La cultura è un ornamento nella buona sorte, un rifugio nell'avversa. (Aristotele)
Quando individualmente vi è un basso livello di consapevolezza sull'importanza della cultura, quando questa non è ben articolata nei contenuti e ben organizzata, e quando essa non è allargata alle più ampie fasce sociali, nessuna comunità potrà mai vivere in armonia.
In povertà di sapere diffuso, pochi e poveri possono essere i valori positivi di riferimento da coltivare in comune. Per tali aspetti, conflitti, rigide e pericolose inutili stratificazioni sociali, e visione distorta della convivenza, possono facilmente farsi strada.
In particolare in ogni momento di crisi, facile è il perdere la dimensione del vivere se stessi e la propria comunità. Suicidi ingiusti, disvalori in varie salse, mancanza di visione della classe dirigente che vivacchia nel proprio ego con ingordigia, non dimostrano la saggezza di un popolo millenario.
Queste, sono solo cose che dimostrano mancanza totale di cultura adeguata nei momenti difficili.
Un tempo, la natura dell'uomo da sola, forse anche senza sapere condiviso, poteva in qualche modo portare gli esseri a condividere il bene comune. Ma il tempo a cui si fa riferimento, erano gli albori dell'umanità. In ogni modo, se poi nei millenni la cultura ha avuto sempre più il suo peso, un motivo ci sarà pur stato.
Nell'era moderna, dove tecnologie ad elevato contenuto professionale, globalizzazione, e servizi di grande qualità diventano sempre più fattori strategici di una ricchezza di una nazione, non si può ignorare il piccolo "dettaglio" relativo alla diffusione ampia della cultura ad elevato contenuto.
Il sapere, è un'arte. Esso può essere strumentale, manipolativo e rendere anche schiavi. Ma la cultura a cui intendo far riferimento, è quella che deve liberare in ognuno energie elevate. Come sappiamo che cosa sia bene o male per noi, sapendo che siamo tutti interdipendenti gli uni dagli altri?
Questa è la domanda che la cultura deve riuscire a dare risposta usando con maestria comportamenti, arte, scienze umane e non, tecnologie, economia del bene comune, e anche finanza.
Il "Conosci te stesso" di Socrate, lo vedo come strumento base per individuare anche attitudini e valori da curare. Attraverso il conoscere noi stessi, possiamo sapere che cosa sia il bene e cosa il male per noi e per gli altri. Attraverso una cultura orientata in tale direzione si arriva alla conoscenza degli altri uomini e della vita in comune da condividere se non con saggezza, almeno con buon senso.
La cultura la vedo in sintesi, come strumento di ricerca che deve indurre allo sviluppo delle nostre virtù, che possono venire solo dall'incontro cuore/mente che si deve manifestare in tal modo in ogni disciplina umana, sia sociale, sia economica, politica, professionale ecc.
Solo attraverso una cultura capace di saper valorizzare le virtù di ognuno, porta ad esseri liberi e ad usare la nostra intelligenza per cogliere ciò che è più bello per ogni cosa attinente alla vita. La potenza, il benessere, il valore delle cose e delle persone, il potere, la ricchezza individuale e comunitaria, insieme all'arte e ad ogni forma di bellezza, servono al singolo e a tutti.
Solo se tutto il sapere è controllato dall'intelligenza fatta di buon senso e di sperimentazione ha valore. Scoprire i segreti della natura ha bisogno di tutto ciò, altrimenti ogni altra forma di cultura intesa in maniera distorta, diventa puro veleno e fonte di discordia.
I pericoli in Europa
Avendo una società con poche menti colte porta schiavitù. In tal modo, in particolare nei nostri tempi, difficilmente si potrà avere un'economia competitiva nei settori strategici, e imprese capaci di innovare processi, prodotti e servizi nei diversi ambiti.
Mancando una diffusione ampia e allargata dell'istruzione in senso nobile del termine, vi sarà quindi un basso livello di specializzazione, improvvisazione in termini negativi, e mancanza totale di visione delle complessità.
Nella chiusura della propria grettezza mentale che ne sarà logica conseguenza, quasi tutto girerà solo intorno al dio denaro, meglio se frutto di guadagno facile e veloce, che fa anche più furbi. Questo sarà unico metro di misura per mostrare il proprio valore. Tutti saranno forti con i deboli e deboli con i forti, e si creeranno le basi essenziali per una futura nuova dittatura.
In tal modo, ricerca del successo dell'ego, e potere per sola brama dei propri capricci, prenderanno forma e consistenza anche tra i mediocri. Senza cultura diffusa, ognuno potrà sentirsi classe dirigente, ma pochi governeranno e altri saranno al massimo semplici yes men.
In tal modo, in particolare tra le giovani generazioni senza storia, l'etica navigherà nel vago con diverse aree borderline, e la morale sarà sempre più solo moralismo. In un tale clima, difficilmente si potrà avere una società responsabile e protesa al futuro e al bene comune.
Una vera cultura auspicata, sarà invece aperta alle innovazioni e alle nuove scoperte scientifiche e tecnologiche, farà attenzione a dosare il giusto equilibrio tra conoscenze scientifiche e umanistiche, e avrà cura della ricchezza proveniente dalle diversità.
Se tale cultura non sarà di ampie vedute e trasmessa con metodo, disciplina, e serietà in particolare alle giovanissime generazioni, in nessuna comunità potrà mai esserci vero benessere, ricchezza diffusa, e maturità di un popolo solido nel presente e nel futuro.
Per quanto mi riguarda, indipendentemente dalle mode del momento, penso che se non si dovesse far proprio e a breve, anche una visione europea sociale e politica, e se non si inizi a pensare ad una lingua unica nazionale europea, il mondo non potrà essere geo politicamente equilibrato. Il vecchio continente conterà sempre meno a livello mondiale, e la pace sarà un fragile monumento di cristallo.
Un Governo forte, un apparato snello, efficace e meno burocratizzato possibile, un ministero unico degli esteri europeo, uno dell'economia, uno della cultura, uno degli interni, e uno della difesa, ecc. sono il minimo da creare a breve in Europa.
Tagliare in ogni ex Nazione ogni inutile doppione istituzionale (ambasciate, eserciti ecc), ridurre i costi della politica (in genere) ad ogni livello (seppur nel rispetto della democrazia), unificare e centralizzare sotto una voce europea unica le spese militari. In tal modo, qualche Euro potrà servire per il bene.
Agire in tale direzione in maniera ancor più spedita, dimostrando con attenzione e serietà ai diversi popoli della varie province europee, che si avrà tutti vantaggi finanziari, sociale, e di sicurezza, sarà di grande aiuto. Ora finanza ed economia locale (europea), devono attivarsi in tal senso, per portare avanti un progetto di tale portata. Pena: disordine che porterà anche a loro stessi inutile caos.
Ma per realizzare ciò, occorre ora una visione culturale europea che deve essere chiara e capace di raggiungere ogni paesino sperduto di ogni angolo del continente. Investire in tale progetto di diffusione della nuova visione si rende indispensabile. Questo però, potrà essere realizzato solo grazie ad una nuova cultura lungimirante della nuova classe dirigente europea. Ma questa dov'è?
Il cammino europeo non può permettersi ripensamenti e dubbi. Occorre saper prospettare un tenore di vita che sia dignitoso per tutti ma anche attento a non creare forme di parassitismo. Occorre un piano strategico unico europeo di ampie vedute, che non sia sempre solo basato sulle necessità dei piccoli bisogni di ogni piccola provincia, o sulle arroganti grandi necessità di lobbies e multinazionali.
Qui però, iniziano le vere dolenti note! Non intendo agitare queste acque, per essere propositivo occorrono qui competenze specifiche e specialistiche che non posseggo. In ogni modo, intanto di sicuro diffido di chi ora sta creando solo nocivi pensieri in ventisette lingue diverse.
Una nuova cultura emergente
Sappiamo che in ogni cultura, i pensieri, i sentimenti e i comportamenti, sono sempre influenzati dalla presenza reale o immaginaria della percezione che si ha degli altri. La cosa importante quindi, è quella di attivarsi per riprendere in mano il sapere come strumento utile a sviluppare almeno buon senso.
Per affrontare la nuova configurazione del nuovo mondo, solo nuovi valori e nuove visioni di vita saranno capaci di dare percezioni di ampio respiro. La cultura intesa in senso classico e vero del termine, la vedo come una ottima linea guida.
Per realizzare tutto ciò, bisogna saper cosa dire di positivo e propositivo, e utilizzare con sapienza tutti gli strumenti di comunicazione possibile in ogni dove, orientandoli verso un sapere votato a trovare il meglio in sé e nella logica dell'interdipendenza.
Sviluppare e agevolare movimenti culturali giovanili che sappiano ispirarsi sempre più ai nuovi modelli, lo vedo come punto di partenza. Non bastano gli Erasmus. In ogni iniziativa ad ogni livello, deve essere inevitabile e scontato un progetto da coltivare anche per le nuove generazioni ancora da venire.
Cosa si pensa degli altri senza immagini negative prevalenti, è un fatto strettamente collegato ad una apertura o meno che si riesce a creare verso le diverse sfumature culturali e storiche dei popoli. Individuare le similitudini e puntare solo su quelle, agevola ogni processo di integrazione. Le differenze, sono da vedere solo come linfa vitale per arricchire ogni miglioramento continuo del processo integrativo.
Il modo di pensare degli altri, ha molto a che vedere con la capacità di saper comprendere le cose con attenzione, responsabilità, equilibrio, e con piena consapevolezza delle diversità. Importante è innescare il rispetto delle diverse tradizioni e storie, senza per questo perdere la propria identità.
Occorre possedere codici comuni europei, divulgando con saggezza e consapevolezza il meglio di ogni provincia di questo continente.
L'economia deve prendere nuove forme, deve iniziare ad essere davvero al servizio delle politiche comunitarie di ogni popolo, e deve smetterla quanto prima di servire sola la grande ingorda grande finanza. Agevolare le imprese, sarebbe un atto nobile, far diventare il passaggio su questa terra un'impresa serve solo ad alimentare rancori, guerre, e il peggio di ognuno.
La politica dovrebbe riappropriarsi di nuovo del suo ruolo. Attualmente è solo meschina vetrina di gente senza idee e senza prospettive. Quante cose da fare, mentre i piccoli egoismi regnano sovrani in ogni dove. A volte il pessimismo mi assale! Mi faccio compassione da solo!





