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mercoledì 31 luglio 2013

8 - causa effetto e nuove prospettive

L'esperienza è il tipo di insegnante più difficile. Prima ti fa l'esame, poi ti spiega (Oscar Wilde)



Tutti noi diamo molta importanza alle cause e circostanze esterne quando le cose ci vanno male, e invece alteriamo il nostro stato di equilibrio auto gratificandoci in modo cieco, quando le cose vanno bene. Questo crea grande ed inutile disarmonia in se stessi, in società, azienda, partito, team, famiglia, comunità o relazione di ogni genere. Tale particolare, è uno dei motivi per cui spesso si perde la via in tutti i tipi di organizzazione, e addirittura anche in comunità spirituali di ogni fede.

Chi non comprende le cause con animo sereno ed equilibrato, liberale, razionalista o perfezionista che sia (sulle tre posizioni vedi Lee Yearley post 4), non può avere una chiara visione e comportamenti adeguati del proprio bene e di quello condiviso. Difficilmente in caso di necessità può correggere il tiro in corso d'opera. Chi governa qualsiasi cosa, dal condominio in su, non può ignorare certi aspetti che vanno oltre la preparazione tecnica specialistica e specifica di ogni settore. 

C'è sempre una causa principe di ogni successo e di ogni problema. L'individuazione della causa di ciò che accade di bello e di brutto, è ciò che sostiene il perseguimento delle intenzioni, le quali danno energia alle più appropriate motivazioni per realizzare ogni progetto di vita.

Ad esempio: siamo in un'era dove scienza e tecnologia sono sempre più causa di profondi cambiamenti culturali e socio economici. Nel bene e nel male, tradizioni millenarie di differenti ispirazioni culturali per millenni distanti, ora più che mai devono sapersi confrontare con equilibrio e concretezza. Questo in particolare se si vuole evitare micro conflitti generalizzati, o una pericolosa guerra globale. 

Anche con noi stessi possiamo facilmente entrare in guerra, questo oltre che per limiti vari, anche perché bombardati da una ridondanza di continue informazioni e tecnologie. Senza una ricerca continua di equilibrio, cuore e mente facilmente entrano in guerra. La prima cosa da fare quindi, é selezionare le info, e prendersi cura dell'arricchimento vero  sia mentale, sia spirituale in senso lato.

Saper investire nella ricerca, e divulgare al massimo la conoscenza sulle potenziali forze e debolezze di ogni nuova tecnologia capace di migliorare la qualità della vita e/o l'efficienza organizzativa, è strategica per la causa della competitività di un Paese, e del benessere personale e di ogni popolo. Non si può sottovalutare questo aspetto da un punto di vista etico, politico, sociale, economico e militare

Per avere senso di responsabilità, mente serena ed equilibrata il più diffusa possibile tra le popolazioni sempre più tecnologicamente avanzate, nella nostra pedagogia e cultura, bisognerebbe abolire la schizofrenica convinzione della divisione tra teoria e pratica, dove la pratica è per tanti quella che conta, e la teoria è una cosa per pochi e serve non più di tanto. Scienze e cultura umanistica dovrebbero essere più in perfetto equilibrio. 

Sempre meno cose pratiche nascono dalla sola pratica. Nessuna teoria mai, nel bene e nel male, ha portato e porta a nulla nella pratica della vita. Ogni azione è sempre figlia di un pensiero. Questo è così da sempre, ma lo è di più nell'era contemporanea. Ma come si alimenta il pensiero nella realtà?

Causa ed effetto, è una formula che ci aiuta a saper meglio leggere le nuove realtà che si stanno presentando nelle differenti aree della vita contemporanea. Tra l'altro, tutto è sempre più interdipendente, e tutto è sempre in permanente e rapido mutamento in un mondo apparentemente sempre più caotico. Uso il termine "apparentemente" per definire il caos, solo per il fatto che il caos in realtà esiste da sempre, ma raramente lo si  vuol vedere per semplificare il mondo.

Vediamo un esempio di una catena di cause ed effetti possibili dei tempi moderni quali coseguenze probabili potrebbe portare, e quali riflessioni ci invita a considerare. 

Causa madre di tutte le battaglie della nostra Era: scienza e tecnologia sempre più veloci e invadenti nella vita di ogni persona, condizionano etica, politica, macro economia, organizzazione aziendale, lavoro, tempo, spazio, comunicazione, psicologia, ed equilibrio di ogni individuo.

Azioni eventuali ed effetti probabili:

1) Dobbiamo imparare ad essere meno schiavi del progresso senza paranoie, ma serve anche guardare al futuro senza negare l'introduzione delle nuove tecnologie. 
2) Bisogna imparare ad essere liberi ed equilibrati senza perdere la nostra vera essenza di esseri umani. 
3) Ogni Stato deve rivedere interamente e velocemente i suoi assetti strutturali, funzionali e organizzativi.
4) Per tali scopi si rende utile rivedere con rapidità nuovi criteri di spesa, di costi, di investimenti.
5) Necessitano nuovi modelli possibili più adeguati e adatti allo sviluppo economico di un Paese. 
6) Per agire in tal senso, bisogna fare investimenti anche per creare una cultura che sappia orientarsi tra i meandri di nuovi ideali possibili di grande respiro.
7) Per questo, necessita immaginare però nuove intenzioni per nuovi visioni di vita sociale possibile.
8) Bisogna fare attenzione alla nascita di nuovi grandi valori, che tengano conto della necessità di dover condividere il più possibile, tra le più diverse culture esistenti. 
9) Per realizzare tutto ciò, necessita una nuova pedagogia che sappia educarci ad orientare ogni nostra azione con un'autodisciplina quotidiana. 
10) Attenzione, responsabilità e consapevolezza continua dei processi che pilotano la mente, devono essere considerati come fondamentale per non perdere la nostra condizione di essere umani, concreti equilibrati e realistici. 

La complessità del mondo che sempre di più sta perdendo i suoi vecchi connotati, ha bisogno di un grandissimo numero di persone ben orientate a comprendere le cause nella loro essenza, in modo bilanciato, senza emozioni conflittuali o con manie di grandezza. 

Questo non vuol dire diventare disumani e senza emozioni. Ogni intenzione, nascendo da un terrestre, chiaramente non potrà che essere umana nel bene e nel male che sia. L'intenzione chiave è la causa principe dei nostri progetti. Per cui il problema di sentirsi liberi imparando ad usare la mente per agire nel modo meno inconsapevole possibile, non ha nulla a che vedere con la libertà individuale lasciata a se stessa senza auto osservazione. 

Qui non voglio neppure entrare in merito a cosa sia giusto, etico e non. Giusto e ingiusto, sbagliato e corretto, etico e non etico, sono aspetti importanti, ma sono macro cause che razionalisti, liberali e perfezionisti, si occupano nelle loro analisi delle linee guida nobili di una visione di vita comune. I tre indirizzi, sono in pratica coloro che danno orientamento di più alto respiro verso i quali ispirarsi nel nostro piccolo mondo quitidiano e di convivenza pacifica. 

Anche in politica, al momento delle elezioni, bisognerebbe votare gente che sa prospettare concrete visioni del futuro di una nazione, non tizio o caio, il partito x o y per qualche slogan ben costruito ad hoc sulle paure e su problemi di piccolo cabotaggio e per giunta localistici.

Dobbiamo quanto prima addestrarci alla consapevolezza permanente di ciò che accade nella nostra mente per scovare equilibrio tra attitudini e intenzioni, da cui nasce ogni principio di ogni nostra importante iniziativa che fa parte di una visione di lungo termine e di più ampio respiro. 

Tale approccio si rende utile per le nuove relazioni, nuove forme di famiglie, nuove professioni, lavori e società di ogni cultura. Maggiore sarà il numero di soggetti stabili nella consapevolezza, tanto più florida, pacifica, democratica e potente sarà la società del terzo millennio. 

La maggioranza di noi, spesso delega o si fa manipolare da grandi parolai, restando imprigionato nel proprio piccolo mondo, perché vive sempre più nella pigrizia abitudinaria che vedo manifestarsi attraverso cinque percorsi principali che sono: 

1) rinviare le cose; questo non aiuta a intenzione, motivazione e individuazione delle cause principali sulle quali intervenire, castiga la cultura della visione, non permette una strategia di ampio respiro.
2) svolgere attività inutili per ingannare il tempo o per paura della parola solitudine; questa è la fuga che nasconde in realtà il timore di dover affrontare cause e decisioni da prendere avendo un quadro di riferimento all'interno del quale inserire un programma di azioni finalizzate.
3) vivere con un sottofondo di permanente oblio e torpore, o cercando di godersi in modo superficiale il tempo che passa; come a dire allontanamento da sé, dalla vita, e quindi dalla realtà.
4) affrontare le cose della vita con eccitazione esagerata o disinteresse più o meno manifesto, con continue dipendenza di stati umorali variabili; qui è l'emozione che annebbia la mente.
5) applicarsi alle cose in modo sproporzionato, e in assenza di visione d’insieme; che vuol dire perdita di controllo e pianificazione di ogni iniziativa che serve a dare valore e qualità alla nostra idea ed esistenza privata, familiare e sociale.

Cadendo in una delle precedente trappole descritte, permettiamo ad ambiziosi e avidi, a gestire per noi e a nome nostro, vita, economia e politica. I potenti giocano da sempre divertendosi a creare illusioni nelle persone perché serve a loro, e tutti noi, per questo dobbiamo avere giusti antidoti anti manipolazione.

sabato 27 luglio 2013

7 - potere alla follia

La follia è fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi (Albert Einstein)

    

Scrivere male oggi della classe dirigente è un po' uno sport nazionale. Diciamo pure però, che questi a  far si che vi sia una immagine positiva di loro, a dire il vero, non é che si impegnino più di tanto. Anzi a dirla tutta, ciò che più emerge dai loro comportamenti é pura e semplice strafottenzaLasciamo in disparte la classe politica che quella vive spesso in un altro mondo. Vediamo qui in particolare, riguardo la classe dirigente aziendale cosa dice Clive Boddy un ricercatore e professore londinese di marketing.

Su questi particolari personaggi presenti in ogni cultura, Il Professor Boddy ha studiato in maniera attenta gli effetti di veri comportamenti psicopatici esistenti nel mondo aziendale. Parliamo qui di aziende non solo molto strutturate. L'indagine l'ha fatta, includendo una raccolta di informazioni davvero ragguardevole. Il lavoro a mio avviso merita quantomeno un po’ di attenzione. 

Bisogna necessariamente fare attenzione e cercare sempre di approfondire le cose per carpire al meglio le scelte aziendali. Certo però, spero che vi sia un minimo di responsabilità, almeno nei posti chiave delle aziende strategiche. Vediamo il perché. 

Divertente leggere i risultati di questa indagine per capire spesso in mano a chi siamo. Trattasi di una ricerca che rappresenta situazioni critiche che coinvolgono potenziali psicopatici aziendali che si creano intorno un clima niente male in vari contesti e situazioni. Secondo Boddy questi signori non sono così rari da trovare in quasi tutte le imprese. Diamo uno sguardo ai risultati della ricerca. Ecco di seguito le caratteristiche principali che si possono riscontrare in un leader:

- soffrono di mancanza di empatia, ciò si manifesta attraverso comportamenti tipici di chi sa di saper abusare degli altri nell’esercizio del potere;
- patologico menzognero non avendo alcun problema a mentire freddamente. A volte sembra che non riescano a distinguere bene fatti e costruzioni mentali
- fascino superficiale utilizzato per convincere il loro pubblico, particolarmente efficaci nell’uso facile della parola manipolatoria
- persone cieche ai diritti degli altri, solo apparentemente affascinati dagli altri ma invece nascondono comportamenti ostili e prepotenti 
- senso grandioso del sé; hanno una atteggiamento mentale che tende a polarizzare con una mentalità di “noi contro loro”;
- mancanza assoluta di rimorso, vergogna e senso di colpa; invece di amici hanno vittime e complici; la colpa è sempre degli altri.
- vivono in un mondo di emozioni non vissute, non vere. Quando essi mostrano il calore, la gioia, l’amore e la compassione è solo per secondi fini;
- è gente dura che dura che dimentica facilmente, abili nel testare le persone a loro fedeli e si aspettano che i loro collaboratori si sentano in colpa per eventuali errori
- normali sono le esplosioni verbali, creano spesso regole bizzarre e continue
- hanno uno scarso controllo del comportamento per la loro natura impulsiva, non si preoccupano per il loro impatto e di come possono influire sugli altri
- mancanza assoluta di responsabilità delle proprie azioni, chi gli sta più vicino deve comportarsi da vittima sacrificale per i suoi errori
- tende a rubare idee e fare piani industriali irrealistici con obiettivi sproporzionati

Di solito, continua Clive Boddy, gli ultimi a scoprire l’impatto dello psicopatico sul posto di lavoro, sono proprio i manager a lui più vicini poiché:

- sembrano produrre risultati, ma in realtà gestiscono solo in maniera convincente le cose che fanno fare il lavoro ad altri
- trattasi di gente riluttante a lamentarsi e credono che il loro capo sia abile ad avere un solido rapporto con il prossimo
- creano un'organizzazione rigida e fatta a compartimenti stagni, per rendere difficoltoso ogni conflitto gerarchico
- si temono tra loro e quindi vivono in una cultura ipocrita e formale. Ciò comporta per loro stress e rabbia continua
- senza il capo, l’organizzazione tende a disgregarsi facilmente sia in efficienza, sia in efficacia

Riflettere su questa ricerca potrebbe aiutare in più di un contesto oltre che farsi un'idea simpatica su ruoli normalmente percepiti così importanti. Cosa accade nella grande finanza forse Dio solo sa.

sabato 20 luglio 2013

6 - problemi di governance

"dire che ho i giorni contati non significa nulla: è stato sempre così; è così per noi tutti" (imperatore Adriano)

      

Coloro senza un'adeguata cultura della governance e senza un'etica, ma purtuttavia motivati al potere, hanno poca virtù. Quando nella vita sono favoriti dalla fortuna e/o dalle circostanze, sanno cogliere sempre il momento giusto, e riescono prima o poi a realizzare il sogno del loro ego: "governare" altri.

Questi personaggi, in particolare nel pubblico e non parliamo in politica, può anche essere che ambiscano al potere partendo da buone intenzioni dichiarando grandi progetti, ma spesso si perdono facilmente per strada, è il più delle volte lavorano solo per raggiungere alcuni personalissimi obiettivi. 

Senza una visione non ci si può dare una missione; senza una cultura adeguata alla complessità delle cose, non si può avere un progetto; senza un progetto chiaro, non può esistere un programma; senza tutto ciò, chi può governare cosa? In mancanza di quanto fin qui detto, l'etica traballa e la coscienza del bene comune prima o poi si perde per strada. È così che molte buone intenzioni, nel tempo diventano spesso inferno.

Nulla di buono può mai scaturire dalle azioni di tanti tra questi personaggi con ambizioni al potere, ma senza un briciolo di cultura della governance. Eppure sono in molti, si annidano nel pubblico ma non mancano altrove; in politica purtroppo abbondano. Quanti dirigenti inutili in vari ambiti esistono? Quanti nei posti strategici hanno una vera cultura ed etica di governance intesa in senso positivo?

Partiamo dalla politica, qui pochi sono coloro che abbinano virtú, senso del bene comune e capacità di governance. Nel nostro Paese le opportunità non mancano per ambire a posti di potere talvolta inutili, dove il proprio ego domina. In Italia vi sono migliaia di Presidenti di qualcosa, in tal modo é solo facile illudersi di essere una "persona di potere", senza con questo creare una cultura di responsabilità e governance. A parte poi i tantissimi presidenti di qualcosa, secondo uno studio della Uil, abbiamo un milione e centomila individui che vivono in qualche modo di politica !!! Il 5% degli occupati d'Italia! 

Noi ora ci riteniamo dei nobili, non pensiamo quindi al vil denaro, e lasciamo perdere quello che costoro costano alla comunità. Facciamo pure i signori, lasciamo anche perdere corruzione e sprechi a danno del vero welfare perché ormai etica e cultura della governance sono sempre più un optional ... ma tanti tra tutti questi strani personaggi, servono davvero ad una democrazia? 

A parte la politica, abbiamo poi tre milioni e trecentomila persone impiegate in qualche modo nella pubblica amministrazione. Questa comunque, anche se è una percentuale assolutamente in linea con la media europea, e pur essendo addirittura inferiore a quella dei francesi, quanti inutili manager da strapazzo conta nei vari livelli che non servono a nulla? Quanti tra questi non hanno la benché minima visione di quello che comportano alla società le loro superficiali o inutili e cervellotiche eventuali scelte? La burocrazia in particolare, cosa sa dire di efficienza e sprechi?

Dico di più, anche nel privato, quanti inutili dirigenti ormai abbiamo che ben poca cosa decidono non solo nelle grandi corporazioni? Mi riferisco a coloro i quali ricoprono posti di riguardo lautamente ricompensati, e che non servono più a nulla nella nostra moderna economia. Su questo ultimo argomento, già il grande John Kenneth Galbraith nella metà del secolo scorso, nei suoi studi tanto aveva analizzato, studiato e riportato. 

Tanti di questi personaggi sono spesso persone che semplicemente di tanto in tanto controllano che tutto proceda per il meglio ... per non perdere la loro poltrona. Tantissime volte, in particolare in politica ma non solo, addirittura quando decidono, non sempre con coscienza studiano tutti le cose. In tanti posti, decidono senza neppure analizzare o conoscere minimamente i fatti in maniera precisa. Non cito qui, quelli poi che dirigono in strutture della grande finanza e delle borse. Quello è un capitolo a parte.

In ogni modo, tutti costoro, ben sanno che le vie del danaro facile amano la vita mondana e questo diventa un motivo in più per farli sentire a volte addirittura indispensabili non si sa bene perché. La cosa più pericolosa e terribile, è che tanti di loro perdono completamente il contatto con la realtà. Cosa che talvolta per definirsi e far parte di una classe dirigente, non è proprio il massimo.

Talvolta alcuni di questi signori, non di rado prima o poi prendono decisioni incaute superando qualche limite o commettendo imprudenza. In tal caso, in particolare in politica, la caduta è di solito   "momentaneamente" verticale. Non dobbiamo preoccuparci del loro futuro, parliamo di gente che trova dove andare, ... galleggiano sempre, e i danni che questi creano, in tal modo si perpetuano.

Tra questi, vi é chi tende ad esporsi e chi ama stare nell'ombra. Se (raramente) vanno in galera per i casini che spesso creano, quelli con maggiore visibilità, talvolta i media prima o poi ce li ripresentano, o presto vedremo un libro che spesso, qualcuno scrive per loro. 

Quelli più grigi ma di primo piano dei vertici organizzativi, quando vanno in malora per qualche errore fatto, diventano successivamente colleghi più o meno "sofisticati" di faccendieri o professionisti senza una precisa e chiara competenza in qualcosa. Tutti sanno sempre come minimo in che modo far diventare denaro qualche legge costruita in maniera un po' contorta, o come utilizzare al meglio qualche vuoto legislativo che permette affari non sempre trasparenti. Quanti trombati della politica troviamo in questa lista?

Vi é anche chi arrabbiato di essere stato messe da parte, diventi poi desideroso e bisognoso di rifarsi dopo qualche errore che deve pagare in qualche modo. Questi essendo animali con un fiuto straordinario, sanno sempre in tempo il cavallo vincente da cavalcare, non di rado si trovano ad occupare di nuovo posizioni rilevanti per diversi motivi non sempre tanto trasparenti. Sono abili a colpi di mano, meschinità e a giochi di relazioni studiati ad hoc.

Sono queste fin qui analizzate, persone che di solito si avvantaggiano di inefficienze organizzative, e in tal modo portano a loro volta spesso solo ulteriori disservizi in tutto ciò che governano. Sempre, sanno  discolparsi e tirarsi fuori dalle rogne. I reparti organizzativi da loro guidati, in particolare quelli non strategici alla struttura, hanno una sorta di cultura tra il medioevale e il mafioso, e le persone costrette a lavorare alle loro dipendenza, si trovano facilmente in ambienti con relazioni tra colleghi che si disperdono nei viandri dei mille conflitti. L'alternativa a questo clima talvolta è il lassismo generale.

In pratica, il clima organizzativo che creano i tanti motivati al potere incapaci di governare e senza una linea guida etica precisa, è spesso un mondo di inganni e di complotti dove tra l'altro, il caos facilmente si fa strada. Si sviluppano di norma, comportamenti che servono solo a far si che poi nessuno si senta responsabile di alcunchè. Questa gente, a parte i danni materiali e sociali che crea, induce a far emergere le peggiori risorse dell'uomo, disorientano e accrescano la cultura dell'Ego.

Con questi signori del disordine, qualsiasi organizzazione diventa un processo di fatto incompiuto. A cascata, nei vari livelli gerarchici da loro coordinati, capetti e caporali seguono l'esempio dei loro leader: malcontento e meschinità prendono forma. Il disservizio totale è la risultante come effetto. 

Tutti contro tutti, e ognuno agisce solo per paura della propria difesa personale e dei privati desideri. Questo si manifesta in particolare e con più forza, nei momenti di difficoltà organizzativa, di turbolenza di mercato o di crisi più ampia. In un clima del genere, difficilmente si riesce ad essere consapevoli delle inefficienze, e tutti si convincono di fare il proprio dovere occultando il significato di servizio.

Vi è sempre spazio per vari avventurieri. Parliamo ora di chi tra questi pseudo leader, ha in più una forte personalità, scambiando la buona autostima di sé con la presunzione. Non di rado in questi casi, avanza il culto della personalità. I segni della governance qui perdono completamente il loro significato.

In ambienti con mancanza di vera leadrship, si vive facilmente alla giornata protesi a difendere ognuno il proprio orticello, e quando un capo crea un clima da culto della personalità, disordine e ingiustizie in queste strutture regnano sovrane. Per fortuna, vi é sempre più di qualcuno che ai livelli organizzativi inferiori, con responsabilità, piú o meno inconsapevolmente, fa muovere in qualche modo gli apparati essenziali della struttura. Per molte aziende di vario genere, se no vi fossero alcune persone degne di rispetto che vivono di solito in oscurità, ci sarebbero tante strutture ancora più inutili e costose nel pubblico, e una premessa di fallimento per tante aziende private di piccola, media e grande dimensione..

Chi ama il potere senza una visione, senza un'etica e un progetto, lo riconosci per il suo modo di sapersi perdere nel mare delle parole vuote. Naviga nella vaghezza e nei meandri del linguaggio degli autoinganni, inganni e delle illusioni. Di solito gente con questo tipo di profilo, non saprebbe che altro fare nella vita. A parte la politica in senso lato, tantissimi con questo profilo, li troviamo spesso nelle organizzazioni amministrative del pubblico. Occorre una diffusa " vera scuola della governance"

Una cultura della governance a vari livelli, indipendentemente da progetti, idee e valori in cui uno crede, dovrebbe essere un qualcosa che ogni governato dovrebbe studiare e approfondire. Nella visione della vita e della società ad esempio, una cosa é parlare di politica ed avere delle idee e dei valori in cui credere, un'altra cosa é delegare ad altri i propri sogni di una visione di bene comune. 

Nel mondo del lavoro, se tutti impariamo ad avere una visione della governance, questo migliora qualità della vita, efficienza ed efficacia organizzativa di ogni tipo di organizzazione. Governati di alto profilo culturale sul valore e significato della governance, possono solo avere governi di ampie vedute. 

Con una cultura della governance diffusa, in ogni gruppo, azienda, amministrazione ecc, la leadership dovendo guidare gente preparata, a sua volta deve imparare ad avere come minimo una discreta intelligenza sociale ed emotiva, oltre che avere competenze specifiche e specialistiche. In tal modo, etica e progresso, hanno grandi vantaggi, e la cultura della governance diffusa, porta più difficilmente al potere, persone ambiziose senza una giusta propensione al bene comune.

Avere tutti le conoscenze di base per approfondire le problematiche della governance, aiuta anche a valorizzare meglio le nostre idee politiche e di visione. Questo tipo di conoscenza, contribuisce anche a capire come meglio agire in maniera corretta e non emotiva, ogni qualvolta ci si trova di fronte "un motivato al potere". Ció ci aiuta quantomeno a non peggiorare noi stessi anche come individui. 

La cultura della consapevolezza sempre viva e attenta alla realtà per quella che è, senza modelli e senza miti, toglie molte energie ai loschi individui che sempre ci sono stati e che comunque in forma diversa ancora ci saranno. Oggi ad esempio, mentre lor signori sono più sofisticati, aggiornati e preparati su come usare meglio la comunicazione, noi invece, siamo sempre più incolti e quindi ingenui su certi temi. Bisogna evitare di parlare per sentito dire e per principi a volte senza basi.

Viviamo in una società più complessa e strutturata, basata molto su comunicazione e servizi, e spesso molte cose le subiamo inconsapevolmente. I meno sprovveduti in questo mare di gente motivata al potere, ma comunque incapace, sono coloro che sapendo di non sapere, non fanno nulla e vivacchiano di routine all'ombra di qualcuno. Sono i numeri due. Questi ultimi, nel tempo, appena imparano qualcosa anche in maniera superficiale, si sentono poi però dei geni e addio... spesso poi fanno solo più danno di tutti. 

Questi ultimi sono gente spesso invisibile ai più, sanno nascondersi e muovere le leve. Sono persone non di rado presuntuose e arroganti. Navigano senza bussola. Ne sono tantissimi, sono più numerosi di quelli che  amano mettersi in mostra già analizzati. Non c'è peggio di un pavido sprovveduto (chiaramente se sempre vuoto e senza progetti) che "per caso" arriva al potere, e fa un po' di esperienza vivacchiando per un periodo alle spalle di qualcun altro più ambizioso e con sete di visibilità.

La complessità delle strutture sociali, finanziarie, politiche e anche religiose, di personaggi di questi tipi, qui trattati in sintesi, ne hanno tantissimi in grembo, e anche a vari livelli di responsabilità meno visibile oltre che di vertice. Per fortuna c'è anche gente responsabile e capace, ma quasi sempre queste persone sono poco motivati al potere. Costoro, sono esseri soli, ma enorme é il loro servizio. 

Persone capaci al potere, con capacità di governance, con equilibrio, progetti e giusta etica, entrano nelle pagine di storia di chi governano a viari livelli, fanno grande lo spessore delle famiglie, delle squadre, delle aziende e degli Stati. Tra questi preparati e capaci di governance, ci sono anche quelli che di solito fanno parlare poco di sè. Sono i funzionari silenziosi corretti e fedeli al loro mandato, che lavorano e danno speranza. Mi vengono in mente come esempi Falcone e Borsellino.

I media non sempre li amano molto, sono una categoria che non fa notizia e a volte fa vendere poca pubblicità. Sono personaggi troppo impegnativi, a volte controversi e fanno pensare ai nostri limiti e alla nostra pigrizia. Il loro lavoro non fa piacere seguirlo ai pigri di mente. Meglio vederli o irraggiungibili o "invisibili". Anche questi sono tantissimi e sono un po' ovunque per fortuna.

Chi in questo scenario pensa di candidarsi per essere classe dirigente di una comunità, che visione ha di sé stesso/a e del bene comune? Questa sarebbe una giusta domanda da porsi per scegliere da che parte stare. Siamo consapevoli che chi ci governa è lo specchio della maggioranza? 

Razionalisti, liberali e perfezionisti (trattati nel post 4 di questo blog), possono tutti avere vantaggi con una leadrship consapevole di guidare una base colta e preparata su contributo che si attende dalla propria leadrship. Tutte e tre le filosofie guida tracciate a cui faccio riferimento, in tal modo, ognuno per la sua identità, potranno contribuire per decidere il da farsi e affinare ognuno una governance da proporre con trasparenza e grande onestà intellettuale ed etica? Sono fiducioso dell'umanità.

lunedì 15 luglio 2013

5 - siamo quello che facciamo

C'è una forza motrice più forte del vapore, dell'elettricità e dell'energia: la volontà (Albert Einstein)
    

Equilibrio ed armonia sono due strumenti operativi che riescono a dare stabilità in ogni cosa umana e della natura. É così in astrofisica, filosofia, scienze, economia, politica, arte ed ogni mestiere e professione. Quando mancano equilibrio e armonia, vi è ovunque e in ogni cosa solo e sempre disorientamento.

Indipendentemente dal fatto di poter realizzare o meno i propri sogni in modo compiuto, e a prescindere dalla serenità che si riesce a trovare nel tempo, tutti prima o poi nel nostro piccolo, ci costruiamo una visione della vita più o meno articolata che vediamo come realistica e unica via possibile. A volte, ciò accade addirittura anche nella permanenza di contesti di sofferenza. 

Questa visione primitiva o sofisticata che sia, serve per dare un senso alle cose e prende prima forma nella nostra mente, poi la facciamo nostra nella subconscio e così la realizziamo in modo più o meno coerente con la ragione, per sentirci in equilibrio con il nostro essere e con il mondo che ci circonda. 

Tutto parte da determinate intenzioni e convinzioni. Piú si è coscienti di tali processi intenzionali, tanto più sarà possibile constatare prima o poi, che volendo nulla è inamovibile ed eterno, e che le convinzioni non sono assiomi qualora non dovessero essere utili ai nostri progetti.

Siamo una piccola porzione del mondo che ci circonda, e da sempre con esso interdipendiamo.  Conoscere le proprie convinzioni e intenzioni profonde, aiuta ad entrare in talune scie del destino piuttosto che altre, ed interdipendere un cammino auto realizzandosi o meno. Se la ragiona e la coscienza non dovessero essere presenti per mille motivi. L'inconscio con le sue forze e i suoi limiti, agisce indisturbato nel bene e nel male.

Siamo cellula di un corpo più grande, con una sua propria armonia che ha un suo specifico equilibrio. Come il cosmo, nel nostro piccolo, se cerchiamo di comprendere le nostre leggi di equilibrio armonioso tutto cammina con un minimo di probabilità di errore possibile. Come le stelle e i pianeti, tutti dobbiamo trovare un posto nel cielo, se come umani non lo facciamo con coscienza, in qualche modo tutto comunque si realizza.

Per trovare questo posto in cielo, sulla terra, noi tutti, di ogni genere, razza, cultura e intelligenza, dobbiamo sempre tener conto, che non potremmo esistere senza questa complessa interdipendenza tra il nostro mondo interiore e il mondo esterno regolamentato dalle leggi della natura, riuscire a veder tutto ciò con coscienza, dá senso a molte cose. Siamo quello che facciamo, sia che ad agire sia l'inconscio o il conscio.

Tra certezze instabili e dubbi più o meno schermati dalla paura, orgoglio o incoscienza, è così che alimentiamo le radici che ci permetteranno lo sbocciare di intenzioni guida come basi di ogni visione utile che deve portarci nel nostro equilibrio armonioso. Cerchiamo una visione che ci dia equilibrio e armonia per realizzare una missione per noi importante nella nostra esistenza. 

Non sempre si è consapevoli di tale meccanismo, non sempre si sa dare il giusto peso al nutrimento di queste radici. Tutto ciò, purtroppo accade spesso in modo inconsapevole, in particolare se non riusciamo a capire il copione della sceneggiatura del film della nostra esistenza. 

Tutto parte dalle intenzioni più profonde che spesso ignoriamo per il fatto di non saper dialogare con noi stessi. Le distrazioni sono troppe, e l'intimità è sempre più oscurata. Addirittura c'è chi scambia la saggia e profonda intimità silenziosa, con la paura della solitudine.

Raramente ci concentriamo sul grande potenziale che hanno le vere intenzioni come forza motrice di ogni cosa. Eppure è da li che nascono progetti, obiettivi e grandi e piccoli ideali che fanno la storia sia delle persone, sia delle organizzazioni, sia delle nazioni nel bene e nel male.

Bisogna imparare a prendere contatto con le nostre vere intenzioni che pullulano nel magazzino della nostra sempre instabile mente, luogo dove regna il potere di saper mantenere fisse le cose importanti. Sono questi i misteri che non di rado ignoriamo e che purtuttavia, ci muovono e creano le fondamenta di ogni visione di ogni umano di qualsivoglia cultura, razza e genere.

Qualsiasi persona con intenti chiari e consapevoli, che nel tempo diventano sempre meglio definiti, sa anche facilmente intercettare sempre più soddisfacentemente le proprie attitudini. Tale modo d’agire, porta a valorizzare al massimo le vere motivazioni nei giusti tempi durante il percorso della propria maturità. Le motivazioni sono forti solo quando le intenzioni sono chiare.

In questo modo, usando momento presente e coscienza, si trovano spazi per agire con coerenza per lasciare il segno del meglio di se stessi in ciò in cui ci si adopera. E’ così che ci si muove con ordine in tutto, ed è perciò che si attua con grande stabilità ciò in cui si crede. 

Il problema per tanti è altro. Le intenzioni sono spesso vaghe, la motivazione dipende non di rado solo da fattori esterni, la pigrizia regna sovrana. Per questo la maggioranza vive o per mangiare o in compagnia di seghe mentali. Se si aggiunge a quanto fin qui espresso anche la mancanza di determinazione e perseveranza, questo processo aiuta a vivere nel caos.

Quando invece intenzioni chiare e motivazione convivono con la coscienza nel qui e ora in armonia con la mutevole realtà, vi è pienezza nella mente, nel cuore e nelle azioni. In tal modo, tutto accade senza perdersi in fittizie distrazioni. Così si agisce con vero amore in ogni cosa e relazione di qualsiasi tipo. La cosiddetta fortuna in questo caso viene spesso in soccorso.

In tal modo, capita che l’attenzione continua non manchi, e la cura dei minimi segnali per intervenire al momento opportuno, se e quando serve, è certa. Ma per questo la mente non fa tutta da sola, disciplina e metodo fin dall'infanzia vanno educate.

Sembra teoria fine a se stessa questa meditata riflessione sul concetto di visione di ricerca di armonia ed equilibrio che si realizza con intenzione chiara che dà forza ad ogni motivazione vera. Tale analisi qui fatta, aiuta a creare la nostra singola vera missione su questa terra. 

Quello appena descritto, è il processo che accade ogni qualvolta facciamo qualcosa anche piccola ma di bello nella vita di cui poi andiamo orgogliosi. È quello che accade in pratica, quando amiamo e quando un evento ci rende felici. 

Solo che questa strategia, non sempre la applichiamo consapevolmente per tutto. Ma quando siamo felici, se ci pensiamo, è perché accade qualcosa di bello, per quel che di bello abbiamo fatto.

Noi, realizziamo senza sforzo solo ciò che amiamo, amiamo solo ciò in cui crediamo, crediamo solo quanto siamo motivati, e la motivazione è sempre figlia di intenzioni limpide. È in questo modo che vediamo la nostra visione prendere forma, e trovare la forza per realizzare un sogno e farlo diventare realtà. Svegliare la coscienza e usare la consapevolezza serve a noi come singoli, e a questa società per uno sviluppo equilibrato e consapevole.

Le cose migliori che facciamo e che ci riescono senza sforzo, sono le più magiche, non per una iperbolica fortuna. Esse ci aiutano anche alla formazione e arricchimento dei nostri valori. Niente da fare, solo quando intenzione, motivazione, azione responsabile e perseveranza giocano in armonia, se non tutto, almeno una parte della realizzazione dei propri sogni, si manifesta con grande equilibrio.

Diversamente da quanto fin qui riportato, giorno per giorno si vive lo stesso chiaramente. Nessuno ci vieta di aspettarci sempre qualcosa da qualcuno, ma nella vita, quando meno te lo aspetti, può accadere di tutto, e quel qualcuno da cui ci aspettiamo qualcosa non c'entra se poi per qualche motivo qualsiasi non c'é o é in vacanza. 

Stato, persona o organizzazione che deve fare per te, vanno per conto loro, e se aspetti qualcuno, è così che ci si trova poi impreparati a tutto. La cosa certa, é che la maggioranza dei giorni che passi vivendo come in questo ultimo modo descritto, di solito, di fatto ciò non ti aiuta a percepire il tempo passare. 

Non solo, senza presenza e consapevolezza della realtà per quella che é, di fatto non capita mai davvero niente nella vita che sai apprezzare, e non vi è nulla che lasci un segno indelebile a te stesso, e tantomeno a nessun altri.

Se non sappiamo mai cosa vogliamo, e in coscienza quale visione deve essere inserita, nella nostra esistenza, cosa mai possiamo vedere, comprendere e apprezzare?! Diciamocela tutta, è vero o no che la vita è meravigliosa, e che senza di essa saremmo dei semplici morti viventi?

Il gioco di parole ed il valore metaforico del vivere e morire in questo ultima frase non sono messe proprio a casaccio, sembrano quasi uno spiraglio sul quale fermarsi un attimo per sentire cosa dentro di noi si muove davvero e in modo meno condizionato possibile.

Si può anche essere felici senza faticare molto, e vedere che tutto procede per il meglio come per magia o fortuna. In questo caso, tutto si realizza, ma non è vero che la visione non esiste, è vero il contrario (vedi alcuni artisti, imprenditori o scienziati) queste persone, senza un motivo apparente, agiscono semplicemente totalmente immersi in ciò che amano con coerenza e senza sforzo, e quindi è per tale motivo che tutto accade. Da qui sembra che la fortuna li assista. 

In realtà, in questo caso, semplicemente essi convivono con cosa la mente con forza e determinazione sa di amare e rendere importante, e tutto per questo è in armonia ed equilibrio in modo inconsciamente pianificato dalla natura in sé. 

Questo i mediocri in modo errato la chiamano fortuna, destino o karma, ignorando il significato e le conseguenze vere di questi termini. In tali casi ultimi esposti in realtà, tutto accade perché si è solo ancor più favoriti dalla sorte, dovuto al fatto che si è una cosa sola con il fluire dell’esistenza e della natura di ciò che si ama. 

In pratica, senza pericolose generalizzazioni, mi verrebbe da dire che è come se la sfortuna nascesse sempre dalla confusione e dall’ottenebramento delle intenzioni offuscate, mentre la fortuna, nasce sempre da profonda chiarezza interiore

Vincere un milione al gratta e vinci con un euro, spesso infatti è solo inizio di sventura se equilibrio e armonia vengono ignorate e le intenzioni sono confuse, non credo di essere pazzo.

mercoledì 10 luglio 2013

4 - talebani e futuristi

Sii gentile, perché ogni persona che incontri sta già combattendo una dura battaglia. (Platone)

       

Essere taleban in senso metaforico, o spregiudicati e ingenui fiduciosi di un fulgido futuro, è il rovescio della stessa medaglia. È un dato che si manifesta facilmente in ogni cultura, ed è anche un principio che porta ad avere una visione della vita pericolosa e buia in entrambi i casi. Avere invece dei sogni supportati da un pensiero positivo aderente alla realtà, dovrebbe essere la linea guida da seguire. Obiettivi concreti e realistici in questo caso è il fulcro del lavoro da fare.

Proprio nei momenti di crisi, entrambi gli opposti prendono di norma una pericolosa forza che non di rado si trasforma prima o poi in mostro. In genere, per costruirci questa visione semplicistica orientata alle tradizioni o al cieco futuro, porta a dividere prima o poi il mondo in buoni e cattivi, dove i cattivi risiedono tutti e solo nello schieramento avverso, i buoni sono tutti solo dalla nostra parte. 

Talebani e futuristi, ognuno protetto da una propria formazione di riferimento, più sono estremisti, più agiscono ignorando le sfumature dei colori della vita. Entrambi si dichiarano essere unici portatori di verità assoluta, insieme abitano la casa dell'arroganza in Via della smarrita realtà, numero civico infinito. 

I ciechi fiduciosi del futuro, hanno lo stesso atteggiamento taleban, ma vivono solo un altro film. Sono anch'essi assenti nel presente, risultano ingenuamente fiduciosi di un futuro sfavillante senza limiti e lo credono eterno nel tempo. 

Tale situazione li porta spesso a perdere la natura essenziale delle cose fondamentali della vita. Questi, in modo più o meno consapevole, nel bene e nel male, contribuiscono a creare una cultura dell'idealismo negativo, della divisione e non di rado dell'individualismo.

Comportarsi in senso opposto, rifugiandosi ovvero solo nelle proprie antiche seppur nobili tradizioni o proprio passato, anche qui, più si esagera, più si perde la dimensione reale della vita per quella che è. In questo caso, una visone che nega la qualità della vita nel presente e l’armonia con il mutare del mondo, porta a chiusura mentale e asprezza d'animo. 

In tal modo, vivendo nel passato e professando tradizione e nazionalismi senza un minimo di discernimento, si diventa sempre più provinciali e facile preda di turbe e ossessioni che bloccano il proprio potenziale. Tuttavia volendo negare il passato, cadere nella follia è cosa facile.

Globalizzazione e tecnologia non tendono a smussare gli estremisti talebani e futuristi, anzi, possono solo creare più confusione. Da qui la necessità di leggere i due mondi insieme, che convivono nei tre percorsi più comuni: liberali, razionalisti e perfezionisti.

In occidente, dice Lee Yearley (Professore di Etica dell’Unuversità di Stanford) esistono tre diverse tradizioni filosofiche che guidano il nostro cammino. Esse sono il liberismo, il quale modello sostiene che tutto ciò che soddisfi l’individuo sia giusto; il razionalismo, che ritiene etico solo le azioni ragionevoli che risultano essere tali in tutte le situazioni; ed infine il perfezionismo, il quale orienta l’azione individuale verso dei principi da seguire, dove il comportamento, quanto più si conforma a questo ideale, tanto più è da ritenersi etico.  

Partendo quindi da questa disamina, facciamo alcune considerazioni. Se un uomo o una donna si sente orientata al bene comune in modo equilibrato (ossia senza per questo rinunciare al suo essere se stesso/a), naturalmente, dovrebbe avere dei principi che lo guidino ad avere come visione un mondo futuro migliore per tutti. In questo caso, conseguentemente, abbiamo come vincolo primario, il bene della comunità e non l’egemonia dell’individuo. Questo è dunque un razionalista che attraverso l'uso della ragione, si trova un posto nel mondo, e da qui valuta tradizione e futuro, si spera con giusto equilibrio. In questo caso, mancando però una visione transpersonale della vita, ci si potrebbe trovare non di rado in un vicolo cieco.

Se invece al contrario, un uomo o una donna, ha in mente una società o una vita, la cui formazione deve basarsi prevalentemente da persone che devono esprimere innanzitutto la loro individualità, seppur in un contesto sociale che non deve limitare nessuno, questa persona può definirsi liberale. 

In questo caso, abbiamo come vincolo primario, l’egemonia dell’individuo che come singolo, intende influire personalmente sul bene comune, pensando che prevalentemente ognuno in questo modo, attraverso sé, può portare al miglioramento di ogni comunità. Qui passato e futuro dipende molto dal progetto che ognuno si dá a se stesso e alla visione della comunità. 

Nel caso in cui invece ci si dovesse ispirare al perfezionismo, qui le cose cambiano un po', costoro, hanno un modello ritenuto perfetto come riferimento verso il quale tutti dovrebbero dirigersi. Piaccia o no, ma anche questo non è così raro in nessuna società. 

Religiosi monoteisti e non monoteisti di varie fedi, anche se non taleban e non necessariamente anti futuristi, pensano che un perfetto modello di riferimento possa aiutare ogni causa umana. Bene e male da qui possono sorgere in modo più netto e preciso; giustizia, passato e visione del futuro, hanno un peso specifico di non poco conto. La ricerca di equilibrio, in tali ambiti diventa un assioma per non perdersi nel becero e non nobile idealismo.

Tuttavia, è bene anche precisare che oltre alle fedi religiose, conviene non dimenticare il secolo passato (e non solo) fatto di fedi ideologiche della stessa portata, e che si ispirano allo stesso atteggiamento perfezionista. Cosa sia più o meno nobile e/o giusto è un altro discorso. Individualisti e razionalisti, non di rado fanno un monitoraggio di questi schieramenti del mondo dei perfezionisti, pur cercando di starne il piu possibile alla larga, seppur spesso in modo controverso.

Tutte e tre le posizioni, in realtà nessuna esclude le altre, anche se sempre una di essa è leggermente prevalente sulle altre due in un a personalità più che in un'altra. A mio avviso, cercando un permanete confronto fra questi apparenti opposti, c’è anche la vita che passa da un modello all’altro in funzione dei momenti storici, economici, e di fasi particolari sia di una persona, sia a livello sociale per la società. 

Cause, necessità e condizioni del momento, è bene non sottovalutarle mai, poiché contribuiscono non poco a determinare il prevalere di un modello o di un altro nei differenti ambiti della vita, a volte, fino al punto da farci sembrare non sempre coerenti. 

Tutte le posizioni riportate, le vedo come un pozzo da dove prendere l'acqua, esse hanno in sé, sia il bene sia il male, ma aiutano a fare tanta chiarezza su tantissimi temi che tratteremo anche in futuro. 

Quando si tende a vedere chiaramente le cose, fa capolino un po' di saggezza, ed è più facile mettere al posto giusto ogni elemento come se tutti fossero tesori preziosi. Un buon lavoro questo, per evitare di fare grandi rivoluzioni con il telecomando della TV, come si concludeva nel post 2 di questo blog.

venerdì 5 luglio 2013

3 - La metafora della natura

L'uomo è l'unico essere vivente insoddisfatto della sua natura. (Francesco Alberoni)

Quando una terra fertile accoglie in sé un piccolissimo seme, accade una cosa simile come quando un'informazione bella o brutta entra nella nostra fertile mente. In entrambi i casi, il connubio seme/terra o informazione/mente, immediatamente mette in moto accadimenti chimici e tutto muta in maniera più o meno invisibile. Prima o poi qualcosa di nuovo si manifesterà. 

Se nessuno si prende cura di quel seme e di quella terra, tutto sboccia secondo proprie leggi ed equilibri non sempre a tutti chiari, chiameremo ciò che appare in ultimo, frutto, sorpresa o mistero.

Se qualcuno invece interviene, può essere solo un contadino per la terra, o la coscienza per la mente dell'uomo. In entrambi i casi, sia il contadino per la terra, sia la coscienza nell'uomo, quando intervengono, qualcosa si inserisce in una rete di processi complessi, e ogni elemento non sarà più lo stesso nel bene e nel male. 

Se l'uomo in questo caso saprà comportarsi con più o meno consapevolezza nello sviluppo dei processi, egli sarà in perfetta armonia con la natura, e saprà far crescere il seme in modo rigoglioso. Diventerà sapiente contadino, solo quando capirà che letame o fertilizzante che dir si voglia, non sono da vedere come cose separate dal processo di sviluppo. La coscienza nella vita, ha la medesima funzione del contadino.

Quando poi un bel giorno la pianta sarà cresciuta e inizierà a dare i suoi frutti, il nostro bravo "coscienzioso contadino", sa che prima o poi, ogni anno, verrà anche il tempo della potatura dei rami secchi. Momento questo molto delicato ... sia per il contadino e sia per la coscienza. 

Qui il sapere sta nel vedere con mente chiara, cosa scegliere da tagliare e perché, e come e quando farlo con meno danni e dolore possibile. Giustizia e ingiustizia entreranno forse in gioco più di una volta, e non è certo che più di qualche ramo forse soffrirà per diventare altro; qualcuno invece, certamente ingiustamente si salverà.

Non si può far a meno di saper curare con sapienza e amore, il rapporto seme/processo, natura/cultura, se si adoperano coscienza o consapevolezza con attenzione e responsabilità. Saper poi condividere con altri in giusto modo, lavoro e frutti che ogni contadino ottiene da ogni albero, per gli umani è stato da sempre cosa un po’ più difficile da gestire. 

Per esser bravi contadini, come riconoscere i semi da selezionare e curare, nell'era della tecnologia avanzata? Non agire da soli, e saper scegliere persone adeguate con le quali viaggiare è uno dei fondamentali da non trascurare. 

Da soli, di norma, anche le più belle passeggiate, sono sempre brevi per tanti motivi. Condividere con chi cerca i medesimi scopi aiuta. Di conseguenza, vivere in ambienti consoni al progetto che si vuole realizzare, è cosa da fare solo dove si trova terreno fertile. Cosa non sempre facile da trovare.