La libertà economica è la condizione necessaria della libertà politica. (Luigi Einaudi)
Nella nostra epoca, non sono poche le contraddizioni da tener conto. In economia, diceva Galbraith, che nella società opulenta non vi è tanta differenza tra necessità e lusso. Contemporaneamente, la nuova povertà diffusa nelle moderne società, dimostra diverse contraddizioni e strani percorsi per quanto concerne le priorità di spesa. Grazie alla tv, ai media in genere, inclusi smart phone, ecc., tutti possono vedere cosa sia la fame nel mondo e le contraddizioni dei paesi cosiddetti ricchi.
In politica, l'eletto è sempre più un link non al servizio di chi gli ha dato mandato, e la politica in sè perde sempre più ruolo e centralità, per ciò che concerne il condividere spazio, cultura e valori comuni. Il mondo prende nuove configurazioni geopolitiche; mentre alcuni popoli si fanno spazio per il godimento del benessere fino ad ora a loro escluso; divampano mini guerre continue e dilaga la psicosi del terrorismo internazionale. I paesi in via di sviluppo sono sempre più massacrati da guerre e fame, in tanti scappano dove possono e come possono in luoghi sempre più inospitali.
La gente un po' ovunque, spesso sentendosi sola, tenta nuove vie per nuove percezioni di una diversa dimensione sociale, tra tentativi vari, scopre nuove forme di amicizie e tante diverse solitudini. I flussi di migrazioni aumentano nelle incertezze economico sociali. Per fortuna però, il mondo non sembra ancora preso dalla follia di qualche esaltato ... bene o male la nave ancora va. Non esiste un governo mondiale, ma le prove generali ci sono tutte per crearne le basi.
Basti pensare ai "link" possibili tra ministeri di vari Stati; alle impronte digitali per i nuovi passaporti; alla moneta che diventa sempre più virtuale nel tempo; ai politici che esistono ancora a livello nazionale, ma che sempre più nel tempo, contano meno che nulla; se poi costoro non sanno neppur tener conto di una visione mondiale delle cose, e senza per questo, perdere mai di vista il particolare ... ma di una nazione però, allora non c'è rimedio al peggio. Oggi ad esempio, man mano nel tempo, in particolare dalla rivoluzione francese in poi, la nazione Europa, ha molti problemi di integrazione delle sue province chiuse ognuna nel proprio piccolo mondo, mentre le popolazioni invecchiano, anche culturalmente.
Nell'era moderna, in ogni luogo di ogni qualsivoglia comunità piccola, media o grande del pianeta, ognuno cerca una vita dignitosa difficile da trovare per i più. Aristotele diceva che la dignità non consiste nel possedere onori, ma nella coscienza di meritarli. Ma di questi tempi la dignità non è solo questione di onore, poiché a volte essa è in conflitto con la coscienza che ha bisogno di continui aggiornamenti, fosse solo per questione di sopravvivenza. Non bisogna perdere la rotta ma non è facile, dove la cultura del furbo è sostituita spesso da quella dell'intelligente o del saggio, persona quest'ultima sempre più rara. Non solo, Per sopravvivere poi ... mio Dio di quante cose inutili a volte esige ormai la vita.
La dignità nel tempo, comunque sia, è un termine che come sempre continua a non avere un plurale, pertanto, ciò vuol dire che essa è sempre un fatto dipendente dall'eticità della singola persona ?
La dignità è strettamente legata ad un potente sentimento di uno o più valori di base, che hanno grande importanza morale, e determinano le azioni della vita. Ritenendo ognuno di noi questi valori importanti, si fa di tutto per tutelarne la loro salvaguardia e conservazione.
Tale dignità è quindi senza dubbio sempre legata anche al proprio onore, ma ormai siamo impregnati di una cultura dove sempre più andiamo alla ricerca di onore senza coscienza per meritarlo. Cadiamo quindi, proprio nell'errore che Aristotele tanto si raccomandava di evitare.
Per tutto ciò, non si può certo negare a questo punto, che anche l'autostima deve avere una sua valenza di non poco conto affinché tutto sia in armonia. Ma le circostanze e i fattori esterni, hanno il loro peso specifico, e questo non è poco nell'evitare errori nelle cause ed effetti di ogni azione
Allora, visto che l'attuale società non offre grandi esempi di moralità (che non sono i diffusi moralismi), ognuno di noi, deve da solo saper trovare cosa fare per coltivare autostima attraverso una cultura della consapevolezza permanente del qui e ora. Ciò è possibile trovare momenti per sé tra i vari continui rumori, contattando i propri valori, per cercare di non perdere mai la dignità.
Questo, indipendentemente dai fallaci numerosi esempi negativi che ci circondano e che vanno per la maggiore. Ne va la nostra identità personale, lo sviluppo consapevole del proprio "io", e quindi di conseguenza, della nostra società a cui siamo legati. Credere nell'interdipendenza, vuol dire credere in un processo attivo della singola persona, ... per quello che può ... ma dalla singola persona però può avvenire la dignità. Come abbiamo detto, non esiste il plurale di questa parola.
Il termine dignità, oggi invece assume un significato sempre più nascosto e vago, nonostante la sua naturale potenza. Fa parte del non detto e dialoga in silenzio con la coscienza quando si cerca e se si cerca di contattarla. A volte tutti la vogliono, ma rari sono coloro che l'apprezzano per quello che essa è, come linea guida nella vita. È sempre più faticoso agire con dignità.
Spesso sono più i suoi contrari a prendere forma. Se dignità vuol dire decoro, rispettabilità, onorabilità, stima, decenza. Oggi essere indegni e senza vergogna è più normale ma non se ne parla. Se dignità vuol dire rispetto, onestà, moralità, serietà, correttezza; disonestà e scorrettezza sono più diffuse. Un'estensione della dignità potrebbero essere compostezza, fierezza, contegno, orgoglio, nobiltà. Ma quanta bassezza, volgarità e villania ci circonda? Attenzione. Essere troppi indulgenti con sé stessi non aiuta, crea solo più disordine mentale e sociale.
Alcuni semi della moderna coscienza sociale
In economia, mai una volta che una qualche profezia si fosse mai avverata. In particolare dalla rivoluzione industriale in poi, sono stati in tanti, in diverse culture e aree geografiche del nostro pianeta, gli economisti che hanno tentato di trovare la soluzione ideale per assecondare un benessere più o meno equo. Anche se taluni modelli macro economici teoricamente apparivano impeccabili, poi la cultura di ogni singola cellula delle diverse reti interconnesse di ogni società, ha fatto in modo che il corpo sociale abbia cancellato qualsiasi nobile valore iniziale, di fatto mettendo in crisi ogni buon proposito.
Tante grandi idee economiche, sono state dei fari, ma gli uomini nei loro egoismi, raramente sono stati degni nell'applicare con sensatezza i vari modelli. Tutte le grandi teorie in qualche modo hanno cercato di giustificare le loro ragioni, ma tutte cadono, si rinnovano per poi tornare ad essere di nuovo obsolete.
Tutto è in perenne movimento e bene e male sono un'unica energia che trasforma ogni cosa. Per uno Stato, i nemici di un tempo non sono più tali. Forse però non sono ancora amici del tutto, ma di sicuro essi sono ora stati sostituiti da altri nemici un tempo neutri o addirittura amici. Questi sono i giochi strani dei vari eventi e percorsi che prende la storia. Addirittura concetti un tempo chiari oggi neppure loro hanno più motivo di essere tale.
Come definire oggi il comunismo cinese ad esempio, che tra l'altro compra gran parte del debito americano (oltre tre trilioni di dollari)? Questi due colossi mondiali, erano nemici ideologici, ora cosa sono, ... forse non del tutto amici, o nemici in modo diverso?
Cosa producono quegli Stati dove il loro benessere è dato quasi esclusivamente dalla ricchezza dovuta al fatto di essere paradisi fiscali? Tante grandi imprese ricattano governi in vari modi, abbassando notevolmente i loro costi fissi in questo modo. Costoro, creano in tal modo concorrenza sleale verso chi, indipendentemente dalla qualità del suo prodotto, non ha quel tipo di potere. La piccola e media impresa è strangolata da più parti prevalentemente sia per fattori esterni, sia culturali per ciò che serve nel nuovo mondo. Qualcuno mi spiega per favore cosa vuol dire libero mercato? Libero per chi?
Nel novecento, per quasi un secolo il comunismo ha combattuto il capitalismo, ma solo dopo il suo miserevole inevitabile crollo, si è manifestata in tutto il suo splendore l'imperfezione e varie debolezze strutturali del neo capitalismo sempre più dipendente dalla finanza, che addirittura ha creato varie "classi di capitalisti", e con l'avanzata continua della robotizzazione, ha cancellato sempre più man mano nel tempo, la vecchia e obsoleta "classe operaia" di un tempo.
Abbiamo non imprenditori che producono attraverso grandi strutture multinazionali e che fatturano più di tanti PIL di vari Stati. Abbiamo famiglie di capitalisti che condizionando le politiche occupazionali di vari governi disequilibrano il cosiddetto libero mercato di vari settori e società. Vi sono quelli delle piccole e medie industrie che sono schiacciati da banche e governi. Non abbiamo ancora finito.
Sempre più sono quelli che prediligono esclusivamente i mercati della finanza. Abbiamo poi i cosiddetti "capitalisti" dipendenti da appalti pubblici, o semplici conto terzisti. Non mancano coloro che vivono di rendita per passate "virtù". Una quantità infinita di partite IVA, pensano di essere addirittura dei professionisti di qualcosa non sempre ben definibile, ma il vero è che a suo tempo, sono nati per diminuire le statistiche dei disoccupati e ... via così. Tutta gente che nel tempo, avrà sempre più con problemi e obiettivi diversi con i quali fare i conti.
La socialdemocrazia nel grande conflitto tra capitalismo e comunismo, nasce con k'intento di apparire equa. Ossia la giusta via di mezzo, ma anche qui, grande è stata la confusione quando la cultura non rispondeva adeguatamente a quelle leggi etiche di base. Vedi ad esempio i governi spreconi che con la scusa delle politiche keinesiane (che hanno precise logiche ed equilibri spesso trascurati) hanno disintegrato intere società per buchi scopi elettorali.
Ora c’è bisogno di continuo e permanente difficile equilibrio da trovare, e si brancola chiaramente nel buio. Qualcuno ora potrebbe perdere qualcosa e nessuno vuole essere naturalmente il primo. Voglio essere ottimista e propositivo, e quindi dico che lo scambio dialettico tra Stati, anche dopo la caduta del muro, e il confronto tra le parti sociali in ogni Stato, per fortuna non si è acceso di violenza, e più di una volta (tranne che in Italia, culla del mondo illusorio), ha saputo trovare intelligentissime soluzioni; ma tuttavia ancora non ci siamo e il lavoro fatto non è sufficiente.
Inutile querelle
Con questi scenari di riferimento, le querelle politiche sono molto meno adeguate di quando sembri, spesso esse sono solo funzionali a distogliere la gente dai veri problemi, e a dividerli inutilmente per la fede di una fazione o l'altra. Tutte cose che chiaramente si fanno solo per meschini e piccoli motivi per nulla degni di nota. Tra l'altro poco hanno a che vedere con le grandi ideologie di un tempo, e ancor meno hanno a che vedere con le nuove complessità e opportunità che il nuovo mondo offre.
Molto spesso, per rendere tutti felici nel breve termine per scopi elettorali, coloro i quali si sono dati da fare a mettere in piedi qualche idea politica più o meno originale, successivamente, le delusioni hanno seguito a breve le illusioni.
Io vedo che indipendentemente dai grandi ideali, solo scienziati, alcuni particolari imprenditori e tipologie di vari lavoratori e artisti, senza pretendere di essere grandi modelli, giorno dopo giorno, sono stati finora gli unici veri attori che hanno contribuito al nostro miglioramento in modo costruttivo.
Ma questo è pericoloso, non basta, perché lascia un vuoto di guida ai popoli che sono ancora un'entità astratta. Non a caso la solitudine e l'insicurezza sono sempre più imperanti. Non includo qui le religioni, che hanno le loro colpe riguardo le discussioni perenni del giusto e l'ingiusto, con tante contraddizioni e opportunismi di non poco conto. Poi, fino a quando esse, non smetteranno di contrapporsi su quale Dio sia il migliore, difficilmente vi potrà essere equilibrio e ogni tipo di pace, etica e bene socio economico diffuso come predicano in giro.
Sopra tutti, forse, stimo a volte solo appena un po' più gli scienziati, i quali, giorno dopo giorno, scoperta dopo scoperta, tra un'invenzione e l'altra, tra conflitti, fallimenti, scontri, illusioni, errori, gogne, roghi, esaltazioni, follie, scomuniche e anatemi, sono quelli che più di tutti, hanno fatto cose concrete per il miglioramento della vita portando contributi notevoli sulle problematiche della vera conoscenza. Non vanno esaltati, ma stimati almeno loro, questo si.
La democrazia diretta potrebbe essere la logica conseguenza, servirebbe a responsabilizzare e agire con maggiore consapevolezza a partire dalle piccole cose e dalla ricerca di soluzioni che partano da piccole e periferiche istituzioni (concetto di sussidiarietà). Tuttavia, tanto per non perdere tempo in teorie, ciò ancora a molti poteri forti non conviene, e concretamente, la gente non saprebbe come gestire tale idea, a causa del basissimo senso civico e cultura specifica adeguata.
In ogni società, fin dai primi anni di studio, indipendentemente dalle future specializzazioni, attitudini e interessi e oltre quanto di base già si fa, ci vorrebbe tanta più "educazione civica" come una voltaji si chiamava. Ma si sta perdendo tanto tempo prezioso, alcune nuove generazioni hanno già perso il treno, quelle successive ancora, sono al momento circondate solo dal vuoto più assoluto. Non basta, loro non sanno ancora, che hanno debiti non da loro contratti da pagare, e non si bene a chi e perché. Ottime prospettive! Altro che democrazia diretta.
Quanto accaduto, cinicamente parlando, dimostra che bisogni e motivazioni, devono essere ancora indotte e rese raggiungibili almeno teoricamente, altrimenti si rompe tutto il giocattolino e almeno al momento, si passerebbe solo dalla padella alla brace.
La cultura. Solo una cultura sempre più allargata e seria che si evolve basandosi sul bene diffuso, senso civico e riconoscimento dell'interdipendenza, può portare pace e minore ingiustizia lentamente nel tempo. Solo che la cultura però, è un investimento nel lungo periodo.
Il processo è quindi lento, a causa sia di una sana pigrizia dei più, e tanto, ma tanto, per disinteresse dei pochi potenti che non hanno tanti motivi di proporsi come classe dirigente con lo scopo di propagandare contenuti e giusto appeal, al tema democrazia diretta. Non sono mica idioti. Ai pochi potenti in particolare, a loro non conviene affrontare le cose in questo modo, potrebbe mettere in discussione tantissimi privilegi acquisiti e capitali accumulati. Il tema è quindi delicato da affrontare. I pochi potenti sono davvero pochi, non hanno leggi e Stati a cui rendere conto, e non sono certamente i piccoli e medi imprenditori. Non sono neppure aziende che operano a livello nazionale.
Maggiore è l'ignoranza o peggio ancora una cultura appena giusta per desiderare e non pensare, tanto meglio è per questi famosi pichi, che però, possono essere ben individuati. Ad esempio, se si dovesse tornare all'idea che le banche dovrebbero tornare alla loro naturale funzione, e fare in modo che la finanza rientri nei ranghi, per come sono ora incasinati tutti gli istituti di credito del mondo e le leggi in vigore, cosa potrebbe accadere non oso immaginare.
Se ad esempio si dovesse iniziare a prevedere che manager di Stato e anche di aziende private costano molto per il bene che rendono, il conflitto sociale potrebbe presto tornare ad essere un tema di nuovo in auge. Un gran casino insomma.
Sono tantissimi coloro che per nulla e non si sa sempre per cosa straguadagnano. A parte i classici politici o i membri di strani cda di tanti enti che esistono, sono moltissimi anche coloro che non hanno un vero senso funzionale e produttivo allo sviluppo reale dell'economia di ogni piccola e grande comunità di uno Stato.
Se si inizia a pensare che troppi sprechi sono dovuti alla mancanza di investimenti seri e programmati in automatizzazione dei processi produttivi, cosa accadrebbe negli apparati burocratici dello Stato e anche delle grandi imprese? Il dollaro americano, con l'euro, lo yen e in particolare con le monete degli Stati emergenti che ruolo ha oggi? Se nascesse una moneta unica mondiale, cosa fra l'altro non del tutto improbabile, cosa accadrebbe? Per il momento mi fermerei qui altrimenti chiudo tutto e vado al cinema o a farmi due passi in montagna, ma fuori piove.
La sensazione è che tutto cambi in modo che nulla accada, perché si è paralizzati, non siamo in grado di avere una visione d'insieme. Il timore è che qualcosa possa cambiare in peggio, e con la paura del disordine, non è detto che possa nascere un nuovo pericoloso subdolo totalitarismo. Per lobby e centri di potere vari, questi sono argomenti tabù, e da soli non sapranno trovare soluzioni contro di loro.
Per persone, famiglie, micro e piccole imprese, regna intanto paura, e la giustizia è un’agognata chimera che neppure si sa come trattare più neppure da un punto di vista teorico e filosofico. Per il momento tutto ancora regge, perché in fondo, infondo, ognuno nel piccolo, ha ancora qualcosina da perdere e quindi ... meglio fermare il mondo.
Non credo che serva a granché vivere di concetti di solidarismo troppo ideologici e astratti. La società civile dovrebbe saper esprimere una classe politica capace di saper dare risposte adeguate su temi precisi. Ad esempio cosa fare con una finanza troppo influente sull'economia reale, e con una globalizzazione troppo spostata a favore delle multinazionali?
Pochi della nostra cosiddetta classe dirigente saprebbe affrontare questo tema in modo non dico illuminante, ma almeno convincente. La politica è un continuo scontro di lobby e spesso personali per interessi contrastanti e nulla di più. Ma gli interessi di tanti in ogni schieramento, addirittura loro, iniziano a vacillare e a non essere più stabili.
Per questo motivo, il problema di chi si conquista un posto di potere (anche se parte agli inizi con scopi apparenti più o meno nobili, ma ciò è sempre più abbastanza raro) prima o poi, se non in possesso di una solida coscienza della funzione che deve avere nel ruolo che si è andato a cercare, il suo scopo ultimo, resta solo quello di capire come meglio navigare in questo mare sempre agitato. Chiaramente, più per il bene che ora ha acquisito e che non vuol più perdere, che per altro.
Queste persone dedite alla politica, godono di sentirsi utili, ma in realtà c'è solo da considerare che al momento questo virtuale rappresentante del popolo, è spessissimo solo un alto costo e a basso contenuto, non pochi coloro che seriamente cercano di dare il meglio di sé, ma con quale visione e quale progetto effettivamente realizzabile attraverso un programma?
Oggi abbiamo bisogno di una cultura che sappia far emergere una pluralità di vari piccoli e medi statisti preparati nel saper gestire le varie cose pubbliche esistenti per il bene comune. Questi però, devono saper vedere nel lungo periodo e non nel breve mandato che debbono ricoprire. Questo è un problema, non abbiamo ancora questa cultura. Non solo, in ogni nazione ormai, in particolare in Europa, nessuno da solo può decidere per il proprio paese come era in passato. Questa nuova firma di interdipendenza imperante tra Stati, non può avere mediocri in ogni squadra.
Cultura, sensibilità e senso della missione, non guastano all'etica del politikós che come abbiamo detto, ha sempre un progetto tradotto in programma trasparente e visibile, ma sa anche essere sensato ed equilibrato nelle situazioni di imprevisti o calamità.
Sono convinto che molto del casino politico che ci ritroviamo sgomenti a osservare in Italia, sia dovuto alla nostra pessima tradizione composta di un élite di rarissimi statisti, di una discreta moltitudine di mediocri politici, di una considerevole massa di politicanti di basso rango. Una rete poco male direi! Non solo, il nostro capitalismo, in rare occasioni si é mostrato all'altezza di quello mondiale. Lo Stato, per ricchi, classe media e poveri, è stato visto in modo diverso come una vacca da mungere. La vacca sta morendo. È vecchia e stanca. Di più non può per l'egoismo umano.
Come affrontare una politica industriale che sappia tener conto anche delle infrastrutture che servono allo sviluppo dell'automazione della produzione, ma che sappia creare però contemporaneamente sempre meno posti di lavoro, sbilanciando l'equilibrio tra ricchezza reale, ecosostenibilità e giustizia? Il libero mercato da solo, è un concetto obsoleto perché di fatti non esiste, e poi, non è adatto a dare risposte a tali temi.
Oggi la politica non può essere chiusa nelle proprie logiche di formule e alchimie. Bisogna che sia chiaro in che modo ogni cittadino debba sapersi percepisce nei suoi rapporti con il potere. I continui nuovi accadimenti, sono sempre più vivi sulla pelle di tutti, il governo, non è un qualcosa che può delegare a qualcuno che neppure sa cosa noi vogliamo e pensiamo su queste cose. Ma mentre "loro" fingono di non sapere, la gente non sa di non sapere, sognando che qualcuno risolva tutto per loro.
Non vi è via d'uscita, bisogna rimettere al centro l'economia derivante dal lavoro e non dagli algoritmi della scienza delle finanze; bisogna valorizzare e implementare una reale professionalità, e stimolare la libera iniziativa e il merito individuale, ma non per scaricarsi dalle responsabilità il problema della mancanza di lavoro. Far aprire partite IVA per poi dire che non c'è disoccupazione è un'offesa alle professioni e a chi si illude.




