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domenica 19 gennaio 2014

37 - i politici non hanno colpe

In democrazia nessun fatto di vita si sottrae alla politica. (Gandhi)

    

Dalle considerazioni sulla società alla politica, il passo è breve. Tuttavia non intendo cadere in questa trappola, e non penso di trattare questo tema, per più di un paio, massimo tre post. L'argomento però, non può a questo punto essere tralasciato, il tema è un percorso poco avvincente e pernicioso, ma alcune cose vanno ben chiarite.

In democrazia, è cruciale saper decidere con consapevolezza chi si elegge a rappresentare una comunità. Da chi si vota, dipenderanno poi le leggi da rispettare e l'esempio di un modo d'essere che bene o male si segue. Il politico, piaccia o meno, è uno specchio di quello che è il Paese. In particolare verso gli stati esteri, egli è la cultura in pillole che si muove e negozia.

Più in generale, tutti i parlamentari sono un campione rappresentativo che incarnano l'essenza di un modello culturale e la visione del mondo che ha un popolo. I rappresentanti eletti, possono essere visti come una sintesi dell'inconscio collettivo che specchia ipocrisie, vizi e virtù di tutti.

Questi eletti, una volta "a palazzo", si dividono in governo e opposizione. Oltre che avere il potere di legiferare, tutti rappresentano l'essenza dell'etica e della cultura dominante, così come essa è in quel momento storico. 

Chi sta al governo, esprime meglio e con maggiore visibilità cultura e stato d'animo generale di un popolo. Chi è all'opposizione, rappresenta chi vede le cose che chi governa non ritiene fondamentale per guidare la nave nel presente, verso la direzione del futuro.

Governo  e opposizione, sono tuttavia il rovescio della stessa medaglia. Essi lavorano con la stessa materia di base, ma ognuno immagina una cosa diversa per un astratto bene comune. La materia di base è l'antropologia, la storia e la cultura di gente che convive in uno spazio allargato condiviso.

Alcuni di questi eletti sia di governo che di opposizione, mettono l'individuo al centro delle attenzioni; altri, al centro mettono se stessi; altri ancora, fanno l'impossibile per tentar di dare un po' più di valore e considerazione al bene comune. I più avvantaggiati sono coloro che pensano a se stessi.

Tuttavia, come abbiamo detto già nel post 4 (talebani e futuristi), in occidente vi sono tre strade percorribili, che mi piace condividere con il Professor Lee Yearley (Professore di Etica dell’Unuversità di Stanford). 

Egli dice che esistono tre diverse tradizioni filosofiche che guidano il nostro cammino. Queste sono il liberismo, il quale modello sostiene che tutto ciò che soddisfi l’individuo sia giusto; il razionalismo, che ritiene etico solo le azioni ragionevoli che risultano essere tali in tutte le situazioni; e per ultimo ma non per questo meno importante, abbiamo il perfezionismo, il quale orienta l’azione individuale verso dei principi da seguire, dove il comportamento, quanto più si conforma a questo ideale, tanto più è da ritenersi etico da perseguire.

In tutti e tre i raggruppamenti vi sono integerrimi, idealisti, integralisti, integrati, difensori di una tradizione, meteore con varie sfumature di opportunismo e personale visione, comparse, e militanti sinceri. Internamente ad ogni raggruppamento, vi sono persone che vedono nel comportamento di un compagno d'avventura del proprio partito, la causa di ogni male che non fa vincere come si deve contro i "cattivi" dello schieramento avverso. 

Ogni gruppo, ha tra i suoi membri equilibrati, equilibristi ed estremisti interni. Questi ultimi, se mal governati da una autorevole leadership, prendono il sopravvento all'interno del partito, movimento o organizzazione che sia, e fanno in modo che anche negli altri schieramenti emergano i loro esatti corrispondenti ma di idee e valori opposti.



Alcune dinamiche che noto della politica

Politikós termine che significa l'amministrazione della "polis" (città) per il bene di tutti. Peccato però, che la politica poi, per tanta gente, nella realtà spesso perda la sua vera natura originaria, di fatto, allontanandosi di molto da quello che è il suo stesso significato. 

Ciò non avviene per magia, per volere di un Dio, o per strano destino. Accade, semplicemente perché nell'uomo, é insita la sete di potere su altri uomini. È così che quindi avidità e desiderio di notorietà entrano nelle istituzioni, diventando centri di potere chiusi in se stessi. 

Il fine di tali istituzioni per i motivi esposti, non è quasi mai l'amministrazione della polis inteso in senso nobile del termine. Le istituzioni, diventano non di rado per tali motivi, solo il luogo dove pochi decidono in camera caritatis per altri. 

Quanta importanza ha in una democrazia vera, seguire e pretendere di essere informati e aggiornati dal proprio parlamentare eletto? Chi lo fa? Esistono per loro, obblighi a fare ciò attraverso procedure precise, indipendentemente da chi poi partecipa o meno? 

Le tre dimensioni della politica sono la "politics" che riguarda la sfera della competizione per la gestione del potere; poi abbiamo la "policy" che attiene la sfera degli interventi delle autorità pubbliche verso la società civile; infine abbiamo la "polity" che studia e approfondisce la parte attinente cultura,, simboli e storia della comunità politica. 

Quanti, parlando di politica, per avere delle linee guida atte a non creare casini nelle analisi, suddividono il tempa in questre tre aree? Tutte le variabili inter dipendono tra loro, è sempre vero come più volte si afferma in questo blog, ma conoscere meglio le variabili come sono aiuterebbe?

Quando in politica capitano due elementi agli antipodi che si "incontrano", il mix non fa una buon cocktail. In che modo occuparsi dell'organizzazione dello stato, per renderlo stabile e funzionale luogo di vivibilità dignitosa di una comunità, è un tema aperto da sempre. Tuttavia, in verità, spesso però è più una foglia di fico che copre vergogne incapaci di risolvere. 

In genere, ormai in politica sempre più nel tempo, non mancano incoscienza, leggerezza, incompetenza e ... tanti scheletri a volontà, e a dirla tutta, non solo nell’armadio. 

Per occuparsi seriamente di una comunità, è abbastanza intuibile pensare al fatto che occorrano personalità equilibrate con un'etica solida, senso della missione per amore della comunità, una spesso ignorata preparazione tecnica specifica e specialistica. Umiltà, e non ultimo, un progetto sensato che non sia un vago bisogno di qualcosa percepito dalla vita sociale con una visione d’ipocrita natura. Terminato il libro dei sogni, andiamo avanti. 

Tutti i nostri "eletti", saprebbero essere in grado di spiegare con pacatezza e contenuti precisi, in cosa consista il loro impegno, e gli strumenti che hanno a disposizione per portare il progetto che hanno in mente? Quanti condividono con lui o lei quel progetto è un tema che si pongono in maniera seria?

Ma cosa vuol dire avere un progetto politico? Questi strumenti non hanno nulla a che vedere con i libri dei sogni scritti come base d’inganno per fini elettorali. 

I progetti politici, per quel che può contare un mio parere, dovrebbero precisare principi di riferimento chiari da essere condivisi con chi poi intende portarli avanti con perseveranza nel cammino del tempo. 

Quando nascono questi progetti, nulla devono avere a che fare con scopi di propaganda, i quali seppur importanti, sono da considerarsi in modo diverso in altri tempi e altri luoghi. Il Progetto Politico, deve prevedere principalmente una chiara visione della società nel suo complesso, e deve prevedere azioni ben definite, affinché tutti possano trovare dimensioni di vita coerenti con i propri valori di base. 

Ciò fatto, a seguito del progetto, dovrebbe poi esserci un programma di governo coerente con il piano principale. All'interno di questo programma, bisognerebbe definire tempi, strumenti legislativi, quelli amministrativi e fonte dei finanziamenti per azioni che si intendono realizzare. 

Quando a un Progetto non si associa anche un Programma con regole condivise, è un casino. Il Programma è assolutamente necessario per dare al progetto linfa vitale. Il programma implica la specifica dei comportamenti coerenti e conseguenti che servono allo scopo che ci si è dati nelle linee essenziali del Progetto. Il tutto, infine, bisogna che sia ben comunicato. Qui, ancora nulla c'entrano le tecniche di propaganda. 

L'etica se in tutto ciò é fuori dai giochi, permette a tanti esaltati e opportunisti (da sempre presenti in questi ambienti), di far si che la vera politikòs diventi una scatola vuota. 

Quando si creano contesti dove la leadership non è in grado di tracciare linee rigorose e modelli etici trasparenti, si fanno largo a gomitate furbi, opportunisti e mal intenzionati. A questo punto, quanto più persone negative aumentano in un'organizzazione, più al loro interno nascono esigenze di gente che vogliono posti di potere al vertice. Il vertice diventa mondo a sè lontano da ogni cosa reale. Da qui divisioni, conflitti e disordine. 

Se in un partito qualcuno incarna il culto della persona, il leader prima o poi è lasciato solo a sé stesso da chi lui ha creato per sua comodità e vantaggio. A costui, prima o poi, non mancheranno mai yes man da quattro soldi, finti amici, e parricidi. 

Non di rado in tali ambienti, i più inascoltati sono i veri fedeli. Non che questi ultimi siano stupidi, il fatto è che il clima che si crea in taluni contesti così impostati, non è a loro per nulla favorevole.

In tal modo, accadendo quanto sopra descritto, sia in organizzazioni con un forte leader carismatico, sia in quelle senza un capo forte, è facile che in ognuna delle due, senza una assoluta attenzione all'etica, si genera dappertutto un clima dove tutti evitano le loro responsabilità. 

Nei nostri partiti è ciò che è già capitato da tempi, e  questo fatto non poco contributo ha dato per creare sfiducia nella politica, ora peggio ancora sarà, nel malaugurato caso, tale sfiducia, dovesse anche iniziare a colpire le Istituzioni. Ci siamo quasi. 

Per creare disordini ed un'etica dubbia in una società, basta creare migliaia di inutili e costosi centri di potere con fini ambigui, e fare in modo che la burocrazia perda il suo significato vero, diventando un ulteriore centro di potere a se stante. 

Quando in un'organizzazione, partito, associazione e/o istituzione, iniziano a scattare tali disordini con fini etici dubbi, il più delle volte, tutto si trasforma senza tanti complimenti in associazioni a delinquere non organizzate dove tutti sono contro tutti co false alleanze e vuoti disegni. Tali formazioni anche quando nascono con fini più o meno nobili perdono la loro vera rotta lasciando sola la gente. 

Ecco che indipendentemente dai fini dichiarati, i comportamenti nel tempo, sempre più facilmente divengono vagamente etici, sicuramente sempre meno sociali e in questi contesti, si allontanano i tendenti al puro.

In tutte le organizzazioni politiche, i più furbi, cercano posti di potere e fanno di tutto per comparire il meno possibile in pubblico, almeno se non costretti. I più egocentrici invece, puntano più all'apparire che non al fare, poi abbiamo il disastro dei burocrati, i figuranti speciali, e le comparse. I militanti sono la parte vera e nobile di tutte le formazioni politiche, ma sono anche quelli che non contano nulla, e sempre più nel tempo, servono solo per fare numero.



Approfondendo ... in superficie ...

Quando in un partito le tecniche di propaganda e comunicazione prendono il sopravvento poiché ciò che conta è il consenso, la supremazia di queste tecniche prende potere sui contenuti, sul progetto e sul programma. In tal modo, in maniera subdola, si creano involontari dissesti morali e finanziari ancor più pesanti e nel tempo difficile da controllare. 

In pratica, una falsa mezza verità, diventando realtà percepita, allontana da veri problemi da affrontare. Puntando su emozione e illusione, ai più sfugge la vita, e il tempo perde valore per creare il nulla per tanti, la ricchezza vera per pochi.

Tutto inizia con il cercar di far tacere alcuni complici iniziali per manipolare fatti e dati. Poi si continua sul coinvolgere il più possibile tanti mediocri amplificatori umani che in modo continuo, con parole diverse, e con semplici slogan, diffondono il vuoto, illusioni e non conoscenza. 

Dopodiché, bisogna solo con pazienza concentrarsi tutti giorno per giorno, sul nulla assoluto, che deve essere però sempre ben comunicato. La torre di babele inizia, confonde animi e crea insicurezze, illusioni e solitudine si abbracciano sconsolate. La gente si divide in guelfi e ghibellini, e si fraziona sempre più … sul nulla.

In questi mascherati spazi privati dalle mille sfumature chiamati partiti o organizzazioni politiche, molte persone meritorie sono sempre benvenute, spesso diventano anche ospiti graditi o poco più, tuttavia, non di rado, anche nulla di più. Servono alla facciata quando necessario. I burocrati di queste organizzazioni sono filtri incredibili che usano questo vuoto con maestria.

Quando i furbi prevalgono sugli intelligenti, il popolo si sente solo, e la comunità perde identità sociale per entrare ognuno nel simulacro più utile alla propria difesa di identità personale. Partiti e istituzioni controllano ormai sempre meno questi fenomeni. Non male direi. 

Per fortuna, internamente ai partiti, abbiamo ancora tantissima gente per bene, con progetti e valori. Paradossalmente però, potrebbero diventare utili complici del male, se culturalmente non ben orientati alla competizione, e senza doti strategiche e tattiche per essere idonei nel saper vincere. 

Questa gente per bene, i primi competitori, quelli più agguerriti contro di loro, li devono sempre individuare all’interno delle loro organizzazioni più che verso l’esterno. Questa è gente che trova nei partiti facilmente tanti amici a mettere sabbia negli ingranaggi dei loro progetti. Gli aspetti sono tanti da coordinare per non farsi schiacciare dalla mediocrità ormai imperante.

In politica, in genere, le cose sono delicate perché può accadere spesso che un'azione normalmente riconosciuta come eticamente giusta, non necessariamente debba corrispondere a un'azione politicamente funzionale ed efficace per il bene comune e viceversa. 

Nell'agire politico, autorità, deleghe e potere, sono armi micidiali, come tutte le armi, è importante che le si conoscano e che le si sappiano usare. Queste armi però, senza un progetto chiaro e condiviso, e senza una leadership autorevole, portano a far si che l'agire diventi solo conflitto, o nella migliore delle ipotesi, il semplice nulla più assoluto, utile solo a farsi del male senza fine. 

Nella peggiore delle situazioni, questo agire diventa dramma e fonte di disgregazione sociale. Ma i politici non hanno colpe. Essi sono il nostro specchio. Siamo noi che permettiamo tutto ciò!

Ora basta, mi sto lasciando prendere la mano. Lo stesso tema voglio tentare presto di rivederlo con un sapore meno amaro ...


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