Solo chi si isola da sé stesso e dal prossimo è veramente solo. (Nicola Abbagnano)
In giuste dosi giornaliere, la solitudine è più preziosa di quanto si creda, serve per non perdere la nostra identità, che spesso si disperde nell'incoscienza tra folla e rumori vari. In solitudine, a volte il suo silenzio è assordante, indecifrabile e colpisce l'umore usando le emozioni. Pian piano col tempo, imparando a riconoscerla, diventa altro e aiuta o porta nel baratro. Si manifesta di solito in maniera negativa con afasia, apatia o esaltazione cieca. Si manifesta in maniera positiva, attraverso silenzio, ascolto, uso consapevole della parola, serenità.
Nel corso della vita, indipendentemente da tutto, è tuttavia impossibile che non vi sia stato mai un momento in cui la nostra stessa individualità cerchi un po' di solitudine. Anzi a dirla tutta, talvolta pur sforzandosi ad evitarla, è davvero impossibile sfuggirle. La solitudine colpisce negativamente, con maggiore facilità, chi vive nella dimensione della timidezza, dell'ego, dell'apatia, o della paura.
Nell'intimo essere solo/a o sentirsi solo/a, è sempre un grido silenzioso che coinvolge delusione, frustrazione o coscienza elevata negli ambiti dell'amore, dell'amicizia, del sociale, del denaro, o del potere. Più diffusamente, si manifesta per qualcosa di doloroso scaturito da relazioni disfunzionali che si hanno con altri, o da una perdita di una persona cara. La solitudine è sempre una fine di qualcosa, una crisi, una rivisitazione o un disturbo della relazione con una o più persone.
Quando sopraggiunge può anche essere per qualcosa che in noi è morto, e qualcosa altro sta sbocciando ma non ancora in una sua nitida forma. In talune circostanze, se presa con equilibrio, aiuta a valutare il nuovo con lucidità, chi e cosa amiamo, e la nostra visione del mondo.
La vera solitudine di ogni esistenza, la si riconosce sempre all'inizio della vita quando si nasce, e alla fine della stessa, quando si sta per esalare l'ultimo respiro prima della'abbandono di questo corpo. Queste in assoluto, sono le vere profonde solitudini che non possono essere eluse da nessun tipo di intelligenza, astuzia o sapienza umana. Tra il primo e l'ultimo respiro, le solitudini che vi sono nel mezzo del cammino di un'esistenza, sono tutte create da fattori mentali. In tali circostanze le conseguenze possono essere o azioni che portano a escludere gli altri, o comportamenti che fanno in modo da essere esclusi dagli altri. Le cause di ogni solitudine, possono essere oggettive, soggettive e di profonda consapevolezza meditata.
I fattori oggettivi
sono quelli che la mente crea con la complicità attiva del mondo esterno al proprio sè. In questo caso, abbiamo la solitudine che scaturisce da condizioni che sorgono per sopraggiunti problemi di salute, per condizioni di povertà acquisita a causa di eventi vari, abbandono, perdita di persone care, separazioni, status di ricchezza vissuta in modo controverso, guerre, imprevisti, anomia sociale, disavventure, incidenti e disgrazie varie.
Tutto quanto sopra riportato, sono ritenuti fattori che si percepiscono come prevalentemente esterni alla propria persona, e quindi non dipendenti solo da sè stessi e dai propri comportamenti. Errate o correte che siano le analisi che il soggetto fa della sua solitudine, in questi casi, sono gli altri che non capiscono, o sono gli eventi esterni ad essere accusati come fonte primaria del ritiro.
I fattori interni
sono più intimi o esistenziali di solito generici. Vissuti passivamente senza volontà di uscirne davvero. Riguardano il mondo dei propri segreti più o meno nascosti. In questo caso la mente si concentra sugli stati d'animo, e gioca con le emozioni, socchiudendo la porta al mondo esterno che diventa secondario per il corso della propria vita. In tal modo, la persona elabora seghe mentali o complicati costrutti difficili da seguire per altri. Adolescenza e vecchiaia, sono senza dubbio i periodi più a rischio dove è facile cadere in questo precipizio.
Talvolta in questi casi, quando cioè sono i fattori interni la causa, non manca chi ha visioni della vita che per motivi vari, non pensa di poter comunicare o condividere qualcosa di importante con altri. Questo solitamente accade per tre ordini di motivi. 1) perché si generalizza con frasi del tipo vorrei ma non posso, nessuno mi ama, nessuno mi apprezza, sono tutti incapaci, cattivi ecc; 2) perché non si vedono mai i propri errori comportamentali; o infine, 3) per il fatto di trasformare continuamente la realtà a proprio piacimento, fino a creare una lenta e insinuante subdola solitudine.
Fattori di consapevolezza meditata
I fattori terzi della solitudine, quelli di chi volontariamente si ritira per motivi più profondi, la mente prende spunto dalla volontà e dalla coscienza che si espande. In questo ultimo gruppo, la persona decide di intraprendere percorsi per fare pulizia delle proprie seghe mentali accumulate nel tempo. Lo fa impegnandosi in ritiri volontari per riflettere su fatti ed eventi personali, familiari ecc.; o si ritira per una ricerca di una propria dimensione spirituale; o lo fa con un impegno a trovare maggiore armonia ed equilibrio con la propria intimità e il mondo esterno.
Dinamiche della solitudine nei tempi moderni
Nel periodo storico dell'era contemporanea, la solitudine oggettiva non è la medesima di sempre. Nei nostri tempi abbiamo varie sfumature di nuova solitudine, che in particolare si manifestano nelle grandi metropoli. Queste solitudini sfuggono alla coscienza, perchè indotte fin da bambini da bombardamenti dei media che fanno concentrare sui desideri più che sui bisogni. Tutte cose queste, che fanno sentire inadeguato/a, o predispongono alla superficialità delle relazioni di ogni genere.
Le passate solitudini di un tempo, rispetto a quelle di oggi, stanno nel fatto che in questa epoca ... si potrebbe restare soli nell'anonimato più facilmente, mentre gli "altri" indaffarati dalle corse della sopravvivenza, potrebbero anche dimenticarti. Chiamasi anomia metropolitana ed è strettamente legata con una visione della vita finta e ipocrita.
La solitudine diventa grave, quando arriva agli estremi e diviene causa della depressione, o forte motivo di base per una creazione di vuota personalità abilitata ad esaltare insensibilità, cinismo, mancanza di empatia, e tutto ciò che porta a valorizzare solo il cieco ego.
Richiedendo una profonda capacità di analisi introspettiva, la solitudine aiuta tutti, e se utilizzata bene, proietta verso azioni concrete di soluzione dei problemi. Purtroppo però, questa è una cosa che in questa società veloce, confusa, basata sull'apparire e poco propensa ad approfondire i fatti, sta facendo diventare tutto sempre più difficile, non agevolando la giusta attenzione e profondità.
Oggi la vera solitudine, sta nel fatto che si fa di tutto per prevenirla o trovare cosa inventarsi da fare, per distrarsi da essa. Spesso, addirittura ci si sente soli in maniera immatura, temendo ogni forma di contatto con le macerie in noi stessi che non sappiamo come gestire. In tali casi, lo si fa andando a braccetto con la dimenticanza di noi stessi. Privilegiando la solitudine rumorosa delle folle anonime, o ricercando amicizie spesso solo specchio di illusioni condivise e senza contenuti, non si è mai soli, ma si crea però un vuoto non solo sociale
Sono profondamente convinto che comprendere la propria solitudine possa aiutare a conoscere veramente se stessi e a capire che cosa ci aspettiamo dagli altri e dai nostri rapporti con loro. Non solo, serve anche a far capire cosa ognuno può fare per se stessi e per altri. Questi fattori sono la base di ogni equilibrio, e aiutano uno sviluppo consapevole di una intelligenza emotiva e sociale.
Ho sempre creduto che la solitudine, in particolare in certi momenti dell'esistenza, può offrire continui stimoli per nuove prospettive. Ma osservando in solitudine quel che mi circonda, vedo una diffusa propensione a credere vero ció che è finto, e fingere di non vedere quello che realmente c'è: solitudine inconsapevole teleguidata, dove la dimenticanza la fa da padrona per comodità e pigrizia. Tutto ciò, sta allenando la società, piegando la volontà e la dignità.
Le conoscenze non sono relazioni di valore, ma sono il valore predominante a sfavore della conoscenza per agire in consapevolezza per il proprio e altrui bene
Solitudine in società
La società contemporanea, la solitudine estrema, non di rado la favorisce anche per le architetture della città. Cosa pensare ad esempio dei quartieri dormitorio? Non è un caso che le abitazioni di maggior valore siano sempre dentro o in prossimità di aree con particolari configurazioni che agevolano forme di aggregazioni sociali. Cosa altro è o era la piazza? Cosa erano i cortili di un tempo? I parchi pubblici nei vari quartieri? Tutte cose che ultimamente o non esistono più in senso positivo, o peggio ancora, hanno perso la loro reale funzione d'uso. Questo almeno nei paesi latini e mediterranei.
Oggi il problema è il contrario, essendo spesso soli tra la folla, ognuno immerso nella sua solitudine, è costretto a recitare una parte per far capire che tutto deve sembrare bello ed eterno. In questi casi, questa è la peggiore solitudine. Se sei di fatto solo/a, ma senza essere in rapporto con la tua intimità, allora si che l'ansia di fare qualcosa apparentemente utile e importante, porta fuori strada.
Se e quando accade un fatto del genere, è solo perché si è troppo immersi nei rumori e nella ridondanza delle voci senza parole dove i significati importanti sfuggono o diventano solo quelli di valere perché si possiede qualcosa in più o più di moda di un altro.
Ad esempio, le continue informazioni che spesso sono trasmesse dai media, oggettivamente se le si vive con la sola emotività, queste portano ad alimentare solo paura, disagio e senso di impotenza, o in alternativa, portano a desiderare giusto ció che non si ha. Tutte cose che sono le vere compagne indiscusse della solitudine. A cosa serve ciò?
Crisi economica, aziende in difficoltà, immigrazione, conflitti politici lontani dai problemi della gente, finanza irresponsabile ecc ecc, trasmesse e diffuse senza essere accompagnate mai da proposte e iniziative possibili, credibili, concrete e autorevoli, creano solo emozioni negative, paura e alimentano solitudine maggiore. Ci servono questi mestieranti? Perché esiste questo modo di fare informazione pubblica? Solo per il dio audience che porta più messaggi pubblicitari e sponsor.
Questo piccolo fattore, a persone particolarmente sensibili e condizionati dal clima sociale, fa solo loro capire, che si sta perdendo il controllo del cavallo in corsa. È informazione questa che ci sbattono in faccia? Serve a migliorare qualcuno o a prendere forza per agire positivamente? Non sembra.
In tali circostanze qui esposte, chi è in salute e può fare qualcosa o si sente sicuro economicamente, si chiude in sè per paura di essere trascinato in un vortice di guai. Chi no, per qualche motivo di salute, per età avanzata, o fattore di disagio economico, è già nel vortice. I secondi, aumentano giorno per giorno sempre più, ma fanno fatica a riconoscersi come "nuova classe nascente a sè". Questa solitudine indotta, si basa sul mettere in crisi la dignità delle persone.
Bisogna evitare di informarsi sul mondo con i soli mezzi di massa, evitando in particolare tutti coloro che non approfondiscono l'informazione in modo trasparente. Sperando però, che non sia già troppo tardi. Quanti sanno fare sempre questa distinzione di come passano i messaggi in modo consapevole? Quanti ormai hanno più familiarità con l'informazione emozionale percepita come antidoto alla solitudine? Quanti pigri abbiamo in ogni comunità?
Distrazioni ve ne sono e come per non fermarsi a riflettere, questo lo sanno bene anche i professionisti della comunicazione di massa che addirittura, per mestiere, l'agevolano. Il loro lavoro consiste nel presentare il bello "dell'avere" per distogliere dai contenuti veri del significato delle cose legate "all'essere". Essi quando devono convincere qualcuno di qualcosa o su qualche prodotto, non vogliono che tu pensi, vogliono semplicemente che tu desideri, speri o sogni ad occhi aperti.
La cosa divertente di tutto ciò? Che in tal modo stimolando i consumi, si evita il peggio del disagio sociale ed economico del Paese, e non peggiora la situazione occupazionale. Per ironia della sorte, proprio questo riduce disagio e permette a più persone di evitare emarginazione sociale.
La socializzazione e la politica possono concorrere a questa fuga dalla libertà. Come vincere la solitudine e trovare nuovi amici è un mercato fatto di luoghi, libri, consulenze ecc. La verità è che solo avere delle relazioni gratificanti con gli altri può portare una vita felice e piena di soddisfazioni. Ma abbiamo ancora questa pazienza, perseveranza e maturità?
Molte ricerche condotte nell'ambito della psicologia sociale, hanno evidenziato che chi ha una vita affettiva e relazionale soddisfacente, non solo è molto più felice, ma ha anche un salute migliore e vive più a lungo. Ma nel frattempo, anche le forme di socialità sono cambiate strurralmente, e alcune si mescolano con le tradizionali. Eppure, non basta. Nuove forme di solitudine e di socialità prendono forma, e volendo, possono dare nuova linfa. Ci riusciremo?
Clicca qui: la nuova fonte ispiratrice
Il paradosso della nostra società: si parla di solitudine, ma viviamo nell'era della comunicazione globale. Il web ci permette di contattare in un solo istante chiunque in qualsiasi parte del nostro pianeta. Con internet si può fare qualunque ricerca e si può perdere tempo in mille modi, tuttavia, si possono anche trovare nuove amicizie, si può partecipare ad un forum, si può vedere il mondo in una stanza per aprire cuore e mente. Ci si può aggiornare su tutto in maniera approfondita e pluralistica a costi irrisori. Attenzione. Ciò che accade di conseguenza, dipende solo da quello che si crede. In questo mondo, ormai per ogni cosa da sapere ... basta un clic.
La società nella quale viviamo, è sempre più l’espressione di una cultura che é conseguenza di un processo economico di un capitalistico maturo. Ora più che mai, tocca all'uomo essere in sintonia con ciò che pian piano ha creato. Oggi per esempio, grazie alla rete, con pochi clic, possiamo anche capire meglio la nostra evoluzione, consultando siti specializzati di ogni cosa, anche quelli che ci permettono di leggere i comportamenti sociali e dei consumi. Un tempo, tali informazioni erano privilegio di pochi, o necessitavano approfondite ricerche e tanto tempo.
Proprio dagli andamenti dei consumi, addirittura oggi in breve tempo, possiamo avere dati e riflessioni in più, per capire meglio dove stiamo andando e in quale scenario ci muoviamo. Esatto, è così. Il consumismo come stile di vita, è così presente sul web, che addirittura, può essere considerato una variabile in più, per capire meglio sia la struttura della società, sia le dinamiche della sua mobilità. Studiare i consumi quindi, non serve solo al marketing, ma aiuta anche la sociologia, più di quanto finora abbia fatto. Basta qualche clic!
Tantissime ricerche di aziende specializzate, offrono molti momenti di riflessione. Il connubio politica/consumi, è un qualcosa che più di qualche politico inizia da tempo a tenerne da conto. Gli andamenti e le storie dei consumi, ci dimostrano non pochi elementi sostanziali riguardo i differenti aspetti sociali e antropologici. Basta un clic e la solitudine si mescola alla massa virtualmente.
Pensiamo un attimo a come ad esempio, attraverso la rete, sempre di più, il consumatore per i suoi fabbisogni, stia acquisendo un maggiore potere e più forza contrattuale assolutamente inesistente in passato. Ma questo tuttavia, non vuol dire alimentare e far nascere nuove forme di solitudine, questo vuol solo dire che nel nostro dna qualcosa inizia a cambiare negli ambiti delle relazioni.
Le tecnologie sono nuove opportunità da non temere, ma sicuramente però, da da saper governare individualmente. Per far questo, se non si vuol solo essere semplici utilizzatori visti come passivi acquirenti, è importante una nuova visione della propria vita, della democrazia, e la volontà di superare la cultura dell'individualismo fine a se stesso. Bisogna agire in tutte le aree del convivere, nella scuola, nella formazione per adulti, nell'educazione in tutte le sue forme.
Non poco sta accadendo, se solo consideriamo come rapidamente sta cambiando la famiglia, il modo di vivere lo spazio nel proprio quartiere o paese ed il lavoro anche come luogo di socialità. È importante essere capaci di trovare modi funzionali per uscire fuori da situazioni d'instabilità e d'incertezza.
Abbiamo bisogno di un nuovo codice morale di convivenza che continui a mettere l'uomo al centro in modi diverso da come é stato finora, e facendo in modo che ció che l'uomo si é inventato, ora possa anche essere gestito da tutti per trovare nuove forme di armonie.
Non dobbiamo sentirci parte dell'automazione, dobbiamo imparare a capire che tutto ciò che l'uomo crea, proprio perché da lui creato, da tutti (e qui il vero problema) deve essere governato come semplice tecnologia a servizio della socialità o della solitudine consapevole.
Le relazioni sono possibili ancora come sempre, non sono regolate da nessun ordine automatizzato esterno. Possono solo migliorare per farci migliorare. Si sta assistendo solo ad una semplice rivoluzione nel modo di vedere la vita, anche attraverso un clic.
Basta saper vedere ed ascoltare come i social network ad esempio stanno cambiando lavoro e amicizie. Chiaramente, come tutte le cose dell'umano, ... ogni cosa bisogna saperla vedere nel bene e nel male. Tutto qui. Attenzione, la politica ormai da anni ci tratta da consumatori delle loro panzane.
Ormai da anni non abbiamo più una politica in senso nobile del termine, perché tutti per essere eletti guardano solo sondaggi e "sentiment". Oggi attraverso i sondaggi si sa cosa vogliamo, ci fanno sentire quello che vogliamo e in tal modo fanno quello che vogliono!
Se la realtà é la proiezione di quello che noi crediamo. Ma noi cosa crediamo? Si sa che se ci sentiamo forti, la mente elabora concetti propositivi e creativi per trovare soluzioni e fare scelte adeguate. Se facciamo al contrario, la mente invece si impigrisce. Il problema è che, qualunque si creda, quello è la realtà. Qualunque cosa ti facciano credere, visto che lo si crede, quella è la realtà.

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