stiamo creando precedenti a ciò che si continuerà a sviluppare in futuro.

Tutto è un continuum, Itskov chiaramente non intende morire mai, perché non gli sembra vero la vita che conduce e i privilegi che vede su questa terra. Non lo conosco, ma certamente deve essere molto attaccato alle sue fortune e alla paura di perderle. Nella storia dell'umanità non è originale un personaggio di questo genere. Tuttavia, io immagino i vantaggi del suo investimento, riguardo tantissime scoperte che potrebbero sbocciare proprio grazie a questa strana idea.

In ogni modo intanto, la nostra società richiede tantissima gente, con tantissime differenti coscienze e sensibilità positive da coltivare. Abbiamo i fondamentali in termini di valorizzazione della mente. Serve a sé stessi sempre, al miglioramento continuo delle relazioni in ogni occasione, alla realizzazione di progetti sociali e aziendali di ogni genere. Tutti dobbiamo uscire e presto, da ignoranza e pregiudizio. Tutti dobbiamo evolverci seguendo il corso della natura e del continuo mutamento.

Imprenditori, professionisti, manager, quadri intermedi e lavoratori tutti, non dovrebbero mai aver bisogno di inutili capi! I politici e i religiosi di professione non sono utili. Abbiamo bisogno di Sttatisti e saggi di spirito elevato. Ogni persona non dovrebbe mai aver bisogno di una guida per vivere una vita adulta. Tutti abbiamo solo bisogno di una guida vera, che sappia aiutarci a tirare solo e sempre fuori il meglio di noi stessi. Questi maestri, devono sempre capire quando sparire e diventare solo ricordo. In tal modo, ogni cosa e persona che si ama, sarebbe solo amore puro e creatività.

Ripeto: so che trattasi di teoria pura. Quello che qui si afferma in questo post è un sogno. Per cui, mandatemi ambulanze a casa. Tuttavia son convinto che mai nulla in realtà è esistito o esisterà almeno in minima parte, se ogni mente non crederà in qualcosa. Non si raggiungerà il massimo senza avere  progetti in testa. Se la nostra mente la paragoniamo a una fertilissima terra da coltivare, in questa ricco suolo, quali semi un contadino saggio deposita?

La società globalizzata, ha bisogno più che mai, e più che in tempi passati, di persone che sappiano valorizzare se stessi e altri con equilibrio e circospezione. Diversamente, sarebbe come essere ciechi e sordi, ma cecità e sorda insensibilità all'adattamento del mondo globalizzato e multietnico, porta collera o rassegnazione, violenza, oscurità; quindi, di conseguenza meschinità.

Agire in modo negativo porta a naufragare nella sfiducia e nel pessimismo, questo non ci fa vedere possibilità alcuna di luce di questo tempo, questo paese, questo mondo o questo o altro governo esistente o possibile. Non serve restare rinchiusi nel lamento, nel gusto quasi masochistico di sentirsi vittime magari intelligenti ma impotenti.

Abbiamo bisogno di crescere confrontandoci con l'intelligenza che deve rendere possibile uno sviluppo che passi attraverso conflitti sani e sane discussioni.  La mente è all'origine di ogni esperienza che facciamo nel corso della vita. Quando noi cambiamo la direzione del nostro pensiero, di conseguenza muta la nostra esperienza. I futuri immortali spero che ne tengano conto.

Qualsiasi nostra percezione, se consapevole, il potenziale creativo che ne scaturisce nel pensiero e nell'azione è potentissimo. La consapevolezza è quindi un grande potere che ci permette chiarezza di visione e obiettivi, la motivazione fa il resto per tutte le cose importanti della nostra vita. In questo modo, anche gli ostacoli diventano opportunità. Questo è un processo, che in psicologia si chiama ristrutturazione cognitiva. 

Indipendentemente dal caos che ci circonda, se riusciamo ad avere una chiara intenzione e attenzione di ciò che si coglie, e se il nostro obiettivo da raggiungere è chiaro, questa chiarezza, ci permette di vivere un'esperienza che riesce a farci mutare il significato delle cose in modo efficace. A conti fatti, questo è un altro motivo per cui il caos della vita attuale può e deve essere visto come una risorsa. 

Sarò senza dubbio un uomo primitivo e non so se del futuro, ma per quanto mi riguarda, a me piace più la saggezza del generale romano del post venticinque.