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sabato 31 maggio 2014

56 - liberaMente e ipnosi sociale

L'uomo non fa quasi mai uso delle libertà che ha, come per esempio della libertà di pensiero; pretende invece come compenso la libertà di parola. (Sören Kierkegaard)


La libertà è una condizione che permette ad una persona di esprimersi ed agire senza costrizioni. Già partiamo male. Poiché ciò implica coscienza libera da paure e condizionamenti culturali, politici ed economici, e ciò sappiamo che è illusorio.

Naturalmente, quanto riportato, è vero sempre che vi sia consapevolezza profonda del fatto che il destino, sia anche qualcosa che ognuno si costruisce con le proprie mani. Altrimenti, se la libertà dovesse essere solo frutto del nostro destino, il discorso dovrebbe terminare qui. 

È un concetto complesso quello della libertà. Tanti filosofi e religiosi si sono dedicati a questo tema, e certamente non intendo addentrarmi nelle sue mille sfaccettature. Tra l'altro, bisognerebbe anche stabilire di quale libertà si intenda parlare. Esiste quella morale, giuridica, economica, politica, di pensiero, contro la metafisica, religiosa ecc. e tutto ciò sarebbe troppo, per un povero diavolo.

Parto però da un assunto socratico che mi sta a cuore. Mi riferisco al principio della ricerca del bene e della involontarietà del male. Per Socrate, l'uomo per sua natura è orientato a scegliere il bene, e lo fa per la sua felicità. Quando l'individuo sceglie il male, per il filosofo greco, questo accade solo per la mancata conoscenza di ciò che è il vero bene. Il male quindi non è mai volontariamente libero, esso è purtroppo, solo la conseguenza dell'ignoranza umana. L'uomo che fa questa scelta, lo fa solo perché scambia il male per bene.

Se oggi non si dovesse partire da tale assunto, cercando di non vivere superficialmente, ascoltando telegiornali, radio, talk show, approfondendo ogni qualsivoglia informazione, tenendo conto delle ingiustizie e del disordine socio economico esistente, si avrebbe solo la sensazione, che il vero inferno, è quello di nascere su questa terra!

Ogni individuo, spesso parla di libertà, ma lo fa mentre ignora di essere prigioniero di insulse abitudini. Ecco perché, si parla di libertà, e contemporaneamente, si è sempre timorosi di perdere qualcosa a causa di essa. Di timorosi di perdere qualcosa in cambio della libertà non ve ne sono pochi, ma non sono neppure la maggioranza per fortuna. Rari sono coloro che mettono davvero la libertà al primo posto, anche al costo di perdere qualcosa e rivedere quindi stile di vita e vecchie abitudini.

Per capire quanti timorosi esistono in realtà, non bisogna pensare solo ai benestanti. Troppo facile attaccare i ricchi di essere tutti meschini egoisti conservatori. Per osservare il vero animo umano di ognuno, bisognerebbe che tutti fossero nelle condizioni di dover creare e poi preservare un patrimonio da difendere. Intendendo per patrimonio, anche solo quel tanto che basta, per essere qualcosa in più di ciò che ognuno saprebbe gestire una volta soddisfatti non solo bisogni, ma anche vizi e virtù.

Accusare i ricchi é fin troppo semplice, taluni di loro hanno già ben tante altre responsabilità. È tutto un problema di cultura imprenditoriale e politica da rivedere con un nuovo progetto educativo per imparare a saper, creare e gestire in modo nuovo un nuovo equilibrio che sappia tener conto di bisogni della vita, proprietà dei beni, bene individuale e comune, benessere e libertà.

Il canto delle Sirene del nostro umano e personale benessere va curato e rispettato, ma essendo appunto un canto delle sirene, preso da solo, ferma il progresso, il valore della vita, e distrugge il futuro singolo e altrui. In questo caso, non può quindi esservi libertà.

Siamo oggi nella condizione che pochissimi ricchi detengono la maggioranza della ricchezza, godendo nell'impoverire larghe masse di popolazioni. Forse si sentono liberi e padroni della vita. Non è detto che qualcuno si senta anche nelle grazie di un Dio. Ma a mio avviso, questa è una stupidità del capitalismo moderno. Costoro, senza il "gregge della classe media" che sperpera e consuma, lo sanno che così facendo, arriverà il giorno in cui, la loro avidità fagociterà i loro stessi beni? 

Ciò potrebbe accadere non solo per una improbabile rivoluzione, poiché una moltitudine ha un qualcosina da perdere, ma potrebbe accadere proprio per leggi economiche precise. Impoverendo sempre più il gregge della classe media, deflazione e conseguente maggiore costo del debito, porterebbe disequilibri tali, dove tutto perderebbe valore.

Libero mercato è un concetto vuoto che non ha nulla di libero che condiziona invece ogni libertà. Per Luigi Einaudi, la libertà economica, è la condizione necessaria della libertà politica. Per cui siamo già messi male per ovvie conseguenti considerazioni sul caso.

Oggi la libertà di ogni individuo, è tra l'altro intorpidita dai mezzi di comunicazione di massa, dal politichese, dalle paure del presente e del futuro, e dal vuoto cosmico solidale, etico e morale che sempre più vive ogni essere umano di ogni cultura. Ma di quale libertà vogliamo parlare dunque? Se no vi fossero rari esempi positivi in ogni ambito, sarebbe un vero disastro. Ma questi esempi positivi, quanti e quali spazi di visibilità hanno?

Nel presente, in questo modo non si crea nulla, si entra solo nel mondo delle illusioni che col tempo maturano e diventano delusioni. Le delusioni hanno tre strade: una è quella dell'esistenza del frustrato; l'altra quella del morto vivente, ossia l'eterno illuso un po' depresso; la terza, colui che tenta la via della comprensione delle cose per come esse sono, cercando di non perdere almeno un equilibrio con sé stesso. Quest'ultima è la via più difficile ma anche la più sana, e aiuta a godersi tante piccole libertà.



Ipnosi collettiva e libertà 

Il concetto di libertà, è un tema che non bisognerebbe mai perdere di vista. L'ipnosi collettiva, in maniera subdola, inizia col paralizzare per prima la sensibilità, poi man mano, una volta insensibili, una mente ex libera, col tempo dimenticherà facilmente del perché esisteva essa stessa, e quale fosse la sua funzione e il suo vero vecchio ruolo di guida nella vita.

In passato, si era più attenti alle parole del potere. Una cosa detta era meglio comprensibile. Oggi il potere sta imparando a comunicare sempre meglio, e sempre in modo più sofisticato. Un tempo, quando il potere imponeva cambiamenti indesiderati alle popolazioni, le proteste non mancavano se non si condividevano le leggi. Giusto o sbagliato, in qualche modo almeno ci si illudeva di contare. Oggi si tende a condizionare, facendo addormentare innanzitutto la sensibilità.

Nei nostri tempi, quando l'élite ha bisogno che una parte della suo piano venga accettata dal pubblico, utilizza un vero e proprio piano di comunicazione dove ogni media, "delicatamente e con garbo", dice che certe cose non possono più essere possibili appellandosi alla ragionevolezza, ma lavorando sulle anche sulle emozioni, facendo in modo che esse non colgano il dolore. Prima o poi ci di abitua alle nuove regole, solo successivamente quelle regole diventano norme. In tal modo, tra l'indifferenza generale, stanno passando sempre più cose incredibili. 

Solo in Italia? No! Anche in questo la globalizzazione imperversa, ma non è per tali motivi, che bisogna negarla per paura. La globalizzazione è un fatto che non si è scelto. Essa è una risultante della nostra storia. La storia non può fermarla a tuo piacimento.

La tecnica che si tende ormai ad utilizzare con una certa prassi, ci arriva dalla psicoterapia. Il primo scopo, è quello di rimuovere l'ansia. Solo da qui si possono influenzare sistematicamente gli atteggiamenti e indurre i nuovi comportamenti. Addormentare i sensi, aiuta la gente più facilmente ad adattarsi alle situazioni più disparate. Basta solo esporre continuamente e in salse diverse le cose più aberranti, purché con contenuti paraverbali a basso livello di ansia.

Vale la pena di svegliarsi, e riuscire ad imparare a vivere in presenza mentale nel qui e ora. Bisogna partire dal non perdere mai contatto con il nostro vero sé, che è in noi potenzialmente saggio, forte e libero, in quanto esseri dalla natura umana. Basta parlargli a questo vero sé, è vero che occorrono momenti di vera solitudine, ma sono momenti benedetti che servono a grandi investimenti di libertà individuale e di vera solidarietà utile ad ogni uomo o donna di qualsiasi età, professione, arte o mestiere, di ogni cultura e fede.



domenica 25 maggio 2014

55 - nuove coscienze

II segreto dell’esistenza umana non sta soltanto nel vivere, ma anche nel sapere per che cosa si vive. (Fëdor Dostoevskij)

     

Qualunque decisione della vita può essere presa in vari modi e dipende da tanti fattori come abbiamo avuto modo di vedere nel precedente post 54. Ma la decisione responsabile ha un grande valore ed è molto poca diffusa in tantissimi ambienti, poco curata nei programmi didattici fin dalle scuole di base, abbastanza trascurata nella vita quotidiana.

Responsabile, dal latino: [respondere] rispondere, composto di [re] indietro e [spondere] promettere, più il suffisso [-bile] che indica facoltà, possibilità. La responsabilità presuppone il monitoraggio e la scelta di comportamenti ritenuti appropriati in un dato contesto, in funzione di un impegno assunto in piena libertà con sé stesso e/o con altri. Essa senza attenzione non può essere vissuta con profondità.

Esistono diversi tipi di responsabilità in vari ambiti, i principali sono: responsabilità di guida nella leadership per chi ambisce o si ritrova a ricoprire tali ruoli; personale in contesti relazionali di vario genere attinente ai diversi ruoli sia nella sfera privata (ad esempio la famiglia), sia in quella sociale (ad esempio nell'esercizio della professione, arte o mestiere); poi abbiamo la responsabilità giuridica dovuta a ruoli o compiti istituzionali; quella patrimoniale, morale, politica, di ruolo nell'organizzazione aziendale.

Noi occidentali, siamo discreti individualisti, con la scusa della libertà, facciamo un gran casino, e spesso con la responsabilità non capita di essere sempre in perfetta sintonia. L'attenzione, che non può essere disgiunta dalla responsabilità, anch'essa è spesso un optional che pochi si permettono. 

Solo una profonda visione dell'interdipendente insito in ogni caso della vita, trovo che sia capace di aiutarci a cercare maggiore equilibrio e responsabilità senza sforzo, e contemporaneamente, può aiutarci a pensare e ad agire senza mai farci perdere la nostra vera essenza di individui. Attenzione e responsabilità, a mio avviso danno anche forte valore e consistenza a libertà e democrazia 



Il ruolo dell'introspezione

L'introspezione richiede e sviluppa attenzione, ed è un giusto strumento che ci aiuta ad entrare in contatto con il nostro grado di responsabilità. Sapersi osservare con giusto distacco ci insegna ad indagare su qualsiasi cosa della nostra esistenza. Saper guardare se stessi, ci mette in contatto con i nostri pensieri, emozioni, intenti e motivazioni, che sono alla base di tutto nelle qualità della vita. 

L'introspezione, da sola per sua natura compare spessissimo in alcune particolari circostanze della vita, ma se ci si allena (meglio se fin da bambini a scuola) il bisogno di creare quei momenti per saper gestire la mente in modo positivo aiuta molto, e il concetto di responsabilità, si forma naturalmente senza essere vissuta come a volte in alcuni può capitare, un qualcosa che strugge la cosiddetta libertà. 

Noi non abbiamo molti esempi positivi che ci possono aiutare, perché quelli che potrebbero esserlo, di solito non sono sempre famosi, o raramente amano mostrarsi in tv. La responsabilità è un qualcosa sul quale impegnarsi da soli. Quando va bene, troppo tardi si impara a saper guardare il mondo e se stessi in modo equilibrato. Cadere vittime nel bene e nel male della cultura dei propri tempi non è difficile, rari sono gli eletti che sanno essere fuori in modo critico e sereno senza perdersi.

Ci vuole tecnica e metodo, pazienza e determinazione, prima si inizia nella vita meglio è. Ma per qualsiasi età, non è mai troppo tardi. Tecnica, educazione del corpo e cultura della consapevolezza aiutano nel tempo a ridurre gli errori e gestire meglio ogni tipo di responsabilità. 

Nella storiella che segue possiamo vedere ad esempio su cosa riflettere quando non si decide in piena libertà ma si è vittime della cultura dei propri tempi e delle circostanze in cui ci si può trovare.

Un killer uccide una persona, e dopo aver compiuto la sua missione va al bar e prende un caffè. Nel suo gesto ha agito con responsabilità, vive nella pienezza, e capita che si senta magari anche importante. A suo avviso, ha solo fatto giustizia! Poi nel film della vita, si scopre che il killer è un uomo dell'intelligence che ha fatto fuori un cattivo terrorista. Il mondo davanti a noi cambia prospettiva grazie a questo inaspettato finale. Andando poi ad indagare la vita del terrorista ucciso, si capisce che egli è diventato ciò che è diventato, perché qualcuno gli ha fatto credere in un Dio giusto e buono che chiede agli uomini taluni comportamenti. Ecco perché egli si immola ... con grande responsabilità. 

I due attori principali della storiella potevano essere entrambi diversamente responsabili in una cultura diversa? Quante emozioni ci hanno creato problemi in questa storiella? Una propensione a saper indagare in se stessi per agire in modo responsabile, potrebbe aiutare ogni cultura? Avendo predisposto la giusta attenzione e responsabilità fin dagli inizi, tutto avrebbe  avuto un altro corso. In questo contesto di conflitto generalizzato e di confusione, è più di conforto appartenere ad un gruppo senza pensare, e magari dare la colpa a qualcuno se qualcosa ci crea conflitto.

Normalmente, per placare il peso della vita purtroppo, è chiaro che per economia, è molto più facile essere pronti a vedere di chi altri sia la colpa di qualcosa che a noi non va, o quando non riusciamo ad ottenere ciò che non abbiamo. Mai viene in mente la nostra responsabilità; questa solitamente quando raramente c'è, o esiste contaminata dai sensi di colpa, o la vediamo nelle persone molto equilibrate, o nei rarissimi veri leader, o nei saggi che sanno armonizzare le variabili della loro esistenza. Nella media si campicchia a corrente alternata ricordandosi solo ciò che fa comodo.

Nella nostra cultura, la responsabilità è più spesso uno strumento di facciata da dimostrare ad altri, per dare una buona immagine di sè; o è vista come mezzo da venderei per motivi di carriera; spesso usata per avere il supporto base utile a dare motivazione al successo o al potere; non manca quella a due facce tipica dell'ipocrisia e basta utile al proprio ego. Questo mal modo di convivere con la responsabilità, porta solo tanti danni in più.

Se noi impariamo a riconoscere le emozioni senza giudicarci come furbi, intelligenti, stupidi, buoni o cattivi, le responsabilità assumono confini e limiti chiari. Esiste una relazione forte tra emozioni, risorse, azione e responsabilità. Le emozioni mettono a fuoco le cose nel bene nel male, le risorse da utilizzare diventano più chiare, le azioni sono quindi responsabili e non diventano peso. Tutto ciò, aiuta a vedere la realtà per quella che essa è, si elevano le capacità di comprensione dei fatti. In tal modo, si scopre spesso che non c'è mai nessun bisogno di dare colpe a cause esterne, a persone o altro.  

Comprendere le emozioni oltre che riconoscerle, è un ulteriore approfondimento che aiuta a capire meglio come viviamo ciò che ci circonda. La procedura é sempre legata all'introspezione. Si parte con l'osservare i pensieri che vanno e vengono, poi ad un tratto, naturalmente si sentono prima o poi alcuni segnali che si manifestano da qualche parte del corpo mentre si "scannerizza" con metodo ogni singolo muscolo e piccola parte della pelle. 

Una tensione fisiologica da qualche parte del corpo, eccitazione, o tensione del corpo, essendo collegati ognuno ad una emozione, per inferenza, o deduzione, pian piano ci sanno dare una spiegazione adeguata alle cose che ci accadono, e quali emozioni fanno scattare in noi taluni immagini.

Intenzione e motivazione migliorano sia di qualità, sia di spessore in ognuna della nostre azioni. A questo livello introspettivo, meglio non parlarne ad altri delle analisi che scaturiscono, mentre invece, imparare ad essere onesti con se stessi é la cosa più importante. Se di queste cose si parla ad altri, l'emozione del momento e l'influenza positiva o negativa della persona che riteniamo confidente in quel momento, insieme all'ego, potrebbero tirare un brutto scherzo.

Se la mente si allena in questo modo, noi lentamente, impariamo anche a dare un nome a queste diverse reazioni del corpo. In questo modo, si impara a saper ascoltare il corpo e a saper leggere alcune specifiche emozioni. Chi ha fatto ginnastica artistica, chi studia o ha studiato danza può capirmi meglio riguardo a come comunichi il corpo; chi pratica arti marziali interne o chi fa meditazione più in generale, certamente sa di cosa parlo. 



Gli ostacoli che annebbiano la responsabilità sociale e vie d'uscita

Noi siamo terribilmente incentrati su noi stessi, quando ci capita di procedere al confronto sociale, solitamente lo facciamo solo quando siamo in una situazione di incertezza o di ignoranza. Quando lo facciamo, con stupida arguzia, ci è più facile confrontarci verso il basso, ma questo comportamento che si assume più volentieri, non aiuta alla nostra crescita responsabile. Si utilizza tale scamotage, solo perché abbiamo il bisogno di supportare con forza il nostro Io, in particolare se in equilibrio precario per la qualità della vita che si sta vivendo. 

Il saper conoscere bene se stessi, è strategico per la persona responsabile e attenta. In una società, quante più persone e il prima possibile imparano a conoscere bene se stesse, tanto prima migliora la qualità delle relazioni, e la cultura media della società stessa. Anche la pace ci guadagna. 

Nei nostri tempi comunque, tra frastuoni, ingiustizie, caotici e veloci alti e bassi della vita, dove la solitudine la sempre più spesso da padrona, dove un piccolo errore costa tanto per tanti, e dove grandi ladrocini costano poco o nulla per i pochi e i furbi che se lo possono permettere, per essere pienamente se stessi e responsabili ... un pochino di fortuna non guasta, tanta attenzione aiuta.

Imparare a conoscere se stessi, in ogni modo aiuta e fa in modo che: 1) ognuno possa presentarsi nel modo migliore in cui crede in ogni ambito con coscienza e responsabilità; 2) persone responsabili e consapevoli difficilmente potranno farsi trascinare da pilotati movimenti di massa; 3) si è davvero liberi utilizzando la vera natura, manifestando comportamenti adeguati con qualsiasi gruppo di riferimento; 4) sentirsi in equilibrio, in esaltazione o in riflessione in modo consapevole in ogni contesto; 5) evitare persone negative in momenti delicati della vita


sabato 17 maggio 2014

54 - decidere tra convinzioni e caos

Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo. Johann Wolfgang von Goethe


     

Prendere decisioni, é un qualcosa di determinante non solo nell'ambito manageriale, ma per tutti gli aspetti della nostra esistenza. In particolare in un contesto sociale per giunta permanentemente instabile quale quello dei nostri tempi, riflettere su tali temi è di grande aiuto per affrontare con maggiore serenità il problema delle scelte. Questo, in special modo in situazioni vissute come ambigue.

Una situazione più ambigua è, e meno prevede di solito una stabilità mentale ed emotiva idonea. Spesso crea ansia, e annulla quasi del tutto la capacità di assumere decisioni razionali e funzionali. Tale ambiguità, rende opaca la realtà intorno nel suo complesso, e fa scattare facilmente comportamenti abitudinari raramente davvero utili alle scelte desiderate.

Per decidere in modo consapevole, la prima cosa da fare, sarebbe quella di riuscire ad aver chiara la mappa mentale della realtà per quella che essa è, e osservarla con un certo distacco emozionale. Ciò ci aiuta a distinguere subito le strade e gli incroci possibili da perseguire. Solo in questo modo, la nostra attenzione può serenamente meglio definire la scelta più adatta al contesto e al momento.

In situazioni ambigue e/o conflittuali, si rende necessario saper sempre stabilire innanzitutto l'intento guida e il pensiero più semplice possibile che possa aiutarci a raggiungere un obiettivo. Conoscere l'intenzione guida è importantissimo, ma aver in mente uno scopo chiaro, aiuta anche a ritrovare una certa stabilità emotiva diversamente difficile da avere in particolare in talune situazioni.

Chiarito l'obiettivo e una volta individuata in noi l'intenzione guida, ciò aiuta molto è quello di riuscire a misurare il divario massimo previsto che intercorre fra la strada desiderata e quella reale che si intende raggiungere. In quel range individuato, bisogna decidere in modo coerente un'azione semplice da perseguire, per poi percorrerla senza esitazioni, e in modo più attento e responsabile possibile. 

Normalmente, è bene sapere che nella vita, anche non decidere nulla è una decisione che comporta conseguenze. Pertanto la determinazione ad agire con coraggio aiuta senza dubbio anche la propria autostima e ciò non è poco. Anche così si cresce.

Alcuni fatti non meritano decisioni particolari, ciò accade quando il problema da risolvere é previsto dalle procedure e abitudini funzionali dettati dalla sensibilità, dal grado percettivo della realtà esterna e interna a noi e come essa influenza le nostre emozioni, dall'esperienza e dall'intelligenza

Tanto per cominciare, è bene sapere che l'instabilità che osserviamo nel mondo che ci circonda, è determinata anche dalla nostra mente. Informarsi sui fatti e approfondire l'osservazione del problema da affrontare, aumenta la visione d'insieme delle cose, aiuta a trovare maggiore equilibrio in sé stessi, e spesso da problema diventa nuova opportunità.

Chiudere gli occhi e non vedere la realtà per quella che essa è, crea solo danni al nostro equilibrio e a ciò che ci circonda. La cosa peggiore da fare, è quella di voler vedere una realtà diversa da quella che è. Ciò crea illusione, e poi da qui delusione e successivamente frustrazione, sono le sole vie possibili.

Sembra strano, ma spostare la nostra attenzione dal solo semplice risultato alla presenza mentale nel momento presente, fa aprire ancor più gli occhi e permette di vedere meglio variabili utili possibili, altrimenti difficili da individuare. 

Attraverso questo accorgimento, situazioni ingarbugliate si sistemano meglio, e decidere diventa più abbordabile. Nel qui e ora si inizia anche ad apprezzare meglio le persone con cui siamo in rapporto, e ciò aiuta a stabilire in modo più armonioso i ruoli e i reali contributi che ognuno può o meno dare. 

Le prospettive diverse con le quali si entra in contatto attraverso questa apertura mentale, diventano veri suggerimenti per correggere la rotta e a star bene con se stessi. Quando si è aperti, la vita non è più un problema da risolvere, bensì un mistero da assaporare.

La decisione importante, non può mai essere un prodotto frutto di un percorso solitario, poiché riguarda sempre contesti complessi che coinvolgono la vita di tanti. Ecco perché il qui e ora è di per sé importante e aiuta ad avere un atteggiamento creativo e libero da abitudini. 

La conoscenza della complessità, grazie al momento presente, permette a intenzione, motivazione, attenzione e responsabilità, di tener meglio conto delle conseguenze che possono derivare da cause che vanno individuate correttamente e nel miglior modo possibile. 

Spesso, non siamo in grado di decidere, poiché si vuole trattare l'aspetto nuovo che si presenta nella realtà, con metodi vecchi e abitudinari che però non rispondono più alle vecchie soluzioni perché nuovi. La politica in Italia è un esempio classico per come ci sta portando lentamente alla deriva. É qui che si vede la qualità della persona che decide. Nel saper rispondere in modo nuovo ai sempre nuovi problemi. Tale qualità, la osservo spesso in tanti piccoli imprenditori e in tantissimi loro collaboratori, o normali persone sensate non solo delle nostre piccole e medie imprese.

Nelle decisioni, di norma le persone che hanno successo, cosa fanno? 

Di solito enfatizzano innanzitutto la necessità di analisi, e sono molto attenti alle variabili del problema da affrontare. Da qui fa seguito la scelta e la realizzazione dell'azione conseguente. In questo caso, basta poi percorrere una sequenza logica che sappia agire seguendo il processo di definizione del problema. Le persone migliori che incontro sulla mia strada ecco cosa fanno:

1) sono attenti alle cose e alle persone, e di conseguenza analizzano solo le informazioni che ritengono rilevanti e che servono a inquadrare la decisione da prendere; 
2) con attenzione e nel qui e ora, ascoltano tanto prima di valutare, ed esaminano sempre il più alto numero possibile di alternative; 
3) senza o con minor ansia, dominando più facilmente i pensieri negativi senza per questo evitarli, immaginano delle scelte possibili, poi calcolano la probabilità di conseguenze pericolose le contromosse per ciascun corso d’azione individuato; 
4) ecco il momento della scelta. Essa nasce sempre tra le diverse alternative e sempre sulla base di criteri elaborati in precedenza, e chiaramente sempre collegati agli obbiettivi da raggiungere, agiscono con perseveranza, determinazione, passione e amore in quella direzione.

Semplicemente meraviglioso. Altro che classe dirigente protesa solo ad agire perché auto percepita come esseri speciali nel saper leggere complotti e inganni, a loro dire utili e indispensabili da capire per dirigere e fare scelte opportune.

Non tutto può essere programmabile chiaramente, e io dico per fortuna! Ma quando ci troviamo di fronte a vincoli ambientali, problemi sociali di ampio respiro, disfunzionalità organizzative e individuali che inficiano la possibilità di decidere secondo un modello puramente razionale in che modo agire? 

Per dare una risposta al quesito posto, qui si contatta il variegato mondo della libertà condizionata da troppe o poche informazioni a disposizione, che sono la base di tutte le decisioni. In questi casi, spesso gli obiettivi non sono chiari perché non dipendono solo da noi, perdersi diventa normale conseguenza. Complotti, meschinità e battaglie di corto respiro spesso si fanno strada.

Sappiamo che i decisori valutano dati e alternative, tutti lo fanno però in modo diverso. In tali circostanze, è vero che di solito un aumento di informazioni riduce l’incertezza, ma è altrettanto vero che produce anche maggiori ambiguità. Ecco quindi che entra in gioco l'importanza della libertà dai vincoli limitanti da rigidi convinzioni. 

Sappiamo che sono i nostri pensieri che creano la nostra realtà. Questi pensieri sono formati sempre dalle nostre convinzioni. Questo é di fatto il micidiale mix che ci fa prendere spesso decisioni vecchie frutto di abitudini e non di intelligenza attiva nel momento presente. 

Le nostre convinzioni possono limitarci e bloccare la nostra crescita, oppure possono anche espanderci e portarci allo sviluppo e alla nostra realizzazione personale. Di solito non diamo molta importanza alle nostre convinzioni, tuttavia, sono esse però che determinano il nostro stato d’animo, le nostre aspettative ed i nostri comportamenti non sempre adatti per tutte le salse.

Oltre che dare uno sguardo agli intenti come riportato nel precedente post 53, qui inviterei a prendere anche coscienza delle nostre convinzioni in modo lucido e consapevole possibile. Non è cosa da nulla comprendere le logiche delle convinzioni, ci aiuta a capire quelle limitanti e cercare di modificarle in motivanti. Non è poco, e aiuta alla crescita dell'armonia intorno a noi.

Innanzitutto dobbiamo sapere che le credenze influenzano molto le convinzioni e viceversa. Questo concetto lo comprendiamo immediatamente, basta dare solo uno sguardo sia alla nostra storia personale sia a quella delle nazioni. 

Cultura di gruppi e sottogruppi di una comunità, religioni e governi, hanno avuto sempre un enorme potere su di noi, sulla nostra vita e sulle nostre relazioni personali e sociali. Come noi riusciamo al leggere la storia, è strettamente legato al circolo vizioso credenza/convinzione. 

Sono le convinzioni e le credenze che ci fanno fare le guerre, e solo dopo milioni di morti, sono le convinzioni e le credenze che ci fanno dire a noi stessi quando cretini siamo stati a fare quella guerra. Tuttavia, basta a volte molto poco, e una nuova convinzione ci farà dire che questa volta, questa guerra è quella giusta!

Pensiamo alle guerre che sono sempre esistite nella storia dell’umanità, e anche a quelle che ci inventiamo noi quotidianamente nel nostro piccolo. Hanno la stessa logica. Se cominciamo da noi a cambiare registro ognuno nella propria singola privata, forse sarebbe meglio. Credenze, convinzioni, realtà oggettiva e soggettiva sono sempre interdipendenti. Se non ci rassegnamo a questo meraviglioso semplice concetto, non troveremo mai pace individuale e sociale.

Quanti popoli si sono o hanno massacrato per diversità di credenze? La mia credenza è quella giusta, la tua credenza è quella sbagliata, ne sono convinto. Così da sempre si continua imperterriti su questa linea d'azione. La Terra Santa, è Santa davvero? Da sempre, ognuno è convinto che la sua fede sia quella doc! La santità dov'è?

Esiste davvero una convinzione giusta o una sbagliata? Una convinzione è solo la realtà individuale che ruota intorno ad una credenza, qualsiasi essa sia! Non esiste la realtà assoluta, esiste la realtà individuale a seconda della propria convinzione. Esistono anche le credenze collettive, sono quelle più pericolose, sono quelle che rafforzano il concetto di realtà condivisa; esse sono più o meno forti a seconda del numero di persone che danno forza a quella credenza. 



Divaghiamo un po' o forse no

All'alba, appena svegli, apriamo lentamente gli occhi, ci guardiamo intorno, e a volte capita che vediamo che gli ambienti che ci circondano, per un attimo non ci sono familiari. Quasi come se non fossimo coscienti di dove siamo in quel momento. A volte per tale percezione restiamo un po' disorientati. Un intuito improvviso o un ricordo, poi ci riportano nel perfetto qui e ora. La nostra mente finalmente mette a fuoco le cose per quelle che sono. In un baleno colori, oggetti e odori intorno, ci sono poi di nuovo familiari. 

In queste condizioni, semplicemente ci accorgiamo che ci siamo svegliati  da un sogno e siamo rientrati nella nostra realtà. La nostra precedente convinzione si era confusa con quella del sogno e in noi per tale motivo si è manifestato il caos. Ecco, qual è la distanza fra realtà ed illusione. Secondo la fisica quantistica fra la realtà è illusione non esiste distanza.

Fin dalla nascita, nel tempo assimiliamo miliardi di informazioni che arrivano dall’esterno e attraverso le nostre personali informazioni, plasmiamo in questo modo la nostra realtà individuale. Grazie a ciò vediamo, sentiamo e percepiamo noi stessi, gli altri, le cose, gli eventi ed il mondo. Da qui anche i limiti però. 

Una convinzione limitante alimenta e agevola una credenza in modo irrazionale, ed è un concetto che incute in noi un messaggio negativo che paralizza ogni programma e azione.  Alcuni esempi di convinzioni limitanti possono essere quelli del tipo: 

"non conviene investire visto che è un brutto momento per l’economia"; oppure, "sono pigro di natura e questo é il motivo per cui non amo andare in palestra"; "gli impegni e i doveri che ho non mi permettono di dedicare tempo a me stesso/a"; ecc. 

É implicito che in questo modo non troveremo mai soluzioni per il semplice motivo che le decisioni da prendere non esistono nella nostra mente. Dato che sino le nostre convinzioni quelle che creano la nostra realtà, avviene di fatto che solo una convinzione potenziante ci permette di evolverci e di allargare la nostra percezione di noi stessi, degli altri, delle cose e del mondo. 

La convinzione potenziante, è un trucco straordinario, che semplicemente cancella la negazione nella mente. Per cui, la frase "non conviene investire visto che è un brutto momento per l’economia", eliminando la negazione "non" dalla frase, diventa "conviene investire visto che è un brutto momento per l’economia", in tal modo, stravolge l'azione e condiziona positivamente la realtà e potrebbe continuare così ... "in modo tale che io abbia nuovi prodotti sui mercati rispetto alla concorrenza". Straordinario no?

Questo piccolo accorgimento cambia di fatto la visione delle cose e del mondo, aggiunge completezza e attiva energie mentali di fiducia e di sano e concreto ottimismo. In tal modo, si alimentano positivamente  intenzioni, motivazioni e azione. La “convinzione” in se non esiste fisicamente nel mondo reale, ma credere quindi in una convinzione positiva e capace di creare fiducia non costa nulla, perché non usarla? A questo punto perché non credere in una convinzione potenziante?

Se l'attenzione e il rapporto con la realtà delle cose in fase di realizzazione del progetto potenziante, non si perde per strada, difficilmente si diventa ingenui. Una credenza ci incute delle informazioni corporee-sensoriali e quindi delle sub-modalità sensoriali, immagini, suoni, sensazioni, odori, sapori, per questo, anche se non ne siamo consapevoli possono prendere sempre nuova forma. Non è meglio essere quindi consapevoli di ciò?

La decisione é pertanto un dato importante sotto tanti punti di vista, perché difronte ad un bivio della vita, determina diversi destini possibili. Ciò che deve seguire la decisione è l'azione. Ma cosa accade se il tutto non passa al vaglio di attenzione e responsabilità? Il contenuto del successivo post si addentrerà in quei meandri.

domenica 11 maggio 2014

53 - spazi interiori e fini sociali

Felice è chi ha potuto conoscere le origini delle cose. (Virgilio)

                         

Dimensione soggettiva

Quando mi capita di osservare la mente, ponendo la giusta attenzione alla sua produzione, vedo con maggiore chiarezza ció che si manifesta in essa, e non di rado sono spesso sorpreso di quante cose possano accadere in automatico nella vita.

Migliaia di pensieri prendono continuamente forma e poi svaniscono nel nulla, ma alcuni di loro, ad un tratto è come se avessero più energia degli altri. Ciò è dovuto alle emozioni del momento e a causa dei meccanismi inconsci di difesa. Per questo diventano pensieri come se fossero illuminati da un raggio di luce. In tal modo diventano importanti, e parte integrante della vita nel bene e nel male.

Cogliendo nel giusto tempo tale processo, quei pensieri illuminati dal quel faro emozionale, si possono osservare e notare come essi diventino protagonisti. Come per magia in tal modo si tramutano spesso in sorprendenti intenti. Non sempre sono visibili alla coscienza senza la dovuta attenzione. 

I milioni di pensieri che vanno e vengono, quando sorgono, ho scoperto che per la mente non sono nè belli nè brutti, nè buoni, né cattivi. Quelli divenuti intenti, diventano invece qualcosa di importante e condizionano sempre in qualche modo comportamenti e azioni. La coscienza può interferire, ma non sempre può intervenire se non li definisce prima intenzioni chiare.

Se la coscienza lascia passare un intento permettendogli di diventare azione, vuol dire che ha perso il suo ruolo. In tal modo questo intento, essendo spinto dalla motivazione e supportato dalle emozioni, in un baleno diventa progetto, azione, realtà manifesta. Senza coscienza, lui agisce e non riflette su cause e conseguenze. Agisce e basta, come emozione e inconscio dettano.

Questi intenti se non individuati in tempo, sono solitamente imperscrutabili. Dipendendo di fatto solo dall'energia delle emozioni (che possono essere sia positive, sia negative), dall'istinto di sopravvivenza, e dalle paure più profonde e sconosciute che appartengono al mondo della paura, della morte o della perdita (salute, soldi, lavoro, amore ecc), fanno agire il corpo come un automa.

La coscienza se non attivata volontariamente, non ha sempre armi giuste per conquistare anzitempo i suoi spazi e fare le dovute valutazioni. Affinché ciò avvenga, devono intervenire all'unisono metodo, intelligenza, perseveranza, capacità di ascolto, cultura e volontà. 

Perché tutto questo armamentario per far funzionare la coscienza? Perché occorre giusta distanza ed equilibrio per farla funzionare. La coscienza è un insieme di sapere. È legata alla conoscenza e alla consapevolezza. Pertanto, essa va attivata volontariamente per essere supporto della ragione. Non possiede da sola la potenza delle paure inconsce. 

Non per questo però deve dominare. Equilibrio, occorre equilibrio. Ecco perché devono intervenire all'unisono metodo, intelligenza, perseveranza, capacità di ascolto, cultura e volontà, per valutare intenti e coscienza rapportati al contesto e al momento presente.

La manifestazione di tale processo (pensiero che diventa intento in armonia con la coscienza che vive sempre nel qui e ora), quando in condizione di equilibrio, fa nascere un valore guida che struttura personalità, comportamento e quindi azioni, riducendo in tal modo i margini di errore nelle decisioni e qui di nella vita. Il tutto può avvenire in maniera impulsiva, fredda e ragionata, determinata, intensa, dubbia, debole, o incerta. Dipende fa fatti, cause e circostanze a seconda delle diverse personalità.

Se fossi sempre cosciente di ogni intento, sarei forse una persona un po' più felice e riuscirei a rispettare meglio la vita e la morte. Le mie motivazioni, di sicuro sarebbero meglio dirette, e i miei obiettivi di breve, medio e lungo termine, certamente sarebbero meglio definiti. Sono certo che avrei progetti più solidi, stabili e seri. Di sicuro servirei meglio la mia esistenza; senza dubbio alcuno sarei un perfetto ingranaggio utile a me, agli altri e al mondo. Il mio destino può quindi essere meglio diretto.

Gli intenti nella vita normale, purtroppo sono spesso a noi sconosciuti e richiederebbero quindi metodo e tempi per essere sempre messi a fuoco. Senza un'attenta indagine, non possiamo essere coscienti. Ma razionalmente parlando, non sempre è possibile essere coscienziosi anche per un altro motivo non secondario. 

Nei nostri tempi dove tutto corre veloce, trovare sempre spazi per coltivare consapevolezza ed educare la nostra mente a saper leggere i suoi intenti, non è sempre facile e possibile. Fin da bambini bisognerebbe insegnare le persone a monitorare l'osservazione della mente attraverso metodi e tecniche appropriate per avere una società più sana e consapevole dei valori dell'esistenza.

Riuscendo a leggere meglio e più spesso gli intenti, tante cose si potrebbero svolgere in modo diverso. Anche le motivazioni sarebbero più concrete e potenti. Agendo quindi in anticipo con più coscienza, si sarebbe davvero liberi, perché davvero se stessi.

Rivedendo tante cose, si può osservare che non è il massimo scoprire, che quasi mai si è in coscienza in maniera equilibrata. Spesso, ciò che si crede naturale, talvolta in varie condizioni e occasioni è solo qualcosa di errato di cui si è addirittura convinti. Quanta illusione in giro inganna gente di ogni genere, fede, cultura e ceto sociale? Sono tuttavia fiducioso.

Per comprendere  credenze e convinzioni riguardo ciò che davvero guida me stesso e quello che vedo, sento e percepisco in giro, non è affatto cose pura e semplice. 

Per tali motivi, mi sento in piena armonia solo con tutti coloro che trovano affascinante i diversi mondi in contatto e in confronto tra loro. Sono felice di essere un figlio dei miei tempi, senza per questo dimenticare mai ... memento mori ... perché minuscolo ospite onorato di questa terra, ma anche consapevole di essere un settemiliardesimo di umanità con contratto a tempo determinato!


Dimensione sociale, domande più che risposte

Quante forti debbono essere motivazione e intenzione per avere ad esempio oggi (ma non solo) una vita minimamente dignitosa in un Paese dove cause e condizioni sono spesso solo a favore dei poteri forti e degli ingannatori di professione? 

Cause e condizioni e nuove opportunità. Chi ci pensa davvero tra i leader politici a varie responsabilità? 

In quanti, fra coloro che abitano posti di direzione a vari livelli sociali e produttivi sono davvero consapevoli delle loro vere intenzioni e motivazioni, anche in funzione del ruolo che ricoprono e per quello che determinano nel corpo sociale? 

Quanta determinazione occorre per avere una comunità etica, che sia anche capace di creare giuste opportunità ad ognuno di poter essere vero nobile e pensante responsabile ingranaggio di un progetto programma? 

Domande sciocche. La classe dirigente tendenzialmente, più che essere guidata da attenzione e responsabilità, è guidata da ego e visibilità personale. Il senso di potere, a tanti riempie la vita più di ogni altra cosa. Fine del paragrafo.



Conclusioni

Intenzione e motivazione sono il segreto che tutti devono avere sempre ben chiaro in mente ogni qualvolta insieme si vuole formare un team, un'azienda o un'associazione che sia. Cause e condizioni, sono poi il vero lavoro che bisogna saper individuare e governare insieme. 

I ruoli bisogna saperli gestire uscendo fuori dal proprio piccolo sè, ognuno per la loro funzione. Tutti con attenzione e responsabilità devono riuscire a rispettare visione del mandato e missione che bisogna darsi. I ruoli invece, purtroppo sono spesso la causa umana primaria del fallimento di bei progetti. 

C'è poco da fare, siamo molto concentrati ognuno sul proprio successo personle o, peggio ncora, sul bisogno di potere. L'educazione che abbiamo è ancora fortemente concentrata su questi due punti fin da bambini.

L'uomo farebbe bene a ricordarsi, che deve la sua sopravvivenza, non alla forza del predatore, e neppure alla velocità o mimetizzazione delle prede, bensì alla sua intelligenza emotiva, sociale, comunicativa e organizzativa.

La parte organizzativa, a volte é la più dura a mutare quando serve, innanzitutto importante è capire quando davvero serve cambiare qualcosa, poi decidere di farlo è il secondo punto. Farlo è altra cosa, poiché senza alcuni suoi schemi standard, ogni organizzazione si perde, per cui, ogni cambiamento diventa spesso difficoltoso da accettare, e lento da applicare. 

Le abitudini i hanno le loro responsabilità ma difficilmente lo si riconosce. Pochi sanno strutturare mentalmente sempre nuovi approcci funzionali ed efficaci, poi pianificarli e attuarli senza creare molte separazioni.

Per la parte esecutiva dell'organizzazione pensata, ci vuole poi autodisciplina, competenze specifiche e specialistiche, tanta pazienza, e capacità di controllo intermedio dei risultati. Buonanotte! Siamo messi proprio bene.

Per quanto mi riguarda, curo sempre con pazienza il cercare la continua attenzione a come regolare un comportamento il più adeguato possibile al contesto. Non sono spontaneo? Non so, cerco di essere solo naturale e fare meno danni possibile, e tra l'altro non sempre ci riesco.

domenica 4 maggio 2014

52 - la grande famiglia

Non esageriamo con l’ipocrisia degli uomini, la maggior parte pensa troppo poco per pensare doppio. (Marguerite Yourcenar)


L'Italia è un Paese dove si tende a sperare che le cose cambino il più tardi possibile. Questa Nazione sembra sempre non aver mai fretta. Nei momenti bui, quando meno te lo aspetti, di solito improvvise impennate d'orgoglio sono condotte ed eseguite sempre con maestria. Purtroppo però, ciò avviene solo se la gente è costretta ad agire per mala sorte. Come ogni cosa, tale agire comporta in sé sia un bene sia un male. Per rendersi conto di quanto riportato, basta dare uno sguardo alla storia. 

In più occasioni di difficoltà, questo popolo, con vari gradi di sfumature, senza un apparente motivo, mostra paura e viltà, che tuttavia però, quando serve, improvvisamente mutano in improvviso coraggio e saggia umiltà. Prepotenza e arroganza, se si manifestano, sono solo il peggio che si esprime nel peggiore dei modi, perché comportamento tipico che non è nelle vere corde culturali.

La gente della nostra penisola, in questo particolare periodo storico, appare stanca, sfiduciata, con un ego un po' troppo auto referenziale per chi sta bene, e di auto commiserazione per chi sta male. Le rivoluzioni si fanno a tavolino davanti a un buon bicchiere di vino, e qualche prelibato piatto semplice ma genuino. Tutti sono allenatori, generali o statisti da bar. È gente al momento indifferente verso i giovani, ed è un popolo troppo emotivo e dipendente dalla politica ideologica garantista. Su tanti argomenti è accompagnata da un sottofondo di permanente alone di ipocrisia non sempre ben gestita. 

Attualmente, il cittadino italiano, non si distingue per fare dell'Italia un Paese dinamico. Più che altro, ognuno sembra chiuso nelle proprie paure del futuro. Arrancando nel presente, e agendo più per forza d'inerzia che per un progetto, .... tira a campare se non appartiene al rango dei protetti. Questi cosiddetti protetti sono in tanti, si difendono con diverse lobby ben rappresentate nei vari governi di differenti espressioni programmatiche. 

I garantiti, non sono mai la maggioranza assoluta, ma sono quel tanto che basta, per non far mai rendere visibili l'altra parte, che è sempre poco meno della metà. Ispirazione di visione politica a parte, ogni schieramento ha i suoi protetti e le sue pedine da macello. Questa poco meno della metà, son fantasmi, perché non sempre sanno davvero far sentire la loro presenza. Hanno di norma abbastanza dignità, tanto da dissimulare disagi vari e spesso povertà. 

In questo Paese tutti i ceti sociali ognuno a modo loro, vogliono tutti, tutto e subito, senza però mai sapere cosa davvero occorre, e quale nobile fine dare alle cose che si guadagnano. 

Metaforicamente, possiamo dire che i fortunati benestanti o cosiddetti tranquilli, vogliono e ottengono rose e il loro profumo. Ben presto però dimenticano di accudire e apprezzare ciò che hanno, i loro sensi rapidamente si abituano al profumo, e velocemente desiderano altro ogni altro giorno, senza una ragione davvero sensata. I momenti di riflessione sono pochi e rari. Quando avvengono, spesso la rosa si scopre che ormai è insecchita. 

I meno fortunati, o non sono da meno con rose di meno valore, o perdono tempo a parlare di spine, o sognano solo, e neppure sanno più come son fatte le rose e le sfumature dei loro colori.

Soldi! Il leit-motiv di sempre, ultimamente è un mantra che porta però la gente alla paura e sfiducia, visto che tutto si fa per il danaro. Tema di fondo, ma senza risposta però, poiché la parola soldi, è vuota senza una visione di Stato e senza progetti di lunga durata. Da soli, solo pochi illuminati fanno quel che possono, ma non basta per un'intera ampia comunità. 

Manca il saper fare e saper essere di ognuno nel suo piccolo ambito. Manca una cultura di orchestra, manca una vera sinfonia comune. Manca la stima e la fiducia nei vari direttori d'orchestra che la scuola in questi ultimi decenni ha prodotto.

In tale clima culturale, i soldi sono bravi a farli solo coloro che con agire corretto operano con vantaggi grazie anche a circostanze favorevoli. Gli altri bravi a farli, sono in tanti, e sono in particolare coloro che sanno speculare e far viaggiare i patrimoni da un posto all'altro del pianeta. Idea di Stato, progetti, piani di sviluppo e quindi soldi per il bene comune, sono solo programmi vuoti in periodi pre elettorali.

Tra l'altro, siamo in un'Europa che vedo più come un condominio di storiche villette a schiera, imbellettati con eleganti siepi fiorite come confini non ritenuti tali. Ogni famiglia di ogni villetta invidia, compete in modo insano, o pensa male del vicino ma ne parla con educazione o con supponenza a seconda dei casi. Nessuno ascolta nessuno e tutti sanno cosa dire.

Tutti convivono più o meno chiusi in casa propria, obbligati a convivere con i vicini, solo per il fatto che tutto il patrimonio di ogni singola famiglia, è custodito in un'unica cassaforte. Al momento, la comunità e solo d'intenti, vaga e tentennante. 

Più che di un piano comune, sembrano vari e mutevoli matrimoni di interesse fatti tra vari svogliati attempati, che decidono di sposarsi per sentirsi più tranquilli per la vecchiaia che arriverà, per ogni giorno che passa, sempre in futuro. Ognuno intanto vive con la paura di perdere la propria ricchezza a cui non sa più dare però un vero valore.

L'Europa, è un continente dove ogni Stato lo vedo come una vecchietta che governa la sua famiglia chiusa nella sua bella villa. Ognuno vive ripiegato sui suoi ricordi e attaccata ai propri piccoli averi. Non tutti i figli e i nipoti di ogni vecchietta sono uguali. 

Alcuni guardano fuori casa e sognano un continente diverso, osservano e intanto partecipano intelligentemente al mondo che gira. Altri, attenti e guardinghi, restano a casa e si limitano a pensare all'eredità che prima o poi arriverà. Altri ancora, si arrabbattono e basta; addirittura alcuni temono l'eredità, poiché sono impauriti poiché già sanno di non potersela permettere e mantenere come merita. Tutto è in perenne trasformazione, ma la velocità altrove, fuori da piccolo vecchio continente, non solo è maggiore, ma è potenza di un motore compatto.

La vecchietta è ipocrita quanto basta, ma non al punto di essere giudicata sempre male. Tranquilla e lenta nei movimenti. Slanci più o meno snob; curata ed elegante, partecipa per abitudine a serate con amici, tutti un po' frastornati dal mondo che loro malgrado va. Foto dappertutto, arredo museale; lei altezzosa e spesso presuntuosa, pronta a parlar male dei vicini ma solo in casa e in famiglia. 

Finge di non vedere i suoi acciacchi e gira distrattamente fra orpelli e suppellettili, "raccolti" nei secoli. Sono quelli presi qua e là, quando si andava in giro nel nostro continente o per il mondo intero. Dalla finestra delle sue convinzioni o dalla tv, osserva distrattamente le innovazioni e i cambiamenti dei modelli di vita che in giro si susseguono. Figli e nipoti, stanno al gioco per comodità, la responsabilità di governare il tutto in modo diverso ... poi si vedrà.

Ogni vecchietta a modo suo cerca di prendere il meglio che può, dove e appena può. Ogni regola condominiale, se utile alla propria villa allora la esalta, diversamente, nulla, cerca solo di attendere. Aspetta di vedere se qualcosa prima o poi cambierà a suo favore. I suoi amministratori, tutti cercano solo di farsi belli tornando a casa per le cose che han saputo fare per la loro vecchietta. Astuta e saggia insieme, attende prima di muoversi per le cose che riguardano il resto del pianeta. Spesso  infastidita dai nuovi ricchi, finge di nulla e ... poi si vedrà.

Per quanto concerne la villa Italia, i vecchietti sono tantissimi! Siamo una società che deve ancora muovere lentamente i suoi passi verso una cultura ancora più diffusa, ancora più aperta, e ancor più di qualità. Non solo su progetti di sviluppo, ma anche di visione della gestione della cosa pubblica, degli investimenti in tecnologie e comunicazione, e anche nel modo diverso di convivere, che vedrei, più in chiave internazionale, meno provinciale, ma senza per questo perdere la nostra identità.

A parte noi italiani, dobbiamo tutti saperci districare in un piccolissimo angolo di terra dove vi sono 27 lingue diverse; una storia ancora un po' troppo indigesta a qualcuno nelle diverse aree geografiche. Una sola moneta, tanti ministri economici per ogni lingua, dove per giunta alcuni di questi ragionano in euro e altri ni. Senza parlare poi, di tanti altri ancora, che si sono iscritti al club del condominio, ma intanto, nel loro Paese continua la loro valuta. 

Una banca unica che si arrabatta ma non sempre può, e non sempre deve assolutamente far da sola; tanti governi e governicchi; un parlamento europeo e istituzioni varie che funzionano ma non sempre si sa per chi. Mi ritengo abbastanza prudente per ignorare che se si vuol davvero vedere la realtà per quella che essa é, non bisogna correre in avanti ad occhi chiusi, dobbiamo avere due visioni senza diventare schizofrenici. 

Bisogna avere due visioni in una, e sapere la strada giusta per i nostri obietti di  provincia italiana della nuova Europa politica. Non ci aiuta fermarsi e continuamente orientare la mente al passato, in tal modo il futuro lo si può solo ritardare a nostro svantaggio. Si rende necessario usare bene il presente. Serve per vivere meglio possibile il qui e ora, e serve come seme base da curare per il frutto che vogliamo far nascere. Considerare chi si é stato in passato aiuta e anche molto, ma ora bisogna rivederlo per evitare che in futuro si perpetuino sempre gli stessi errori, che spesso si ri-manifestano con rinnovata pericolosa e sottile abitudine consolidata. 

Noi italiani, si potrebbe vivere dignitosamente anche sapendo valorizzare meglio quello che di grande, bello e anche un po' malandrino hanno fatto i nostri avi. Tuttavia, senza pensare a ciò che lasceremo noi ai posteri, non ho qui voglia di addentrarmi in questi meandri (ma ognuno può farci un pensierino se lo desidera ...), spesso vedo che neppure siamo bravi ad amare e utilizzare con equilibrio e intelligenza, ciò che natura e storia dei nostri antenati ci hanno lasciato in eredità. 

Eppure è strana la vita, proprio dalla sommatoria della cura del particolare tanto mal visto dall'acuto Guicciardini, e dall'intelligente Machiavelli, che ora viene il patrimonio di cui godiamo. Ora, è proprio quella cura del piccolo interesse di ogni Comune con la sua storia e cultura, che dobbiamo rivedere il tutto in modo nuovo, per dover ripartire anche da questo aspetto. 

Continuare la cura dell'orticello nel piccolo provincialismo per pensare al futuro, sarebbe folle di questi tempi, questo modo di vedere la vita in modo piccolo, dovrebbe essere ormai preistoria! Il mondo ora è il piccolo. Singoli troppo soli, cercano di inventare e costruire nel Belpaese, ma sono sempre abbastanza abbandonati a se stessi. 

Siamo per lo più troppo incentrati sul concetto che segue: "si vive una sola volta, meglio vivere nel miglior modo possibile". Dov'è l'errore di questo pensiero guida? ... Che ogni cosa è sia un bene, sia un male. Basta pensarci, può aiutare. 

Pensieri guida nazionale più "profondi": Dopo la morte? Mah ... intanto sono cattolico, di sicuro so che Dio perdona, per stare a posto con me stesso ... di tanto in tanto vado in chiesa. A volte faccio "elemosina" in vario modo ... e anche se non sempre purtroppo la detraggo dalle tasse ... pazienza.