L'uomo non fa quasi mai uso delle libertà che ha, come per esempio della libertà di pensiero; pretende invece come compenso la libertà di parola. (Sören Kierkegaard)
La libertà è una condizione che permette ad una persona di esprimersi ed agire senza costrizioni. Già partiamo male. Poiché ciò implica coscienza libera da paure e condizionamenti culturali, politici ed economici, e ciò sappiamo che è illusorio.
Naturalmente, quanto riportato, è vero sempre che vi sia consapevolezza profonda del fatto che il destino, sia anche qualcosa che ognuno si costruisce con le proprie mani. Altrimenti, se la libertà dovesse essere solo frutto del nostro destino, il discorso dovrebbe terminare qui.
È un concetto complesso quello della libertà. Tanti filosofi e religiosi si sono dedicati a questo tema, e certamente non intendo addentrarmi nelle sue mille sfaccettature. Tra l'altro, bisognerebbe anche stabilire di quale libertà si intenda parlare. Esiste quella morale, giuridica, economica, politica, di pensiero, contro la metafisica, religiosa ecc. e tutto ciò sarebbe troppo, per un povero diavolo.
Parto però da un assunto socratico che mi sta a cuore. Mi riferisco al principio della ricerca del bene e della involontarietà del male. Per Socrate, l'uomo per sua natura è orientato a scegliere il bene, e lo fa per la sua felicità. Quando l'individuo sceglie il male, per il filosofo greco, questo accade solo per la mancata conoscenza di ciò che è il vero bene. Il male quindi non è mai volontariamente libero, esso è purtroppo, solo la conseguenza dell'ignoranza umana. L'uomo che fa questa scelta, lo fa solo perché scambia il male per bene.
Se oggi non si dovesse partire da tale assunto, cercando di non vivere superficialmente, ascoltando telegiornali, radio, talk show, approfondendo ogni qualsivoglia informazione, tenendo conto delle ingiustizie e del disordine socio economico esistente, si avrebbe solo la sensazione, che il vero inferno, è quello di nascere su questa terra!
Ogni individuo, spesso parla di libertà, ma lo fa mentre ignora di essere prigioniero di insulse abitudini. Ecco perché, si parla di libertà, e contemporaneamente, si è sempre timorosi di perdere qualcosa a causa di essa. Di timorosi di perdere qualcosa in cambio della libertà non ve ne sono pochi, ma non sono neppure la maggioranza per fortuna. Rari sono coloro che mettono davvero la libertà al primo posto, anche al costo di perdere qualcosa e rivedere quindi stile di vita e vecchie abitudini.
Per capire quanti timorosi esistono in realtà, non bisogna pensare solo ai benestanti. Troppo facile attaccare i ricchi di essere tutti meschini egoisti conservatori. Per osservare il vero animo umano di ognuno, bisognerebbe che tutti fossero nelle condizioni di dover creare e poi preservare un patrimonio da difendere. Intendendo per patrimonio, anche solo quel tanto che basta, per essere qualcosa in più di ciò che ognuno saprebbe gestire una volta soddisfatti non solo bisogni, ma anche vizi e virtù.
Accusare i ricchi é fin troppo semplice, taluni di loro hanno già ben tante altre responsabilità. È tutto un problema di cultura imprenditoriale e politica da rivedere con un nuovo progetto educativo per imparare a saper, creare e gestire in modo nuovo un nuovo equilibrio che sappia tener conto di bisogni della vita, proprietà dei beni, bene individuale e comune, benessere e libertà.
Il canto delle Sirene del nostro umano e personale benessere va curato e rispettato, ma essendo appunto un canto delle sirene, preso da solo, ferma il progresso, il valore della vita, e distrugge il futuro singolo e altrui. In questo caso, non può quindi esservi libertà.
Siamo oggi nella condizione che pochissimi ricchi detengono la maggioranza della ricchezza, godendo nell'impoverire larghe masse di popolazioni. Forse si sentono liberi e padroni della vita. Non è detto che qualcuno si senta anche nelle grazie di un Dio. Ma a mio avviso, questa è una stupidità del capitalismo moderno. Costoro, senza il "gregge della classe media" che sperpera e consuma, lo sanno che così facendo, arriverà il giorno in cui, la loro avidità fagociterà i loro stessi beni?
Ciò potrebbe accadere non solo per una improbabile rivoluzione, poiché una moltitudine ha un qualcosina da perdere, ma potrebbe accadere proprio per leggi economiche precise. Impoverendo sempre più il gregge della classe media, deflazione e conseguente maggiore costo del debito, porterebbe disequilibri tali, dove tutto perderebbe valore.
Libero mercato è un concetto vuoto che non ha nulla di libero che condiziona invece ogni libertà. Per Luigi Einaudi, la libertà economica, è la condizione necessaria della libertà politica. Per cui siamo già messi male per ovvie conseguenti considerazioni sul caso.
Oggi la libertà di ogni individuo, è tra l'altro intorpidita dai mezzi di comunicazione di massa, dal politichese, dalle paure del presente e del futuro, e dal vuoto cosmico solidale, etico e morale che sempre più vive ogni essere umano di ogni cultura. Ma di quale libertà vogliamo parlare dunque? Se no vi fossero rari esempi positivi in ogni ambito, sarebbe un vero disastro. Ma questi esempi positivi, quanti e quali spazi di visibilità hanno?
Nel presente, in questo modo non si crea nulla, si entra solo nel mondo delle illusioni che col tempo maturano e diventano delusioni. Le delusioni hanno tre strade: una è quella dell'esistenza del frustrato; l'altra quella del morto vivente, ossia l'eterno illuso un po' depresso; la terza, colui che tenta la via della comprensione delle cose per come esse sono, cercando di non perdere almeno un equilibrio con sé stesso. Quest'ultima è la via più difficile ma anche la più sana, e aiuta a godersi tante piccole libertà.
Ipnosi collettiva e libertà
Il concetto di libertà, è un tema che non bisognerebbe mai perdere di vista. L'ipnosi collettiva, in maniera subdola, inizia col paralizzare per prima la sensibilità, poi man mano, una volta insensibili, una mente ex libera, col tempo dimenticherà facilmente del perché esisteva essa stessa, e quale fosse la sua funzione e il suo vero vecchio ruolo di guida nella vita.
In passato, si era più attenti alle parole del potere. Una cosa detta era meglio comprensibile. Oggi il potere sta imparando a comunicare sempre meglio, e sempre in modo più sofisticato. Un tempo, quando il potere imponeva cambiamenti indesiderati alle popolazioni, le proteste non mancavano se non si condividevano le leggi. Giusto o sbagliato, in qualche modo almeno ci si illudeva di contare. Oggi si tende a condizionare, facendo addormentare innanzitutto la sensibilità.
Nei nostri tempi, quando l'élite ha bisogno che una parte della suo piano venga accettata dal pubblico, utilizza un vero e proprio piano di comunicazione dove ogni media, "delicatamente e con garbo", dice che certe cose non possono più essere possibili appellandosi alla ragionevolezza, ma lavorando sulle anche sulle emozioni, facendo in modo che esse non colgano il dolore. Prima o poi ci di abitua alle nuove regole, solo successivamente quelle regole diventano norme. In tal modo, tra l'indifferenza generale, stanno passando sempre più cose incredibili.
Solo in Italia? No! Anche in questo la globalizzazione imperversa, ma non è per tali motivi, che bisogna negarla per paura. La globalizzazione è un fatto che non si è scelto. Essa è una risultante della nostra storia. La storia non può fermarla a tuo piacimento.
La tecnica che si tende ormai ad utilizzare con una certa prassi, ci arriva dalla psicoterapia. Il primo scopo, è quello di rimuovere l'ansia. Solo da qui si possono influenzare sistematicamente gli atteggiamenti e indurre i nuovi comportamenti. Addormentare i sensi, aiuta la gente più facilmente ad adattarsi alle situazioni più disparate. Basta solo esporre continuamente e in salse diverse le cose più aberranti, purché con contenuti paraverbali a basso livello di ansia.
Vale la pena di svegliarsi, e riuscire ad imparare a vivere in presenza mentale nel qui e ora. Bisogna partire dal non perdere mai contatto con il nostro vero sé, che è in noi potenzialmente saggio, forte e libero, in quanto esseri dalla natura umana. Basta parlargli a questo vero sé, è vero che occorrono momenti di vera solitudine, ma sono momenti benedetti che servono a grandi investimenti di libertà individuale e di vera solidarietà utile ad ogni uomo o donna di qualsiasi età, professione, arte o mestiere, di ogni cultura e fede.




