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domenica 23 febbraio 2014

42 - gioco sui profili imprenditoriali

Spesso le grandi imprese nascono da piccole opportunità (Demostene)


Se in passato, per decenni, si é tanto decantato la piccola impresa che si sviluppava in maniera caotica senza una politica industriale seria, e senza aiuti coordinati e programmati. Se si é poi spinti a far si che crescesse il popolo delle partita IVA come soluzione ai problemi del lavoro; se si é permesso alle banche di fare ciò che volevano; allora, é davvero molto delicata ora la questione. 

Un po' tutti, in maniera disordinata, hanno pensato di essere imprenditori ed economisti, finanzieri e strateghi, ma senza che vi sia stata politica adeguata e parallelamente una formazione seria in questa direzione. Per cui, ora non è un caso se ci troviamo tra i mille problemi, aziende impreparate al nuovo mondo. La realtà è che siamo invasi da tante imprese insolvibili, e un casino di partite IVA che vagano come mine nella società. 

Per uscire dal pantano in cui ci troviamo da un punto di vista economico, non è cosa semplice; bisogna avere coraggio e cercare di comprendere al meglio le dinamiche senza farsi condizionare da ignoranza e false credenze, non ha importanza chi ha torto o chi ha ragione. Esiste chi ha paura di finire di campare di rendita e di privilegi; chi in qualche modo ancora riesce a tenere il passo ma con tensione; chi è riuscito a malapena a trovare un suo posizionamento; e chi lavorando a vuoto o non riuscendo a trovare vie d'uscite, ansie e preoccupazioni assalgono la propria vita. 

Politiche industriali ancora neppure a parlarne. Privatizzazioni fatte per arricchire i pochi e svuotare le casse dello Stato, e famiglie allo sbando. Da qui bisogna partire, con pochi modelli virtuosi da prendere in esame.

La piccola e media impresa é una risorsa del nostro patrimonio, ma da sola e senza una strategia industriale globale, tranne rari casi, é solo una zattera in mezzo agli oceani. Lasciati soli a sé stessi e nel labirinto delle leggi italiane, molti imprenditori di volta in volta, per farsi coraggio recitano ruoli diversi. Si sentono imprenditori quando conviene; recitano il ruolo di grandi imprenditori quando tra loro si trovano a dimostrare più di ciò che sono in realtà; salvo poi sentirsi impresa familiare quando non si sa come cavarsela. Non mancano coloro, che cercano di fare rete in modo confusionario, ma solo quando non sono più in grado di sapere a chi santo rivolgersi. 

In tal modo, il Paese lentamente si sta ammalando, tentando di dimostrare a sé stesso, di essere ancora in sella nel gioco dei grandi mercati internazionali. 

Molti, per prudenza scappano, con la falsa idea, che sia il solo costo del lavoro il vero problema; altri invece fuggono, sapendo che la vera liberalizzazione è nei capitali, che sono gli unici a non aver davvero più confini e senza problemi di cittadinanza in nessun posto del mondo. 

Con privatizzazioni folli, dopo aver fatto spogliare di fatto Telecom, regalata Alitalia, Alfa Romeo ecc. e dopo varie peripezie di altre grandi industrie italiane mal governate, il grande capitalismo italiano, con Fiat & C. in qualche modo, si è protetto prendendo per decenni vari "sussidi" statali. Trattasi di esempi di welfare della storia del capitalismo all'italiana.

Abbiamo anche eccellenze che riescono ad emergere, e a testa china li vediamo affrontare mille difficoltà senza nulla temere nonostante tutto. Non è poco ma non sono la maggioranza. Tantissimi imprenditori, in silenzio sul piano internazionale, si fanno strada comunque. Alcuni di questi rendono onore alle nostre tradizioni; più di uno volentieri venderebbe tutto; non pochi, come veri guerrieri, affrontano fuochi incrociati e fuoco amico. 

Per quanto mi riguarda, a causa della mia professione di consulente di direzione aziendale, ho avuto modo di incontrare ben quindici differenti tipi di imprenditori nella piccola e media impresa, non solo del mitico Nord Est. Vediamoli insieme in modo un po' schematico, sperando di dare l'idea.

Abbiamo l'avventuriero, il guerrigliero, l'erede, l'eretico fai da te, il navigatore, il contratto a tempo determinato, il creattivo, il fuggitivo, il fabbricante, il markettaro, lo statalista, l'assemblatore, il replicatore, il nobile, il grande Gatsby. Tralascio coloro che vivendo di rendita, la loro attività consiste solo nel saper amministrare più o meno i beni ereditati.


L'avventuriero

personaggio controverso, tale caratteristica la si può anche trovare associata alle altre tipologie in termini sia positivi sia negativi. Qui il termine avventuriero, lo si intende nell'accezione meno nobile. Parliamo di una persona che si presenta sotto diverse vesti, tende ad apparire come un genio di qualcosa, non conosce bene il suo mestiere, ma si sente furbo e ambisce alla ricchezza fine a sé stessa. Agisce con astuzia, sa di solito destreggiarsi con le leggi e la politica. 

Speranza e malafede vanno spesso a braccetto. Tende a investire poco in azienda, ora è in difficoltà perché abituato a lavorare moltissimo con le banche, cosa oggi non più possibile. Non ama le tasse per principio. Gli piace essere invisibile e non ama molto apparire. Ci tiene a dimostrare sempre la sua bravura avendo un solido ego dovuta ad un'alta e sproporzionata autostima. Fa di fatto concorrenza sleale nel settore, cercando continui escamotage. 

Comportamento ambiguo, vago negli impegni, e ha come mission aziendale ... la sua personale ricchezza. Guarda con ammirazione i furbi, non é stimato dall'ambiente all'interno del quLe opera, è di solito un vanitoso molto concentrato sul suo successo personale.


Il guerrigliero

È colui che per anni le cose sono andate bene, non capisce quindi, perché ora deve essere diverso. Determinazione, perseveranza e volontà le sue migliori qualità. Lui sa sempre cosa bisogna fare! Instancabile, non conosce limiti, crede nel lavoro in più di ogni altra cosa; é colui però che di fatto non si mostra sempre abile nella gestione e nelle politiche aziendali di lungo periodo. 

Fuori dal suo mondo si sente perso; cade quasi sempre dalle nuvole quando accadono imprevisti, ma li affronta sempre con i concretezza e con tenacia. Spesso Inconsapevole delle sue reali qualità che sono tante, inizia ad occuparsi anche di cose delle quali non mostra attitudini. Non sa scegliersi sempre bravi collaboratori e non si distingue per la delega. Si concentra solo sulle cose che lui sa di saper far bene e il "fatturato" è il suo faro. Ha poca dimestichezza con la gestione ma ne riconosce l'importanza. È il cliente più ambito dalle banche, dai commercialisti e dagli avvocati.


L'erede

Sono i figli prediletti, in molti di loro, non sono quasi mai persone davvero felici. Raramente portano con diligenza nuova innovazione, spesso vivono all'ombra dei fondatori per molti anni, nella migliore delle ipotesi, si distinguono di solito più per consolidare qualcosa di esistente che per innovare. 

Chi invece raccoglie l'eredità con una forte motivazione, di conseguenza, dà un forte impulso allo sviluppo. Le problematiche relative alle generazioni future a quella dei fondatori, è una questione molto delicata, essi devono essere preparati ad affrontare nuovi scenari per nuovi sbocchi. Guai a che tentenna o pensa di vivacchiare di rendita.

Il clima, l'educazione, lo stile di vita, la cultura di base e l'etica della famiglia, in questi casi sono variabili fondamentali. Il rischio che si corre qui, é che tutto possa finire in una bolla di sapone se fratelli, sorelle, cognate e cognati, iniziano con politiche di veti incrociati per beghe familiari. Spesso vendere in tempo potrebbe essere la cosa più saggia che possano fare i fondatori.


L'eretico fai da te

È un simpatico pazzoide, si é fatto da solo, persona molto intelligente e brillante; inventa facendo un'accozzaglia di cose assemblate alla meno peggio, ma che prima o poi diventano qualcosa che sa vendere benissimo. Abile nel trovarsi al posto giusto al momento giusto. Ex dirigente o ex qualcosa di una azienda nella quale é cresciuto. 

Carpiti secondo lui i segreti sel mestiere da ex, si sente innovatore di qualcosa. In realtà vuole solo avere una sua azienda perché ritiene di aver fiutato e capito il business. Di solito trattasi di persone anche furbe e molto intelligenti, ma quasi sempre si rivelano essere incapaci di gestire la complessità dell'azienda che creano. 

Fanno la loro fortuna i loro collaboratori se sa sceglierseli con cura (non sempre gli riesce però) per il semplice motivo che l'eretico fai da te, spesso è insicuro (anche se mostra esattamente il contrario) ed i suoi collaboratori, hanno una funzione di supporto importante per lui, in particolare quando ha bisogno di uscire con una nuova strategia o prodotto.


Il navigatore

persona sempre alla ricerca di nuovi mercati e di nuove iniziative fuori dall'Italia. Si circonda sempre di qualcuno che conosce a sua volta qualcun altro in qualche posto nel mondo per fare il grande affare di tutti i tempi. Una volta fuori dal nostro Paese, questa categoria si divide i tre sottogruppi molto ben distinti tra loro.. 

Abbiamo quelli che una volta fuori perdono il senso della misura delle cose e cercano subito altri affari possibili, nuovi contatti, buoni ristoranti, bei locali; questi di solito fanno casini. 

Diversi da questi, c'è l'imprenditore che una volta fuori, quando vede che l'investimento previsto può sforare, allora entra nel panico ed inizia con una sequela di pensieri negativi. Non vede l'ora di tornare, telefona continuamente in Italia alla famiglia o in azienda. Non sono presenti sul posto e spesso sono pentiti di ciò che hanno fatto. Sono quelli che se partono buttano davvero tempo e soldi. 

Coloro invece che si muovono bene, subito li vedi, sono il terzo sottogruppo, pianificano nel dettaglio la partenza, coinvolgono nelle decisioni i loro migliori collaboratori. La loro azienda è strutturalmente solida già in Italia. Per questi, è la loro mente che non ha confini, per questo dunque raramente commettono errori. 


Il contratto a tempo determinato

Trattasi di imprenditori terzisti di qualcuno ex bravi tecnici, operai, o dirigenti. Sono bravi "sul pezzo" ma del tutto incapaci di trovarsi spazi di mercato alternativi, hanno una caratteristica particolare: sono imprenditori inconsapevoli, con la logica di dipendenti non sempre consapevoli di esserlo. 

Di solito sono o delle bravissime persone molto dedite al lavoro e sensibili con i loro dipendenti, o si mostrano forti con i deboli e deboli con i forti. Non si sentono granché sicuri, hanno spesso il volto preoccupato. È gente preparata, ricordano a volte i vecchi maestri del rinascimento, raramente si rivelano ingegnosa e creativi.

Non conoscono i trattati di gestione e strategia ma sono pieni di buon senso. Non sapendo sempre trovare nuovi mercati per nuovi sbocchi, hanno il pallino fisso del continuo taglio dei costi e di comprare bene e pagare meno possibile i fornitori. 

Nella scelta dei collaboratori, vanno molto a simpatia e a intuito. Solo quando le cose vanno bene si sentono tranquilli e sanno trasferire tranquillità a chi lavora per loro. Sono tendenzialmente persone molto responsabili nei confronti di chi lavora con loro (se l'azienda creata è riuscita a durare nel tempo), tuttavia tendono in cuor loro, ad avere sempre qualcosa da ridire su tutti. 

I più in gamba di questa categoria di imprenditori, sono abili per la loro capacità di autocritica nell'individuare i loro punti di debolezza da soli. Si riconoscono per il fatto che preferiscono lavorare in fabbrica o in cantiere più che stare in ufficio, o girare per pubbliche relazioni.


Il crea...ttivo

non sta mai fermo un minuto, si inventa sempre le cose più originali, é di solito anche un innovatore di processi o di prodotto, molto presente nei servizi, o in settori a tecnologia avanzata. Sempre super impegnato, é un grande accentratore, l'organizzazione é più formale che reale, spesso é addirittura solo un optional, cambia di giorno in giorno procedure e a seconda delle esigenze del momento. 

Uomo di mondo ... all'italiana, raramente dedito alla famiglia, ma quasi sempre responsabile delle due azioni; fa sempre tantissimi incontri sperando nella cosa giusta al momento giusto. Apre e chiude continuamente società e avvia iniziative a volontà. Trattasi di persona con grande autostima, e grande orgoglio. Di solito pensa di lavorare su progetti, ma in realtà, appena viene una nuova idea, deve vedere a chi passare poi quella che sarà una vera patata bollente frutto dell'idea precedente che ormai non gli interessa più. 

Prendere in gestione il vecchio giocattolo per chi gli succede, non è mai cosa semplice, per il semplice fatto che, essendo questo imprenditore un accentratore molto fantasioso, quando nel periodo creativo gestisce qualcosa, non si sa mai cosa e come ha fatto e raramente lascia tracce visibili di azioni logiche. I collaboratori di questo imprenditore o hanno sesto senso, o è la fine per loro. Pessimo tutor per il passaggio delle consegne, per cui, non essendo un uomo di pazienza, essendo sempre in mille faccende affaccendato, non si sa mai chi raccoglie l'eredità come gestirà e farà finire la storia.


Il fuggitivo

il peggiore di tutti, tende a cambiare continuamente partita IVA e mette sempre nomi simili alla società che non esiste più. Non ama farsi molta pubblicità e la trasparenza non è il suo forte. Non si capisce mai nulla della sua organizzazione e tanto meno della sua contabilità. 

Tutti quelli appartenenti a questa categoria, utilizzano tutti gli stessi stratagemmi più o meno simili, con soldi che girano alla grande. Ma questo denaro gira solo tra i fedelissimi, per loro, e per la continua ricerca sempre di nuove donne (il loro argomento preferito). 

Questo imprenditore sembra non badare a spese per mostrare di essere uomo di successo. Spesso è un brillante e ingegnoso truffaldino. Ha qualcosa dell'avventuriero, bisogna stare alla larga da lui il più possibile, innanzitutto da subito quando inizia a non pagare con puntualità. 

I primi ritardi di pagamenti ai fornitori non strategici, sono segnali da cogliere con grande attenzione. In questo caso, vuol dire che sta iniziando la premeditata fuga. Sa che tra poco deve scappare in senso più o meno metaforico; quando inizia ad essere più per banche e consulenti, sta mettendo le carte a posto per il grande botto. 

I fornitori man mano non li paga organizzando un ufficio amministrativo pagato puntuale e bene addestrato a dire "balle". I fornitori strategici li lusinga personalmente ancor più, proprio in questo periodo che definisco di preparazione al salto.


Il fabbricante

È il vecchio padrone di una volta, é quasi in via di estinzione, in cuor suo, senza farlo a vedere, è un paternalista riservato. vive del suo prodotto, innamorato del sua azienda che è parte integrante della sua vera famiglia. 

Si circonda preferibilmente di Yes man non per cose pratiche; ammira ed è affascinato da ingegneri e creativi che spesso ritrovi tra dipendenti o collaboratori vari di lunghissima data. Ha bisogno di mostrare a tutti come nei dettagli egli migliora il suo prodotto, la sua idea o il suo servizio. 

Non è amico delle logiche di mercato ma non le trascura mai. Se il prodotto ha successo ancora, il suo commerciale può dormire sonni tranquilli; diversamente, questo imprenditore è lui stesso che deve curare i suoi clienti insieme a pochissimi venditori di lunga data e di estrema fiducia. A questo punto però, è meglio che inizia a pensare all fine del suo film.

È quello che umanamente ha più risvolti e sfumature di tutti, bisogna saperlo prendere per il suo verso per ammirare il valore della creatività dell'uomo e per capire la storia dell'Italia. Di solito é raramente molto socievole, è più un personaggio introverso e solitario, di poche parole ma ottimo osservatore. Ha qualcosa di romantico la sua avventura imprenditoriale. È purtroppo un animale in via di estinzione. Odia la burocrazia e mal sopporta le cose per lui inutili dell'amministrazione.


Il markettaro

Che brutto termine, pazienza! Non me ne é venuto uno migliore. Questi signori parlano sempre di mercato e comunicazione, hanno la fissa per computer, internet e diavolerie varie. vogliono sempre informatizzare qualunque processo. Sono sempre super informati sulle cose più strane per i più. 

Oprano prevalentemente nei servizi, in particolare finanza, assicurazione, consulenza, comunicazione, turismo e similari. Spendono l'ira di Dio in corsi di formazione sulla gestione del personale, sulla PNL, su libri vari e seminari tra i più curiosi. Amano circondarsi di persone problematiche, sono affascinati dai furbi e da personaggi eccentrici. 

Attratti dalla vita mondana, si dilettano in ogni arte dedita alle pubbliche relazioni. In realtà, é proprio dalla vita mondana che trovano il loro "petrolio". Sono di solito persone brillanti e attenti osservatori. Amano le cose belle e il design. Clienti ideali di Apple, il loro ufficio é il loro palcoscenico. Intelligenza emotiva e sociale molto alta. Se davvero preparati nel loro indirizzo di specializzazione professionale, sono straordinari portatori di idee a imprenditori amanti del loro lavoro ma tendenzialmente "chiusi in casa". Il rischio è che possano essere degli improvvisati nelle cose che fanno.


Lo statalista

trattasi di tutti quegli imprenditori legati al pubblico, hanno una concezione dell'impresa tutta particolare, per loro la cosa più importante non é il mercato come lo é per tutti i comuni mortali degli altri imprenditori. Questi impazziscono per le leggi, gli spostamenti di dirigenti, e dei risvolti delle diverse amministrazioni. 

Conoscono tutto dei bandi, sanno dove trovarli e quando escono, sanno tutto della concorrenza che quasi sempre sono loro ex amici, o colleghi, o ex dirigenti in pensione. Vivono in un mondo tutto loro. 

Per loro il marketing é un termine esotico. Sono quasi sempre presi da report, documenti scritti e inviano un casino di mail. Per loro, l'informatica é un data base da dove devono pescare tutto quello di cui hanno bisogno. Google deve essere stato pensato da uno di loro! Creativi, intuitivi, astuti amministratori dei giochi di matematica delle offerte, e interpretazione delle norme. 

Non si sa mai la fonte di nulla, sembrano un pozzo di scienze, in realtà sono solo ben informati da canali giusti che non citano mai.


L'assemblatore

si sentono tutti dei grandi ideatori di un qualcosa di unico e originale, in effetti, sono solo bravissimi assemblatori capacissimi ad acquistare in giro materia prima a basso prezzo, per immettere sul mercato cose nuove e con un disegn bello nelle migliori delle ipotesi, più che qualcosa davvero innovativa. Bravi venditori di solito. 

Ci restano un po' male se fai capire che sono solo assemblatori. La caratteristica che li accomuna, é che tutti costoro, investono molto nel packaging, nel marketing e nella comunicazione. Raramente però poi sanno fare un piano di marketing come si deve, e quando capiscono di cosa si tratta lo trasformano in piano di vendita. 

Sono la bestia nera delle agenzie di comunicazione. I meno evoluti tra questi di tale categoria, spesso quando sentono parlare di marketing si avviliscono e se non hanno soldi per investire, allora iniziano ad assemblare anche informazioni in giro per fare tutto da soli. Quasi tutti (evoluti e non) sono convinti di andare all'estero e conquistare il mondo! Pochi sono davvero bravi oggi a saper poi portare avanti un programma di sopravvivenza più che di internazionalizzazione.


Il replicatore

Lo si trova facilmente nel commercio; parlo in particolare di quello che apre più attività e crea un organizzazione più o meno complessa. Di solito è brillante, é orgoglioso del suo metodo, sa benissimo quattro o cinque cose che deve fare e le fa benissimo. 

Difficilmente si fida di chi non condivide la sua cultura e il suo modo di vedere il mondo, sa contare su poche persone che sono i suoi alfieri. Ha una logica tattica più che strategica, se poi ha anche un minimo di strategia, frega tutti i suoi concorrenti più stretti, ma raramente sa poi gestire le complessità.

Cambia repentinamente idea appena le cose non vanno come pensa che debbano andare. I contratti sono vissuti da lui sempre come un'arma a doppio taglio. Quelli seri mantengono gli impegni presi. Quelli fantasiosi, "negoziano" anche il contratto appena firmato, figurarsi quello sottoscritto a suo tempo. Sono veloci nel processo pensiero/azione, sono intuitivi al massimo, goderecci e con grande intelligenza commerciale.


Il nobile

bellissimo personaggio, sono coloro i quali vivono come se avessero una rendita infinita. Gentili, eleganti nel modo di fare, anche se sono preoccupati, agiscono con calma in ogni area. Sono sicuri di sé, sanno come muoversi nelle pubbliche relazioni, nelle associazioni varie di cui di solito fanno parte, e nei club esclusivi a cui sono quasi tutti iscritti, hanno spesso anche un ruolo in queste organizzazioni. 

Amano apparire ma sono contemporaneamente discreti, si fidano dei loro collaboratoti più stretti, che di solito sanno scegliere con cura. Trasmettono sicurezza, sanno delegare; sanno cosa, come e quando monitorare le variabili. Buoni comunicatori, ma non amano riunioni lunghe ed inutili. Persone di solito riflessive e umanamente sole e riservate. Difficilmente si trovano nell'imprenditoria manifatturiera, più facile trovarli nella consulenza di direzione, nel turismo e nei servizi più in generale. 


Il grande Gatsby

Il più romantico e contraddittorio degli imprenditori. Per amore e/o per passione di qualcosa, qualcuno o idea, si catapulta senza timore di alcunché. Se fallisce, pensa solo a cosa ha sbagliato e in che modo deve rifare cosa. 

Istrionico, caparbio, determinato. Ama il meglio della bella vita, colto, con hobby particolari al di fuori del suo lavoro. Cura personalmente i dettagli indipendentemente dall'attività che svolge. Come un artista vive in un mondo tutto suo. 

Spesso si incasina ma solo apparentemente, non di rado ha anche grandi doti carismatiche. Con lui tutti imparano qualcosa. Si circonda di consulenti e di esperti ma solo per decidere di fare poi quello che pensa lui. Se la sua idea sfonda, non lo ferma più nessuno. Diversamente, continua per tutta la vita dietro il suoi veri amori sono i suoi progetti e l'amore per la qualità della vita! 

Se consolidato e ormai imprenditore di successo, è un realizzato, e con classe, sa mostrare le sue dote migliori in ogni occasione. Diversamente per condurre una vita di questo genere, in alternativa, è uno che sta finendo i soldi di famiglia.


Conclusioni

Questi imprenditori sopra citati e raggruppati nelle categorie sopra esposte, sono rappresentanti di PMI oggi senza rotta, senza comunicazione con i porti, e soli tra le nebbie di mari agitati

In realtà un po' tutti gli imprenditori hanno qualcosa di tutte queste tipologie, sto parlando di imprenditori veri, di quelli che sono per strada. Di quelli che in qualsiasi momento potrebbero trovarsi nei casini. Qui non ho neppure mai pensato a quelli delle grandi multinazionali o grandi aziende. 

Neppure considero i faccendieri e i colletti bianchi legati alla vita alternativa a quella legale, come mafiosi e similari. In questi ambienti di questi ultimi pseudo imprenditori a sfondo delinquenziale, il discorso é diverso, in questi ambiti, l'umano ha altre sfumature. 

Siamo d'accordo che questa crisi, seppur arrivata da lontano, ha fatto emergere tutte le nostre debolezze storiche e culturali. Mi risulta che oggettivamente, é negli anni ’80 che noi abbiamo vissuto il nostro ultimo ciclo di crescita. Non mi sembra che sia solo la crisi il vero problema. 

Non credo neppure che sia la politica a dover risolvere tutto fermo restando il non piccolo problema, che essa è sempre più un ostacolo in questo momento. Oggi nessuna impresa è più così legata ad un Paese, e nessun Paese sa più bene cosa vuol più dire la parola "confini" e cosa fare per non essere succubi delle velocità delle monete, come persone e società civile, che fare per evitare pantani? ... Al prossimo post 43 che è in fase di elaborazione.

domenica 16 febbraio 2014

41 - Homo oeconomicus

Di tutto conosciamo il prezzo, di niente il valore. (Friedrich Nietzsche)

    

Oggi, ogni tentativo di risolvere la crisi economica utilizzando gli strumenti tradizionali, è chiaro ormai che non porta a nulla. I paradigmi delle scienze economiche figlie della rivoluzione industriale che hanno più o meno funzionato nel secolo delle ideologie, non sanno dare risposte alla globale multi etnica realtà. All'interno di un quadro di riferimento, dove tutto si svolge in un sistema di relazioni fatto di consumatori, produttori, e imprese, la funzione dello Stato diventa pericolosamente vuota, o addirittura non di rado nemica del cittadino. Cosa direi poco rassicurante. Lasciare persone, famiglie e piccole e medie imprese in balia dei (non tanto) capricci dei pochi grandi centri di potere è pericoloso.

Si richiede agli economisti la capacità di elaborazione di nuovi paradigmi che sappiano riflettere la nuova realtà. Bisogna prendere in considerazione il fatto che stiamo vivendo in un sistema globale-integrale, e che solo quando avremo capito le sue leggi, saremo in grado di stabilire correttamente i legami economici utili a produrre un minimo di serenità ed equilibrio.

Economia e finanza si sono creati due mondi paralleli dove ognuno ragiona per suo conto. Esse invece sono scienze umane legate fra loro, e dipendono l’un dall’altro più di quanto si creda. Oggi è incredibile che ormai legalmente e moralmente, sia scontato per tutti, lo sfruttamento della manodopera a basso costo in Asia, Africa ecc. Poca importanza si dà addirittura al consumo irrazionale delle risorse naturali del pianeta che per loro natura non sono infinite. 

Il mondo si sta specializzando, e le società e le culture si stanno dividendo. Abbiamo gli Stati Uniti che sono diventati la super potenza della finanza mondiale che più di ogni altro consuma risorse. Abbiamo Cina, India, Corea e altre, che sono diventate il polo industriale del mondo. Russia, sud Africa e pochi petrolieri Arabi, sono tutti concentrati a vendere e condizionare le politiche nazionali del mondo sfruttando in modo più o meno saggio le loro risorse primarie naturali. 

Ancora non è chiaro che abbiamo bisogno di una visione mondiale dell'economia non dominata solo da pochi? L'Europa schiacciata dalla sua infinita storia fatta di piccoli egoismi di provincia e interesse di bottega (se si ragiona in termini mondiali) che ruolo sta avendo negli scenari internazionali? 

Il sistema globale è connesso come non mai prima d’ora, e gli economisti devono assolutamente costruire un paradigma economico che sappia essere di sostegno alle persone lasciate sole e vittime di questa dipendenza reciproca dei pochi senza confini, che come registi, ormai sono solo loro che guidano la finanza e i destini dei popoli smarriti.

Solo mezzi monetari con una visione politica chiara e solo mezzi fiscali intelligenti, possono aiutare le società, ma solo come primo intervento. Tuttavia, da soli questi strumenti appena citati, sono del tutto inefficaci per curare le radici della crisi. In che modo una scienza umana come l'economia sta garantendo un valido sistema economico, solido e sostenibile?

Cercare di affrontare i nuovi problemi ognuno a modo suo in ogni piccolo staterello, senza con questo comprendere le leggi con cui il sistema globale opera, vuol dire suicidio della democrazia. Estremisti e nazionalisti, prima o poi prevarranno e non escluderei una guerra totale come logica conseguenza finale, per rimettere successivamente in ordine, ma partendo da macerie.

Gli economisti devono sentirsi responsabili per partecipare in modo attivo e non accondiscendenti dei pochi, sapendo che la loro, ripeto ancora: è una scienza umana! L'economia nasce per essere al servizio del giusto profitto di chi produce beni e servizi, deve servire alla giusta solidarietà e tendere alla coesione sociale. Vediamo solo ciò che intendiamo vedere e quello che ci è stato insegnato di vedere. Per i neuro scienziati, noi volutamente eliminiamo e ignoriamo tutto ciò che non fa parte dei nostri pregiudizi e convinzioni. Da dove partiamo dunque? Ma questa moneta che ruolo ha?



I giochi virtuali della moneta

Terminata l'era del baratto, con  l'ingresso in campo della moneta, l'uomo si è lentamente allontanato dalle leggi della natura per passare alle norme dei "numeri relativi" e degli algoritmi scaturiti dal pensiero di alcuni terrestri, per giunta non sempre d'accordo tra loro. Gli economisti. 

La nascita della moneta, lentamente nel tempo, porta con sé nuove prospettive, nuove ventate di vita, nuovi modi pensare, nuove attività e nuovi problemi. Viaggiando rapidi nel tempo, il concetto di denaro ci porta ad oggi, dove ogni cosa a causa sua, è fonte primaria di ogni bene e ogni male. Tutto ormai gira sempre più in sua funzione. 

La moneta è ormai  un valore concettuale, di sicuro non basta mai ma non sai perché, se ne hai poca te ne accorgi e diventi uno strano povero; se ne hai molta non sai se basterà per quel che accade giorno per giorno e sei in ansia. 

La moneta porta a vivere come in una coreografia di un balletto classico quale potrebbe essere ad esempio lo schiaccianoci di Cajkovskij. Una trama dove tutto si svolge in un mondo surreale e finto, e dove si raccontano storie di incantesimi, trasformazioni improvvise e iniziazioni che coinvolge anche chi non è più nè carne nè pesce, e chi non sempre sa cosa desidera per iniziare ad essere se stesso. 

Sulla moneta e sul suo valore, come in una fiaba, non si sa più cosa conviene e cosa no. A cosa può servire ciò che si ha se si ha, e per cosa. Ho soldi, mi conviene investire o è meglio la finanza? Preoccupa chi ne ha tanta per paura che qualche governo possa fare qualche trattenuta direttamente dal conto corrente. 

Preoccupa chi ne ha pochi perché ha la sensazione che potrebbe  essere anche nulla. Tutto è sempre più virtuale come in un video game. La moneta ha un suo senso, basta averlo, ma non si sa come proteggerlo e se nella vita può improvvisamente sfugirti di mano non solo per tuoi errori.

Il denaro oggi è ormai un seme che si sviluppa e porta i suoi frutti, in infiniti tipi di terreni che non sono solo quelli intesi in senso classico del termine che usa di norma un agricoltore. Gli uomini inventando la moneta, scoprono che la realtà della vita e il benessere, possono anche essere slegate dal classico lavoro come lo si intendeva prima che il suo avvento avviasse anche il suo dominio su tutto. Il lavoro con l'avvento del denaro diventa tante cose insieme, ma non più, sempre garanzia di benessere.

Prima che la moneta nascesse per correggere le storture del baratto, la parola lavoro neppure esisteva nel senso che poi ha assunto a seguito della sua venuta al mondo. Nei tempi remoti, il frutto del lavoro aveva solo un fine di soddisfacimento dei bisogni primari, e doveva trovare un suo equilibrio e una sua armonia tra corpo, mente e rapporto con i misteri della natura e i suoi continui capricci. 

Tra gli umani, con la presenza del denaro, può iniziare a bastare solo il pensiero elaborato dalla mente per risolvere tantissimi problemi della vita. Basta inventarsi un mercato, un commercio, ma se vuoi essere più tranquillo e rischiare meno, con amicizie giuste, meglio una truffa legalizzata o sfruttamento del danaro pubblico. Dalla venuta al mondo della moneta in poi, con il denaro in mano, si puó iniziare ad severe tutto quel che si desidera quando si vuole ... o quasi.

Agli inizi di tutto, dalla natura si dipendeva solo, e bisognava saper solo riconoscere il veleno delle piante o i pregi per nutrirsi senza rimetterci le penne. Con la scoperta dell'agricoltura, con la natura si entra in contatto imparando a conoscerla nei suoi mille misteri. Dalla invenzione del denaro in poi, la natura diventa relativa se si vuole. Da qui l'uomo va per la tangente e perde spesso l'orientamento.

Il denaro diventa oggi un prezioso seme che per moltiplicarsi non dipende solo dalle strette condizioni atmosferiche. Il suo moltiplicarsi, si basa sul fatto che da solo permette benessere solo avendone in gran quantità; ciò cambia la visione del mondo in ogni uomo minimamente intelligente. Et voilà, il gioco è fatto! Ora sembra quasi che grazie ad esso tutto sia possibile, ma chiaramente non prevalentemente per chi lavora su idee e progresso umano equilibrato.



Nuove vie e dimensioni non favorevoli ai nostri tempi

Con la presenza della moneta tra gli esseri viventi di ogni razza umana, ciò che è razionale assume sempre più valore. Il lavoro che porta più vantaggi, diventa quello concettuale; la moneta, essendo piccola, senza documento di identità e quindi un bene al portatore che fa nascere mille idee sane e insane. Il denaro basta averne tanto e saperlo nasconderlo per tirarne fuori quel tanto che basta quando occorre, e si scopre che in tal modo, si può dominare in modo diverso i propri simili. 

A parte le vie truffaldine e immorali, i segreti per aumentare la quantità di denaro, si basano tutti sul saper leggere la realtà in maniera creativa, nel saper essere fantasiosi per capire come convincere altri a privarsene per darli a te grazie ad un'idea, prodotto o bene da vendere. Se poi si impara bene la "scienza" della razionalizzazione dei processi e l'attenzione della riduzione dei costi, tutto ciò può diventare un modello di vita adatto ad una filosofia di vita. Eppure oggi è così al punto che, ormai tra di noi serpeggia una cultura sottile e sempre più condivisa. Quella dell'homo oeconomicus. Chi è costui? 

L’homo oeconomicus è colui che sta segnando lo start up o punto di inizio di una nuova era. Egli è una persona che in ogni azione della sua vita, sa sempre come ottenere il massimo vantaggio per sé stesso, e si distingue per essere persona fortemente orientata agli obiettivi che deve raggiungere per sentirsi realizzato. Possiede la sapienza di saper limitare ogni sforzo, e sa ridurre ogni costo possibile ritenuto da lui inutile. 

Tutte queste qualità straordinarie sono eccellenti per tutte quelle azioni mirate che nascono al fine di stabilire i criteri di una pianificazione strategica, per interventi tattici commerciali o produttivi, per imparare a gestire e amministrare come si deve, ogni amministrazione pubblica, privata e ogni economia domestica. Dov'è quindi il punto debole di tutto ciò?

Quest'homo oeconomicus, parla quasi sempre in prima persona in caso di successi, e fa parte di un gruppo quando vi sono insuccessi; incentra tutto nella vita basandosi su analisi costi benefici finalizzati a suoi personali scopi; perde spesso di vista visione di lungo termine; etico/non etico sono concetti momentanei e molto soggettivi; non ha un orientamento nel saper vedere le cose in una dimensione più ampia e nella loro complessità; infine, sottovaluta l'interdipendenza delle variabili che determinano ogni equilibrio. 

I problemi delle nostre società, partono da questo approccio alla vita, che sembra essere una delle caratteristiche più diffusa della nostra epoca. Di conseguenza, cosa accade, e con alta probabilità, cosa potrebbe ancora accadere senza essere apocalittici? 

Nella vita, tanti soldi possono giungere per abilità commerciali o imprenditoriali, grazie ad un buon lavoro, a diverse possibili circostanze favorevoli, alla fortuna, ad una eredità, o per contorte vie del male. Riguardo i mezzi strettamente legati all'ottenimento di questi soldi, in un mondo manifatturiero o di servizi che sia, il lavoro non ha più connotati di un tempo, e si perde unità di visione delle cose. In tal modo si danneggia il capitalismo, qualsiasi idea socializzante, e ogni visione perfezionista della realtà e di ogni tipo di modo del convivere umano. 

Il mondo ormai è così piccolo e con tante culture diverse in uno stesso piccolo mercatino che tante cose conviene ripensarle. Ad esempio una prima domanda da farsi è quella di capire se è importante sapere cosa debba essere etico. In pratica, a cosa devono servire i soldi? Quale confine ci deve essere tra impegno collettivo e quello personale? A cosa serve uno Stato su questi temi!

Ogni cosa è sia un bene sia un male, tuttavia se di questi soldi uno ha la percezione di averne a sufficienza, sarà elevata la probabilità che vi sia un buon rapporto tra sé e le cose del mondo circostante. La soglia di percezione però che stabilisce il grado di sufficienza monetaria, dipende da molti fattori, e questi condizionano in modo diverso da persona a persona. 

Tale processo appena descritto, determina sia le relazioni tra sé stesso e gli altri, sia  il come uno immagina che debba essere la sua esistenza, sia la visione di una società. In tale quadro di riferimento, cultura, etica e famiglia, stabiliscono i criteri di scelta per individuare la fonte della provenienza del denaro utile a quelli che si chiamano fabbisogni. 

La magia dell'umanità, sta nel fatto che da secoli, tutto si basa sempre più da sofisticati algoritmi matematici e da complicati leggi di mercato. Questi due fattori, servono anche per stabilire quanta moneta deve essere a disposizione di tutti, affinché ognuno possa sentirsi più o meno realizzato e senza problemi di sussistenza. 

Ma algoritmi e mercato, essendo essi frutto della imperfetta mente umana, creano inevitabilmente e contemporaneamente giustizia e ingiustizia, che sono state, sono e saranno ancora, eterni motivi di conflitto tra gli umani. Cosicché, mentre per gli altri animali, è ancora la natura a stabilire i sui equilibri, per l'uomo è sempre più il denaro che porta con sé, anche nuovo bene e nuovo male.

Quando si è soddisfatti della quantità di denaro in possesso, e si é in armonia con ciò che si desidera, si è in una condizione di sano orientamento al miglioramento delle proprie condizioni di vita, ma si corre anche il rischio, di non aver più mordente nella vita. Quando si tende a voler sempre di più, e a non esser mai soddisfatti di ciò che si ha, si tende a creare sviluppo, si può avere auto realizzazione piena o meno, si crea benessere, e si può fare molto per se stessi e altri, sia tanto bene. Fortuna e disordine di una persona e di una società, dipendono da come si trovano questi equilibri.

In tali circostanze, visione della vita e autostima non dovrebbero aver difficoltà a collaborare insieme per sviluppare intelligenza, intuizione, sensibilità al mondo circostante, fiducia e azione. Eticità, cuore, positività e piani di vita, in tali contesti, dipendono solo dal valore che si sa dare alle cose che si fanno e che si intende realizzare. Avidità, generosità, onestà e disonestà, sono frutto di una coscienza figlia di una cultura personale, familiare e ambientale. Se non si cade nel vizio e si è attenti ed equilibrati, se si possiede la grazia di avere un buon stato mentale e di salute fisica, una sana cultura aiuta a sentirsi fortunati e fa sentire consapevoli se stessi e aiuta ogni forma di convivenza civile.



Valore e valori

Se di soldini uno ne ha pochi o quasi nulla, più che le logiche dell'economia e della finanza, quello che capisce é il reale valore del denaro in funzione dei reali bisogni e delle scelte a sua disposizione. Se invece, la vita ascetica dovesse valere più di ogni altra cosa al mondo, allora vuol dire che il valore inizia ad assumere significati molto sofisticati, ma per questo ahimè, poco comprensibili ai più. Insomma il valore é un concetto dalle mille sfaccettature. Il valore del valore é anche legato ai valori, non è proprio un gioco di parole se ci si sofferma sul diverso significato che assume la parola valore.  

Basti pensare ai modi a disposizione che abbiamo per districarci nel valore, abbiamo: Valore in senso economico; Valore aggiunto a beni e servizi, e/o cose che si fanno; Valore azionario delle performance aziendali percepite dal suo specifico mercato; Valore nominale di un bene, un titolo o una valuta; Valore morale o ideale di una persona o società; Valore legale nelle problematiche della giurisprudenza e così via tanto per restare solo negliga ambiti che stiamo considerando. 

Se uno ad esempio di soldi ne ha tantissimi, entrano in gioco tanti valori con significati e sviluppi spesso impensabili, abbiamo visto ad esempio, che si può puntare anche all'eternità terrena. In questo caso, addirittura si arriva a mettere in discussione il concetto del valore della vita ultraterrena non solo per le religioni monoteiste. Itskov (il famoso miliardario russo, che ci tiene a vivere in eterno. Vedi post  35 - saremo tutti immortali) ad esempio, fa capire tante cose a proposito della questione soldi. Scrive così ai suoi colleghi miliardari del mondo per convincerli ad aderire al suo progetto: 

“Avete lavorato duro per raggiungere questi straordinari risulti, spesso compromettendo la vostra salute, la vostra longevità. E sfortunatamente, la medicina moderna è ancora la medicina di una mortalità pari al 100%: il meglio che può fare è ritardar e temporaneamente il processo di invecchiamento umano. Ma non deve essere sempre così. Oggi voi investite in affari che vi porteranno a guadagnare un altro miliardo. Ma avete anche la capacità di finanziare l’estensione della vostra stessa vita fino all’immortalità. La nostra civiltà è arrivata vicinissima alla realizzazione di tali tecnologie: non è fantascienza. È nel vostro potere far sì che questo obiettivo venga raggiunto nel corso della vostra vita”.

Una lettera piena di spunti di riflessione per saggi, gente di fede, atei, spendaccioni e semplici avari, fiduciosi, sfiduciati e comuni mortali. La parola soldi ha qualcosa di così umano nel bene e nel male, che a volte disarma, é chiaro che é proprio figlia dell'umanità. 

Attraverso il danaro l'uomo esprime quanto di più profondo ha nascosto in sé, se si impara ad osservare. Prudenza, avventatezza, amore per il rischio, modo di vedere la vita e modo di viverla e basta la vita stessa. Meschinità, coraggio, tenerezza e umanità. Valore e importanza delle cose e dei valori. Priorità. Come si giudica e come si osserva. Cosa si teme e cosa si spera. Si vede chi sei insomma, anche per come guadagni e spendi, per come risparmi o sprechi, per come aiuti o investi; per come fuggi e con cosa fuggi! 

A volte il denaro lo si desidera perché é un desiderio che si vuole comprare, a volte lo si cerca per sopravvivere, a volte semplicemente solo per il fatto di possederlo ti fa tirare fuori il peggio o il meglio della tua anima, raramente lo si rinnega se bisogna trascorrere albe, giorni, tramonti e notti fra i mortali di questo pianeta. Itskov, Lo vede per essere immortale ad esempio. Bene e male si sintetizzano in modo magistrale in questo caso!

Economia e in particolare la finanza non sono affatto solo matematica e razionalità come pensavo da giovane prima degli esami di economia. Come ogni umana cosa, la fantasia e la creatività sono di casa in queste particolari scienze sociali; razionalmente é possibile ingannare la realtà circostante utilizzando i numeri con modalità (tutte ritenute rigorosamente scientifiche) più o meno fantasiose. Leggi falso in bilancio ad esempio. Oppure quando un'azienda sembra florida per poi un bel giorno scoprirsi fallita. Non parliamo di uno Stato quando un governo fa sapere che il suo popolo può esser felice se non per l'eternità, almeno fino alle prossime elezioni. 

L'economia come scienza sociale é spunto di molte riflessioni per poter dare un senso compiuto a come gli uomini regolano comportamenti e relazioni. Già nel lontano 1975, avevo compiuto appena la maggiore età, ed economia e finanza erano per me ancora scienze più o meno esatte, mentre beavo nella mia illusione, un certo Herbert Simon, (psicologo cognitivista), approfondiva temi che poi lo avrebbero portato nel 78 a vincere il suo premio nobel dell'economia. 

Se a suo tempo solo fossi stato più aggiornato e maturo, lo avrei studiato, e tante cose su questo tema, forse avrebbero preso un corso diverso nella mia vita.

Simon è stato uno psicologo innovativo, la sua ricerca e le sue curiosità di scienziato lo hanno messo in contatto con le più importanti discipline scientifiche dell'era contemporanea, senza tregua e timori riverenziali, egli ha spaziato dall'intelligenza artificiale, alle scienze dell'organizzazione, e passando dai sistemi di simulazione informatizzatasi, ha toccato l'economia, approfondendo le dinamiche del processo decisionale nelle organizzazioni. Risultato: in tutte le sue cose, l'uomo, non si attiene assolutamente ai criteri tipici della ragione e dell'utilità, tutt'altro. 

Anche nei processi organizzativi, osservò che qualsiasi scelta di qualsiasi portata, non rispetta assolutamente i criteri tipici dell'approccio logico. Proprio così, le decisioni che si assumono in qualsiasi affare, sono frutto di una "razionalità limitata". Ciò vuol dire che ogni scelta fatta anche da mille ragionamenti, che vuole presentarsi come fatto razionale, é invece di fatto limitata! Il morivo? Perché influenzata alla base, sia da limiti cognitivi della persona, sia da limiti delle conoscenze relative ai fatti specifici della decisione da prendere. 

In pratica, ogni persona, contrariamente a quanto va dicendo in giro, spesso nella vita, più che fare scelte oggettivamente ottimali, fa scelte sistematicamente soddisfacenti per sé. Queste scelte, dipendono da ciò che circola nella sua mente e dalle conoscenze che ha in quel dato momento in suo possesso. Non male direi! 

Ciò vuol dire che, quando una persona sceglie, lo fa per cose che lo/la soddisfano, sia per motivazioni organizzative, sia per suoi limiti imposti dalla sua mente e dal sistema culturale prevalente tra gli umani in quel dato momento storico. Però! Come si ragiona quando appartieni all'élite del mondo della finanza e sai che i governi "cinciscano" tra lobby, incoscienti e illuminati non vedenti non sempre per colpa loro?

Credo ancora nell'educazione e nella formazione, credo fermamente nell'importanza che in ogni umano devono assumere la conoscenza profonda delle proprie intenzioni, e dell'attenzione e responsabilità delle azioni che deve avvenire a tutti i livelli. Ma questi elementi devono sempre avere una base elevatissima di consapevolezza che non é facile pretendere dall'uomo, anche se sono per me una vera medicina per scelte di azioni equilibrate di cui, in presente e in futuro avremo sempre più bisogno. 

Pensiamo ad esempio chi occupa posti nevralgici in ambiti militari, economici, della finanza, o pubblici in generale; chi deve agire in situazioni contraddittorie o chi frequentemente si trova difronte ad un bivio e deve prendere velocemente una scelta, tutti costoro, continuamente si trovano a fare i conti con le loro vere intenzioni, e le loro azioni sono solo una conseguenza. 

Ma siamo tutti interdipendenti che ci piaccia o meno! Una cultura che ci orienti tutti alla conoscenza approfondita delle nostre emozioni reattive e poco riflessive che scaturiscono quasi sempre da paura e da chiusura mentale, spesso pilotata dalla pigrizia, sono un aspetto serio da affrontare, e tenerne conto nei programmi di studio fin dalle scuole elementari, non sarebbe un male. Per una collettività, saper tutti gestire questi temi, serve allo sviluppo della persona, alla condivisione del come vivere in comunità, ad avere basi per ridurre inutili conflitti, serve anche al nostro PIL. 

Il PIL di una nazione moderna, in particolare quando l'economia di questo popolo si basa molto su turismo e servizi vari creativi e non, l'elevazione della cultura media dei suoi cittadini é automaticamente una risorsa primaria, come l'oro, il petrolio, il gas ecc; la difesa del patrimonio storico culturale é il sale di tutti i condimenti; la difesa del territorio e dell'ambiente é l'assioma di tutti gli investimenti.  

Un Italia multirazziale, multi culturale, molto più orientata ad una seconda lingua straniera che non alla strenua difesa dei dialetti, e con una chiesa aperta al confronto attivo con tutte le altre fedi, senza per questo perdere la sua identità, potrebbe essere un Paese ambito da turisti di tutto il mondo che potrebbero tornare anche più volte e sempre per motivi diversi (mare, laghi, montagne, fiumi, terme, città antiche, arte, spettacoli, religione e chi più ne ha più ne metta).  

Questo Paese potrebbe essere il posto sognato da anziani benestanti di vari continenti o nazioni europee, che in questa terra potrebbero trovare spazi e luoghi per ogni tipo di serenità meritata; in Italia, potrebbero arrivare artisti di differenti culture, arti e credenze; potrebbe essere sempre più vista come segno di distinzione da ricchi magnati per investire in immobili di prestigio e iniziative varie di moda, cultura e ricerca in vari ambiti scientifici. 

Fa riflettere che kahneman (altro psicologo) nel 2002, prende anch'egli un Nobel per l'economia. Per cosa? Secondo lui e il suo collega Tversky, é proprio in economia e nel mondo della finanza, che le decisioni che si prendono non sono affatto razionali come sembra. 

Come ulteriore notizia, davvero non male; ma a cosa servono tutti questi Nobili Nobel se poi tutti siamo schiavi della finanza fino al punto che l'economia reale ne dipende? Sto vivendo una realtà virtuale o la virtù della realtà ha perso i sensi? Kahneman e Tversky, mostrano per la prima volta in modo davvero convincente, ed inattaccabile, come i giudizi degli individui siano il prodotto finale dell’azione di particolari meccanismi cognitivi ben identificati. 

Questi specifici processi cognitivi, in maniera del tutto inconsapevole alla nostra volontà, dirigono e influenzano la grandissima parte parte delle nostre decisioni. Interessantissime le loro ricerche per capire che da una parte va la scienza e separatamente dal resto del lavoro serio di scienziati e studiosi vari, va l'egoismo del valore di pochi folli che nessuno sa più come controllare. Dare uno sguardo alle loro ricerche apre davvero la mente e le riflessioni che ne scaturiscono non sono davvero poche se vogliamo dare importanza a intenzioni e cause ed effetto di un'azione. 

domenica 9 febbraio 2014

40 - camaleonti e città intelligenti

La difficoltà non sta nel credere nelle nuove idee, ma nel fuggire dalle vecchie. (John Maynard Keynes)

   

Con questo post, termina il tema dedicato alla politica. Un post fatto di un mix tra riflessioni e desideri su un argomento complesso e per nulla appassionante visto quanto ci circonda. Per completare il quadro, chiudo questo capitolo, con tre concetti chiave. Il primo è la sussidiarietà; il secondo la città intelligente; e il terzo, l'importanza delle informazioni aperte a tutti, grazie ai data base in possesso di enti, centri di ricerche e pubblica amministrazione.



La sussidiarietà

Ha come presupposto il governo affidato ad un’istituzione di immediata prossimità al cittadino. Il principio parte dal presupposto che un elevato livello di attenzione e qualità di servizio alle politiche sociali, deve essere demandato all'istituzione più vicina alla gente. 

Il ruolo dell'istituzione gerarchicamente più distante dai cittadini, si prevede che abbia solo un ruolo strategico. Il centro di potere più lontano da ogni comunità, per sua configurazione, deve limitarsi ad essere solo di indirizzo verso le periferie. Ciò è dovuto alla sua natura che ragiona avendo a sua disposizione informazioni tali che le permettono una visione globale dei fatti, delle opportunità e dei problemi. Un’idea di questa portata, legata a questo principio in analisi, è niente affatto originale, in ambito filosofico, si risale addirittura ad Aristotele, quando egli parlava della gestione e del coordinamento nel rapporto necessario tra governo e libertà. 

La sussidiarietà, è per i cattolici un importante tema, sul quale si basa la visione di ciò che riguarda l'amministrazione pubblica. Il principio caratterizza questo principio, comporta non poche analisi e considerazioni. La chiesa la tratta nella sua dottrina sociale. L'argomento è presentato come uno strumento atto ad agevolare e migliorare le condizioni di base della convivenza civile tra le persone.  

Il punto focale, è che tutto ciò comporta un aspetto che riguarda necessariamente aspetti inerenti la  visione che si deve avere nella spesa pubblica in materia sociale. Di questi tempi non è il massimo, ma la complessità del mondo moderno, non può essere trattata con strumenti non adeguati. 

I modelli da prendere in esame più in generale andando oltre la visione cattolica su questi delicati punti, sono quelli relativi alla visione del welfare dei Paesi del Nord Europa, quelli del modello Franco/tedesco, e quello anglosassone. Qui si apre un mondo, e uscirne fuori non è davvero semplice. 

Tutto comunque si concentra sul delicato e astioso problema del welfare, che sempre più nel tempo, resta per tutti i modelli identificati un processo difficoltoso da impostare un po' in tutti gli Stati. Ma che comunque, ognuno finora ha dato una risposta a modo suo, e ognuno cerca una via d'uscita.

In Italia, il welfare è un termine ambiguo, vischioso, soggetto a sabotaggi, a costruzione di centri di potere a scopi elettorali, e a bordate di non poco conto che raramente, da parte del governo centrale, tendono ad avere una visione globale del problema e a dare risposte non ambigue.

La solidarietà nel nostro Paese ha una sua storia diversa dal resto dell'Europa. Qui onde perdersi nei meandri della spesa sociale in termini vaghi, si parla di sussidiarietà come una sorta di via d'uscita. Per rispettare tale principio, esistono pertanto dei modelli organizzativi che sono visti come occasione offerta alle comunità locali. 

Questi modelli, hanno lo scopo di programmare e guidare il proprio sviluppo. Uno di questi che meglio racchiude un po' la sintesi di tutte le offerte di welfare in Italia è il "piano di zona". Chiaramente, nulla ha a che vedere con quanto accade nel resto d'Europa, e in genere, appartenere ad uno schieramento, ha il suo peso, la sua funzione, e il suo significato.

Questo piano di zona, sulla carta purtroppo, è uno strumento davvero straordinario. Prevede che le Istituzioni si impegnino ad analizzare ed interpretare i bisogni e i problemi della popolazione, al fine di individuare e coinvolgere solo successivamente risorse professionali, economiche pubbliche e private presenti il più vicino possibile al territorio. Di fatto però, ciò accade in maniera confusa, con non pochi giochi politici, e con irrisorie risorse effettive. Parliamo qui, anche del mondo detto "terzo settore", ossia i veri Panda in via di estinzione, sempre soffocati da continue lotte fratricide per pochi spiccioli.

Il processo riguarda i temi sociali più diffusi (anziani, sanità ecc) e prevede la seguente prassi. Una volta individuati i bisogni dati da precise indagini, si passano a definire obiettivi e priorità per creare dettagliati piani ad hoc. Finalizzando risorse appropriate, e individuando le forme organizzative più adeguate agli scopi si offrono servizi mirati nelle aree più delicate della società. 

Tutto ciò, avviene nel rispetto dei vincoli normativi esistenti, e nel rispetto delle specificità e delle caratteristiche delle diverse comunità locali. Questi Piani di zona, per come impostati, diventano anche lo strumento utile nelle mani del programmatore locale che li utilizza. Egli in tal modo può garantire le rispondenze tra i diversi programmi, gli obiettivi e i risultati raggiunti. Di fatto però, sono poche le Regioni che ci lavorano seriamente.

Lo scopo fondamentale che si devono porre questi piani, sono quelli di strutturare in maniera organica, le politiche di erogazione di prestazioni alla persona bisognosa, attraverso servizi fra loro integrati. Tali servizi, devono privilegiare anziani, disabili e l'età evolutiva.  

In sintesi, la predisposizione del Piano di zona comporta la gestione di tre fasi  che sono: 
1) di analisi dei problemi e dei bisogni, di lettura delle risorse disponibili, di individuazione dei soggetti interessati a questa programmazione; 
2) di sviluppo organizzativo, economico e di approvazione dei contenuti del Piano; 
3) gestione del progetto. 

I Sindaci che coinvolgono nelle diverse fasi tutti gli Enti e le Istituzioni interessate, sono i soggetti che promuovono e curano la predisposizione del Piano di Zona. 

È inutile dire, che su questi piani di zona, esistono un gran numero di iniziative, ma spesso ognuna interpretata a fini politici vari, quasi nessuna eseguita a dovere. Ma la cosa più grave, è che la gran parte dei politici, neppure pensa minimamente di avvicinarsi a tali progetti se non teoricamente, anche per come sono angustiati dai mille fattori che  li bloccano, vista la situazione economica generale. Per mettere a punto questi piani, entrano in gioco il giro di soldi pubblici, che riguardano in pratica le politiche sulla sanità, assistenza e scuola. Cose non proprio da nulla.



Il contributo della tecnologia nella democrazia di prossimità

La banda larga è il primo investimento su cui puntare senza esitazione alcuna, essa consentirà il collegamento a Internet ad una velocità di trasmissione dei dati, di gran lunga superiore rispetto a quella attuale. Questo comporta diverse applicazioni, e come ogni cosa si rivelerà sia un bene, sia un male; ma tali aspetti son cose che poi si vedranno come affrontare. Anche non fare nulla sarà sia un bene, sia un male. Tuttavia, fermando inutilmente il tempo, certa sarà solo la perdita di ogni vantaggio competitivo sia sul piano culturale che economico.

Tale investimento, renderà possibile la trasformazione dell'intero sistema culturale economico-sociale e produttivo. Forse questo fa paura ai piccoli "centrini" di potere da quattro soldi. I grandi centri di potere invece, avranno altri scopi manipolatori con i quali poi bisognerà fare i conti. Vantaggi enormi saranno anche per Amministratori e cittadini. Per le imprese, la banda larga significa comunicare con clienti e fornitori in tempo reale, aprirsi a nuovi mercati, modernizzare l’organizzazione, e inventare nuovi servizi. L'occupazione e nuove professioni non sono da escludere.

Una rete veloce offre anche la possibilità di studiare con modalità diverse e una didattica più efficace. Permette di far accedere ai nuovi servizi pubblici e privati, nonché di far partecipare alle decisioni della comunità. Scuenza, educazione, tempo libero, formazione ed economia, potranno anche entrare in contatto con sistemi di realtà virtuale per aprire nuove frontiere. 

Tutte cose da non temere e a vantaggio della scienza, arte, educazione e dello sviluppo economico.. Alla Pubblica Amministrazione, la banda larga consente di offrire informazioni e servizi in rete, e comunicare ed integrare i servizi tra gli Enti. La conoscenza viaggia già in rete, e tutte le comunità locali devono avere accesso alla banda larga quanto prima.

Altra risposta interessante per la democrazia, ci arriva dalle tecnologie e dalle innovazioni per le pubbliche amministrazioni. Si  tratta di progetti chiamati città intelligenti. Chi realizza questi disegni, sono quei Comuni che concentrano i propri sforzi, puntando allo sviluppo del capitale umano e sociale nei trasporti e nelle tecnologie più in generale, nella comunicazione informatizzata, nella gestione oculata delle risorse naturali e nella promozione di una governance partecipativa. 

In tal modo, la città intelligente riesce a conciliare e soddisfare le esigenze dei cittadini, delle imprese e delle istituzioni. Non a caso sempre più, l'uso della tecnologia nella gestione e nel trattamento delle informazioni, assume crescente importanza strategica per tutte le organizzazioni. In particolare sono le istituzioni educative tra le più coinvolte, con il fine di migliorare il proprio progetto didattico. Esse prevedono appositi percorsi di formazione, utilizzando queste nuove forme di comunicazione e trasferimento di informazioni. 

Queste comunità definite "città intelligenti", si muovono principalmente nei campi della comunicazione, della mobilità, delle politiche ambientali e dell'efficienza energetica. Contemporaneamente, fanno anche molta attenzione affinché si riscontri un certo accordo sulle caratteristiche di attenzione ai bisogni delle persone. In questo spirito, la gestione oculata delle risorse e dello sviluppo sostenibile, diventa davvero strategico. 

Tutti, a partire dai privati, alle aziende, famiglie, ecc, inclusi i mezzi di trasporti e la relativa pianificazione urbanistica, devono assolutamente puntare alla diminuzione di sprechi energetici e alla riduzione drastica dell’inquinamento. A tal fine, come si può ben vedere, esistono delle bussole per quello che sono i tantissimi aspetti da curare e da prendere in sera considerazione. 

La politica, grazie ai valori di solidarietà, e grazie alle scoperte ed innovazioni tecnologiche, se vuole quindi, è in grado di dare le basi per offrire una risposta concreta al futuro che parta dal basso. Il problema purtroppo, è che anche a livelli amministrativi, nella gestione della cosa pubblica, ci si perde dietro alla ricerca spasmodica del successo personale e del consenso fine a sé stesso. 

Quello che abbiamo in sintesi, è solo un sistema di governance che non risponde ai cittadini, anche se le opportunità non mancano. Ho tralasciato volutamente gli aspetti nazionali, onde evitare di cadere in argomentazioni complesse che in questo contesto non mi va di affrontare oltre quanto già fatto.

In Italia, in particolare per ciò che riguarda il bene comune a livello amministrativo, c'è ancora tanto da fare. Le politiche degli enti locali, dovrebbero essere maggiormente orientate all’impiego delle soluzioni tecnologiche più all'avanguardia per orientare i cambiamenti sociali in una giusta direzione. Il fine è naturalmente quello di poter soddisfare meglio le esigenze della cittadinanza, almeno a livello periferico.

Per tali progetti, sono disponibili anche miliardi di finanziamenti previsti dalla programmazione UE 2014-2020. Tutti soldi disponibili per ogni intelligente iniziativa che miri all’efficienza energetica, logistica e dei trasporti in città. Come mai in Italia non esistono intelligenze e creatività tali, da saper progettare, organizzare e impegnarsi sulle azioni utili a tale scopo? Quali gli ostacoli? Un razionale utilizzo sia dei piani di zona, sia delle città intelligenti, riudrebbe anche gli sprechi, se solo però, alla base ci fosse una cultura adeguata e maggiore eticità.

Risulta che Milano, Pisa e Firenze sono in testa per iniziative in tal senso. Trento, Verbania e Pordenone sono le città più verdi. Per la mobilità: Milano, Venezia e Bologna mantengono la loro posizione. Sulla governance: Torino, Genova e Bologna le più "intelligenti". Per qualità della vita risultano essere Siena Trento e Trieste. Ravenna Trento e Bolzano non sono da meno.

I governi nazionali avranno sempre meno potere assoluto, e la politica nazionale, ara sempre più europea, la cultura di massa deve prepararsi a ciò, ma agendo in modo attivo e concreto. La democrazia oggi, basata sulla maggioranza, andrebbe già rivisitata. 

C'è un "ma", la partecipazione della gente in modo attivo, preparato e concreto manca del tutto, in particolare a livello periferico. Ci siamo imprigionati tutti nella paura del futuro e nel panico del presente. Questi signori del potere, impostano democrazie basate sulla ricerca della maggioranza troppo dipendente dalle tecniche di propaganda e rispondono troppo ai mercati delle movimentazioni finanziarie. Questo è un problema. 

Il concetto di libero mercato inteso nel senso antico del termine, ormai è solo teoria allo stato puro. Un potere che entra in economia in senso stretto, come sappiamo, è solo minaccia pura. La politica deve trovare spazi di programmazione equilibrati e questo è un problema non da poco.

Una volta terminata la fissazione delle politiche di bilancio e di economia monetaria che non pochi effetti deleteri hanno portato su crescita ed occupazione, si può riprendere un nuovo cammino? 

È chiaro che quello che stiamo attraversando, e una guerra senza armi ma con i missili micidiali della speculazione e del disprezzo per la vita. Tutto ciò è in antitesi con qualunque principio di sussidiarietà, e assolutamente lontano da ogni possibile "città intelligente". 

Sulla città intelligente è stimolante seguire il sito wwww.icitylab.it e il sito di radio 24 su Smart city.



Da città intelligenti agli open data il passo è breve

La politica può e deve essere occasione di sviluppo di progetti e idee per il bene comune, le basi ci sono, gli strumenti pure. Per fare politica senza parole al vento, e senza le sole emozioni del momento, ad esempio si potrebbero utilizzare di più web e quelli che vengono comunemente chiamati dati aperti (meglio conosciuti con il termine inglese "open data"). 

Si tratta di informazioni di base liberamente accessibili gratuitamente da tutti. Tali dati, essendo privi di brevetti, nati così per non limitare il potere delle ins formazioni strategiche, ci danno la possibilità di approfondire temi ed entrare in contatto con istituzioni e amministrazioni. Quando si utilizzano queste informazioni, si è obbligati solo a citarne la fonte. 

Qui si entra nel mondo del “governo aperto”, trattasi di un nuovo concetto di Governance a livello centrale e locale, basato su strumenti e tecnologie, che consentono alle amministrazioni di essere trasparenti nei confronti dei cittadini. 

In particolare questo concetto ultimo, presume che tutte le attività dello Stato, debbano essere aperte e disponibili, al fine di favorire azioni efficaci, e garantire un controllo pubblico sull’operato. Il mondo web aiuta non poco sia nuove firme di dittatura, sia nuove vie di democrazia. Sta a noi. L’etica, e la coscienza civile, dovrebbero fare il resto come ogni cosa dell’umano, da che mondo è mondo.

Questa dottrina del “governo aperto” prevede che la pubblica amministrazione sia sempre a disposizione dei cittadini, tanto in termini di trasparenza quanto di partecipazione diretta al processo decisionale. Tecnicamente, come abbiamo detto, si chiamano “open data”, sono dei database su tematiche che vanno dalla cartografia, alla genetica fino ad arrivare alle bioscienze.

Tutti questi importantissimi data base, includono dati anagrafici, dati governativi e tutto ciò che riguarda ogni tribù di ogni luogo. Attualmente, su questo aspetto vi sono ancora non pochi problemi che non si possono considerare secondari. Essi vanno dal valore commerciale che potenzialmente hanno in sè, alle non poche difficoltà di voler divulgare pubblicamente queste informazioni da parte di chi le detiene.

Il problema comunque si deve risolvere in qualche modo meglio prima che poi chiaramente. Su questo tema vi sono grandissimi ed importantissimi dibattiti che politicamente hanno non poco valore per le nostre democrazie. In Italia si è cominciato a parlare di dati aperti ma solo per pochi intimi. I mass media sono in tutt'altre faccende affaccendati, la nostra bassa cultura per la matematica, le scienze e le tecnologie fanno parte della nostra storia, e tutto ciò non aiuta.



Governi di nazioni vecchio stile, in fase terminale 

Chiuso un ciclo storico, abbiamo ora bisogno di un governo europeo che sia più responsabile; uno nazionale più attento, meno corrotto possibile, e più coerente con la cultura e la società mutevole di una nazione; di uno locale più efficiente e vicino ai cittadini per davvero. 

Noi come entità definita astrattamente "popolo", dobbiamo studiare ed essere sempre più preparati a comprendere le complessità della modernità, e le leggi della convivenza civile in permanente mutare. Finora abbiamo rinunciato a governare, dando deleghe in bianco, facendoci manipolare, e mettendoci sotto la tutela dei mercati, per giunta fatta da pochi invisibili, e da tanti con tanta paura di aver da perdere qualcosa. Conoscendo l'avidità umana, si corre il rischio che i tanti che hanno paura, nel tempo saranno sempre di meno.

Le deleghe in bianco hanno portato sfacelo socio economico e ricchezza a pochi; facendoci manipolare, vi è stato un andamento lento di un lungo stato ipnotico; mettendoci sotto la tutela dei mercati, per quanto importanti, si sono ignorati man mano, tantissimi aspetti della vita quotidiana. 

La crescita può  ancora essere vista come nuovo punto di partenza, ma con criteri diversi. Possiamo avere sia miglioramenti quantitativi, sia qualitativi in termini economici su base diffusa. Non bisogna buttare via il capitale umano e quello sociale però. Ma qui entriamo in un altro mondo, in quello parallelo alla politica che si chiama economia. Vedremo dal prossimo post in poi, gli aspetti legati a quest’altra scienza sociale. 



Statisti, politici e politicanti

Tra necessità di città intelligenti, sussidiarietà, open data e politiche sociali da tener conto in un equilibrato contesto socio economico, affinché il tutto non diventi solo cultura degli sprechi pubblici, e nuove visioni della corruzione o quant'altro di peggio si possa immaginare, una nuova cultura urge anche per avere nuovi politici. Migliorando la coscienza civile diffusa, migliorano i rappresentati di fatto. Tutto è interdipendente come continuo a dire in ogni frangente possibile.

Il politikòs oggi, deve essere un esempio che sappia realizzare un modello positivo. Centrale è saper svolgere con competenza ognuno il proprio ruolo in ogni ambito professionale e lavorativo.

A tal proposito, non mi stancherò mai di ripetere quanto importante sia un’educazione incentrata all’equilibrio, al controllo e alla conoscenza dei meccanismi che guidano la propria mente. La cosa peggiore, sta quando nella folla, il singolo non si sente mai responsabile per ciò che accade. 

Ogni persona, cittadino di ogni ordine e grado, professione o mestiere, statista di élite, o di diverso livello di responsabilità istituzionale, deve essere messo nelle condizioni di poter essere in equilibrio con i bisogni della comunità. La pena, è la perdita di dignità e di coscienza prima di singolo e poi sociale.

E’ lecito credere nel futuro e impostare un nuovo miracolo economico e sociale in chiave europeista. Ma per non attendere che qualcosa arrivavi dal cielo, non sarebbe male iniziare a realizzare quanto possibile fin da ora, ognuno nel proprio personale e sociale. La vera rivoluzione deve essere radicata nei territori, nelle famiglie, nelle scuole, nelle persone, deve quindi essere culturale ed eticamente il più condivisa possibile, nel rispetto delle divergenze di vedute della vita.

Ci dividiamo sul nulla. Ad esempio, cosa vuol dire oggi destra e sinistra? Esse sono due posizioni che non riassumono granché. Senza poi considerare i "conservatori" di destra, sinistra e centro e i "progressisti" di destra, sinistra e centro. Se poi per giunta, si pensa solo all'Italia come entità a sè, o peggio ancora solo al proprio piccolo clan del proprio campanile non in chiave di sviluppo tecnologico integrato, senza per questo perdere di vista le qualità culturali e umane, secondo me, vuol dire impegnarsi tanto, ma solo per fermare inutilmente le lancette dell’orologio, mentre indifferente a tutto ... la nave solcando gli oceani, inesorabile va.

Un altro problema in politica che spesso è sottovalutato, riguarda le persone per bene, le quali, quando si dedicano alla politica, non sempre sanno che i primi acerrimi nemici li devono scovare non nei partiti avversi, ma proprio tra coloro che essi stimano o meno, ma che vivono tra le loro fila. Non di rado, meglio tenere d’occhio i più vicini. 



Attrattori e spiriti diversi

La politica in generale, fallisce in tutto ciò che riguarda il bene comune, perché attrae molti, ma solo per il fatto che essa é una delle scienze umane più affascinanti, che nello stesso tempo, avvicina agevolmente al peggio che non manca mai nella vita. 

Cattura i delinquenti di piccolo o alto livello che hanno bisogno di essa per proteggersi meglio; attrae gli egoisti ipocriti abili nelle arti dell'inganno; incanta facilmente i frustrati che nella vita sentono il bisogno di sentirsi importanti per qualcuno o qualcosa visto il loro vuoto; alletta in tanti, che sanno che solo in tal modo, possono definirsi professionisti di qualcosa; illude i più che non sanno autodisciplinarsi pensando prima all'auto governo di sè, imparando poi anche il funzionamento delle istituzioni; inganna i bisognosi che vivono in tal modo, nella speranza eterna che qualcuno possa pensare a loro come figli bisognosi di eterno aiuto; è capace infine, di far sentire soli chi davvero ha bisogno.

In politica, ciò che più grava sulle spalle delle organizzazioni che tentano di agire per fini sociali, è il fatto che queste devono anche contare tra le loro fila tante comparse, che senza mete, cercano in questi luoghi personali spazi, sperando di rendersi utili almeno a se stessi, sapendo di non saper fare nulla. 

In questi ambienti, vi è anche una pericolosa cultura: raramente si pensa al lungo termine, facilmente si sognano mondi illusori. Si sta insieme, di solito più per paura della solitudine che altro. Non è poco, ma non basta alla sua funzione reale.

Tale clima strutturale, non offre spazi a Statisti potenziali, e il tutto lascia intendere sempre più problemi nel tempo, e non indirizza gli uomini e le donne ad avere una visione. La classe dirigente, non dirige alcunché, per dirigere qualcosa, bisogna avere qualcosa in mente. Costoro nos sanno neppure più  comunicare al proprio interno nelle apposite sedi. 

Manchiamo sempre più di prospettive comuni, ed in questo modo l'unità di qualsiasi comunità di piccola e grande dimensione, inevitabilmente fa in modo che tutti i suoi membri, entrino prima in crisi e poi nel fatale egoico calcolo. Quanti ostacoli hanno progetti di sviluppo di cui si parlava agli inizi di questo post! Il vuoto a volte è incommensurabile, se ci si ferma un attimo e si sintetizza quanto fin qui riportato, avremo sempre meno esempi virtuosi, e solo tanto disequilibrio in più.



Considerazioni finali 

Esistono spazi per agire. Ma in realtà, la verità è che gli uomini sono spinti da due cose: l’amore di sé e il timore di perdere qualcosa (bene, soldi, salute, amori, vita), L'amore di sé può avere un risvolto positivo ed uno negativo. Il risvolto positivo é legato al sapersi prendere cura di sé con equilibrio, in modo da potersi proiettare positivamente verso altro e altri. Il risvolto negativo invece, scatta quando questo tipo di amore acceca l'uomo facendo proiettare su di sé ogni cosa, mentre il resto della vita viene messo in ombra. Il timore di perdere qualcosa, ammutolisce ogni energia positiva.

Oggi si é spesso frastornati. Ci vuole sagacia e grandissimo equilibrio, l'elettore, raramente rispetta chi si impegna per una società migliore, è affascinato più da chi lo proietta in un immaginario illusorio. L'elettore, nel suo egoismo, ha bisogno di capri espiatori e rarissimamente ha consapevolezza che elegge i suoi simili. Questi simili, stanno al gioco delle parti, tutti ognuno con un misero o onorevole tornaconto. Il copione di questi film è davvero miserevole.

Un vero politikòs che intenda dedicarsi alla politica tra questi frastuoni, é un dono del cielo se nella sua natura, possiede la logica dello scienziato del laboratorio che non si fa ingannare dalle apparenze e dalle lusinghe del potere. É una vera disgrazia per se stessi e per il so popolo, se continua la sua strada senza saper leggere la bussola, capire i venti e le correnti degli umori del popolo.

L’onestà non sempre paga in politica, questo è un altro punto fisso. Spesso le situazioni che si creano, indipendentemente da tutto, si presentano in modo ingarbugliato. Non di rado si presentano fatti precisi; il confine é labile tra morale e immorale. Tale confine spesso lo si travalica lentamente nel tempo se si é in partenza in buona fede; lo si trapassa velocemente, se il politico é eticamente labile. 

In questi ambienti, devi saper mediare continuamente tra le persone di potere trattando cose, fatti, eventi e interessi specifici con distanza e disincanto. Non devi perdere di vista però morale e il bisogno di consenso. Non devi mai dimenticare chi intendi difendere davvero, indipendentemente da quello che devi dire per convenienza o per dovere. A volte perdersi non è così difficile in queste atmosfere. Solo impegni pubblici con mandati a scadenza, e senza rinnovo immediato, può aiutare tutti e ogni comunità do ogni ordine e grado.

Per essere in politica, ci vuole un grande coraggio ed una grandissima personalità dentro un corpo sano e una mente colta e  sensibile. Ma chi ha questi valori, non sempre è così motivato a frequentare mediocri presuntuosi pieni di sé.

Un politico deve indossare maschere per interpretare più ruoli nello stesso copione, deve soddisfare le aspettative delle persone senza generalizzare mai il concetto di popolo, ma avendo però sempre in mente che tipo di società immagina creare. Difronte alla gente, senza mai perdere di vista il suo progetto/programma, un vero politico deve sempre essere qualunque cosa il popolo voglia che lui sia. Il trucco però, consiste che mai davvero deve  pretendere di essere quello che l'umore popolare desidera in maniera infantile. Se qualunque cosa il popolo chiede, lui è pronto a promettertela, illudendosi di poterlo fare, si perde nei vicoli dell'inferno per se e la sua missione. 

Abbiamo anche il politicante. Chiudo con questo diffusissimo losco personaggio. Costui non è uno statista e neppure un politico, in quanto politicante, dato che conosce bene il suo copione e la trama del film, egli sporca la cultura e la storia di una nazione. Il problema dell'inferno per questo strano personaggio non si pone, la sua vita stessa è un inferno fatto di meschinità e miseria umana. Mente, illude, è un illuso, sogna, trasogna, fa sognare, si associa a tante mele marce come lui, inquina, infanga, e distrugge ogni bene. Non lo vedi. È un camaleonte.