Pagine

lunedì 30 giugno 2014

60 - non so più

La cultura è un ornamento nella buona sorte, un rifugio nell'avversa. (Aristotele)


Quando individualmente vi è un basso livello di consapevolezza sull'importanza della cultura, quando questa non è ben articolata nei contenuti e ben organizzata, e quando essa non è allargata alle più ampie fasce sociali, nessuna comunità potrà mai vivere in armonia. 

In povertà di sapere diffuso, pochi e poveri possono essere i valori positivi di riferimento da coltivare in comune. Per tali aspetti, conflitti, rigide e pericolose inutili stratificazioni sociali, e visione distorta della convivenza, possono facilmente farsi strada. 

In particolare in ogni momento di crisi, facile è il perdere la dimensione del vivere se stessi e la propria comunità. Suicidi ingiusti, disvalori in varie salse, mancanza di visione della classe dirigente che vivacchia nel proprio ego con ingordigia, non dimostrano la saggezza di un popolo millenario. 

Queste, sono solo cose che dimostrano mancanza totale di cultura adeguata nei momenti difficili.

Un tempo, la natura dell'uomo da sola, forse anche senza sapere condiviso, poteva in qualche modo portare gli esseri a condividere il bene comune. Ma il tempo a cui si fa riferimento, erano gli albori dell'umanità. In ogni modo, se poi nei millenni la cultura ha avuto sempre più il suo peso, un motivo ci sarà pur stato. 

Nell'era moderna, dove tecnologie ad elevato contenuto professionale, globalizzazione, e servizi di grande qualità diventano sempre più fattori strategici di una ricchezza di una nazione, non si può ignorare il piccolo "dettaglio" relativo alla diffusione ampia della cultura ad elevato contenuto. 

Il sapere, è un'arte. Esso può essere strumentale, manipolativo e rendere anche schiavi. Ma la cultura a cui intendo far riferimento, è quella che deve liberare in ognuno energie elevate. Come sappiamo che cosa sia bene o male per noi, sapendo che siamo tutti interdipendenti gli uni dagli altri? 

Questa è la domanda che la cultura deve riuscire a dare risposta usando con maestria comportamenti, arte, scienze umane e non, tecnologie, economia del bene comune, e anche finanza.

Il "Conosci te stesso" di  Socrate, lo vedo come strumento base per individuare anche attitudini e valori da curare. Attraverso il conoscere noi stessi, possiamo sapere che cosa sia il bene e cosa il male per noi e per gli altri. Attraverso una cultura orientata in tale direzione si arriva alla conoscenza degli altri uomini e della vita in comune da condividere se non con saggezza, almeno con buon senso. 

La cultura la vedo in sintesi, come strumento di ricerca che deve indurre allo sviluppo delle nostre virtù, che possono venire solo dall'incontro cuore/mente che si deve manifestare in tal modo in ogni disciplina umana, sia sociale, sia economica, politica, professionale ecc.

Solo attraverso una cultura capace di saper valorizzare le virtù di ognuno, porta ad esseri liberi e ad usare la nostra intelligenza per cogliere ciò che è più bello per ogni cosa attinente alla vita.  La potenza, il benessere, il valore delle cose e delle persone, il potere, la ricchezza individuale e comunitaria, insieme all'arte e ad ogni forma di bellezza, servono al singolo e a tutti. 

Solo se tutto il sapere è controllato dall'intelligenza fatta di buon senso e di sperimentazione ha valore. Scoprire i segreti della natura ha bisogno di tutto ciò, altrimenti ogni altra forma di cultura intesa in maniera distorta, diventa puro veleno e fonte di discordia.



I pericoli in Europa

Avendo una società con poche menti colte porta schiavitù. In tal modo, in particolare nei nostri tempi, difficilmente si potrà avere un'economia competitiva nei settori strategici, e imprese capaci di innovare processi, prodotti e servizi nei diversi ambiti. 

Mancando una diffusione ampia e allargata dell'istruzione in senso nobile del termine, vi sarà quindi un basso livello di specializzazione, improvvisazione in termini negativi, e mancanza totale di visione delle complessità. 

Nella chiusura della propria grettezza mentale che ne sarà logica conseguenza, quasi tutto girerà solo intorno al dio denaro, meglio se frutto di guadagno facile e veloce, che fa anche più furbi. Questo sarà unico metro di misura per mostrare il proprio valore. Tutti saranno forti con i deboli e deboli con i forti, e si creeranno le basi essenziali per una futura nuova dittatura.

In tal modo, ricerca del successo dell'ego, e potere per sola brama dei propri capricci, prenderanno forma e consistenza anche tra i mediocri. Senza cultura diffusa, ognuno potrà sentirsi classe dirigente, ma pochi governeranno e altri saranno al massimo semplici yes men. 

In tal modo, in particolare tra le giovani generazioni senza storia, l'etica navigherà nel vago con diverse aree borderline, e la morale sarà sempre più solo moralismo. In un tale clima, difficilmente si potrà avere una società responsabile e protesa al futuro e al bene comune.

Una vera cultura auspicata, sarà invece aperta alle innovazioni e alle nuove scoperte scientifiche e tecnologiche, farà attenzione a dosare il giusto equilibrio tra conoscenze scientifiche e umanistiche, e avrà cura della ricchezza proveniente dalle diversità. 

Se tale cultura non sarà di ampie vedute e trasmessa con metodo, disciplina, e serietà in particolare alle giovanissime generazioni, in nessuna comunità potrà mai esserci vero benessere, ricchezza diffusa, e maturità di un popolo solido nel presente e nel futuro.

Per quanto mi riguarda, indipendentemente dalle mode del momento, penso che se non si dovesse far proprio e a breve, anche una visione europea sociale e politica, e se non si inizi a pensare ad una lingua unica nazionale europea, il mondo non potrà essere geo politicamente equilibrato. Il vecchio continente conterà sempre meno a livello mondiale, e la pace sarà un fragile monumento di cristallo.

Un Governo forte, un apparato snello, efficace e meno burocratizzato possibile, un ministero unico degli esteri europeo, uno dell'economia, uno della cultura, uno degli interni, e uno della difesa, ecc. sono il minimo da creare a breve in Europa. 

Tagliare in ogni ex Nazione ogni inutile doppione istituzionale (ambasciate, eserciti ecc), ridurre i costi della politica (in genere) ad ogni livello (seppur nel rispetto della democrazia), unificare e centralizzare sotto una voce europea unica le spese militari. In tal modo, qualche Euro potrà servire per il bene.

Agire in tale direzione in maniera ancor più spedita, dimostrando con attenzione e serietà ai diversi popoli della varie province europee, che si avrà tutti vantaggi finanziari, sociale, e di sicurezza, sarà di grande aiuto. Ora finanza ed economia locale (europea), devono attivarsi in tal senso, per portare avanti un progetto di tale portata. Pena: disordine che porterà anche a loro stessi inutile caos.

Ma per realizzare ciò, occorre ora una visione culturale europea che deve essere chiara e capace di raggiungere ogni paesino sperduto di ogni angolo del continente. Investire in tale progetto di diffusione della nuova visione si rende indispensabile. Questo però, potrà essere realizzato solo grazie ad una nuova cultura lungimirante della nuova classe dirigente europea. Ma questa dov'è?

Il cammino europeo non può permettersi ripensamenti e dubbi. Occorre saper prospettare un tenore di vita che sia dignitoso per tutti ma anche attento a non creare forme di parassitismo. Occorre un piano strategico unico europeo di ampie vedute, che non sia sempre solo basato sulle necessità dei piccoli bisogni di ogni piccola provincia, o sulle arroganti grandi necessità di lobbies e multinazionali. 

Qui però, iniziano le vere dolenti note! Non intendo agitare queste acque, per essere propositivo occorrono qui competenze specifiche e specialistiche che non posseggo. In ogni modo, intanto di sicuro diffido di chi ora sta creando solo nocivi pensieri in ventisette lingue diverse.



Una nuova cultura emergente 

Sappiamo che in ogni cultura, i pensieri, i sentimenti e i comportamenti, sono sempre influenzati dalla presenza reale o immaginaria della percezione che si ha degli altri. La cosa importante quindi, è quella di attivarsi per riprendere in mano il sapere come strumento utile a sviluppare almeno buon senso. 

Per affrontare la nuova configurazione del nuovo mondo, solo  nuovi valori e nuove visioni di vita saranno capaci di dare percezioni di ampio respiro. La cultura intesa in senso classico e vero del termine, la vedo come una ottima linea guida. 

Per realizzare tutto ciò, bisogna saper cosa dire di positivo e propositivo, e utilizzare con sapienza tutti gli strumenti di comunicazione possibile in ogni dove, orientandoli verso un sapere votato a trovare il meglio in sé e nella logica dell'interdipendenza. 

Sviluppare e agevolare movimenti culturali giovanili che sappiano ispirarsi sempre più ai nuovi modelli, lo vedo come punto di partenza. Non bastano gli Erasmus. In ogni iniziativa ad ogni livello, deve essere inevitabile e scontato un progetto da coltivare anche per le nuove generazioni ancora da venire. 

Cosa si pensa degli altri senza immagini negative prevalenti, è un fatto strettamente collegato ad una apertura o meno che si riesce a creare verso le diverse sfumature culturali e storiche dei popoli. Individuare le similitudini e puntare solo su quelle, agevola ogni processo di integrazione. Le differenze, sono da vedere solo come linfa vitale per arricchire ogni miglioramento continuo del processo integrativo.

Il modo di pensare degli altri, ha molto a che vedere con la capacità di saper comprendere le cose con attenzione, responsabilità, equilibrio, e con piena consapevolezza delle diversità. Importante è innescare il rispetto delle diverse tradizioni e storie, senza per questo perdere la propria identità. 

Occorre possedere codici comuni europei, divulgando con saggezza e consapevolezza il meglio di ogni provincia di questo continente. 

L'economia deve prendere nuove forme, deve iniziare ad essere davvero al servizio delle politiche comunitarie di ogni popolo, e deve smetterla quanto prima di servire sola la grande ingorda grande finanza. Agevolare le imprese, sarebbe un atto nobile, far diventare il passaggio su questa terra un'impresa serve solo ad alimentare rancori, guerre, e il peggio di ognuno.

La politica dovrebbe riappropriarsi di nuovo del suo ruolo. Attualmente è solo meschina vetrina di gente senza idee e senza prospettive. Quante cose da fare, mentre i piccoli egoismi regnano sovrani in ogni dove. A volte il pessimismo mi assale! Mi faccio compassione da solo!

domenica 22 giugno 2014

59 - estetica, bellezza, etica

Che cosa c’è in un nome? Quella che noi chiamiamo rosa, anche chiamata con un’altra parola avrebbe lo stesso odore soave. William Shakespeare
     

Prendo spunto da un articolo scritto per il mondo dell'estetica professionale e sviluppo l'idea trattata, ragionando una volta tanto, su concetti che rendono la vita meno grigia. Tuttavia però, vedremo che anche su questi temi, se non si sa coltivare in sé stessi certi significati, confusione e disordine regneranno sovrani, facendo perdere la vera bellezza alle cose che ci circondano.

L'estetica trova le sue antiche origini nella Grecia che fu. Il termine in sé vuol dire azione dovuta ai sensi. In qualsiasi cultura di questo pianeta, essa si esprime in forme diverse, coinvolge il mondo delle emozioni, e avvicina l'umanità al sublime. 

L'arte ad esempio, in ogni sua manifestazione, provoca l'emozione attraverso l'estetica, e conduce per mano gli umani, a scavare nel proprio profondo mille sfumature del mondo interiore. In tal modo, permette di evolversi andando oltre ogni bello del puro istinto. Immaginiamo ad esempio una coreografia. Essa mette in moto musica, matematica, espressione, emozione, corpo e mente. Non è tutto ciò bellezza, estetica, arte, geometria, colori, comunicazione dell'anima e del pensiero, emozione e fisica?

Basterebbero solo queste poche considerazioni appena fatte, per annoverare tale oggetto del nostro approfondimento, nell'area di ciò che l'uomo considera divino. L'estetica tuttavia, è spesso anche un termine controverso per il fatto stesso di essere in stretto rapporto con i sensi, che non sempre riusciamo più a valorizzare e godere nel giusto modo.

La riflessione intorno alla quale tutto gira in questo post, parte dal fatto che ogni cosa ha una sua estetica e una sua bellezza. Il cosmo ad esempio, oppure i miracoli della natura, che dire della magia dell'atomo o della genetica? Nel tempo, bellezza ed estetica, assumono mille sfumature diverse. 

Talvolta i significati continuamente cambiano a causa della ricerca che scopre sempre una nuova struttura della fisionomia delle cose, e per questo fa modificare addirittura l'indirizzo della qualità della vita. Non è forse tutto ciò sintetizzato anche nella fisica quantistica e gli strumenti che si adoperano per divulgare i suoi significati? Vediamo un filmato ad esempio:


Parlando di estetica, bisogna anche tener conto, che nei nostri tempi, a causa delle tecniche di propaganda sempre più invasive, sofisticate e presenti nella nostra vita, essa assume anche un nuovo significato che tocca l'etica e la porta ai limiti dell'ambiguo. 

Parlo delle tecniche di propaganda moderna commerciale e anche politica ad esempio. Spesso in questa forma, sono le immagini stereotipate a farla da padrona, e in più casi si allontanano lentamente il vero significato dalle loro origini. Entriamo nel vivo e vediamo il perché.

In ogni parte del mondo, l'estetica rende nobile, privilegiato o sublime qualcosa, qualche persona, un sentimento o un  pensiero di chiunque riesca ad entrare in contatto con l'essenza del suo mistero. Esistono diversi concetti, sensibilità, idee o modelli di estetica. 

Tutti, sono utili al fine di aiutare a comprendere il confine tra brutto e bello. Ma quando queste presuppongono un intento commerciale o di condizionamento con un fine studiato a tavolino per vendere qualcosa, pur appartenendo al mondo dell'estetica, i messaggi perdono in un certo senso, il loro ruolo di universalità e finalità originaria in sé. Molte pubblicità hanno una loro estetica, ma questa della comunicazione moderna che arte é se lo è?

Non di rado oggi, di fatto abbiamo che da un lato l'estetica dà un "senso" sottile al nostro percorso su questa terra; da un altro punto di vista, condiziona l'essere, non sempre aiutandolo ad essere profondo nell'area delle analisi e delle riflessioni che vanno oltre l'apparenza. 

La comunicazione di massa, usa con grande sapienza l'estetica, ma col solo intento di distogliere l'interesse del bello dalla natura delle cose, per orientarla verso il consumo veloce di beni e servizi, da consumare velocemente nel corso di una vita. Questo elemento rende in qualche modo imperfetto qualcosa?

Nonostante tutto, l'essere, se riesce però ad avere giuste conoscenze, sensibilità e intelligenza in equilibrio, il senso critico diventa supporto all'estetica, e in tal modo si saprà sempre dare il reale valore ad ogni cosa. L'estetica volendo, non è mai solo apparenza. 

Essa grazie ad un pensiero e ad una coscienza autonoma ma non per questo emarginata e fuori dalla realtà, può ancora non perdere il suo antico e vero significato, persino nell'arte della propaganda stessa. Ma tuttavia, quando c'è un fine dietro alla bellezza, qualcosa in qualche modo tuttavia si perde.

Tutto nell'estetica dipende da come si vive il rapporto consapevole con i nostri cinque sensi, e dalla capacità che abbiamo di saper in tal modo cogliere sfumature nelle cose della vita agendo con pienezza nel qui e ora. 

È anche in tal modo che l'umano si orienta a ricercare continua qualità e profondità in ogni ambito e oggetto che lo circonda. Il bello dell'arte, del design e della propaganda stessa, sono tutte cose apprezzabili, purché viste con occhi attenti.

Percepire il mondo attraverso la mediazione dei sensi, è l'origine del termine "estetica". In questo mondo, bello e brutto diventano categorie di riferimento fin dagli albori della vita. Pertanto, prima o poi, quel "qualcosa" che appartiene specificamente ad una oggetto, pensiero o intuizione dello spirito, diventa quell'arte che mette in contatto tutto il mondo interiore con quello esteriore. 

Questa è arte pura senza fini più o meno nascosti, è altra cosa, è quella del mondo classico dell'estetica.

In filosofia, quando si trattano temi relativi alla  percezione della bellezza e tutto ciò che essa ha a che vedere con l'uso dei sensi, è pura estetica. In questa area dello studio del pensiero umano, ci si occupa della conoscenza del bello di ogni materializzazione e concettualizzazione del naturale, dell'artistico e ha anche dello scientifico. Essa ingloba sempre il nostro giudizio morale e spirituale.

Meditazione, poesia, capacità di saper osservare le sfumature e le interrelazioni del tutto che é presente nella vita, è estetica. Anche tecnologie e scienza riescono ormai a mostrare l'estetica del mistero del cosmo, delle cellule, degli atomi e ogni cosa dell'infinitesimo piccolo. Basti pensare a come si possono creare tutte le trasmissioni scientifiche per farci vedere anche l'invisibile realtà.



Dall'estetica alla bellezza nella società dei consumi che consuma sempre meno

Quando si parla poi in particolare di bellezza, risulta quantomeno difficoltoso entrare nell'essenza di  tale  termine, senza per questo essere influenzati dal proprio senso e gusto, possiamo dire che la bellezza, si distingue dall'estetica perché più soggettiva e ancor più intima e profonda. 

L'estetica la si condivide, e una volta conosciuta la si può comprendere anche se non riconoscerla del tutto adeguata al proprio gusto e sensibilità; la bellezza è senza mediazione della mente, ed é quanto di più soggettivo, intimo, profondo e viscerale ci possa essere. 

La bellezza è quel dettaglio di qualcosa o qualcuno che si fa notare a causa di vie di comunicazioni misteriose alla ragione. Essa può essere dipendente o meno in piccola o grande parte dal proprio senso estetico. Da sola, può anche folgorare istinto ed emozioni. 

Come fa una bella donna ad esempio, ad innamorarsi di tanti brutti ceffi, e per giunta, per nulla attraenti? Non sempre trattasi di relazioni nevroticamente compatibili. Bello significa tante cose insieme, che si equilibrano in modo personale, dando un senso tutto particolare a ragione ed emozione.

Esiste anche una bellezza oggettiva. Quella è definita come un insieme di qualità rispondenti a dei canoni condivisi. Ma questa, da sola non rappresenta le mille sfumature dell'estetica. Un canone di bellezza solo condiviso, quello si che aiuta a privilegiare superficialità e cultura "dell'omogeneo" inteso nel senso più spregevole del termine.

La bellezza oggettiva è funzione del tempo ed alla propria cultura, tende ad avere vita breve, inganna, e serve per distrarre le masse, portandola a fare discussioni inutili, e a creare orientamenti che servono solo ai mercati delle mode. Essa ha qualcosa di falso. Altrimenti, perché tali canoni cambiano nel tempo e restano validi solo per il periodo indicato?

La bellezza delle stelle, appartiene all'estetica del cosmo che rende sublime il tutto, mostrando equilibrio e piacere dei sensi. Nel cosmo, anche il pauroso buio infinito, armonizza brutto, bello e ogni forma che continuamente muta nel tempo. 

La bellezza senza equilibrio può anche portare facilmente alla vanità. È vero, ad esempio, può anche esserci bellezza negli insegnamenti spirituali. Ma visto che essi hanno il fine di mettere prevalentemente a fuoco "virtù" e "divinità", in questo caso, la bellezza  entrando in contatto anche con verità, complessità, ecc, diventa altro. 

Perché altro? Poiché, richiedendo la bellezza iniziale maggiori approfondimenti intimi, da un certo punto in poi, essa deve avere un collegamento ai sensi più profondo. Maggiore è la profondità, tanto più si comprende che brutto e bello appartengono ad un solo concetto, i nostri sensi entrano tutti in gioco, si va oltre il semplice bello. 

A questo punto occorre dedizione per abbattere il muro dell'ignoranza e la bellezza diventa solo il ponte per portare all'estetica, per poi toccare infine il mondo dell'etica.

Nel contesto moderno, il bello deve essere velocemente riconosciuto, deve durare possibilmente in eterno, e serve per promuovere prodotti, servizi, un'ideologia o un dogma. Oggi non bisogna lasciarsi più ingannare, la nostra cultura la stanno stravolgendo?

Il concetto del "Bello" di Aristotele e Platone che corrispondente al "Vero" è spesso ingannevole. Nei tempi contemporanei dove le tecniche di comunicazione vanno per la maggiore, il bello non è solo vero! Anche nell'arte il bello oggi perde spesso i suoi codici di riferimento. 

Tutto ciò è molto bello, ma talvolta anche vago e troppo incentivo al prodotto. Questo è un eccesso frutto della banalizzazione che ci induce la comunicazione di massa.

Anche in questo caso, la bellezza è legata al gusto, al piacere e allo star bene sia da un punto di vista fisico che spirituale. Ma sempre più nel tempo, una bella mela la scegliamo al supermercato come se la natura fosse un ciclo produttivo industriale. In natura brutte mele, spesso davano ai sensi del gusto e del tatto un valore elevato che portano fino all'interdipendenza della natura.

Non vi è dubbio alcuno, che ciò che si ama appartiene ad un mondo che mette in contatto la persona con il concetto di natura, e di ideale di bello che ha ognuno di sé e di ciò che desidera. Tali concetti bisogna saperli trasmettere trovando il modo di utilizzate sempre tutti i sensi. 

Il mondo delle apparenze però, spesso ingannano e ci fanno dare giudizi superficiali sulle persone, cose, fatti e idee di condivisione di progetti. Qui solo la consapevolezza aiuta l'uomo ad essere libero e ad apprezzare il bello. 

La ricerca del bello, è un valore fino ad arrivare al punto che oggi, sempre di più, le scienze nelle sue diverse aree di approfondimento, iniziano a dire la loro mettendosi al servizio di questo elemento umano importante in ogni razza, tradizione e cultura. 

Ogni uomo cerca la bellezza a modo suo, ogni donna ha un rapporto con la bellezza per sua natura. Tuttavia però, la bellezza di una persona, spesso si limita quasi esclusivamente alla superficie e non si sa più guardare alle bellezze interiori che diventano spesso secondarie, in particolare attraverso i mass media quando si vivono passivamente e senza senso critico attivo.

Sta a noi districarci nella difficile arte di saper trovare un significato alle cose proprie dell'esistenza. La bellezza è ovunque, basta saperla vedere. 

Senza però un concetto di bello in noi, nella vita ogni elemento è come se non avesse più una sua dimensione completa. In tal caso tutto svanisce nel nulla e brutto e vuoto prendono il sopravvento. Vero è anche che, senza conoscere il brutto e il vuoto, non si può apprezzare il bello e il pieno. 

Quando parliamo di consumi raramente poniamo attenzione all'essenza invisibile della bellezza per il beneficio che vi dovrebbe assicurare. Acquistiamo le emozioni momentanee e non ciò che arricchisce corpo e mente nel suo valore essenziale

La vita è un'arte, e questa, senza un'idea di bellezza perde la sua connotazione ed essenza pura.

Desiderio e bisogno, fanno del bello un'idea che pervade e condiziona stili di vita e obiettivi. Il mercato dei consumi non poteva trascurare tali fattori, e infatti questo settore, non a caso oggi occupa una posizione di notevole valore in rapporto alla ricchezza di un Paese economicamente sviluppato e proiettato nel futuro.

In una società complessa, dove i consumi stimolano e valorizzano la gratificazione immediata, essere e benessere vanno di pari passo per raccontare di sé. Si desidera il bello in ogni cosa, in ogni relazione, in ogni oggetto e in ogni persona. 

Viviamo in una cultura che non vuole rinviare in futuro la soddisfazione di un desiderio di essere belli e di possedere tutto ciò che è bello. E a volte questo basta e non dá vero valore alle cose.

Questa visione, è una novità assoluta nella storia contemporanea, e coinvolge sempre più, anche se con sfumature diverse, i più ampi strati sociali. Molti indicatori ci portano da anni a  vivere in una società guidata prevalentemente dall'estetica del consumo nel qui e ora. Oggi nulla può essere più procrastinato. 

Lo spirito dei consumatori, al pari delle industrie del settore che prosperano in tale clima culturale, vanno oltre la qualità che la si dà (purtroppo) teoricamente per scontata. Tutti nel tempo del grigiore, o nel meglio di un'esistenza, cercano il bello e ciò che fa bello le cose della vita. 

La comunicazione d'impresa cavalca con sapienza questo argomento, e parte da un principio "etico" nuovo. Si considerano i consumatori come soggetti da sedurre prevalentemente attraverso l'estetica del messaggio. Tutto si incentra sul semplice coinvolgimento delle emozioni più ancestrali: sangue, sesso, soldi, morte, amore.

Ai fini della bellezza, ogni occasione è giusta per far di tutto al fine di ottenere ciò che si desidera,  ogni rinvio da parte del consumatore è vissuto come un'occasione persa. Oggi bisogna essere sempre all'erta per accogliere la possibilità che si presenta, e per viverla nel migliore dei modi per non essere da meno agli altri, o addirittura, per mostrare di essere migliori di altri.

Possiamo parlare di estetica del consumo sull'etica? Il  mondo nei nostri tempi, vive prevalentemente in base alla sua capacità di provocare sensazioni. Etica ed estetica, vanno sempre all'unisono?

Troppo veloce è stato il tempo ultimamente che ha messo in discussine troppi valori. Abbiamo pertanto bisogno di un'etica nuova nell'estetica. Oggi se si riesce a desiderare e farsi desiderare, persino l'ego si appaga, e questo è un aspetto da gestire con saggezza per non cadere nel brutto. 

È vero che la nostra percezione della realtà è oggi più di tipo estetico e meno consapevole o morale?

Forse bisognerebbe che ricerca delle diverse tipologie di bellezza interiore ed esteriore, estetica ed etica siano sempre più in perfetto equilibrio, sotto la regia della consapevole coscienza di ciò che ci circonda, imparando a vedere la realtà per quella che è.

domenica 15 giugno 2014

58 - Start up: cambiare vita e società

Caso è lo pseudonimo di Dio quando non vuole firmare (Anatole France)

                       

Nel corso della vita, abbiamo il potere di cambiare ogni evento non gradito. Oggi tra disagi, insicurezze, solitudini e condizione socio economica, le cose sgradite potrebbero non mancare per tanti di noi. Il tema centrale del cambiamento però, non sta nel desiderare vagamente qualcosa di nuovo per uscire dalla noia, e non basta il solo parlarsi addosso, o ipnotizzarsi davanti ad una tv nel dar ragione o torto a qualcuno che sbraita o si agita in qualche talk show.

In realtà, per tendere verso un nuovo vero corso personale e sociale, bisogna avere un 'idea di quello che si vuole come soggetto e come essere di una comunità. Successivamente, in modo lucido, è utile osservare la propria realtà, e poi è bene possedere sempre giusta energia per la volontà e la perseveranza di agire nella direzione prefissata. Agire in tal senso, possibilmente cercando di migliorare continuamente se stessi e il proprio comportamento in corso d'opera. Saggio su tutto, è il saper comprendere e ricordare, il reale potere che hanno le lezioni che ci arrivano dai nostri errori.

Sapersi districare tra consapevolezza, energia, intenzioni, motivazioni, progetto e azioni, è il segreto del vero cambiamento. Purtroppo, è in almeno una di queste vie che di solito spesso ci si perde, cadendo vittime delle proprie emozioni negative. Intanto un fatto è certo e su questo siamo tutti d'accordo: c'è sempre un conto da pagare per ogni evento o azione che ci riguarda. Il conto arriva sempre, indipendentemente dal fatto che una conseguenza sia percepita da noi come da causa diretta o indiretta, agita o subita.

Se nella vita non di decide mai un cambiamento mentre il mondo continuamente muta, anche questa è una decisione. In tal caso, restando con la mente fissi nel tempo crogiolandosi nelle proprie abitudini, non si saprà mai quando è in che modo affrontare le cose a tempo debito, e questo porta danni. Non decidendo, è il tempo da solo, che pazientemente stabilisce lui la data di quando noi dobbiamo essere costretti a mutare. Quando ciò accade, diviene alto il rischio di cambiare senza profonda consapevolezza delle cose che ci circondano, agendo per giunta senza un piano.

Subendo un cambiamento senza la capacità di accettarlo con equilibrio e intelligenza, vi saranno azioni con una visione parziale e confusa, si tenderà a decidere subito, in modo impreparato, e in maniera affrettata. Quando ad agire in tal senso non è una persona, ma addirittura un governo o la cultura di un popolo, allora il limite oltre il quale cadere nel baratro può essere facilmente superato.

Una classe dirigente incapace di agire nei giusti tempi non è di esempio al popolo, e condiziona negativamente programmi, strategia, tattica e qualità delle azioni. Lascia la società nell'egoismo, agevola ipocrisia e solitudine, non aiuta a dare spazi alle nostre risorse, umani, naturali e culturali. Tra l'altro, il modo d'agire, così negativo verso la vera apertura ai cambiamenti, porta certamente maggiori sprechi, classe dirigente iper protetta fuori dal mondo reale che si auto riproduce, ulteriori problemi sociali, e umiliazioni varie in vari strati di popolazione

Se non vi è una una cultura diffusa di consapevolezza del qui e ora nel privato e nel sociale, non si può creare una visione di ciò che si desidera. In tal caso, la coscienza perde il quadro d'insieme del tutto. Quando non vi è strategia, è come navigare senza mappe e senza conoscere il cielo e le correnti dei mari. Almeno un metodo ognuno di noi lo deve avere nell'affrontare il mondo. In Italia, non amiamo i cambiamenti. Troppe menti prediligono il torpore e la parola che evoca forti emozioni per fare finti sonni tranquilli. Fare grandi leggi per non cambiare nulla, rassicura ogni persona media che ha qualcosina da perdere, ma protegge sempre qualcuno, che in cambio accumula senza scrupoli.

Tutti puntiamo ad avere una vita felice e siamo convinti che le scelte che facciamo siano per noi a fin di bene. Anche le persone più cattive, sono convinte di agire nel modo che agiscono, perché pensano che non vi siano altre scelte possibili per il loro bene. Il punto è proprio qui, se si agisce solo per il proprio bene, tecnicamente parlando, le scelte cattive sono sempre più probabili. 

Il motivo? Ma perché il pensare solo al proprio bene, a volte il mondo non basta, e sensibilità, intelligenza e cuore, non utilizzano bene gli ingranaggi che li fanno agire insieme. Anche annullare del tutto il proprio bene chiaramente è un male. Anche questa visione nasconde incapacità di leggere le sfumature della bellezza della realtà per quella che essa è. Nella ricerca dell'equilibrio vedo la giusta via. 

Il nostro Paese conta tanti perbenisti ipocriti, parecchi privilegiati senza fama e senza gloria che si mescolano a veri  iper protetti più o meno famosi. Una moltitudine ampia di nullafacenti presuntuosi, oscura tanta gente di buon cuore e intelligenza relazionale ampia. Quasi ogni italico cittadino, è un vero maestro di qualche "strumento". Ognuno sa come funziona un'orchestra. Peccato anche che, ognuno spera di far fuori prima o poi il direttore d'orchestra mentre egli pensa per sé alla sua gloria. Sopra ogni cosa, un buon bicchiere di vino, e dopo un bel pranzo o cena, tutto passa.

Cambiare in Italia non è affatto cosa semplice. Guardare fuori dalla nostra finestra, lo si fa tanto per fare. Il più delle volte, lo si fa per poi dire quanto sia meglio qui. Sarà anche vero, anzi, è sicuramente così. Ma per chi e su cosa in particolare? Qualità della vita? Sicurezza? Scuola? Politiche fiscali? Servizi pubblici e sociali veri? Cosa? 



Alcune domande per partire da dal cambiamento di ogni singolo

Quanta importanza ha una cultura orientata all'educazione della ricerca dell'equilibrio tra sé, altro, etica e morale? Attraverso la percezione di quale realtà, elaboriamo un pensiero o un giudizio per decidere? Qual è il nostro metro di misura di ciò che è bene e ciò che è male per decidere un cambiamento?

Etimologicamente le parole etica e morale, derivano una dal greco e l'altra dal latino. Esse non hanno il medesimo significato. Etica deriva dal greco"Ethos"a cui possiamo collegare il significato di "abitudini, costumi". Morale invece deriva dal latino "mos, moris"ed ha come significato "modo d'agire in senso comportamentale". Educazione e cultura di ogni cittadino, in un mondo in continuo mutamento, hanno una importanza strategica per una persona, un'economia e uno Stato? Domanda retorica.

Si può affermare, che se l'etica riguarda qualcosa di noi riguardo il mondo della riflessione e della consapevolezza, la morale riguarda evidentemente il comportamento visibile più o meno consapevole. Mi sembra tuttavia evidente, che i due temi siano tra loro interconnessi. L'etica riguarda il modo di pensare e tutti i valori presenti nell'individuo che egli utilizza nei confronti della vita, mentre la morale, si rapporta anche alla cultura dei valori e dei comportamenti acquisiti dalla propria comunità di appartenenza. La nostra cultura potrebbe essere di grande aiuto, ma è il nostro modo di pensare che deve assolutamente orientarsi alla mutevolezza dei tempi.

L'etica di tutti gli imprenditori e camorristi che hanno avvelenato gran parte della Campania, nasce dalla logica del profitto da parte di tutti i conniventi che vi hanno partecipato. I valori e la morale sono solo annebbiati dalla mente ipocrita da parte di tutti, politici inclusi. I morti per questa gente, lasciano il tempo che trovano, basta solo non pensarci! Chi è il cattivo, si confonde tra la gente comune di quei luoghi che non ha mai saputo ribellarsi con forza e determinazione. Da dove partire se la cultura prevalente consiste sulla pratica dell'ipocrisia diffusa, e nell'illusione?

In occidente, non vi è dubbio che la Morale Cristiana influenzi tutta la nostra cultura, ma anch'essa, considerando i risultati nei tempi nei quali viviamo, quali esempi offre nel bene e nel male nella nostra storia recente? Se l'origine morale cristiana è alla base della nostra cultura, e vari monsignori e alti prelati si distinguono per bassa moralità, la nostra cultura moralista senza morale, quali vie indicherà nell'economia, nella vita della persona e nella società?

Come modifica il nostro pensiero quanto accade? Come sta interagendo con le altre culture la nostra, nell'era della globalizzazione? Una società per cambiare, ha bisogno di singoli che innanzitutto sappiano auto osservarsi. Diversamente, il concetto "cultura della gente", cosa vuol dire?

L'Etica, visto che si sviluppa tramite il ragionamento, bisogna che si inizi a ragionare partendo dal buon senso più che dai massimi sistemi. Partirei dall'etica, poiché credo che debba essere lei a regolare la qualità e i contenuti veri della morale condivisa. Credo in pratica che debba essere l'etica a definire la morale, tenendo conto anche dell'importanza dell'azione che serve per trovare pace in noi, nelle nostre relazioni, tra i popoli. Questo, in particolare ora, che siamo in una fase di globalizzazione delle culture. 

Ma si riesce almeno a definire ciò che per tutti (o la maggioranza) è Etico? Fin da bambini, quali strumenti scientifici educano alla consapevolezza? Dobbiamo in tenera età imparare ad osservare la realtà della nostra mente, la realtà che ci circonda, come non attaccarci alle cose pretendendo pure che esse non cambino mai.



Grande nel bene e nel male

L'economia, regola molte cose e stabilisce il rapporto con la paura del futuro e il soddisfacimento dei bisogni e dei desideri del presente. Il famigerato mercato, è per forza di cause maggiori un nemico di una condotta etica? L’armonia o la dissonanza fra i sistemi di valori morali e le regole di una economia di mercato possono portare a grandi benefici o a danni irreparabili dice l'economista Friedman. In Italia ne sappiamo qualcosa se pensiamo alla nostra classe dirigente.

Ecco un altro motivo del perché la cultura deve essere il più allargata possibile a più ampi strati sociali possibili. Ecco anche il perché essa deve essere profonda, capace di far trovare il neglio in ognuno, e basarsi sulla vera solidarietà non teorica e/o solo ideologica. Tutti dobbiamo sapere fin da piccoli, che  se cambia il "sistema operativo" della mente, cambia la realtà.

La maggioranza di noi, i grandi errori che commette nella vita, li fa perché ignora volentieri che tutto ciò che è grande, comporta di conseguenza anche grandi vittorie o grandi sconfitte, e di conseguenza sempre grandi rischi. Se si ambisce al grande, grande è tutto, sia il bene, sia il male che ne deriverà. Lo tesso dicasi per la mediocrità.

Senza grandi idee, valori e progetti, tutto diventa limbo tra l'essere morti viventi e piccole persone mentre il tempo rende mediocri le cose quotidiane. Politica ed economia possono cambiare se e solo se, consapevolezza e ragionevolezza in ogni persona, prendono il sopravvento quanto prima su egoismo, edonismo e giustizia.

Uno Stato di grande valore e di grande spessore, non lesina mai nella cultura nei suoi piani economici. Non generalizza, non offre esempi di degrado morale ed etico. Se fa diversamente, la nazione sarà uno Stato ingiusto, dove solo furbi, delinquenti e protetti in vari modi, produrranno la sola classe dirigente. Quel tipo di classe dirigente si auto produrrà. L'individuo non protetto da contratti nazionali, lobbies, partiti, chiese, sindacati ecc cosa può fare oltre che sentirsi solo?

Ad esempio, esistono evasori e debitori in difficoltà verso lo Stato. Ma questo, bisognoso di denaro (un po' per avidità, un po' per sprechi, un po' per follia di comportamenti condivisi per soddisfare le ingordigie dei poteri forti) tratta tutti i cittadini in difficoltà come evasori da colpire spesso in modo irrazionale. Si fanno condoni ai capitali portati all'estero da speculatori e mafie, e si tratta tutti allo stesso piano come evasori, ladri e truffatori incalliti, dove inizia l'etica di chi, e cosa vuol dire morale?



questioni di comuni mortali

Nella vita può capitare con grande facilità, che si perda qualcosa verso cui si è legati. Ciò può essere denaro, qualcuno/a di caro/a o una posizione sociale. In tal caso, è il dolore a prendere il sopravvento. Con la sofferenza, la mente si perde e quindi anche la lezione che ne deriva si annebbia. Che fare?

I comuni mortali non protetti da lobbies ecc, devono imparare a proteggersi da soli e vedere in questo, una grande opportunità per essere persone vere, e in grado di dirigere nuovi cambiamenti sociali. Diversamente, si diventa solo spettatori di qualcuno che ama essere seguito per la sua gloria personale. Cambiando la nostra mente, cambia la realtà. Tanto per iniziare, cambieranno le nostre scelte e di conseguenza la nostra classe dirigente. Non bisogna arrendersi, arrendendosi si fa solo il gioco dei protetti e degli opportunisti.

Perdere è una lezione. A volte è un peccato perdere qualunque cosa o persona, e a volte cambia così tanto la vita, che se non sai vederla nel giusto modo. La perdita, può anche non essere vissuta con giusto equilibrio. In tal modo danno su danno portano la vita ad essere un inferno. L'inferno di uno o più di uno per cause di partenza simili, crea una rete di interdipendenza di inferno. Conosco molti piccoli imprenditori, persone e famiglie che sempre di più, dal limbo passano al purgatorio, e illudendosi del paradiso, pian piano cadono in un inferno. 

Uscire assolutamente da questo vortice è importante. Non contare sull'attuale classe dirigente è fondamentale. Impegnarsi nella ricerca dell'equilibrio e nella via di mezzo è un assioma. Dice un proverbio cinese: se hai bisogno di aiuto, inizia a dare importanza alle tue mani.



Tra pilastri e semplici banalità per partire da noi.

L'autorealizzazione ad ogni livello richiede Attenzione, Ricerca dell'equilibrio nelle cose più misere e più grandi, Rispetto per sé, Rispetto per gli altri, Responsabilità consapevole per tutte le azioni. Questi ragionamenti guida, sono i cardini dove tutto il mondo gira. Sono anche i pilastri della pace interiore, relazionale e sociale. Non solo, aiutano anche a dare una grande energia alle nostre vere attitudini. Il fatto è un altro, ad averceli questi pilastri! Ma si può, volendo tutto si può. Basta essere convinti e determinati.

Sperimentare con raziocinio e buon senso, o seguire il cuore e non si sbaglia. Seguire mode, pregiudizi e affrontare qualsiasi approccio con superficialità crea danni. Ognuno può sempre trovare la sua via per comprendere e consolidare i pilastri menzionati. 

Lo scopo ultimo per seguire il vero potenziale in sé (a tal proposito, vedi anche post 57) c'è in natura in ognuno di noi, ma deve essere coltivato come fanno i contadini. Per il resto è bene sapere che per ogni luogo che esiste davvero, di fatto vi è sempre anche una via che ci porta.


I segreti della fortuna per governare i cambiamenti e non subire i condizionamenti (concetti semplici, ma difficile da mettere in pratica a causa del desiderio)

- Non ottenere ciò che solo si desidera, a volte può essere in realtà un colpo di fortuna. 
- Eliminare il superfluo per entrare nell'essenza delle cose con creatività e intelligenza propositiva.
- Evitare di permettere a piccole dispute di distruggere una grande amicizia.
- Agire per correggere le proprie azioni quando si scopre di aver commesso errori
- Dedicare con cura del tempo in solitudine.
- Aprirsi ai cambiamenti, senza mettere mai in discussione i propri valori.
- Trovare nel silenzio la risposta migliore.
- Creare un clima di amore e stima negli affetti e con gli amici
- Non rifarsi al passato nelle disputerà
- Condividere la propria conoscenza.
- Aprirsi a tutte le culture senza perdere mai la propria identità 
- Saper guardare al proprio successo in funzione di quello a cui si è dovuto rinunciare per raggiungerlo.

domenica 8 giugno 2014

57 - non mi sono ancora presentato

Raggiungi il vuoto e l'apertura.
Coltiva la calma. Assorbi l'armonia.
Mentre le diecimila cose sorgono e svaniscono,
contempla il loro ritorno alla radice.  
- Lao Tzu (Tao Te Ching)



Come Ulisse, dobbiamo saper navigare nell'Odissea della vita 

con amore, astuziaattenzione, coraggio, curiosità, equilibrio, intelligenza e sensibilitàDa questo mix un uomo o una donna, sviluppa la propria personalità, la quale, interagendo col proprio carattere, in tal modo crea anche il proprio mondo dei valori. Ora, affinché tutto sia in armonia, è utile aver sempre chiaro il vero scopo della propria esistenza. A questo punto però, prima di procedere, dobbiamo fare qualche chiarimento e stabilire il significato di carattere, personalità e vero scopo.


Il carattere riguarda la parte psichica che definisce indole e temperamento. 

La personalità invece, riguarda il complesso delle caratteristiche psicologiche e intellettuali che si manifestano nel modo di interagire con l'ambiente che può essere determinata, insicura ecc. 

Il vero scopo della propria esistenza, enuclea la persona che si realizza nella sua totalità attraverso qualcosa, armonizzandosi in tal modo con l'ambiente circostante, e portando ovunque fonte di felicità, fiducia e sicurezza. 

Le persone realizzate in qualcosa di bello, sono coloro che hanno saputo entrare in contatto profondo con il vero scopo della propria esistenza.

Per raggiungere tal fine, la mente deve imparare ad auto osservarsi, e nel mentre, deve saper vigilare con attenzione il bisogno senza confonderlo col desiderio. Il primo riguarda ciò che parte dal mondo interno e alimenta ciò che dà vita ed energia a corpo, spirito e mente; il secondo, il desiderio, dipende più  dal mondo esterno. Entrambi sono sempre presenti, e spesso sii confondono.

Non di rado il desiderio, agisce più per farsi accettare, o condizionare e manipolare altri. Esso non ama molto relazionarsi col proprio mondo interiore, ama più colloquiare con l'ego. Ma cos'è l'ego e in cosa si differenzia dall'Io?

L'"io" cerca di entrare in rapporto con la mia realtà sia interna che esterna, e tenta di farlo in modo più adulto possibile, mirando a gestire al meglio il mix degli stimoli ambientali, delle relazioni oggettuali e cura la mediazione con la consapevolezza. 

L'Ego corrisponde invece più ad una forma infantile di ricerca di affermazione di sé stessi, di solito agisce per avere o dimostrare potere sugli altri. L'ego è ciò con cui si è più spesso in contatto. Esso utilizzando le percezioni, e influenzato dal desiderio di avidità, mondanità e vanità, falsa ogni cosa della realtà

Solo una profonda e solida formazione della consapevolezza, aiuta ogni singolo ad entrare in contatto con la realtà per quella che è, e con lo scopo ultimo che un'esistenza ha nel proprio dna. Trovare poi il giusto equilibrio sociale, è la missione della vita. Dov'è il problema?

Mentre i desideri indotti sono evidenti e potenti, il vero scopo della nostra esistenza, è invece sempre nascosto. Per emergere, deve evitare di mortificare ogni vero bisogno ed ha bisogno dell'attenzione, della responsabilità e della stabilità. 

Il nostro tesoro che se scoperto e alimentato tutto può, è chiuso in noi nel profondo della nostra mente, e solo noi possiamo cercarlo. Il fine ultimo presente in ognuno di noi, ama celarsi tra i meandri dei sogni, della ragione, e pian piano nel corso degli anni, diventa visione di vita e dà forza e consistenza alla nostra breve esistenza.

Il vero scopo in noi, deve essere ben coltivato per manifestarsi, e deve essere gestito con grande consapevolezza. Diversamente, comunque si realizza, ma convivendo con timori, illusioni e speranze. In ogni modo determina poi azioni compiute con successo o meno; azioni solo pensate e mai realizzate; azioni non consapevoli guidate da ignoranza e ottusità. Il tutto, visto da fuori, in modo più o meno errato, si chiama comunemente destino. 

Le emozioni, i pensieri e il cuore, mettono continuamente in subbuglio energie sottili e l'anima di un'esistenza. Esse influenzano ogni decisione. In tal modo, ognuno di noi crea un personale film da grande pubblico, di nicchia o che nessuno vede. Consapevoli o meno di tutto ciò, la nave comunque va.


Il film

Abbiamo già paragonato la vita ad un film (vedi post del 2013). La nostra sceneggiatura che decidiamo per realizzare la nostra esistenza, indipendentemente dalla sua grandezza o meno, per mille motivi interni ed eventi esterni vari, non sempre o raramente tiene davvero conto di quanto fin qui riportato. 

Anche se la vita subisce continui mutamenti che modificano continuamente il corso della trama del nostro film, difficilmente siamo in grado di saper trovare contatto con il nostro vero fine. Siamo più simili a quei registi o attori, che una volta percepiti dal pubblico "tipici" di un genere di film, difficilmente poi nel tempo si riesce a cambiare e a farsi accettare in modo diverso. Solo con la morte, termina quella sceneggiatura di un ultimo film ... di quel genere. 

A questo accadimento della fine di un corso di vita, alcuni saranno indifferenti, altri meno, qualcuno si addolorerà della perdita avuta. Nel frattempo, l'insieme di tutti i film nel tempo, in qualche modo cambiano lentamente la storia dell'umanità nelle varie culture dei popoli. Scienza, tecnologie e conoscenze allargate ad ampie fasce sociali, le variabili che condizionano ogni storia.

Occorre un mix di coraggio, intelligenza e tante altre mille piccoli grandi caratteristiche per dare senso al copione di un film se si vuol cambiare genere. Vivere è un'arte, ma ha le sue leggi da rispettare. A volte per pigrizia, a volte per eccessiva prudenza di protezione dell'io, a volte per incomprensione, spesso per confusione, c'è sempre prima o poi qualcosa che non va nella vita. In questi casi, l'occasione di cambiare genere di film può essere quella giusta. 

Ciò accade per misurarsi e migliorare o distruggere un progetto. In ogni modo, il fine ultimo non è sempre facile scovarlo; ma è bene sapere che spesso, questo accade più per ego, ignoranza e ottusità, che per oscuri motivi che allontanano dalla verità. 

Conoscere la realtà delle correnti e dei venti, avere una rotta verso un sogno/progetto senza mai perdere la bussola del vero scopo in sé, è l'impervio cammino di chi nasce per navigare questi inospitali mari. Si naviga ora a vista, ora seguendo rotte, si è sempre accompagnati da tempeste, maree e calme piatte. Si naviga, ora sotto cieli stellati, ora sotto il tepore del sole, ora tra buio e nebbie. 

Si cercano porti più o meno sicuri, si tenta di vedere quasi sempre una nuova terra come luogo nuovo dove scoprire un altro mondo. C'è chi lo scopre e lo vede un nuovo mondo, e chi lo scopre e non lo vede. Anche qui... dipende da quanto importante sia ... fare tutto in armonia con il nostro vero scopo.

Quando vi è la ricerca del vero scopo in sé e questo lo si scopre, bisogna poi anche tener conto che vi sarà sempre qualcuno che resterà vicino con amore, e chi metterà invece ostacoli e dubbi ad ogni cosa. Il bene è benvenuto, il male, sappiamo che si fa per ignoranza (Vedi post 56) ma in tali circostanze, spesso non ci si sente sicuri, e la precarietà va superata.

Nella peggiore delle situazioni, ricercando e non realizzando, ma individuando qualcosa di sé, basta la conoscenza e un minimo di buon senso quando serve, al fine di salvarsi dalle tempeste e dai pericoli del mare, nel seguitare il viaggio ... tra i canti delle sirene, i pensieri negativi, le contese, le amarezze e il guardar ciò che ti circonda ritenuto bello o brutto, impari pian piano ad amare e a non temere solitudine e fine del ciclo della vita.



Storia recente, ci sono anch'io



In questo ultimo ventennio, siamo stati drogati. Per motivi e fattori diversi, miraggi e illusioni hanno incantato un po' tutti gli strati sociali. L'illusione di un futuro sereno sembrava quasi vero. Invece era un ologramma. Oltre le colonne d'Ercole c'è sempre un'altra vita, ma la nebbia e spesso il buio confondono la rotta. L'equipaggio e la solitudine spesso necessaria, non possono contare su una mente distratta e chiusa alle sfumature della vita.

Io temo mediocrità e la paura che oggi sempre più col passare del tempo inizia a serpeggiare tra i marinai e nei porti dove mi fermo. La cosa che mi preoccupa é che di bassezze, ne vedo tante in giro ad ogni livello sociale, economico e politico, addirittura anche spirituale. 

Guerre tra poveri di moneta e poveri di spirito, non sono cose più tanto lontane. In una società, da sempre è andata di moda una meschina guerra di genere. Ora una strana cultura emergente, sta iniziando con la guerra tra generazioni e quella tra lavoratori pubblici e libere professioni, senza toccare tuttavia, i veri liberisti opportunisti e approfittatori dei vari schieramenti, che per il momento, restano ancora divisi tra di loro guidati da egoismi e vecchi criteri di vedere la vita. Anche la guerra tra i poveri sta cambiando i suoi connotati storici e culturali.

Le cose della vita che mi affascinano, sono la potenza della natura nelle sue immense manifestazioni benigne e maligne, e la capacità di alcuni uomini e donne di saper incidere nella storia dell'umanità. Vorrei vedere tanti "incisori" a vario livello, e auspicherei che nessuno mai di loro diventi un mito. 

Il mito è un essere raro per gli altri, io desidererei invece una miriade di geniali piccoli grandi personaggi proiettati nel nuovo corso ... perbacco. Forse mi sbaglio, forse qualche mito aiuterebbe. Si forse vorrei che ci fossero veri miti, forse no, non so, con una cultura così depressa ... forse aiuterebbe, mah! Il mito comunque, è sempre segno di povertà di spirito degli adulatori.

Viviamo già nella cultura del mito ora politico, ora sportivo, ora di qualche star del cinema o della musica, e a parte il bene per il mito stesso non ho visto altro. Non so perché, personalmente ho sempre visto i miti con distacco e preoccupazione, non sempre portano tutti davvero bene; tuttavia so che però mythos e logos convivono più di quanto si pensi. 

Mi ha colpito molto quello che diceva Jung: “gli archetipi, i miti, corrono un grandissimo rischio: commuovono, ma inflazionano la coscienza, la distruggono, annullando i processi di individuazione. Il mito va dunque tenuto a distanza, ma non tanto da essere ciechi nei suoi confronti, da ignorarlo nella sua potenza”. Meravigliosa osservazione! Chiedo venia per l'entusiasmo.

É così che trascorro la mia vita, tra il mito di Ulisse e le sue colonne di Ercole, e il suggerimento di Jung, cercando in qualche modo di fare al meglio sempre tutte le cose che faccio. A conti fatti, sono nato sotto una buona stella, posso permettermi di dubitare dei miti. 

La cultura del nostro Paese, se ha prodotto me con questi tipi di pensieri, qualcosa ancora di potente ancora possiede. Anche se di origini modeste, nascere nelle condizioni in cui sono nato giusto alla fine degli anni cinquanta nel mio Paese anziché altrove, vuol dire molto e solo per questo mi ritengo fortunato e amo la mia Nazione ... nonostante tutto.

Non tanto per la tradizione italica, di fatto un tempo classita, ma per il fatto di essere nato quando in Italia si iniziava lentamente a diventare meno provinciali. La mia generazione ha avuto  grandi fortune o non sempre sa essere grata alla vita. 

Se dovessi morire oggi, sarei grato alla mia vita per ciò che ho avuto. Qualunque cosa dovesse accadermi, ringrazio tutti i miei avi di questa terra che tanto mi hanno insegnato in ogni ambito.
Personalmente, tranne che nei film, tv e libri di storia, di guerre ne ho solo sentito parlare; ho visto l'italietta divenire Italia; sono nato quando l'Europa politica muoveva i primi passi. 

Ho visto generare una nuova moneta; ho visto fare conquiste dei meno agiati; ho visto nascere e svilupparsi la tecnologia e le scienze insieme alle diverse forme di comunicazione; ho avuto modo di cercare di capire le tanti fedi che ci sono; ho visto svanire il secolo delle ideologie che tanti morti ha raccolto nel suo tempo per follia umana; ho visto le ceneri del fascismo e ho anche visto morire il comunismo. 

Ora sto assistendo al ripiegamento su se stesso del vecchio capitalismo; ho persino visto per le strade delle città, e per tv, la gioia di un popolo che si gode orgoglioso le tante medaglie alle olimpiadi e le vittorie della Nazionale di calcio campione del mondo  o in finale di qualcosa. 

Ho persino avuto modo di conoscere personalmente tantissimi fratelli e sorelle di culture diverse in tantissimi contesti di confronto culturale e non solo. Ringrazio sempre tutte le persone che ho incontrato nella mia vita, e tutti coloro che nel passato si sono stremati o immolati per darmi questo bene; é con loro, e grazie a loro, che in me si sono prima lentamente formate e poi solidamente strutturate, tutte le cose più positive che mi appartengono e che posso riscontrare in me. 

Spesso, molto spesso, le sofferenze sono arrivate da me stesso, dalle mie piccolezze, non dalla storia e dagli insegnamenti. Come Ulisse, la rotta non sempre mi ha portato per mari sereni e orizzonti luminosi. Forse non so navigare, ma intanto la nave in qualche modo ancora va.

A conti fatti, è vero che sono una persona che può definirsi fortunata, ma per il fatto di essere nato quando in Italia si iniziava lentamente a diventare meno provinciali, è stata davvero una grande buona sorte. 

È verissimo che la mia generazione non sempre sa essere sempre grata alla vita. Ora mi vedo circondato solo da poche persone davvero equilibrate e positive che per fortuna vedo, conosco e frequento, ma guardandomi intorno, vedo anche tanti piccoli soggetti con tanti piccoli disagi che insieme a me, e tanti peggio di me, sono assorbiti da tante energie non positive.  

Tantissimi altri ancora e forse più, sono vittime della prostrazione e dal mondo delle lamentele, certo discrete, ma sempre in sottofondo urlate però a squarciagola solo dagli occhi, dal tono e dalla mimica. 

Si rende necessaria una cultura di riscatto che parta dalla fiducia della persone più prossime, fino ad arrivare alla comunità di riferimento e poi man mano alla società, tutto nel rispetto della multietnicità e delle diversità. Tutti i ceti sociali, tutti i generi di tutte le età, tutte le arti e le professioni sono invitati a costruire un mondo migliore e ad uscire dalle piccole meschinità.

Spesso in taluni un po' più intraprendenti, la prostrazione si manifesta in violenza verso i più deboli (bambini o donne), bullismo nelle scuole, in stupide follie da stadio ecc. Per non avvilirmi, non tocco l'area diffusissima della solitudine e della mancanza di sensibilità ed intelligenza sociale. Non si parla di suicidi per esorcizzare il problema. Ora basta. 

A volte credo che il padre si stia ristrutturando molto lentamente, e che la madre faccia bene la madre ma spesso troppo sola e al punto di volere per molto tempo il suo bambino, sempre bambino, e che quindi, faccia in modo ansiogeno anche il non padre. L'esaltazione dell'IO ci ha condotto nel peggio della solitudine, il peggio è passato?

Tutti vogliono sentirsi liberi, ma non si sa da cosa, visto che siamo al momento ancora formalmente liberi. In realtà, credo che tutti ancora, vogliano solo manifestare al meglio il proprio ego, per questo, non accorgendosi più di oessere solo più soli, sordi e ciechi, non più solo individualisti, ma solo più soli o strani socialsoli. Spero almeno che a nessuno di questi ultimi venga mai in mente a breve o medio lungo termine, una sorta di richiesta autoritaria. Lo temo purtroppo. 

Ciò potrebbe avvenire per il semplice fatto che non si vuole capire che insieme possiamo e dobbiamo gestire questo mondo che ci siamo creati noi dopotutto. Non amo molto i miti, e di questo ne ho già parlato. Un tempo ci si concentrava sul vecchio artigiano, l'insegnante, il parroco ecc. Poi, c'erano i grandi Maestri con la M maiuscola che erano (a parte un Dio), i modelli da seguire (non miti) che erano da esempio in arte, politica e professioni varie ma per la loro eticità. 

Oggi tutti viviamo avendo come maestro il desiderio e l'ego, o in alternativa la falsa modestia mixata con l'arroganza vissuta in silenzio nel proprio animo "socialsolo".

Oggi nel mondo dell'ipercomunicazione, esistono ancora maestri e Maestri, ma possono essere solo i programmatori invisibili di surrogati virtuali, ologrammi, o subdoli o intelligentissimi video games? La cultura deve fare il suo corso e deve saper gestire bene questi normalissimi processi della nuova era. I comportamenti continuano ad essere ispirati da maestri e Maestri, ma solo che questi, non devono essere invisibili. Tutto qui. 

I genitori e la scuola non possono andare a ruota libera su questi temi e la trasparenza e la visibilità del ruolo dei programmatori e dei nuovi editori del mondo web deve essere un tema trasparente e visibile. I maestri invisibili che si mostrano solo nel loro pensiero e non nella loro persona devono essere pubblicamente oggetto di analisi e discussione. 

Perché di un film si cerca di capire la vita dell'autore e del regista e del mondo web no? Tra l'altro, sarebbe anche un ottimo mercato per nuove professioni. Per certi aspetti credo che anche le religioni istituzionali stiano generando un po' di caos, in particolare quando si chiudono nel settarismo e quando perdono di vista la mancanza di senso della trascendenza a favore del puro schieramento non detto ma ben comunicato a vari livelli. 

Non esistono buoni e cattivi, in ogni schieramento vi sono buoni e cattivi. Questo solo per far chiarezza onde evitare una ulteriore base di spaccatura tra le tante posizioni delle fedi esistenti. Anche in questo ambito, a tutte le fedi e non fedi, conviene saper comunicare correttamente messaggi precisi e non subdole tattiche di induzione alla paura o alla mistificazione della morte e della vita eterna. 

Ricordo qui che la grande rete web, a tutti permette di approfondire in modo corretto o addirittura anche sbagliato! Allora? Se come ho già prima affermato, dovessi morire oggi, personalmente, è vero che tranne che nei film, tv e libri di storia, di guerre ne ho solo sentito parlare, ma so bene che ancora oggi in vari angoli del mondo gioiscono armieri per le morti ingiustificate di pochi folli. 

È vero che ho visto l'italietta divenire Italia, ma è pur vero che ancor oggi sento parlare di mafie, mafiette, e sotto prodotti di mafie racchiuse in vari club protetti da lobby più o meno oscure che nei loro piccoli grandi privilegi temono tutto. È vero che sono nato quando l'Europa nasceva, ma è pur vero che ancora spesso sento troppi parlare che era meglio prima, per ... e via giù ognuno con a sua personalissima esperienza che non capisco proprio cosa c'entri con i processi storici. 

È vero che ho visto generare una nuova moneta, ma vedo anche che i più temono la bimba appena nata, anziché pensare a come debbano farla crescere bene e sana. Solo pochi samurai e prodi guerrieri monaci da soli combattono contro i fantasmi delle paure dei molti, che in alternativa sanno solo riproporre il passato! Incredibile ma vero!! 

È vero che ho visto fare conquiste dei meno agiati, ma mai come ora sto vedendo tanti ex agiati che stanno peggio degli ex disagiati. Poi, mai come ora, vedo che tanti ex disagiati, hanno dimenticato i loro valori storici sono ormai anche tanti di loro, gente chiusa nel loro bozzolo e possibilmente meglio se in silenzio ma sempre tutti contro tutti. 

Non solo, pochissimi di questi sanno vedere o appena percepire e condividere progetti e programmi con la massa dei neo disagiati non classe, non nulla, senza storia solo perché nuovi disagiati per giunta senza identità e quindi lasciati ancor più soli. 

È vero che ho visto nascere e svilupparsi la tecnologia e le scienze insieme alle diverse forme di comunicazione, ma sto vedendo che l'uomo stupidamente ora teme ciò che egli stesso ha creato di utile. Non solo contemporaneamente ora ne è vittima e ignorante. Quanti davvero sanno usare ad esempio un costosissimo i Phone, tablet ecc.? In tanti possiedono un aggeggio del genere, ma solo pochi sanno cosa farsene davvero. Quanto caos per interrogare il nostro vero essere!

È vero che ho avuto modo di cercare di capire le tanti fedi che ci sono, ma sento solo altrettanto dolore perché si incita più alla fade per abbonare quante più anime possibile per il proprio schieramento, anziché vedere in che modo aiutare l'uomo di ogni cultura alla ricerca della propria vera spiritualità più adatta alla sua vera dimensione, alla ricerca della propria vera spiritualità; come? Bene, si facciano avanti i veri santi, saggi e illuminati di ogni parte dei vari "schieramenti" istituzionali e millenari esistenti. Tutti hanno forze sane.   



La vita degli esseri 
è simile al galoppo di un cavallo. 
In ogni suo movimento si modifica, 
in ogni suo istante si sposta.
Voi mi chiedete quello che dovete fare 
e quello che non dovete fare? 
Lasciatevi andare 
alle vostre trasformazioni naturali.
- Zhuangzi