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sabato 30 agosto 2014

69 - Felici tra bene e beni

Sicuramente i più coraggiosi sono coloro che hanno la visione più chiara di ciò che li aspetta, così della gioia come del pericolo, e tuttavia l'affrontano. (Tucidide)

      

Siamo tutti felici senza saperlo, ma non sempre lo apprezziamo. Questo perché diverte concentrarsi sempre su ciò che non va, e lamentarsi non fa sentire soli. Coloro che la felicità sanno trovarla in sé stessi, hanno un buon rapporto con intenzioni e motivazioni. Di norma, qui si parla di gente che agisce con grande attenzione al corso del fiume della vita che scorre nel qui e ora, cercando di agire sempre in sintonia con i contesti esterni senza subirli passivamente. 

Per raggiungere la felicità bisogna allenare la propria mente a non auto ingannarsi. Questo aiuta a saper accettare gli altri e le sfumature dei colori della vita. Per saper apprezzare queste cose, si richiede una cultura con principi non facili da far propri e da applicare nella vita quotidiana. Perseveranza e determinazione sono i due fondamentali che devono alimentare il tutto, esse servono a dare energia vitale, occasioni per il miglioramento continuo, e perfezionamento degli obiettivi che diventano in tal modo sempre più nobili e sofisticati.

Ma per la nostra mente è più facile come fanno iIn tanti. Si finge di essere indaffarati più del dovuto per non pensare, e si gira a vuoto tra ricerche varie, impegni inderogabili e obiettivi quasi mai ben definiti. I migliori tra questi, tra tentativi ed errori, qualcosa cercano di imparare, ma spesso ciò accade solo quando la vita sbatte in faccia la porta.

Per la stragrande maggioranza ... si pascola invece incoscienti e preoccupati sempre ognuna/o del proprio piccolissimo infinitesimo mondo, e senza gratitudine per quel che ha. Così si costruisce ben poco per sé e per gli altri. Di questo passo, di solito, presto si inaridiscono i cuori, si addormentano le menti, e prendono forma  emozioni negative che poi condizionano ciò che si fa.

Rincorrendo la felicità superficialmente e senza una visione completa, si avanza e indietreggia continuamente ... restando di fatto sempre allo stesso punto. Senza  un progetto nella vita, può capitare anche che la felicità si presenti travestita. Ma quando accade, la mente distratta e stolta e senza linee guida, vedendo tutto in chiaro scuro, percepisce le cose con poca luce, raramente in questi casi sa cosa fare, ed è così che anche il bene può diventare addirittura qualcosa simile ad una forma di ingannevole illusione. 

Più aumenta la superficialità e l'insensibilità per ciò che ci circonda, più ci si allontana dalla vera realtà e dalla vera natura, più tutto ciò aumenta l'intensità delle malattie mentali che si esprimono in vario modo e in ordine sparso. Questo accade perché la mente perdendo continuamente ogni contatto con la realtà, perde occasioni per dare il neglio di sè, la sua funzione di vigilanza non sempre ha più tanto senso, è ciò prima o poi porta la vita ad aver sempre più difficoltà, dissidi e umori instabili.

Il bene che si ha e i beni che ci circondano, sono dati troppo per scontati, e da qui nasce "il nulla" come base di reale insoddisfazione, con felicità impercettibile e a continua frequenza alternata. In tali circostanze, nella società l'avidità può prendere forma in maniera sempre più marcata portando disgregazione e disunità, e in tali circostanze, vivere di comportamenti ipocriti che dominano ogni relazione non è più cosa così tanto impossibile. 

La coscienza è sempre più di massa, è sempre più fittizia, solo apparente, quando va bene è formale, per cui alla fine non avendo una giusta lucidità, tutti, avendo una teorica e vaga visione della società, dagli altri, dalla politica, si cerca fuori ciò che non si coltiva dentro. Saggezza e cuore ben alimentati, saprebbero invece bene cosa cercare in ognuno di noi. 

La felicità non è solo legata alle possibilità economiche per poter soddisfare i propri bisogni, tuttavia, non si può escludere, che i soldi la loro parte la facciano non poco per far star bene il singolo e la moltitudine. Escluso chi si muove per nobili fini spirituali, gli altri, senza denaro, qualche disequilibrio lo mostrano tutti prima o poi. 

Siamo troppo disallineati. Nella nostra mente, alimentiamo troppi semi di vanagloria, di egocentrismi vari, e di desideri che chiamiamo bisogni. Anche chi non ha nulla, vive di paure varie e nel timore di perdere qualcosa. In realtà stiamo già perdendo noi stessi, andando avanti così con questo tipo di insensatezza, e prima o poi si potrebbe perdere la libertà e sempre più gradualmente, anche la democrazia. 

Perdendo il contatto con la natura, la nostra stessa natura di perde. Una società con questa cultura di base fatta di pensieri negativi e mancanza di presenza mentale con una visione chiara e profonda dell'importanza del bene comune e del bene dell'ambiente, porta paura, e può costruire ben poco. 


Facciamo un ragionamento

Se per ricchi, si escludono i 400/500  personaggi che detengono l'85% della ricchezza mondiale e che quindi vivono nel loro mondo, diventa difficile poter immaginare in che modo possano vivere i diversi "benestanti" sparpagliati nel mondo, dovendo dividersi il restante 15/20%, essendo però a contatto con la moltitudine di bocche da sfamare. 

Un ricco di medio calibro si crea il suo piccolo mondo protetto, ma non è invisibile ai più come le 400/500 famiglie. Pertanto vedendo con i propri occhi le disarmonie del mondo, e volendo far qualcosa, nella migliore delle ipotesi, non può che vivere nel timore e nella solitudine. Nel tempo si fa sempre più preciso il disegno delle diverse povertà in ogni dove è questo peggiora solo le cose per tutti.

A partire quindi dall'élite, a finire al più povero, tutti ci allontaniamo dalla natura del vivere l'armonia fatta di singolo e di sociale, e tutti viviamo generalmente nel timore che qualcuno ci porti via qualcosa. In una società a capitalismo avanzato, con orientamento culturale fortemente consumista, a questo punto, tutto può essere il contrario di tutto. 

Dipende sempre più dalla nostra mente il concetto di felicità, tuttavia pur essendo vero da sempre tale idea, oggi la cultura prevalente che tende ad escludere più che includere, sempre più questo nobile concetto chiave per la vita, lo fa diventare uno strumento di accusa per chi non riesce ad inserirsi nell'attuale sistema produttivo. La frase tipica è: "nel liberismo, sei tu che non vuoi". 

La nostra democrazia in tal modo assume una propensione orientata ad essere sempre più ambigua, e sempre meno allargata alle diverse aree sociali. Ogni singolo non è in tal modo agevolato a trovar pace, e sempre meno potrà di conseguenza, agire nel giusto per bene comune.

Qualsiasi orientamento con tradizione liberale, razionalista o di ispirazione fortemente ideologica valoriale, vive tra ambiguità e controsensi, e spesso in tanti, si rasenta la cecità e la sordità più o meno cosciente, che prende coscienza ma solo a sprazzi. Da qui il prevalere dell'irrazionalitaa. 

Le persone un po' più sensibili agli aspetti umani, tante volte la consapevolezza della realtà per quella che è, è una cosa con la quale sono costretti c conviverci con una presenza mentale a volte dormiente. Ma quanto inutile sforzo che serve, solo giusto per non ammalarsi di stress e nevrosi di vario genere, oltre il limite del sopportabile.

Quali sono le caratteristiche che contraddistinguono la classe media oggi, è difficile delineare. Non bisogna lasciarsi ingannare da modi di fare e parole formali e solo apparenti che ci circondano. Sono tantissime le persone che se sai guardare negli occhi, e se sai ascoltare i loro silenzi, percepisci che sono guidati solo da un minimo di dignità e da tante incertezze.

Nonostante insonnie e solitari ragionamenti alimentati da paure inconsce e angosce più o meno sapientemente tenute a bada, il disorientamento è alto un po' ovunque nel mondo. Qui, la causa di questo è uno stato d'essere generale un po' controverso e spessissimo conflittuale che vive la nostra società contemporanea. Il tutto, non sempre e non solo, ha prevalentemente fondamenta economiche, ma queste ci mettono del loro.

Bisogna registrare che aumentando l'indice di povertà in vari strati sociali, quelle economiche sono cause che aumentano sempre più, e sono quelle che trascinano verso il basso sempre più persone e famiglie. I più colpiti di tutti, non sono più solo chi vive nelle grandi città, nelle periferie, o in aree geografiche tradizionalmente meno attive imprenditorialmente, sono sempre più sparpagliati qui e lá.

Cosa vuol dire oggi, essere di destra o di sinistra? Nulla a livello di percezione di massa, oggi il populismo in senso negativo del termine e la demagogia, sono le forme di comunicazione politica prevalente. Anche questo non aiuta. Non sono in tanti coloro che il sonno della ragione, ancora non li ha ancora colpiti, ma questi sono sempre meno. 

Si ignora anche quanta ampia sia, l'area grigia tra post monetaristi e post keinesiani, ma a tantissimi poco interessa. Queste ultime cose qui citate ultimissimamente, sono solo benzina sul fuoco per indebolire ancor più l'indeterminabile visione di una vita del nostr mondo che ci stiamo creando.

In questo contesto di riferimento non proprio esilarante, non si agevola il vivere la cultura della ricerca della vera felicità, e dell'armonia con la natura. Questo a volte non lo é neppure da chi è addolcito da una capacità di spesa maggiore rispetto alla stragrande maggioranza. Tuttavia però, in questo clima anche se solo pochi sono gli equilibrati, questi aumentano sempre di più, e in più ambiti sociali di ogni cultura. Bisogna coltivare questi semi e saper aver fiducia di questo impercettibile cambiamento in atto. 

Suicidi che aumentano in vari ambienti sociali e ad ogni età, aumento delle più varie dipendenze dannose alla propria esistenza, aumento della spesa in ricerca di benessere e cura del corpo a tutti i costi dimostrano da un lato pessimismo e decadenza. 

Questo ad esempio è un segno che ora bisogna rivitalizzare il nuovo corso. Il film  la grande bellezza, non a caso ha vinto l'oscar, esso segna una coscienza di qualcosa che non va e che deve essere cambiato. Il film quindi ha avuto successo, anche se particolarmente aiutato dagli investimenti pesanti di marketing fatti dal produttore.

Oggi è difficile capire quali potrebbero essere le politiche più equilibrate, tali da rendere sensato l'impegno sociale, senza con questo agevolare però una cultura passiva e assistenzialista,tralasciando merito e competenze. Questo è tutto un programma che tutti sanno essere importante, ma che pochi si sa sul che fare e da dove partire. 

Su questi temi, sono in tanti coloro che discutono, ma tantissimi quelli convivono tra mille dubbi, agendo con comportamenti ondivaghi, e tormentati da indecisioni continue e ambiguità.

La società contemporanea, rispetto al passato,  è controversa, densa di contrasti e non mancano falsità che emergono culturalmente e politicamente nei diversi linguaggi che si adottano anche su temi ritenuti un tempo evidenti e condivisibili almeno nel significato delle parole. Potevi essere un tempo d'accordo o meno su un'idea, ma la parola aveva un significato univoco. 

Vedi ad esempio scuola, anziani, famiglia ecc. nelle precedenti contraddizioni del passato, definirli comportava un filo logico conduttore buono per ogni ideologia o valore. Oggi il significato di scuola assume invece tanti valori e significati che se non chiarisci subito con l'interlocutore un dizionari etto dei significati delle parole che affitterai, si corre il rischio di parlarsi tra sordi. Idem per i termini come anziani, sanità, giustizia, ecc.

In una civiltà ad alta tecnologia che privilegia una comunicazione articolata sempre più basata su sofisticate tecnologie alla portata di tutti, e con la caratteristica straordinaria che queste hanno di potersi ramificare superando ogni confine geopolitico, non è cosa da poco, ed è un fatto mai vissuto dall'umanità  prima di ora. Ogni argomento viene vissuto come completo, mentre regna sovrana frammentazione e superficialità. 

Viviamo l'era degli slogan che danno sicurezza ai popoli invitando tutti in tal modo a non approfondire e riflettere con attenzione e consapevolezza sulla complessità delle cose. I desideri individuali sono ormai un bisogno primario da soddisfare. Sottili strategie di marketing parlano non più di segmenti e nicchie, ma di one to one per addormentare ancor più la ricerca di una equilibrata felicità che sappia districarsi con saggezza tra essere e avere

Ma se tutti viviamo beati questo egocentrismo con bisogni infiniti da soddisfare, chi dovrebbe soddisfare chi, in questo clima culturale così diffuso in ogni ceto sociale?

In politica tutti si attendono le grandi riforme, purché non si inizi da me. Tutti desiderano che si taglino i privilegi che nessuno però pensa di avere anch'egli. Tutti vogliono che siano tutti a fare i sacrifici che il momento storico richiede, dando per scontato però, che solo io ne faccio di più. Pochi hanno a mio avviso la tendenza a ricercare soluzioni senza perdere la visione globale del tutto.

I confini tra "Io" e "noi" sono sempre più fluidi e densi di una pluralità ricca di sfaccettature. Non ci sono più assiomi e progetti definiti una volta per tutte con caratteri duraturi. La profondità di pensiero non dico che sia derisa, ma certamente è ritenuta quantomeno noiosa. Lasciamo perdere i rapporti che si hanno oggi con la natura e la distruzione lentissima ma inesorabile dell'ambiente?

La sostanza delle cose cede il passo con disinvoltura a varie forme di superficialità apparente e sostanziale, il contenuto sostituisce la forma che in tal modo diventa addirittura contenuto nei contesti più variegati. La forma è tutto, tutto galleggia in superficie trasportato da correnti e venti del momento. 

La comunicazione ormai anch'essa è più tecnica che di contenuti veri, e si basa prevalentemente  per aver ragione o consenso, più che essere ricercata per corrispondenza di "amorevoli sensi".

Anche l'informazione ormai fa vivere il bello e il brutto della realtà in una dimensione di teatralità.
Addirittura siamo immersi in un mondo dove è la tecnica del linguaggio e della comunicazione ciò che designa la rotta della nostra esistenza.

I mass media, sempre più sono loro che caratterizzano questa società, non per dare trasparenza ma per comunicare caos per il dio audience. Essi alimentano dissoluzione facendo in modo che tutto, in qualche modo, diventi oggetto di comunicazione per la comunicazione senza un fine e un'analisi dei fatti e dei contesti per quello che sono nella loro complessità.



Una risposta possibile?

In questi tempi di permanente transizione, passiamo ora a riflettere su alcune linee guida che forse potrebbero aiutarci a vivere in maniera più equilibrata possibile con noi stessi e con il mondo col quale ci relazioniamo. L'obiettivo è sempre la ricerca della felicità solo apparentemente impossibile da raggiungere. 

1) Uno de primi passaggi strategici consiste nell'evitare ogni tipo di legame vissuto come acquisito per  "diritto", ed evitare che psicologicamente per stare bene, si debba essere legati a qualche rito o qualsiasi cosa o oggetto. Aprioristicamente non abbiamo nulla, quello che ci appartiene è solo quello che si riesce a seminare e coltivare nella vita momento per momento avendo tuttavia una visione guida. Tutta la psicologia contemporanea si basa sulla capacità di riuscire ad essere in grado di saper gestire l'esistenza nel qui e ora cercando equilibrio e senso della realtà delle cose che ci circondano.

2) evitare di identificarsi acriticamente alle opinioni di qualsiasi genere, e riuscire ad essere aperti ad una visione completa della complessità delle cose, ponendo grande attenzione delle esperienze di persone di successo con modelli comportamentali positivi, che mostrano continua attenzione alla complessità delle cose che non alimentano emozioni negative e che non esaltino emozioni positive. 

3) qualsiasi evento, fatto, dato o cosa, non accade mai per caso. Attraverso l'attenzione e l'analisi continua di quello che succede, bisogna sempre contestualizzrlo ad un preciso istante condizionato da precise cause e condizioni. Nulla può essere considerato immutabile e nulla può essere una verità  assoluta. Dobbiamo imparare a saper osservare la vita nel suo complesso, dentro e intorno a noi in ogni momento, dimostrandoci sempre pronti a saper cogliere lezioni da essa. Ogni fanatismo e ristrettezza mentale, è saggio vederle come limite da superare.

4) attivare con grande responsabilità e attenzione un ascolto attivo per cercare di comprendere persone, fatti e informazioni ritenute di rilevanza per specifici motivi. Evitare di ingolfare la mente con ridondanze e semi negativi di ogni genere. Evitare con classe, tutto ciò che possa attivare nella nostra mente paura, incertezza e dubbi su scelte fondamentali. Trasferire emozioni positive a chi selezioniamo come persone con cui confrontarsi per valore, spessore ed esempio positivo. Questo nelle relazioni di ogni tipo, incluso quelle professionali a seconda delle attività che ognuno svolge.



domenica 24 agosto 2014

68 - risveglio

Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo. (Gandhi)

                                               

È evidente che oggi nel mondo vi sia una grande disarmonia di fondo. Imprese, societa e consumi, sono fattori sempre più condizionati da politica, grande finanza e globalizzazione dei mercati. L'intricato sistema socio economico, fa sentire le persone sole e senza punti di riferimenti chiari. Ma una società per uscire dai suoi cicli negativi, ha bisogno di tanti singole consapevoli menti fiduciose delle proprie reali risorse, quanti sono i cittadini.

Maggiore sarà il numero di queste persone aperte al cambiamento e non più vittime della paura del futuro, minore sarà il tempo di ulteriore sofferenza economica. Non mancano i soldi per riprendere un nuovo cammino, mancano progetti strutturati e seri, fatti con criteri solidi e da gente mentalmente e imprenditorialmente stabile. Questi progetti, necessitano in vari settori dalle grandi opportunità. Ricerche ad hoc in vari settori lo dimostrano. 

Più elevata sarà la conoscenza di nuovi sistemi di una nuova economia nascente (in parte già esistente in più ambiti), più fiduciosa sarà la consapevolezza delle proprie risorse e ognuno del proprio potere, tanto prima e più immediato sarà il risveglio di una nuova società.

Guai in questi momenti storici, a lasciarsi andare all'idea di farsi guidare da una qualsivoglia persona o oligarchia che sia. Una grande coscienza civile individuale, e una responsabilità nel realizzare le proprie attitudini in un sistema di rete, aiuta cittadini, imprese e ambiente. Una nuova economia di fatto si deve imporre, e questa può solo partire dalla base di ogni comunità piccola, media o grande che sia.

Costruire ad esempio una serie di reti di imprese, è una grande occasione da coltivare culturalmente. Rivedere in chiave positiva il consorzio di imprese, il gruppo di acquisto, il concetto di cooperativa, l'azionariato diffuso, e altre similari iniziative, sono fattori da non sottovalutare. 

Su questi temi ormai esiste una vasta letteratura, che può offrire tantissime idee e opportunità a tanti piccoli imprenditori. Questi sistemi, permettono a tante aziende di posizionarsi in tantissime nicchie di mercato nel mondo. L'interdipendenza delle competenze e delle specializzazioni si possono costruire anche ad hoc di volta in volta, per precisi progetti in vari mercati.

Non intendo ora in questo ambito analizzare il tema della rete di impresa già molto dibattuto in vari ambiti, ma vediamo in sintesi qualche punto essenziale per vedere nuove opportunità. Si intende per rete di imprese, un insieme di più entità economiche autonome, che si connettono e si coordinano con un processo decisionale congiunto, per obiettivi di precisi mercati per ogni progetto. 

Questo approccio ben strutturato in funzione di scopi ben identificati, offre tante nuove opportunità di sbocchi anche a nuove eventuali professioni. Questo comporta per tutti una grande occasione di abbattimento di sprechi interni, e fa nascere una grande competitività di tipo nuovo in settori molto specifici. Non solo, tantissime professioni tradizionali, possono diventare elementi di supporto incredibile sia per la nascita, sia per la gestione, sia per lo sviluppo.

Le reti di imprese portano a costruire una rete vantaggi strutturali per tantissime realtà, offendo opportunità di grande specializzazione a tante iniziative, di opportunità di cooperazione strategica e produttiva, di riduzione dei costi, di opportunità di sviluppo di nuove competenze e conoscenze dal punto di vista strategico. 

La rete, rende ogni impresa anche più reattiva agli impulsi dei bisogni di vari mercati interni e anche internazionali, difficilmente raggiungibili singolarmente. In tal modo ognuno protegge più facilmente anche il proprio know how, e si ampliano le verticalizzazioni di competenze specificiche e specialistiche interne. Si possono creare diverse occasioni che vanno dal turismo, alla moda e a tantissimi altri settori anche del manifatturiero. 

Ogni cosa ha in sé bene e male chiaramente, ma non cogliere tale opportunità, sarebbe un peccato. Tra l'altro, questo comporterebbe anche da parte dello Stato una maggiore attenzione alle politiche industriali tanto abbandonate finora, e comporterebbe anche a banche e assicurazioni nuove opportunità in vari ambiti.

Queste reti, basandosi ognuna sullo scambio di conoscenza del proprio know how. Portano ad avere prodotti competitivi con una grande riduzione degli investimenti per singolo imprenditore, il quale, potrebbe entrare anche in mercati dove le barriere di ingresso sono alte, occupando precise nicchie.

La rete di imprese, trasformando i costi fissi in variabili, fraziona il rischio ed aumenta il fatturato per addetto, questo non è cosa da poco. Diffondere tale cultura in modo cobpncreto e approfondire questo tema delle reti in maniera ampia più di quanto già non si faccia, sarebbe di grande utilità.

Ogni mente puó affidarsi alla forza e alla saggezza che ha per natura in sé stessa. Nessuna mente è sola, e tutte appartengono ad una cultura che se finirà è sopravvissuta un motivo ci sarà. Imparando ognuno a capire il linguaggio della ciclicità che la realtà ha come caratteristica intrinseca, permette di affrontare qualsiasi momento di transizione più o meno lungo. 

Ogni società se non si disgrega ripiegandosi su sé stessa lamentandosi e trovando ciò che non va negli altri, prima o poi trova la strada giusta per cambiare prima possibile il corso delle cose, e passare dal ciclo vizioso a quello virtuoso. 

Le grandi multinazionali hanno un grande potere, ma la coscienza civile del bene comune di ogni cittadino, ha un potere immenso. Basta essere consapevoli e seri professionisti ognuno nel suo piccolo, sapendo però di appartenere ad una sola unità. L'umanità com corpo unico in armonia con ambiente e sempre attento alla ricerca continua dell'equilibrio delle cose. 

Viviamo un tempo dove mentre da un lato abbiamo l’abbandono apparente delle visioni totalizzanti e delle legittimazioni dei poteri forti; dall'altro, vi sono i governi che tendono a rafforzare i loro centri di potere politico e finanziario, ma intanto sono molte le opportunità che di stanno creando.

Tutti i vecchi burocrati sono preoccupati di perdere i privilegi che si sono costruiti in un preciso momento storico, dove cause e condizioni erano favorevoli per chi si trovasse a suo tempo, al posto giusto nel giusto momento. Costoro, ora stanno cercando di continuare a governare, pensando di smuovere tutto senza cambiare davvero nulla.

Tanta è la classe dirigente che abbaia senza saper offrire rotte precise ed adeguate ai tempi, e senza saper indicare ai naviganti destinazione e porti da toccare. Risvegliarsi e vedere come una lezione questo sonno disturbato è una necessità per non tentare di fermare inutilmente il tempo.

In questa situazione articolata, ognuno fa quel che può a modo suo; chi non può, la solitudine l'attanaglia e spera che la nave non affondi. Tutti sappiamo tra l'altro, che nel malaugurato caso che qualcosa dovesse accadere in peggio, le scialuppe è evidente che non bastano per tutti. 

Non è tempo di regimi totalitari, non è questione di lotta di classe, non è lo sfacelo totale. Tuttavia, vi è un disordine che agevola totalitarismi, le classe sociali sono variegate e senza una vera identità, e lo sfacelo pur non essendo tale in realtà, regna come paura concreta sempre più in molti cittadini. Non mancano ciechi e sordi che fingono di nulla. Ma questo pianeta, non ha mai abbandonato i suoi figli.

L'uomo per sua natura, da sempre trova e sperimenta percorsi e vie d'uscite. Egli se agisce con attenzione e responsabilità, sa che tutto ha un suo ciclo, e ad ogni livello della scala sociale, in tanti non s'arrendono davanti alle difficoltà. Non sono eroi, sono solo persone che in vari ambiti socio economici e culturali, agiscono non solo riuscendo a pensare a sé stessi in chiave positiva. 

Questi, con naturale predisposizione, si muovono cercando anche di immaginare un futuro da costruire come comunità migliore ogni famiglia, quartiere, città, provincia, regione, nazione o continente. Ognuno di questi grandi uomini o donne, agisce in positivo in quell'ambito che gli è più congeniale. Basterebbe solo che si parlasse di più dei loro atti, e in tanti altri non si sentirebbero soli.

Questi invisibili portatori di pace e sviluppo, li vedo nelle fabbriche, negli uffici e in tantissime imprese di vari settori. Grazie anche alle tecnologie che ci permettono una comunicazione globalizzata, fluida e veloce, ciò che emerge dei nostri tempi, è comunque una cultura fatta sempre più a prevalenza di visioni molteplici e spesso troppo relativistiche. Ma questo non vuol dire disunità.

Questo non deve spaventare, basta solo saper governare almeno se stessi e non disperare. Basta solo creare vari progetti, e smantellare con perizia e responsabilità, gli orticelli di tanti piccoli, ma solidi poteri garantiti, che sono dispersi qua e là tra le varie burocrazie. 

Ognuno attraverso il suo piccolo operare con ciscienza e responsabile competenza, non da solo, può combattere quelli che sono solo piccoli e grandi centri di potere che vivono in una posizione privilegiata che può sempre diventare precaria. 

Bisogna avere determinazione, pazienza e perseveranza. È chiaro che questi faranno di tutto per non perdere i privilegi acquisiti. Progetti chiari, ed educata spietata ragionevolezza, sono certo che faranno cambiare ancora più velocemente il mondo, evitando inutile violenze dalle conseguenze idiote.

Queste anime privilegiate e trasognanti che vivono fuori dal mondo, li troviamo un po' ovunque, sono nel sindacato, tra molti industriali, e nelle classi dirigenti di ogni settore pubblico e in particolare nelle grandi aziende e nella finanza. Vi sono poi chiaramente politicanti e politici, e non mancano coloro che la rendita acquisita in passato o anche solo ereditata, la vedono come fonte di sicurezza passiva, da godersi o quantomeno solo da proteggere. 

Il nuovo mondo non ha bisogno di loro, la cultura sempre più radicata nelle più ampie fasce sociali deve allargarsi sempre di più. Attenzione permanete, coscienza individuale e sociale, e maturità devono essere sempre più argomenti di pedagogia in ogni scuola di base fin dalla tenera età.

Chi vive di rendita e si sente garantito per qualche motivo, ovverosia non si applica a capitalizzare e creare valore e nuova ricchezza con idee e progetti, non sarà punito dalle classi subalterne, ma semplicemente sarà depredato dai suoi simili più attivi e audaci sparsi nel mondo, e da quelli più attivi presenti nella finanza e nelle politiche economiche. 

Il motivo che ci impone a tutti una maggiore azione di squadra è uno solo. Il mondo gira in modo diverso dai secoli scorsi, e solo una costruzione di una rete di relazioni e di partnership può garantire uno sviluppo meritocratico e meno stupido possibile.

Oggi quelli che un tempo in una nazione potevano sentirsi ricchi, non possono più sentirsi tranquilli, l'avidità di chi è più ricco di loro può annientarli in un baleno. Basta una qualche legge o qualche gioco della borsa o delle valute, e il gioco è fatto. I nuovi poveri non sono ignoranti devoti ai loro signori come un tempo, nessuno sa dove è quanti siano davvero nascosti in ogni dove di ogni nazione. 

Questi spesso, sono addirittura l'ex ceto medio più o meno una volta benestante. Nessuno dei due gruppi appena citati, chiaramente appartiene ai pochissimi che detengono la maggioranza dei beni della terra.  

Sono i grandi capitali che si concentrano sempre in meno mano, quelli che possono star tranquilli, nelle loro guerre fratricide, e in maggioranza incuranti di ogni altro fattore, non so in quanti, abbiano in mente vantaggi e svantaggi, minacce e opportunità 

Oggi ci troviamo in un contesto economico e di mercato dove sono sempre di più le aziende e i consumatori, che vivono con un netto rifiuto di concepire lo scorrere del tempo in termini storici, perché ormai sempre meno la memoria sociale ha un suo peso. 

La memoria storica sociale, ha avuto sempre poco peso in Italia, ma ora, lo ha forse un pochino meno di prima. Viviamo immersi in bombardamenti e ridondanze di informazioni, che occupano a tempo pieno la nostra mente e la nostra coscienza. Tutto è incentrato a far desiderare di tutto.

Facilmente dimentichiamo le promesse dei politici, facilmente dimentichiamo responsabilità una volta garantiti i nostri piccoli interessi. Facilmente dimentichiamo, in particolare in alcuni ambiti, che chi si assume ruoli di dirigenza ha poi progetti e piani da realizzare. Facilmente dimentichiamo, tuttavia non per questo siamo santi. Tutto o almeno gran parte della dimenticanza, é solo opportunismo.

Un tempo per ogni persona equilibrata, tutto era lineare e il passato serviva non poco, non era facile scovarlo, ma con un minimo di cultura e un po' di coscienza, era sufficiente quel che si trovava per correggere il tiro. Oggi non è più così , spesso dal oassato non possono sempre arrivare giusti suggerimenti e soluzioni adeguate a nuove cose che emergono.

A livello sociale invece, tranne pochi per varie motivazioni, e a parte gli storici, a dire il veto, la cultura della consapevolezza del passato, è stata sempre poco considerata come linea guida della vita politica ed economica della nazione. 

Spesso il passato socialmente è stato più un'elaborazione emotiva che pensiero ragionato. Gli errori presto si dimenticano in cambio di qualche piccolo vantaggio a livello personale e poi, eventualmente per qualche familiare o amico/a.

Oggi tutto è così veloce, che spesso il tempo lineare non sempre riesce ad aiutare più come paradigma di riferimento come era prima. Oggi è diverso, viviamo in un tempo circolare, dove tutto scorre veloce in cicli diversi in ogni cosa. 

Tutto a livello personale e sociale ha una causa iniziale, uno sviluppo, un apice, un declino e prima di finire è già seme per dare inizio ad altro. Oggi, il presente è prestissimo passato, vedi tecnologie e ciò che esse comportano come conseguenze. 

Il momento presente o qui e ora, è così importante, che deve essere sempre vissuto con grande attenzione e consapevolezza. Esso è la base e causa del futuro, e mentre accade è già passato. 

È la massima attenzione al qui e ora che crea velocemente un buon passato. Quindi è il presente che fa si, che tutto diventi fondamenta di un continuo futuro che aiuta a creare continuamente sempre prospettive più chiare. Ma tutto passa velocemente. 

Oggi, più le azioni del presente sono fatte in modo consapevole momento per momento, tanto più queste permettono di arricchire le cose che maturano, anche quando durano poco. Senza mai perdere la cura del dettaglio, una visione olistica della vita in ogni sua manifestazione, lavoro, professione e piccola cosa, aiuta tutti ad offrire basi di ogni relazione, azienda e società civile.

I cicli di vita brevi o lunghi di ogni cosa che realizziamo, possono essere estremamente instabili o un po' più stabili, dipende da quanto solido è l'investimento corretto delle energie, e delle risorse, che si mettono nel raggio d'azione del momento presente. Ma tutto ciò è una cultura non semplice da far subito nostra, ecco perché crediamo erroneamente di vivere nel caos. Il caos non esiste come comunemente lo intendiamo. Vedi anche post 14 " le sfumature del caos".

Pensando ancora in modo lineare anziché ciclico e circolare, ci porta ad avere una forte propensione a vivere senza una visione di lungo termine basata su fatti concreti. Purtroppo è per questo che tendiamo a vedere tutto con un'attenzione prevalente legata all’incertezza e alla provvisorietà. 

Il momento presente spesso porta a tanti solo confusione, dando la sensazione di vivere più alla giornata, che a esserne consapevoli per pianificare una strategia per un ciclo più lungo possibile. Ma imprese, professioni e nuovi mestieri, devono imparare a vedere con flessibilità i cambiamenti continui senza per questo confondersi. Ogni cosa ha un ciclo che diventa causa per una nuova prospettiva da cogliere e curare. Questo è un principio che serve per aiutare a costruire il nuovo mondo e non a vivere alla giornata.

La vita è disponibile solo nel momento presente, sta a noi decidere di voler vivere felicemente qui e ora. Non dobbiamo farci trasportare dai rimpianti del passato, e neppure dalle preoccupazioni per il futuro, o dall’avidità o dalla rabbia irrazionale. 

Dobbiamo essere determinati e perseveranti ad imparare l’arte del vivere in equilibrio e sempre consapevoli di ogni azione che ci riguarda, è in questo modo che si può entrare in contatto con gli elementi creativi, vitali e salutari che esistono in noi e intorno a noi. 

Volendo, possiamo certamente imparare a gestire la nostra mente per nutrire i semi di consapevolezza della realtà, per costruire pace, amore e comprensione in noi stessi. Tale approccio, aiuta anche la società nel suo insieme. Questo perché, essa sarà l'insieme di persone che individualmente si impegnano a facilitare il lavoro di trasformazione e cura della nostra coscienza. 

Questo è come vedo la donna e l'uomo nuovo che saprà creare le nuove basi di nuove imprese, nuova economia e nuova società democratica.

domenica 17 agosto 2014

67 - nuovo uomo primitivo del futuro

Se tutti si battessero soltanto secondo le proprie opinioni, la guerra non si farebbe mai. (Lev Tolstoj).

      

Nella storia dei popoli, il linguaggio della guerra ha spesso prevalso come soluzione di conflitti ritenuti irrisolvibili diversamente. In particolare un tempo, preparandosi continuamente ad una guerra, anche solo per mostrare i muscoli, spesso aiutava le diplomazie a negoziare. Le spese militari, da sempre sono stati per i governi, un modo per dimostrare la loro ricchezza e la loro capacità di difesa. Su questo tema gli argomenti sono aspri e delicati. Occorre un grande equilibrio e una visione precisa di concetto di difesa in funzione degli scenari geopolitici mondiali. L'Europa ha una sua politica ed una visione comune, oppure ogni Stato sperpera denaro pensando solo a sé stesso?

Oggi, più che in qualsiasi altro tempo del passato, la follia consiste nel fatto che in questioni militari, il mostrare i muscoli per non farsi percepire deboli, consiste nel dare quantità di denaro esorbitante alle poche aziende che fabbricano armi per qualsiasi governo. Non solo, ogni Stato, per proteggere l'economia del proprio Paese e le proprie politiche estere, spende anche tanti soldi in ricerca e sviluppo militare e nel relativo spionaggio industriale e scientifico. Questo, evidentemente incide non poco sulle politiche o economico fiscale e sullo stato sociale. La questione è davvero delicata da trattare.

Ricerca e spionaggio sono sia un bene sia un male, dipende dalle intenzioni di partenza. Tutto questo, sta accadendo in un contesto internazionale dove a nessuno conviene una guerra totale, ma tutti temono qualche follia improvvisa di qualche insano gesto che qualcuno possa fare da qualche parte del mondo dello scacchiere internazionale. Dalla caduta del muro di Berlino in poi, economie instabili sono alla ricerca di riassetto di nuovi equilibri, mentre una finanza spesso incosciente, perde non di rado i contatti con la nuova complessa realtà riguardo il bene comune, che non è stato mai il loro forte.

In questo scenario non sono poche le domande da farsi in un'economia così precaria, senza più confini e sempre più interdipendente. Ad esempio, cosa accadrebbe se un bel giorno, Russia o Cina decidessero che il dollaro non può più essere la moneta di riferimento di tutti i Paesi? Perché mai ciò non potrebbe accadere? Perché sono solo gli Stati Uniti che devono avere delle società (private ma con interessi nazionali precisi) che devono mettere le pagelle ai governi e alle economie del mondo? Se un bel giorno Europa, Russia, Cina, e magari anche India ed altri, dovessero decidere di avere ognuno una propria agenzia di rating, cosa ne sarebbe dei precari equilibri geopolitici?

Le risorse primarie, stanno mutando la loro importanza e priorità strategica, il petrolio perderà sempre più peso geopolitico, nuove energie prendono forma e alcune di esse stanno prendendo il sopravvento in alcune nazioni (vedi nucleare ma non solo). Tutto ciò di certo modificherà ancor più gli scenari dell'intero pianeta. Si riuscirà ad essere abbastanza sapienti? Si potrebbero vedere tutte queste energie alternative come strumenti di pace, in un quadro internazionale? Ai posteri l'ardua sentenza. 

Intanto, sarebbe bene cercare di avere delle classi dirigenti con meno ambizioni personali e un po' più di visione di lungo termine e con una visione internazionale più strategica per la competitività delle nostre economie. Non è saggio da parte della Germania e dei Paesi del Nord Europa guardare troppo a Est, con il fine di impossessarsi della manodopera a costi bassi, dei loro mercati, e delle opportunità strutturali industriali che questi nuovi territori appena entrati nella UE offrono loro. 

Facendo così, pensano di scaricare il blocco mediterraneo a loro culturalmente più estraneo. Gli Usa potrebbero anche apprezzare questo scenario, ma la Federazione Russa, nostra vicina di casa e ricca di risorse primarie, non sembra gradire questa propensione del gruppo dei Paesi germanici. In tal modo i russi, vedrebbero il mercato asiatico, e cinese in particolare, sempre più un riferimento strategico di primaria importanza per loro, questo li avvicinerà sempre di più rafforzando entrambi i blocchi anche da un punto di vista militare. In tal caso, vedrei l'Europa leggermente spiazzata nel contesto dei mercati internazionali, aggiungendo anche le divisioni interne e le poche risorse primarie che possiede per il suo sviluppo. Questi temi fanno venire i brividi a chi ama la vita e la pace.

Le nostre aziende nazionali, tranne che in alcuni casi, le vedo non molto competitive se non in mercati di nicchia. Il mediterraneo ci conviene vederlo con occhio di riguardo, nonostante i casini che ci sono in nord Africa. Da sempre nella storia dell'uomo, un conflitto parte dal presupposto di difendere qualcosa ritenuto vitale che non può assolutamente essere perso. Altro motivo per cui si combatte, riguarda qualcosa fuori dai propri confini che serve da conquistare per vivere meglio. Oggi essendo tutto così volatile con ogni economia sempre più interdipendente che mai, molti equilibri potrebbero saltare. Si riesce ad avere abbastanza buon senso ed una cultura globale capace di indurre maggiore saggezza? La cultura, riuscirà mai a unire in modo intelligente, anziché dividere guidata dalla follia umana?

Armonia e pace, presuppongono una visione globale da parte di tutti, e un nuovo contesto geopolitico è tutto ancora da creare. Si richiede buon senso, rispetto per gli altri, e comportamento equo e razionale da parte di tutti gli attori principali. Ma l'uomo per sua natura, non in tutte le culture e non sempre è educato ad essere equo e razionale. Troppe sono ancora le paure e i pregiudizi, molta l'avidità in particolare di chi si sente potente in ogni parte del mondo, e poche sono le attuali risorse del pianeta per soddisfare i desideri insaziabili della natura umana. 

Intanto una cosa è certa, attualmente almeno, i Paesi in via di sviluppo aiutano solo ai paesi ricchi a diventare più ricchi. Le risorse naturali attuali non possono assolutamente permettere a tutti di vivere secondo le logiche degli sprechi dei popoli ad economia avanzata. Pertanto, già sarebbe questo un primo problema da approfondire e rivedere. L'economia occidentale fa sognare tanti popoli finora esclusi dalla festa dei consumi, ma non tutti questi ultimi pretendenti, ancora riescono a vedere il costo di tutto ciò, sia per loro, sia per il pianeta.

Se la sola Cina imparasse a sprecare e consumare come gli Stati Uniti e L'Europa, quante risorse dovrebbe avere il nostro pianeta? Al momento, le risorse che occorrono e che provengono dalla natura, nessuna è da considerare infinita. Maggiore saranno avidità e sprechi di quanti più umani possibili, tanto più velocemente queste risorse naturali si esauriranno. Nella storia dell'umanità, l'acqua ad esempio, è stata sempre ritenuta una fonte vitale e quindi di tensione e fattore di conflitto. Altri elementi chiave come motivo di guerra, sono dovuti a controversie territoriali per motivi di risorse presenti come oro, gas, petrolio, diamanti, e così via. Tutti mercati che spesso convivono con la morte.

Da sempre l'uomo lotta per la conquista di queste risorse. Esse sono ritenute utili per avere un vantaggio strategico di tipo militare, o tale da garantire un benessere di un popolo. Nota: la cosa non è così romantica come sembra, per conquistare tali risorse, occorre tanto sangue di tantissima gente, tuttavia, il benessere poi conquistato, non sempre è per tutti. Un vecchio  proverbio africano così recita: quando gli elefanti si combattono, è l'erba ad essere schiacciata. Non di buono auspicio è neppure la famosa frase di Einstein, quando diceva di non sapere come poteva essere combattuta la prossima guerra, ma affermava con sicurezza, che l'altra ancora, sarebbe stata certamente combattuta con le pietre.

Da qui, una batteria di domande: Tra i diversi centri di potere del globo, sono abbastanza coloro che hanno capito fino in fondo, che l'unico popolo esistente da difendere è quello dell'intero pianeta terra? La scienza e le tecnologie, riusciranno a trovare alternative alla natura per colmare i vuoti delle energie primarie che serviranno per la sopravvivenza di tutti i popoli? Se la scienza dovesse essere in grado di dare una risposta nel creare energie alternative, cosa faranno i governanti dei paesi che finora hanno basato il loro potere sugli altri, grazie alle loro materie prime? Le religioni, saranno stare tutte alla larga dalle guerre sante? Le culture, saranno in grado di comunicare tra loro, annientando le diverse aree integraliste interne? Quale nuovo ruolo dovranno avere i militari, considerando anche le nuove tecnologie?

Lasciando aperte le su esposte domande poiché difficile è essere in grado di capire per me tali argomenti, iniziamo a pensare all'acqua ad esempio. Cosa che siamo in molti oggi a darla per scontata nei Paesi ad economia avanzata. Ma considerando inquinamento e mancanza di rispetto per l'ambiente, non è detto che possa esserci prima o poi un ritorno di fiamma su questo tema come argomento di conflitto, e in questo scenario mondiale, il rispetto per l'ambiente non è che sia proprio un problema di tutti, in particolare di chi deve pagare mutui, affitti, bollette, e fare la spesa ogni giorno. Sembra strano, ma parlando di Paesi ricchi, bisogna parlare anche di questo.

Molte fonti di acqua dolce, sono già condivise da varie nazioni confinanti non sempre in pace tra loro. Perché quindi non diffondere una cultura ramificata su questi temi in modo da creare una diffusa cultura della pace? Scienziati, religiosi, università e scuole, devono avere una visione interculturale e stare lontani dalle politiche localistiche. Il mondo web è a disposizione ... ma lo sarà sempre per tutti?

L'accesso alle risorse idriche, è da sempre stata il motivo che ha supportato altri argomenti nella storia delle guerre dell'umanità. Essa in tanti casi, già oggi vale più dell'oro e anche più petrolio. Vedi ad esempio le costruzioni delle dighe e ciò che queste comportano per il bene nell'economia reale di ogni Paese in via di sviluppo capace di non sopravvivere di carità spesso ipocrita e affaristica dei Paesi ricchi. Vedi anche l'importanza di avere sbocchi sul mare per strategie di difesa, e vedi come la vita da sempre sia legata al corso dei fiumi. L'acqua quindi, non è scontata affatto per nessuno, tanto da sprecarla e inquinarla come se nulla fosse. Anch'essa è una risorsa della natura che richiede saggezza.

Credo che come dice il Prof Lee Yearley (Professore di Etica dell’Unuversità di Stanford), in occidente esistono tre diverse tradizioni filosofiche che guidano il nostro cammino, e queste, è indispensabile che ora imparino a fare i conti con alcuni fondamentali da condividere, alimentando tra loro un confronto che sia capace di concentrarsi più su ciò che unisce e non su quanto divide. 

Le tre fonti del Prof. Yearley sono il liberismo, il quale modello sostiene che tutto ciò che soddisfi l’individuo sia giusto; il razionalismo, che ritiene etico solo le azioni ragionevoli che risultano essere tali in tutte le situazioni; ed infine il perfezionismo, il quale orienta l’azione individuale verso dei principi da seguire, dove il comportamento, quanto più si conforma a questo ideale, tanto più è da ritenersi etico. (Vedi post 4). 

Ognuna delle tre fonti primarie, deve e può imparare ad incontrarsi con le altre senza paura di perdere la propria identità. Tanto tra l'altro, è evidente che economia globale, scienza, tecnologie e modernità, da sole, senza che vi siano dibattiti di vario genere, il mondo lo hanno già cambiato. Basta esserne coscienti e il resto va da sé. Basta dirsi se si vuole alimentare la pace oppure no. 

Essere tutti consapevoli che le relazioni culturali e politiche debbano ristrutturarsi, mi pare solo una cosa di buon senso. Ad esempio, nel caso in cui vi fosse una vera Europa politica con un esercito proprio, la NATO quale ruolo avrebbe considerando la caduto del muro di Berlino? Quale politica estera guiderebbe la nostra economia?

Le imprese, a parte ciò che fanno da sempre le multinazionali, oltre che per migliorare i loro fatturati e margini, per aiutare la costruzione della pace nel mondo, più che delocaluzzare, dovrebbero superare ogni barriera di lingua e cultura. Dovrebbero iper specializzarsi, e costituirsi in reti collegate tra loro, per occupare varie nicchie di mercato nel mondo. 

Questo, in ogni area merceologica o di servizio possibile. Ricerca avanzata e sviluppo tecnologico e scientifico, difficilmente i militari dei vari governi saranno (al momento) felici di condividere risorse pubbliche per le ricerche. Le imprese manifatturiere, dovrebbero avere una loro visione per collaborare di più tra loro indioendentemente dai confini politici.

A tal proposito i servizi di sicurezza vanno iper curati in ogni nazione, e il contro spionaggio va ben retribuito con cautela e attenzione. Nessuno deve sentirsi sicuro di nulla in nessun posto del mondo. Nessuno deve poter immaginare di possedere nulla di certo e solo per lui, a maggior ragione integralisti e malati di mente, che i popoli non riescono a fermare a casa loro.

Indipendentemente dalle politiche e dalle classe dirigenti chiuse al cambiamento, solo per proteggere i loro personali spazi conquistati con il vecchio mondo, tantissime sono le cose che richiedono alta cultura umanistica, militare, finanziaria e scientifica. I politici non possono essere più degli egoisti improvvisati e impreparati. intanto, già tanti imprenditori, lavoratori e professionisti, stanno cambiando, nel bene e nel male l'economia planetaria. 

Queste reti di relazioni devono ampliarsi, arricchirsi e consolidarsi il più possibile, questo, per il bene di ogni impresa, e per acquisire una nuova visione del mondo, che non dia mai spazio all'incoscienza e alla follia di pochi e di ricche oligarchie.

Know how finora locali che si allargano; battaglie legali su brevetti che ampliano la concorrenza; materie prime, mai per fortuna in mani di uno solo; spionaggio industriale; piccole imprese che trasferiscono know how nel mondo per avidità personale di breve termine di imprenditori di stretta visione; universitari e ingegneri in giro per il mondo perché a casa loro non sempre trovano lavoro; contrariamente a quanto si pensi, non per cinismo, ma sono tutte cose ed eventi benvenut per l'uomo primitivo del futuro. Possono essere viste in positivo e incentivate in un contesto culturale nuovo.

Burocrati, politici ottusi al cambiamento e classe dirigente arroccata sulla difesa dei propri privilegi, la storia li ha già sbattuto la porta in faccia. Abbiamo bisogno ora di ricostruttori. L'istruzione umanistica, scientifica e tecnologica, insieme devono essere viste come un tutt'uno. L'educazione va  rivoluzionata nella direzione dei punti sopra riportati, tutte queste cose, in tal modo, continueranno anche a creare nuove professionalità, nuove persone e nuove filosofie di vita di più ampio respiro. Bisogna anche incentivare e spronare tutto quanto possa crearsi attraverso le tecnologie, senza mai perdere il contatto con la natura, l'umanesimo un diritto d'impresa etico e la vera essenza delle cose.

Spesso i governi cercano o s’inventano pretesti per orientare l’opinione pubblica per loro interessi specifici non sempre trasparenti per il bene comune. Bisogna lasciar perdere tali governi, e bisogna far capire a oligarchie e mafie di ogni cultura, che "oltre certi limiti", nessuno di loro può andare, visto che è purtroppo illusorio pensare di cancellarli come sarebbe giusto che fosse.

Nessuno può andare "oltre cert limiti" in ogni Stato. In casi diversi, ogni guerra a vari livelli è la sola benvenuta circoscritta a quell'ambito culturale, contro quella specifica oligarchia o mafia. Chi stabilisce questo "oltre certi limiti"? Lo può solo stabilire la cultura media diffusa ai più ampi strati sociali di ogni nazione. La cultura pluralistica, diffusa e allargata in ogni ambito, è la vera garanzia di ogni democrazia. Ma questo richiede tempo e pazienza, richiede buona volontà e visione. Ecco cosa temo! Ma bisogna aver fiducia nell'uomo nuovo consapevole di essere cittadino libero del mondo.

Alla base di tutti conflitti, che di solito partono in particolare nei paesi dove è bassa la democrazia fatta di popoli ad elevata cultura media, vi è sempre la necessità di pochi che tendono ad accaparrarsi le nuove risorse produttive e le aree commerciali strategiche. Questi sono oligarchi che si sono impossessati della pace di un popolo pensando ai loro sporchi interessi personali. Nelle vere democrazie, la cultura emergente è diversa. Segue a tal proposito un articolo di "d.repubblica" del 20 marzo 2014 giornata mondiale della felicità indetta dall'ONU.

Mark Williamson, presidente di Action for Happiness afferma: 

"I governi devono investire di più sulla salute e il benessere della popolazione. Stress, ansia, depressione portano sofferenza, a problemi di salute. Sono situazioni nelle quali si spendono soldi per le cure. È sempre più necessario destinare fondi alla tutela della salute mentale delle persone e aiutarle a stare bene. Serve la serenità necessaria per affrontare ogni difficoltà. Alla lunga è la scelta migliore e queste politiche pagano. Se le persone sono meno ansiose e stressate, ad esempio, si ammalano di meno. Le cure rappresentano un costo sociale importante. E se gli individui non stanno bene, perdono più facilmente il lavoro e i costi per la società aumentano".

Davvero di grande auspicio l'invito alla nuova riflessione di Mark Williamson. Questo approccio fa pensare che le guerre tra gli umani, spariranno solo quando si diventerà tutti consapevoli di essere su questa terra, inquilini per il tempo di una sola singola vita. Questo è un luogo dove le risorse naturali e artificiali, sono da considerare quanto prima un bene comune di tutta l’umanità. Investire in cultura pluralistica ma seria, assolutamente e subito, bene, e puntando alla qualità totale.

Beata ingenuità la mia? Lo so, ma certe considerazioni le si fanno ugualmente. Tutti sappiamo che in un piccolo angolo della nostra mente, qualche piccolo messaggio di pace, aiuta anche i più chiusi di mente, quando capita che si ritrovano per un attimo ad essere solo con sé stessi.

Religione, tradizioni, cultura e razza, come sempre, sono vendute bene dalle propagande dei centri di potere di ogni cultura. Ma queste sono solo variabili secondarie di ogni guerra. Esse sono solo approcci nobili utilizzati da pochi avidi folli. Conviene averne in abbondanza di tradizioni, culture e religioni, è importante anzi che esse dialoghino, senza mai essere divise tra loro, e senza che mai a nessuna venga mai in mente di mettersi al servizio della stupidità umana. Esistono sintesi possibili tra diverse culture, senza che nessuna di queste abbia paura di perdere la propria identità. Il tempo da solo, sa poi sempre aiutare a saper decidere quel che è davvero bene fare, per iniziare un nuovo virtuoso ciclo dopo ogni naturale ciclico declino.

Dando uno sguardo alla storia di ogni cultura, si nota che le guerre nascono sistematicamente solo ed esclusivamente dal contrasto fra Potenti di territori vicini, i quali non intendono saper condividere le risorse. Le guerre nascono solo per motivazione al potere e avidità di pochi. L'avidità è un concetto strano ma diabolico, facile da innescare in ogni mente anche piccola e di poveri, ma che in realtà, serve come cultura dominante solo a pochi. L'avidità anche se dovesse essere innata, cosa in cui non credo, se si vive in contesti culturali ricchi e adeguati fin da bambini, è un seme che ogni mente pur avendolo in sé, da solo non si alimenta per essere un pericolo per tutti.

Vi sono anche alcune false idee da buttare giù quanto prima. Non è vero che solo e tutti i ricchi per esempio, siano necessariamente avidi per natura; tanti sono invece a volte i poveri che lo diventano. Tantissimi sono poi coloro che non poveri e non ricchi davvero, convivendo con le illusioni, vivono avidamente e in "miseria" la loro esistenza, sporcando ogni cosa che toccano nel corso del loro tempo. Questo ultimo tipo di persona però, è altra gente, essa va aiutata per conseguenze negative della loro mente, dovuto solo alle conseguenze del disagio sociale dilagante.



Conclusione 

Se le risorse fossero infinite, senza cambiare cultura, attraverso una visione basata sull'avidità umana che non è naturale ma acquisita culturalmente, sono certo che le guerre sarebbero molte di più. La gente comune, in realtà ama la pace e il benessere, ama sentirsi realizzata in cose produttive, belle o piacevoli da realizzare. Come dice  Tolstoj, "Se tutti si battessero soltanto secondo le proprie opinioni, la guerra non si farebbe mai". Purtroppo però, a volte pochi ricchi e politici idioti, sono loro che fanno la storia e segnano la vita dell'umanità. Brutto da ammettere ma vero. 

Nessuno di buon senso da solo ama morire davvero per un Dio astratto o una Razza superiore. Questo accade solo quando qualcuno non sano di mente, o qualcuno per avida visione del mondo, attraverso un progetto culturale mirato che crea ad hoc, decide di mettersi al vertice di una società (che glielo permette). Quanto la follia va al potere, il popolo che si divide con una parte che si schiera con i potenti di turno, spesso dimentica che chi comanda in questi casi, lo fa solo per desideri concreti di beni materiali da voler acquisire per sé stesso, o lo fa per potere e vanagloria personale.

Grandi uomini finora hanno realizzato grandi progetti, tante cose che abbiamo le dobbiamo alla loro visione del mondo e alla loro capacità di lotta solitaria che a duo tempo sapevano portare avanti, a volte rimettendoci la vita. Studiando la storia abbiamo tantissimo da imparare da quei grandi personaggi, uomini e donne. Ma il mondo una volta era disperso nel cielo e questo lo si ignorava, si pensava addirittura che tutto girasse intorno alla terra. 

Oggi il mondo, tutti sanno che è un semplice punto del cosmo, dove all'interno del quale, tutti possiamo interagire per il bene o per il male. Oggi i grandi uomini e le grandi donne, sono coloro che sanno condividere intelligenze, sapienze, scoperte e invenzioni per il bene comune, grazie anche ai nostri avi di ogni cultura, credenza e tradizione che si sono distinti nel passato. 

Economia, impresa e anche una finanza non moltiplicatrice di cattiva cultura e pessimo esempio fatto di valore irreale in tutti i sensi, in un contesto diverso, che sappia tener conto di tecnologie e nuove energie, quanto benessere potrebbe creare vedendo il mondo come un bene comune? È vero, lo so, ogni cosa nasconde in sé sempre sia il bene sia il male. Ma come amo dire, questa è vita, intanto concentriamoci tutti, a vedere tutto come un insieme di variabili interdipendenti tra loro, che deve funzionare grazie al contributo di ogni cellula di ogni corpo vivente.

Nei nostri tempi, molti conflitti sono stati finora evitati solo ed esclusivamente grazie ad un'economia ormai così intricata e interdipendente, che qualunque governo pensi di fare casini, innanzitutto crea dei danni economici a sé stesso. Io non vedo male questo intreccio, basta solo non far decidere solo tutto alle monete e alla grande finanza. Incrementiamo tutti processi sani di internazionalizzazione ad ogni livello, ragioniamo in grande come le multinazionali, e stiamo con i piedi per terra a consolidare ognuno i propri bilanci e la sana gestione.

Più passa il tempo, più l'economia diventa interdipendente con scambi societari e movimento di flussi finanziari, tanto più solo pochi Stati, perderanno la loro funzione di decisori assoluti. Come affrontare politicamente questo nuovo mondo? Federazione Russa, Ucraina, Germania e Italia, ultimamente tanto per fare un esempio recente, ne sanno qualcosa. USA e Cina ognuna per motivi diversi, secondo qualcuno, resteranno a guardare? Ecco un esempio di interdipendenza non proprio positiva, da far diventare ciclo virtuoso.

domenica 10 agosto 2014

66 - logos ethos e pathos

L'uomo non fa quasi mai uso delle libertà che ha, come per esempio della libertà di pensiero; pretende invece come compenso la libertà di parola. (Sören Kierkegaard)
    
      

Oggi essere circondati da imbonitori e gente che ti vuol convincere di ogni cosa, è ormai un fatto palese a tutti. A parte la nipote di Mubarak e le varie "Vanna Marchi", in ogni settore, possiamo ben dire che spesso, senza saper selezionare e approfondire, ogni cosa è sfuggente e può anche prendere diverse forme a secondo del vento delle emozioni del momento. Senza una propria stabilità, la speranza spesso in realtà è sempre più illusione. Imparare ad aver fiducia nel proprio equilibrio (da ricercare continuamente) è sempre più un'arte.

A partire dai politici, a finire a coloro che agli incroci de semafori cercano l'elemosina, da tempo sempre allo stesso punto, e sempre con la stessa tecnica, è evidente che tutti vogliono far credere qualcosa di diverso, indipendentemente dalla realtà per quella che è. Siamo al punto ormai, che nella vita tutto è surreale. Ogni cosa ha confini non sempre ben definibili tra vero e ingannevole, tra importante per davvero e certamente fasullo.

Conoscere le tecniche di persuasione, forse potrebbe aiutare per proteggersi dalla gente che intende manipolare. Tuttavia però, tale sapere, potrebbe anche diventare uno strumento di diffusione in più per aiutare ad amplificare il fenomeno della cultura della manipolazione. 

Per fortuna, convincere qualcuno a fare qualcosa di cui non é portata, funziona solo nel breve termine. A lungo termine, le persone si sentiranno manipolate e probabilmente eviteranno il "parolaio". Tuttavia bisogna considerare che tante cose nel breve termine a tante persone sempre diverse, fanno spesso la fortuna di tantissimi truffatori di vario livello e grado. Questo perché, abbiamo bisogno di credere e loro lo sanno. Quante persone fanno la ricchezza di qualcuno, senza poi potersi rivalere della truffa subita? 

Abbiamo mentalmente degli schemi di interpretazione abbastanza banali, ad esempio quando qualcuno ci dice “non pensare ad un’elefante“, ci riesce difficile non pensare al pachiderma. Basta la parola “elefante”, e l’immagine dell'animale ci balza alla mente, indipendentemente dal contesto in cui la parola chiave è stata inserita. Tale piccolo esempio, dovrebbe indurci a riflettere sull'importanza del saper sempre vivere ogni cosa con attenzione e nel momento presente.

Secondo il principio dell'esempio dell'elefante, possiamo provocare nelle persone dei pensieri positivi, anche se il concetto espresso non lo sia per davvero. È più efficace dire ad esempio “esplorazione energetica” che “ricerca petrolifera”, "forze di pace" che "forze armate". Questa roba, non é cosa da nulla. Pochi si soffermano nella turbinio della vita quotidiana, ma in tal modo, sono tanti i messaggi che passano in maniera inconsapevole a livello anche di massa.

La cosa delicata di questa tecnica, é che essa può essere utilizzata anche per far insorgere pensieri negativi. Per applicarla, basta solo pensare alle parole giuste da utilizzare in sostituzione delle più diffuse e il gioco é fatto. Agendo con il fine di fare in modo che le parole ricercate siano correlate ad immagini che si vogliono far evocare agli ascoltatori, il successo e il consenso sono garantiti. 

Queste immagini che si possono creare, possono essere positive, negative o neutre. In funzione del contesto e all'occorrenza dei propri bisogni, basta solo far attenzione a ciò che si dice, avendo un obiettivo chiaro in mente da raggiungere. Non è facile, non è da tutti, ma funziona. Forse non son queste cose che utilizzano i media, che vediamo passivamente affondati in un divano dopo un giorno di lavoro? Sappiamo già queste cose e nonostante tutto lasciamo correre, e non ci impegnamo in cose che possano garantire qualità alla nostra breve esistenza? Ok allora bene così.

Se a questo si aggiunge poi un'altra tecnica chiamata effetto camaleonte, il gioco si perfeziona. Vediamo ora se riusciamo a smuovere la mente a non essere passiva. Questa tecnica può servire per migliorare ogni relazione di ogni genere. Non é il miracolo, ma aiuta a realizzarlo. 

In questo cado, basta "Rispecchiare" l'altro cercando di imitarlo nei movimenti senza scimmiottarlo. Inconsciamente si é percepiti in tal modo come simili, e si agevola in tal modo la predisposizione ad avere maggiore credibilità. I movimenti imitati più ovvii sono quelli delle posture e i movimenti della testa. Saper poi dare l’impressione di essere una persona leale è la classica ciliegina sulla torta. Ma si ha qualcosa da dire davvero? Questo conviene non dimenticarlo mai. I contenuti, hanno sempre un loro valore, oggi non sempre questo lo si considera importante.

Contenuti i meno, bisogna tuttavia fare attenzione però. Fatto cento ciò che un emittente (chi di solito ha qualcosa da dire … si spera sensato) intende trasferire, egli, a causa di disturbi come rumori, distrazioni, barriere varie ecc. ahimè, comunica solo il settanta per cento di ciò che ha in mente di trasferire. Non male tanto per capire che prima di parlare sarebbe anche bene pensare ciò che si vuol far ricordare e a non buttare via tempo inutile con chicchessia.

Da considerare inoltre che a sua volta, il ricevente, del messaggio originario, raccoglie solo il quaranta per cento di quanto comunicato (e qui cominciano altri problemi). Di quello che egli ascolta, ne elabora solo il venti per cento, ricordandone il dieci. Non entro qui in merito a tutti gli aspetti relativi al ricordo nel tempo di quanto si è ascoltato. A tal punto è evidente che l'uso sapiente dei media e delle tecniche di propaganda stiano diventando strategia per tutto, più che un mezzo per dire qualcosa.

Che dire dunque di quello che si é ascoltato, magari da altri, che a loro volta hanno sentito dire per caso qualcosa da qualcuno? Questi spesso sono gli opinionisti di oggi. Gente che fa audience per le cose più strane, e per questo abilitati quindi a parlare di tutto. Vedi Sgarbi, Valeria Marini, e tantissimi altri ancora, ognuno scelto sempre ad hoc, sempre per il Dio audience. 

Qui conviene farci una bella vacanza lei luoghi più lontani o rinchiuderci in un monastero, e mandare tutti e tutto al diavolo!  Ma dato che fuggire serve a poco nell'era della globalizzazione, a conti fatti dunque, nella comunicazione, è utile non sottovalutare questi elementi che si stanno descrivendo. La nostra cultura dei nostri tempi lo richiede.

Questo, in una società multietnica, orientata molto ai servizi, e in continuo mutamento nelle cose e nel valore stesso di quanto si trasferisce, anche a livello economico nelle transazioni, non è poco saperlo quantomeno vedere come tema da considerare in ogni arte, mestiere, professione o relazione. Sono nozioni che servono anche per il mondo web 2.

La globalizzazione è un fenomeno di grande portata storica, queste tecniche di cui si sta parlando, trattandosi di cose che riguardano il mondo della mente umana, valgono per ogni persona di ogni genere, età, cultura, razza o lingua. Che dire ad esempio del fatto che almeno il 90% delle lingue scompariranno nell'era della comunicazione di massa a tecnologia avanzata? Il mondo web si riuscirà a tenerlo libero, senza che esso diventi luogo e mezzo delinquenziale o terroristico?

A proposito delle lingue, basti pensare che nella sola Europa, tra i 28 stati membri, esistono ben 24 lingue esclusion fatta per i vari dialetti, che qui non si considerano, giusto per non perdersi anche in altri labirinti senza vie d'uscita. Nel mondo, secondo un vecchio articolo di aprile del 2002 di Focus, esistono ben 6.700 lingue parlate. 

Le più diffuse del pianeta sono cinese mandarino, inglese, hindi/urdu, spagnolo, russo, arabo, bengali, portoghese, indonesiano e giapponese. Noi italiani abbiamo una lingua che si attesta a pari merito con quelle cantonese, telogo (parlato in India e in Malaysia) e turco. 

La globalizzazione e altre valutazioni di tipo culturale e politico degli ultimi decenni, ci dicono che entro la fine del ventunesimo secolo, come si diceva, potrebbero estinguersi circa il 90 per cento delle lingue attualmente parlate. Come ogni cosa, questo è sia un bene, sia una male. La comunicazione è sempre più un mondo di grande importanza che deve farci riflettere e da non trascurare mai per il bene di ogni democrazia. 

Indipendentemente dalla lingua che si adopera per comunicare, vediamo ora in poche righe un sintetico manualetto di cose da non perdere di vista per essere efficaci nella comunicazione. Per cominciare ricordiamoci che: 

1) Distrazione e limiti culturali di capacità del ricevente, sono le prime cose da saper valutare che chi governa. Lo scarso interesse per certi temi, bisogna saperlo gestire. Nelle relazioni viso a viso, è altrettanto importante saper acquisire la sensibilità nel vedere la stanchezza dell'interlocutore. In molti distrattamente sottovalutano questo aspetto, tantissimi lo sanno bene.

2) Altro fondamentale da non perdere di vista, é il distacco o l’eccessivo coinvolgimento emotivo, poiché entrambi i comportamenti, condizionano i risultati e l'efficacia del confronto. É molto importante gestire queste variabili di condizionamento che sono da monitorare con molta cura in ogni relazione. Sapere poi che la televisione è il mezzo più emozionale in assoluto, serve per riflettere anche sul fatto, che l'emozione, spesso ottenebra la ragione.

Sembrano tutte cose scontate, ma quanta attenzione porgiamo in fase di comunicazione su questi temi e come gestiamo le situazioni complesse e/o conflittuali? Altra cosa da tener conto: la comunicazione nei conflitti. Tutte "piccolezze" che, correndo ad alta velocità, sarebbe bene tener conto, perché trattasi di elementi che facilmente possono farci perdere di vista l'essenza delle cose che a volta, possono anche dare una svolta nella vita sia personale che sociale.

Esprimere con chiarezza il proprio pensiero con brevi frasi e ben costruite rimarcando i concetti chiave, e con maestria e attenzione nel fare attenzione alla frequenza della ripetizione del messaggio, è un altro punto importante da saper gestire. Nelle tecniche pubblicitarie si chiama pianificazione del messaggio. I politici e i politicanti, chi a meraviglia, chi goffamente, tutti cercano di applicarlo al meglio questo concetto. È pur vero però, che abbiamo senatori vari! che il comico Crozza ben interpreta nelle sue imitazioni. Vedi i vari politici che adopera nelle sue rappresentazioni.

Per due risate: http://youtu.be/PJWq34Q-N3Q

Quando non si è chiari, la peggiore delle informazioni che può essere percepita, è che non si sa cosa si voglia dire. Tuttavia, far parte però della classe dirigente, in Italia, è ancora possibile come dal video si è potuto vedere. Ma il potere vero, certi errori non li commette. 



Suggerimenti operativi per entrare nella cultura della comunicazione con attenzione

Quando si comunica, iniziare subito con i fatti prima di trasferire opinioni; usare con sapienza i gesti e ricercare continua empatia con l'altro/a. Chiude il breve quadro, quello di avere sempre obiettivi precisi da raggiungere. Importante è poi stabilire quando cambiare argomento oppure terminare la conversazione. Questi aspetti devono essere espressi con estrema determinazione e chiarezza. 

Prima di chiudere, è saggio gratificare senza false adulazioni, facendo affermazioni rassicuranti riguardo quanto discusso. Questi sono i segreti più indicativi di un’efficacissima comunicazione.

Affinché tutto funzioni, dobbiamo fare in modo da avere sempre un ricevente attento e disponibile alla comunicazione; sta a noi saperlo mettere sempre in una condizione di buona capacità di ascolto. La sua comunicazione non verbale (in prevalenza gesti e mimica) ci diffonde le informazioni di cui abbiamo bisogno. 

Anche qui, con pazienza e periodica presenza mentale, fare attenzione sempre a cosa l'altro capisce effettivamente, e accertarsi se l’ascoltatore interpreta correttamente i significati dei messaggi da noi emessi. Monitorare se ci corrisponde con la giusta empatia e non sottovalutare come pone le domande di approfondimento, anche queste sono preziose informazioni. 

Riguardo la parola, la modulazione della voce è l'altro campo di azione da controllare. La voce qui va oltre l’informazione, essa si concentra sul “come si dicono le cose". In questo ambito, le varianti in gioco sono la modulazione della voce, accentatura delle sillabe, intensità del tono, vibrazioni e tutto quanto produce degli effetti nella relazione. il tempo che stabilisce l'eloquio e le pause, sono altre informazioni che si ricavano.  

Questo aspetto consiste nella valutazione da fare riguardo la durata del tempo utile adoperato per pronunciare un concetto che include pause e velocità di eloquio (sarebbero il numero di sillabe al secondo incluso le pause) e la velocità di articolazione (ossia il numero di sillabe al secondo escluse le pause), la pausa è la sospensione della parola che può essere piena quando si esprime attraverso vocalizzazioni, e può essere vuota quando si esprime con semplici silenzi.



Comprendere noi stessi e il nuovo mondo
   
In noi, sono due i tipi di pensiero che si attivano, e questi, pur di portare un tornaconto al corpo all'interno del quale essi si generano, entrambi, collaborano nonostante la loro diversa natura.

Il pensiero automatico ci aiuta a comprendere situazioni nuove collegandole alle nostre esperienze precedenti. Per fare questo utilizziamo precisi schemi mentali che organizzano la nostra conoscenza del mondo sociale. 

Tali strutture influenzano profondamente le informazioni che registriamo, su cui riflettiamo e che viviamo come stereotipi. Cambiare i vecchi stereotipi aiuta a creare nuova energia creativa che porta benefici sociali end economici. 

Numerosi esperimenti hanno dimostrato che gli stereotipi influiscono in maniera notevole anche sulle percezioni, portando a comportamenti distorti ed errati. Ciò accade quando le persone utilizzano il pensiero automatico, anche se consciamente non si riconoscono nei pregiudizi incarnati dagli stereotipi che per loro natura, esaltano solo le differenze e non le similitudini.

Gli schemi, anche se ci possono portare ad una visione distorta del mondo, in realtà sono fondamentali per poter affrontare le situazioni nuove, riducendo l’ambiguità interpretativa e permettendoci di selezionare le informazioni che ci vengono dal mondo esterno. Il problema si pone quando ci si aggrappa eccessivamente a schemi che non sono rappresentazioni accurate del mondo.

Gli schemi fungono da guide della memoria: la memoria umana è ricostruttiva, e le persone riempiono gli spazi vuoti con le informazioni coerenti con i propri schemi. La scelta dello schema da applicare alle diverse situazioni dipende dall’accessibilità. 

Esistono due tipi di accessibilità: quelle in base all’esperienza passata, e quelle in base ad un evento contingente che ha fissato uno schema in memoria, in questo caso l’accessibilità può essere temporanea, e indotta.

Spesso le persone non sono consapevoli del fatto che stanno applicando concetti o schemi cui è capitato di pensare poco prima. La cosa funziona anche tramite messaggi subliminali.

Questi schemi, purtroppo possono sopravvivere anche quando non sono sostenuti più da nessuna evidenza. Quando incontriamo informazioni nuove, o vediamo confutate quelle acquisite, non rivediamo i nostri schemi. 

A volte invece si verifica il fenomeno della “profezia che si autoadempie” in persone che hanno delle aspettative rispetto ad un altro individuo e ciò influenza il modo di agire nei suoi confronti. Queste attese, a loro volta influenzano la risposta dell’individuo, che adotta comportamenti coerenti con le attese, facendo in modo che queste diventino vere.

Questo fenomeno può comportare serie conseguenze, soprattutto per chi è vittima di aspettative negative. La cultura in cui siamo cresciuti è una fonte fondamentale per i nostri schemi, e influenza notevolmente ciò che notiamo e memorizziamo del mondo.
  
Un’altra forma di pensiero automatico, è quella di applicare regole specifiche e scorciatoie mentali quando pensiamo al mondo sociale. 

Quando gli schemi che abbiamo non sono adeguati, o quando ne abbiamo troppi che potrebbero andare bene e siamo nell’incertezza, spesso impieghiamo la scorciatoia che non segue un chiaro percorso del giudizio. 

In tali circostanze ci si affida all'intuito e allo stato temporaneo delle circostanze, al fine di generare nuova conoscenza. Il solo intuito, in molti casi funziona, in altri si mostra inadeguato o male impiegato portando a giudizi errati.

Attraverso il solo intuito senza consapevolezza profonda delle complessità delle cose, si mette un freno a qualsiasi qualcosa nuova. In tal modo, le persone arrivano spesso a conclusioni errate. Quando si generalizza partendo da un campione di informazioni per arrivare alla sua totalità, viene messo in atto un processo tendenzioso.
  
L’elaborazione automatica si verifica senza che ce ne accorgiamo, e da qui deriva la difficoltà nel definirla. E’ essenziale utilizzare il pensiero conscio per fini più importanti. Questa strategia implica un prezzo da pagare, che sta nel rischio di categorizzare una persona o un oggetto in maniera erronea. Qui la classe dirigente mostra il suo spessore.

Il pensiero controllato è conscio, intenzionale, volontario, richiede energia mentale. Uno degli scopi del pensiero controllato è porre freni e bilanciamenti al pensiero automatico. Tuttavia, proprio perché il pensiero controllato richiede energia e motivazione, spesso lasciamo che sia il pensiero automatico a gestire le cose. 

Alcune teorie sostengono che le persone sono “programmate” per credere automaticamente a tutto ciò che vedono o sentono. Ciò fa parte di un meccanismo fondamentale per la vita sociale. Tuttavia, a volte, ciò che vediamo e sentiamo non è vero. 

L’accettazione iniziale si verifica inconsapevolmente e senza impegno o intenzionalità. Il giudizio e la non accettazione sono invece frutto dell’elaborazione controllata, sempre che le persone abbiano l’energia e la motivazione per attivarla. Se ciò non avviene, si può arrivare ad accettare delle falsità.

Le persone si impegnano spesso a ragionare su cosa sarebbe potuto succedere se le cose fossero andate diversamente. La facilità con cui si riesce ad annullare il passato, pensando ad esiti alternativi, può produrre un impatto notevole sulle spiegazioni che ci diamo del passato e sulle emozioni collegate. 

Più è facile “annullare” mentalmente un esito, e più forte è la reazione emotiva ad esso. E alcuni generi di esiti sembrano facili da evitare o modificare, non tanto perché lo siano realmente, quanto per la facilità con cui li possiamo annullare mentalmente.

La migliore metafora del pensiero umano è quella secondo cui le persone sono “scienziati imperfetti”, che cercano di scoprire la natura del mondo sociale in maniera logica, ma che non ci riescono alla perfezione. Possiamo ancora migliorare.

Viste le conseguenze spiacevoli, e a volte tragiche, del ragionamento umano, ci si deve porre il problema di come rimediare, insegnando alle persone come migliorare le proprie inferenze.

Uno dei possibili metodi è quello di spingere le persone a considerare con maggiore modestia le loro capacità di ragionamento: spesso infatti ci sentiamo infallibili.

Un'altra possibilità è quella di insegnare alle persone alcuni dei principi statistici e metodologici fondamentali relativi al ragionamento corretto, nella speranza che poi li applichino nella loro vita quotidiana.

Studiare il comportamento degli altri ci aiuta a comprendere il nostro mondo sociale. Lo studio della percezione sociale riguarda i modi in cui creiamo impressioni e formuliamo giudizi nei confronti degli altri.

Spesso possiamo comunicare senza parlare. La comunicazione non verbale si riferisce alle espressioni del volto, al tono della voce, ai gesti, alle posizioni e i movimenti del corpo, all'uso del tatto e allo sguardo.

Le persone, volendo, si adattano anche rapidamente alle nuove situazioni, e ciò avviene però, solo se si valutano intuitivamente gli altri, le situazioni e gli sviluppi futuri in termini vantaggiosi.



Per concludere: le funzioni della comunicazione non verbale, secondo Argyle

1) esprimere emozioni
2) comunicare atteggiamenti
3) comunicare i propri tratti di personalità
4) facilitare la comunicazione verbale

La comunicazione non verbale a volte conferma e rafforza quella verbale, altre volte la contraddice.

Lo schema più diffuso sul comportamento umano è quello secondo cui sono le caratteristiche personali degli individui ad indurli a comportarsi in un certo modo, e non le situazioni in cui si trovano. Questa tendenza è chiamata errore fondamentale di attribuzione.
  
Il processo di attribuzione di solito si struttura in due fasi: dapprima le persone operano un'attribuzione interna, quindi cercano di aggiustare l'attribuzione considerando la situazione in cui si trova l'altro. 

Questo secondo stadio però, comportando un tipo di pensiero meno automatico e più controllato, richiede maggior sforzo e attenzione, per cui in determinate circostanze (stress, stanchezza, distrazione) le persone lo saltano a piè pari, mantenendo l'attribuzione interna anche se è sbagliata.

Quando l'autostima è minacciata, si attribuiscono i successi al proprio valore personale, e i fallimenti a fattori situazionali. Le persone infatti tendono il più possibile a mantenere la propria autostima, anche a costo di distorcere la realtà modificando una cognizione. Un'altra possibile ragione si basa sull'esigenza di presentarsi bene agli altri. 

Esistono poi le attribuzioni difensive, che si verificano quando entra in gioco la consapevolezza di poter essere oggetto di eventi tragici o luttuosi. Una forma di attribuzione difensiva è l'ottimismo irrealistico: le persone tendono a pensare ad un futuro luminoso più probabile per loro rispetto agli altri. 

Un altro modo per affrontare gli aspetti spiacevoli dell'esperienza umana è credere che certe cose a noi non potranno mai capitare a noi, ma solo a persone malvagie. Questa viene definita credenza in un mondo giusto, e a volte produce conseguenze tragiche (vedi le vittime di stupro).

La capacità di comprendere il comportamento degli altri è fondamentale soprattutto per essere preparati al futuro. In realtà vi sono molte circostanze in cui non riusciamo ad essere precisi, soprattutto se le paragoniamo al grado di accuratezza che pensiamo di avere.

L'errore fondamentale di attribuzione è la prima causa di problemi. E' importante quindi considerare il grande potere delle situazioni, che a volte sono in grado di travolgere le disposizioni delle persone. Anche l'uso degli schemi, come le teorie implicite di personalità, è fonte di errori. Questo perché le teorie spesso sono frutto di stereotipi.

E' fondamentale quindi saper reagire a tutti questi condizionamenti.